San Libero – 296

8 agosto 2005 n. 296

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Cronaca. Roma. “No, non ci sono novità, non vuole uscire. Comunque non appare violento. Coglierlo di sorpresa non si può e un’irruzione sarebbe troppo pericolosa”. Ecco, avete sentito: le forze dell’ordine escludono un intervento violento, ma siamo ormai al decimo giorno di questa patetica – ma che potrebbe diventare anche drammatica – vicenda esplosa in un istituto bancario della Capitale.

L’anziano funzionario che s’è barricato nella sua ex banca non vuole infatti sentire ragioni, ha scorte di viveri e acqua evidentemente predisposte per una lunga permanenza, controlla i sistemi di sicurezza della filiale e rifiuta qualsiasi contatto con gli investigatori. Solo la moglie e il parroco del suo paese hanno potuto finora scambiare qualche parola con lui ed entrambi hanno riferito sostanzialmente lo stesso messaggio: “Sono il governatore, io! E’ mia la banca, non me la porterete via! Me l’ha detto Dio!”. Qui Roma, da via Nazionale è tutto, a voi studio.

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Cossiga, sempre più simpatico con gli anni, è quel che una volta in Francia si definiva un “president binoclard”: uno di quei politici della Terza repubblica (francese: noi ci dobbiamo ancora arrivare) molto vivi nei salotti e alle inaugurazioni, mediocri, provinciali, goffi, spiritosi, noti soprattutto per l’elegante presenza – immancabili sciarpa bianca e binocolo al collo – alle corse dei cavalli. Purtroppo gli è toccato di vivere in tempi movimentati, coi russi che minacciavano di sbarcare a Sassari e tutti i buoni patrioti che si organizzavano, con cupe riunioni segrete e abbondanza di giuramenti, per salvare la Patria nonché Dio, l’Ordine, lo Stato e il Re.

Per lui, che da ragazzo leggeva molto Dumas e da adulto collezionava soldatini di piombo, tutto ciò era molto eccitante, un misto fra i Compagnons de Jeu e Zero-zero-sette. Purtroppo per lui, fra i suoi colleghi d’avventura ce n’erano di molto più capaci – Andreotti ad esempio – ed erano loro che alla fine riuscivano ad acchiappare i diamanti della regina o l’oro di Goldfinger o, più prosaicamente, le simpatie dell’ambasciata americana. Invidia, invidia! IO ero il vero genio dell’intrigo! IO ero il vero manovratore occulto!

Così, ogni tanto si rifà accusando i radicali di avere ammazzato Giorgiana Masi, gli arabi di aver messo la bomba a Bologna, Zapatero di aver fatto morire il papa (questa ancora no: ma è un nostro suggerimento per quando non gli venissero esternazioni migliori) e così via. Ogni volta ci guadagna un titolo sul Corriere, un po’ di polemica da chi ha voglia di farne, a volte un po’ di Vespa. Meglio di niente.

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Pisanu: “Al Qaeda: con questo nome si deve ora intendere, essenzialmente, una ideologia che strumentalizza l’Islam”.
Luttwak: “Al Qaeda è morta, e dobbiamo smettere di resuscitarla. Esisteva quando aveva una struttura di comando guidata da Osama bin Laden, basi e depositi in Afghanistan, reti di comunicazioni internazionale efficaci, e soldi che arrivavano soprattutto dai suoi ammiratori negli Emirati Arabi Uniti e in Arabia Saudita. Oggi tutto questo non c’è più”.
Oriana Fallaci: “Sono quattr’anni che parlo di nazismo islamico, di guerra all’Occidente, di culto della morte. Non esiste un islamico moderato”.
Blair: “La presenza britannica in Iraq è solo un pretesto usato dai terroristi”.
Va bene, ma se Bin Laden è saudita, Al Zawahiri egiziano, Al Zarqawi giordano e se i talebani sono in Afghanistan, che cavolo ci facciamo in Iraq? [antonella serafini]

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Blair, Bush, Bin Laden, Fallaci. Fanatici di allà, fanatici di aqquà… Ma che s’ha da fa’ ppe’ campà?

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Normalità. Cento, o duecento, o cinquanta emigranti annegati davanti alla Sicilia. “Continuano le ricerche del battello…”.

