San Libero – 133

“Ma tu che fai nella vita?”. Confesso che sono sempre in difficoltà quando mi fanno questa domanda. Di solito rispondo che faccio lo spacciatore, con ogni tanto un po’ di traffico d’armi e qualche puntata nella prostituzione. Purtroppo, alla fine mi hanno sgamato. E vabbene, confesso: faccio il giornalista. Lo faccio da una venticinquina di anni, quando in un momento di debolezza mi hanno consegnato il vecchio tesserino marrone col numero dorato sopra. Ho fatto una mezza dozzina di giornali, avviato alla professione non so più quanti colleghi (forse troppi) e insomma, se volete ingiurarmi adesso sapete che parola usare.
Questo per rispondere alla legittima curiosità di un anonimo che, sul Barbiere della Sera, si chiede se io esisto veramente, se davvero sono un giornalista e come mai l’Ordine dei giornalisti non si è mai occupato di me e dei portali che ospitano le orrende cose che vado scrivendo.
In effetti sia l’Ordine dei Giornalisti che altre benemerite istituzioni di me si sono occupati più volte, per darmi dei premi (l’ultimo, in Sicilia, alla carriera): insomma, sulla mia esistenza e appartenenza alla seconda più antica professione del mondo non c’è, ahimè, da avere molti dubbi, e del resto io uso andare in giro con un nome e un cognome, cosa che non tutti sempre fanno.
Mi pare che come mia biografia possa bastare. Per il resto, rivolgetevi al collega Cervantes che tutto quel che c’è da dire in questi casi l’ha detto meglio di me nella prefazione al volume secondo della sua e-zine.
Ma perchè, uno si chiede, col caldo che fa qualcuno deve fare tutta ‘sta fatica per minacciarmi, insultarmi (“mattacchione”, “goliardo”, “provocatore”, “pseudogiornalista”, “fango sulle istituzioni”) e minacciare i portali che si permettono di pubblicarmi? Io vi consiglierei, se in questo momento siete in internet, di cercarvi – a questo punto – un bel sito erotico e fare a meno di perdervi in tutte le storie noiose che sto per raccontarvi. Siete ancora qui? Peggio per voi.
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Allora: a Catania esiste un vecchio giudice, con la pazzia particolare di voler denunciare per forza le malefatte di vario genere che si verificano persino a Catania (città onestissima e del tutto aliena da ogni legame con la mafia). Le persone serie della città hanno tentato di cacciarlo, facendo intervenire (onestissimi) politici di destra e di “sinistra”. La gente s’è ribellata, e non ci sono riusciti. Qualche mese fa il vecchio in questione è regolarmente andato in pensione e, tornato dunque un privato cittadino, ha deciso di impiegare il tempo libero: a) nello studio della letteratura francese del settecento; b) nello studio del caso Catania. Uno di questi hobby, a quanto pare, dà fastidio a qualcuno.
Insieme a lui abbiamo quindi messo in piedi un giornaletto locale, che si chiama “Controvento” e non è niente di eccezionale, salvo alcune notizie banali. Per esempio che il principale notabile cittadino, Ciancio, censura sul suo giornale le notizie che riguardano i processi contro i suoi manager. Ovviamente, su “Controvento” si fanno i nomi.
Non entro in particolari perchè non voglio tenervi qui troppo a lungo, col caldo che fa. Fatto sta che il distributore, appena ha visto la parola Ciancio, ha deciso di bloccare il giornale (“Uno si talìa la pagnotta. Quello da domani ci può dire: voi non lavorate più”). Banale: ci siamo organizzati fra noi e l’abbiamo portato in edicola direttamente. Poi abbiamo fatto il comunicato per denunciare l’episodio, che a Catania e a Tananarive peraltro è del tutto normale.
Il comunicato ha suscitato le seguenti reazioni: solidarietà di un paio di politici (dalla Chiesa e Fava); silenzio del sindacato giornalisti (è estate); solidarietà di Articolo21 di Giulietti e Orlando (l’hanno messo in apertura di portale); solidarietà di una serie di associazioni e siti che hanno ripreso il comunicato; silenzio dei giornali siciliani, che appartengono tutti a Ciancio; un centinaio di lettere di cittadini; e infine la presa di posizione non dico di Ciancio (che col caldo che fa non ha tempo per queste cose) ma di un suo anonimo simpatizzante che ha scelto proprio il Barbiere per garantire “la massima regolarità e correttezza” della situazione catanese e invocare le Superiori Autorità affinchè ci mettano a posto.
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Ok, basta così. Catania è un posto importante – lo è sempre stato – per gli equilibri nazionali. I pastrocchi e gli inciuci, spesso e volentieri, cominciano da queste parti. Ad esempio quello fra la componente “ragionevole” del centrosinistra e Berlusconi, ieri con la bicamerale e oggi con l’offerta di immunità politica per i suoi processi.
Questo punto, sostenuto in passato da autorevoli esponenti catanesi, la settimana scorsa dal “matto” Cossiga e ora dal ragionevole Fini (che ha riaperto la campagna per l’immunità parlamentare), ha la sua importanza. E concorre, secondo me, a gettare un’ombra strana su una città in cui processi contro abusi e intrallazzi di destra e di “sinistra” sono fermi da molto tempo, senza che destra e “sinistra” approfittino delle rispettive magagne per accusarsi reciprocamente. Invece, e stranamente, se ne stanno tutti zitti.
Molti anni fa, in Sicilia, c’era una destra (i nobili borbonici) e una “sinistra” (i nobili liberali) che di giorno si combattevano in piazza e di sera prendevano il sorbetto insieme al circolo dei civili. Poi c’era una sinistra irriducibile e screanzata, quella dei contadini ribelli: per i quali i nobili borbonici avevano re Bomba e i nobili liberali Bixio. A noi, più umanamente, entrambi vorrebbero riservare “solo” un po’ di bavaglio. Meno male.