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Marchette a reti unificate. Il Tg5 del 8 luglio, edizione delle 20, ha riservato grandi sorprese ai suoi telespettatori: una bella “marchetta” estiva, infilata nella scaletta approfittando del caldo (“marchetta” in giornalistese è un pezzo commissionato da aziende, politici o amici vari). Pubblicità occulta, insomma. Sarebbe illegale, ma viene bonariamente tollerata dall’Ordine dei Giornalisti.

Accade così che quella sera chi ha scelto l’ammiraglia dei Tg Mediaset, illudendosi di ricevere informazione, si trova davanti a una pubblica acclamazione della nuova Punto, osannata ancora prima di essere messa in vendita. Le immagini della nuova creatura di casa Fiat, commentate dalla suadente voce di Lamberto Sposini, diventano così un eccezionale spot pubblicitario gratuito travestito da giornalismo. E sul servizio pubblico? Il Tg2 delle 20.30, esattamente nello stesso giorno, passa le stesse immagini, con lo stesso montaggio, commentate da una brillante Maria Concetta Mattei che descrive in dettaglio, quasi con le stesse parole di Sposini, un’auto “lunga oltre quattro metri, con una straordinaria abitabilità, design firmato Giugiaro, un rilancio in grande stile per la casa torinese…”.

Chi ha il dovere d’intervenire in casi simili? L’Ordine dei giornalisti? La Commissione di vigilanza Rai? Topo Gigio precario, cacciato dallo Zecchino d’Oro per fare pubblicità ai libri del topo Geronimo Stilton? La verità è che nessuno è tenuto a intervenire, e la pubblicità occulta viene perseguita solo su segnalazione degli utenti. Per questo motivo, ritenuto che la misura ormai è colma e che non voglio essere trattato come un deficiente dai vari Lamberti e Marie Concette, ho scritto un esposto al Garante per la Concorrenza e il Mercato. Gli sviluppi della vicenda prossimamente su questi schermi. [carlo gubitosa]

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Banchieri. “Zitto, è meglio non parlare al telefono” (Gnutti, da un’intercettazione).

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De Benedetti, Unipol, Montepaschi… Anche nella sinistra ormai comandano gli imprenditori. Quelli buoni, naturalmente. Arriva Di Vittorio: “E lei che ci fa qua? – gli chiedono – Di chi è azionista?”.

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Murdoch è un Berlusconi molto più antico e molto più spietato e pericoloso. Più politico, anche, molto più imperialmente lucido e meno duce. Perciò, quando Blair – col pretesto di Bin Laden – comincia sistematicamente a sopprimere le antiche libertà inglesi, sui giornali di Murdoch non escono arzigogolati commenti ma una rivendicazione esplicita: “La guerra di Blair è una vittoria nostra”.

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Questione morale. La sinistra ci tradirà su tre cose precise, su cui ha già cominciato a tradire. Sulla Rai, si rimetterà d’accordo con Berlusconi (Petruccioli). Sull’assetto economico, farà gli interessi delle banche e non dei sindacati (Unipol). Sulle alleanze, seguirà De Benedetti (che ora dialoga con l’altro Grande Padrone) e non le ragazze-madri ,i precari, i giovani siciliani e i boy-scout.

Questo “tradimento”, in realtà, non è un tradimento ma una semplice conseguenza sociologica del fatto che la sinistra, oggi, è in mano ai redditi superiori. Perciò è improprio parlare (come fa Parisi) di “questione morale”: meglio prendere atto di questo dato, e vedere se è stato sempre così, e se per caso oggi è possibile cambiarlo. (La stessa “questione morale” degli anni ’90, in realtà, era la reazione dei ceti medi classici alla formazione di una casta mandarina. E persino la mafia non è “immorale” ma semplicemente uno strumento di casta).

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Griffe. Ma di chi è Blair? Il Blair italiano doveva essere D’Alema. Però, quando arrivò in Italia, il feeling più spontaneo lo ebbe con Berlusconi. Rimase però negli editoriali di Repubblica (“ah, se la sinistra avesse un Blair”) e nelle esternazioni di Bondi (“la sinistra non ha un Blair!”). Insomma, senza un Blair non si è alla moda, come una volta senza un trench o un blazer: però il Blair griffato lo fanno solo là in Inghilterra, qui arrivano solo copie clonate che si rinfacciano a vicenda il tarocco. La verità è che Blair è sotto copyright di mr Dickens (sotto il nome di Uriah Heep) e non si può riprodurre senza il suo consenso.

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Nomi. Da un Messaggero sotto la panchina: “Adesso anche X ha la sua Scampia. Sequestrati X chili di eroina. Tre arresti…”. Scampia dieci-quindici anni fa era un agglomerato di palazzoni stile Ddr, senza servizi, in cui spiccavano sette edifici a forma di vela. Chi ci abitava la chiamava ‘A 167: dalla legge di edilizia residenziale pubblica che l’aveva istituita.
Anche chi non ci abitava la chiamava così. La differenza stava nelle sfumature di disprezzo che gli uni e gli altri mettevano nella pronuncia. In quegli anni uno sparuto gruppo di urbanisti “partecipativi” faceva su giornali e riviste una campagna per chiamare il quartiere con il suo nome ufficiale: Scampia, appunto. Un passo minuscolo ma indispensabile – sostenevano – per riconoscere dignità a quel posto infelice. Lo raccomandavano soprattutto a chi ci abitava: per l’autostima. E ne spiegavano il significato: “Scampia: campo di arbusti, campagna brulla, ecc.”.

Passarono gli anni. L’esortazione degli urbanisti fece breccia nel lessico cittadino, ma, da sola, non bastò a risolvere gli altri problemi. Le condizioni di vita nei palazzoni peggiorarono inesorabilmente. Ora, dopo l’ultima faida di camorra, il logo Scampia ha varcato i confini della città. E’ un marchio nazionale. Droga, illegalità, violenza: Scampia. Eppure, fu un altro l’indizio che diede agli urbanisti la certezza della loro triste vittoria: il gruppo rap più battagliero della zona, simbolo della voglia di riscatto dei suoi giovani, da qualche tempo era salito alla ribalta delle cronache. E ostentava con fierezza il suo nome: ‘A 167. [luca rossomando]

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Agosto napoletano. Lunedì 1: Antonio Cardillo, 22 anni, assassinato in pieno centro. Martedì 2: Fabio Atteo, 21 anni, e Giuseppe Cappello, 29 anni, feriti a colpi di pistola nei pressi della stazione. Mercoledì 3: Fabio Silvestri, 26 anni, e la madre Anna Deviato, 45 anni, assassinati nel centro storico. Giovedì 4: tregua. Venerdì 5: Antonio Zoccola, 30 anni, ferito ad una gamba nel corso di una sparatoria. Sabato 6: Esplosione di una fabbrica di fuochi d’artificio a Ottaviano. Un morto e tre feriti. [francesco feola]

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Venezia. Vaporetto della linea 61 che porta al Lido, un cingalese posa lo zainetto e s’inginocchia per pregare. Panico tra i passeggeri: alcuni scendono, altri convincono il pilota a fermare vicino a piazza San Marco e aspettare la polizia. Il cingalese si è scusato ma ha detto di essere “stupito” dalla paura provocata.

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Enzo. “Piombo e tenerezza”, col Diario.
Bookmark: www.diario.it/index.php?page=wl05080401

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Spot. Dal 2 al 4 settembre, al monastero di Camaldoli, seminario della Rosa Bianca su ambiente, Bibbia, Costituzione, poveri, città, persone, comunità, “economia felice”. Rosanna Virgili, Emanuele Rossi, Luigino Bruni, Antonio Ballarin, Paolo Giuntella, Oliviero Motta, Paolo Sabbioni, Giovanni Colombo.
Info: fabio.caneri@tiscali.it, 348.4526033)

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Sicilia 1. Guai in arrivo per il turismo. L’Unesco, che poco tempo fa aveva messo fra i siti internazionalmente tutelati per eccezionale valore artistico e culturale la Val di Noto, ha fatto una gran cazziata alla Regione siciliana che ha invece deciso di metterci trivelle per il petrolio. Il petrolio non si sa se c’è, il turismo – se l’Unesco la piglia brutta – scapperà a gambe levate. Fra i megamanager del petrolio e l’Unesco, i furbi politici della regione scelgono senza esitare un istante. Ed ecco perché la Sicilia va indietro e Spagna, Croazia, Tunisia e persino Egitto ci fregano il turismo e vanno avanti.