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(Ancora da Catania. La leader della destra Ds, Finocchiaro, ha riproposto a sindaco – le elezioni avverranno fra diversi anni – Enzo Bianco, attualmente molto criticato nell’ambito della sinistra per le feroci repressioni di cui si è reso responsabile come ministro dell’interno al G8 di Napoli di due anni fa).

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Fa tanto caldo che persino lucertole e cossighi si sono rintanati nei rispettivi buchi: ogni tanto ne vedi il capino guizzante, e poi più nulla. Le ultime notizie di Cossiga sono che non si dimette più, anzi che non s’era mai voluto dimettere ed era tutta una manovra in cui siamo cascati come allocchi. Manovra contro i giudici, naturalmente: “Ho raggiunto lo scopo di creare scandalo contro il governo dei giudici”. Pensare che uno così è stato presidente della Repubblica dà un’idea del sense of humour degli italiani.

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Lettere. “Qualora dovesse occorrermi qualcosa desidero si sappia che avevo informato ripetutamente le autorità senza che venissero presi provvedimenti”.
In Giappone, per due righe così, ci sarebbero state non delle dimissioni ma dei karakiri. In Italia – patria di Gladio, di P2 e di Cossiga – si falsificano i testi per mettere sotto accusa i sindacati. “Noi non vogliamo attaccare Cofferati” dicono virtuosamente in tv i capi degli imprenditori. E, un attimo dopo: “Però, la colpa è sua”.
Attenti all’estate: è la stagione dei servizi.

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Economia. Rincarano luce, gas e bollette del telefono. Allo studio nuovi spot e veline, per giustificare i rincari.

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Spot Ansa, sui telefonini Tim: <Martino: ci sarà un attentato in occidente, ma non si sa dove e quando >

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Calendario. Lunedì 15, alle ore 9, il signor B. verrà interrogato nel suo ufficio a palazzo Chigi dai magistrati che indagano su due gravissimi casi di corruzione. Per pura coincidenza, nella mia agenda quella settimana è segnata con la nota: “Borsellino”.

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Il signor B.: “Se io fossi Arafat, farei un grande gesto e mi farei da parte, anche innocente”. Bene: ma se fosse – come è – il signor B.? Anche in questo caso avrebbe la possibilità di fare un grande gesto facendosi da parte “anche se innocente”; e figuriamoci se condannato. Per esempio il giorno dopo essere stato condannato dai magistrati di Milano con pene comportanti l’interdizione dai pubblici uffici. Lo aspettiamo fiduciosi.

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Libertà di stampa. Ancora latitanti Santoro e Biagi.

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Pianeta. 3500 esecuzioni nel corso del 2001 in Cina. Seguono – ma molto distaccati – Iran, Iraq, Kenya, Tagikistan, Arabia Saudita, Yemen, Afganistan, Stati Uniti, Pakistan, Kazakistan, Congo, Oman e Thailanda. È la lista dei boia, la lista dell’inciviltà. Eppure, uno di costoro pretende di insegnare a tutti gli altri la civiltà.

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Canada. La Russia nel G8. Ora è proprio il governo dei bianchi, più i giapponesi.

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Argentina. Ancora scontri per il carovita. La polizia spara sulla folla, due morti e una ventina di feriti. I poliziotti assassini (fotografati mentre prendevano la mira coi fucili) denunciati dal capo dello Stato, due di loro arrestati. Un argentino su quattro è disoccupato, uno su due non ha abbastanza soldi per cibo e vestiti. Due anni fa, a Bayres, tutti erano felici: finalmente, con le privatizzazioni, stava per cominciare una nuova era.

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America. Ancora uno scandalo di Borsa, il WorldCom. Miliardi di dollari bruciati, decine di migliaia di nuovi disoccupati in arrivo. Non sono fin qui emerse – a differenza che nello scandalo precedente, l’Elron – responsabilità dirette dell’entourage presidenziale.
Incoraggiato da ciò, il presidente Bush ha ammonito a una maggiore onestà i leader delle nazioni africane e dei palestinesi: “Piantatela di fare intrallazzi – ha detto in sostanza – sennò vi levo gli aiuti e vi prendo anche a legnate”. Il mese scorso aveva invece ordinato a tutti di essere molto democratici. Lui è stato “eletto” grazie a un giudice costituzionale nominato da suo padre e a un conteggio dei voti gestito da suo fratello.

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Belgio. Sospeso il processo contro Ariel Sharon, attuale primo ministro israeliano, accusato per le stragi di civili verificatesi a Beirut nel 1982. Contrariamente alla prassi ivi corrente, e alla legge belga sulla “competenza universale” per reati di strage, i magistrati dall’Alta Corte hanno statuito che il processo non può aver luogo perchè l’imputato non abita in Belgio. Paradossalmente, l’unica giustizia che abbia colpito Sharon per quella strage rimane quella israeliana, che all’epoca lo dichiarò “indirettamente irresponsabile” lo costrinse a dimettersi.

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Ghetti. Proseguono alacremente i lavori per la costruzione del più grande ghetto nella storia del mondo. Esso si trova in Medio Oriente, dove sorgeva l’antico regno di Salomone, e contiene diversi milioni di ebrei. Non serve ad isolarli – proclamano i suoi costruttori – bensì a difenderli dalle minacce. Occupa un’area di centinaia di miglia quadrate ed è interamente circondato da un altissimo muro sorvegliato; chiunque cercherà di varcarlo sarà istantaneamente freddato.
Hitler, lo zar Nicola, Stalin, Ferdinando d’Aragona, papa Pio IX, Tito Flavio Vespasiano, e diversi altri “amici” degli ebrei plaudono con entusiasmo all’iniziativa. “Noi non saremmo mai riusciti – commenta uno di loro, che non vuol fare il proprio nome – a convincerli a rinchiudersi in un ghetto spontaneamente e anzi volentieri. Prima o poi Sharon e Hamas debbono venire a spiegarci come hanno fatto. Comunque, bravi!”.

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Cronaca. Palermo. Prosciolti tredici amministratori aziendali locali precedentemente condannati a un anno e mezzo di carcere per falso in bilancio: il reato non è più tale con la nuova legge.

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Cronaca. Milano. Tutti prosciolti i dirigenti della Philip Morris perchè “il fatto non costituisce più reato”. Era la più colossale frode fiscale mai commessa in Italia: duemila e seicento miliardi di lire. Di cui i giornali hanno parlato pochissimo. Perchè? Guardate le pubblicità.

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Cronaca. Lombardia. Como e Varese sono in testa – secondo i dati dall’agenzia Ims Healt – nelle vendite di Viagra in Italia, (30 per cento in più nel 2001). Celodurismo, va bene: ma che fatica.

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Cronaca. Lombardia. Saranno a pagamento le lezioni di educazione sessuale per i ragazzi delle medie superiori: duecento euri per classe, circa dieci euri a testa.

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Cronaca. Milano. Nessuna novità sulle minacce all’ex moglie di Paolo Berlusconi, attualmente impegnata in una vertenza di separazione con l’ex marito. Le hanno fatto trovare in macchina un coniglio sgozzato: rituale classico, quaggiù in Sicilia; ma a Milano? Mica i milanesi perbene hanno a che fare con siciliani. No? Cumunque, nenti vi dissi. E nenti sacciu.

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Stefania wrote:
< Caro R, sono un’insegnante (insegno inglese alle medie), ti scrivo da Catania e desideravo semplicemente farti i complimenti e dirti di andare avanti nella tua battaglia per la legalità e anche per un giornalismo vero e indipendente. Un caro saluto Stefania>
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Anita wrote:
< Carissimi, la mia è una preghiera, resistete, continuate a scrivere anche e soprattutto di cose scomode, continuate a fare rumore e a combattere. So che le mie sono soltanto parole in quanto non abito certo nella torrida Sicilia ma nella super afosa Milano dove il caldo non risparmia nonostante tutto…. È anche a gente come voi che vuole scrivere tutto di tutti senza censure che dobbiamo dire grazie se da noi questo è possibile. Spero che riusciate a vendere il vostro giornale e per cortesia non rinunciate a lottare! >
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Mi scuso con tutti gli altri che hanno espresso la loro solidarietà e che non ho potuto neanche – in questa emergenza – ringraziare privatamente. Una stretta di mano a ciascuno di loro, ad uno ad uno.

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Persone. Paolo Scrofani, poliziotto. Dovendo affrontare un pazzo armato, non lo ha abbattuto a revolverate ma ha cercato con calma di farlo arrendere, guadagnando tempo per l’evacuazione dello stabile minacciato e facendo il possibile per neutralizzare il folle senza ammazzare. È rimasto vittima del suo senso di umanità e del dovere. Siamo orgogliosi di avere poliziotti come questi e non come quelli dei film americani.

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Solone <polites@eleutheros.el> wrote:

O luminose figlie della memoria e del dio,
o Muse, voi ascoltatemi, vi prego.
Vi chiedo buona sorte e buona fama
(quella danno gli dei, questa gli umani);
che sia caro agli amici, che sia odiato
da chi amico non è: dolce e duro.
Ricco? Mi piacerebbe sì, ma a patto
d’aver mani pulite: chè altrimenti
Giustizia prima o poi mi punirebbe.
Ricchezza onesta, data dagli dei,
è salda e fa radici; l’intrallazzo
disordinato accumula e poi in fretta
– per insita violenza – va in rovina:
nasce veloce, cresce, splende e muore,
al modo d’un incendio distruttore.
Non dura prepotenza, fra i mortali.

Se la Città è malata, questo male
s’infila in ogni casa, non lo ferma
nè porta nè cancello: salta dentro
e t’acchiappa comunque, fin nel cesso.
Ascoltate, Ateniesi: ladreria
fa male a tutti, e pulizia fa bene.
Lei ferma i prepotenti, lei sistema
le liti e mette a posto i farabutti;
le disgrazie, le secca alle radici.
Raddrizza le ingiustizie, ferma le idee feroci,
fa finire così l’odio fra cittadini.
Democrazia è ordine, è ragione.