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Sicilia 2. Un altro aumento di paga per i “parlamentari” dell’Assemblea regionale: adesso vanno sui ventimila euri al mese.

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Paperopoli. Vietate le intercettazioni telefoniche. Fra poco anche le perquisizioni e i sequestri di grimaldelli e piedi-di-porco. Proteste del commissario Basettoni. Festeggiamenti della banda Bassotti. I più entusiasti: e adesso aboliamo i giudici e sciogliamo il Csm.

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(Salta). Gli uffici stampa dei politici lavorano anche d’estate e segnalano continuamente importanti eventi politici, di cui ecco i più importanti (solo Sicilia, per esemplificare):
– L’onorevole Bianco – annuncia la portavoce Rosa Maria Di Natale – “prende atto con soddisfazione della proposta dei vertici nazionali della Margherita al Prof. Ferdinando Latteri di candidarsi alle prossime elezioni politiche in un collegio e/o circoscrizione proporzionale”.
– ATTIVITÀ DEGLI UFFICI STAMPA NELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE: IL VICE PRESIDENTE DELL’ARS ON. SALVO FLERES ILLUSTRERÀ LE NUOVE NORME DI LEGGE GIÀ APPROVATE DALLE COMMISSIONI LEGISLATIVE, CHE SONO ATTUALMENTE AL VAGLIO DEL PARLAMENTO REGIONALE. Lo comunica baldanzosamente, per conto del suo feudatario, tale Gregorio Arena, a cui nessuno ha mai insegnato che in mail scrivere tutto maiuscolo significa GRIDARE.
– Nasce il gruppo “DL-La Margherita con Bianco” (ancora l’infaticabile signora Di Natale), è il più numeroso al comune di Catania (cosa che riempirà di gioia i lettori della Val Gardena) e vi partecipano “i consiglieri delle liste che, nell’ultima competizione elettorale, hanno fatto riferimento ad Enzo Bianco”. Che ne ha benignamente accettato la presidenza, “pur nella consapevolezza di aggiungere questo suo nuovo impegno a quelli romani”. Segue elenco di vicepresidenti, sottopresidenti, supplenti, componenti e aggiunti vari, che non possiamo pubblicare per ragioni di spazio ma (per non deludere la signora Di Natale) invieremo per corriere a chi ce ne farà richiesta.
– Ancora sugli uffici stampa, secondo Luigi Ronsisvalle Segretario Generale Aggiunto della Fnsi, bisogna “configurare un importante precedente anche nell’ambito della trattativa non ancora avviata con l’Aran nazionale per l’applicazione del CNLG negli uffici stampa della pubblica amministrazione”, obiettivo che “non può oggi non trovare la condivisione e l’adesione a tutti i livelli ecc.”. Io veramente un redattore che scrivesse un italiano così lo manderei per un paio d’anni a fare inchieste nelle miniere di sale, dando contestualmente una mano all’estrazione del minerale. Ma si vede che alla Fnsi il linguaggio ufficiale ora è il fantozzianese.
– Infine, una polemica di cui devo essermi perso qualche puntata, che riguarda il “dott. Franco Nicastro, presidente del Consiglio regionale dei giornalisti della Sicilia”. Costui deve aver detto qualcosa d’antipatico nei confronti dell’on. Salvo Fleres, “Vice Presidente Vicario dell’Assemblea Regionale Siciliana” (sarà quello di poco fa), che gli manda a dire che “lo stupisce che il presidente dei giornalisti della Sicilia contesti quando è riferita ad altri la stessa legge che ha consentito a lui di essere assunto dalla Presidenza della Regione”. Notare che dei due presidenti uno è maiuscolo e l’altro, quello che riceve la reprimenda, sprezzantemente minuscolo, così impara.
Tutti questi comunicati, e gli altri quarantanove che ho cestinato senza leggerli (e ho anche messo “Salta” all’inizio di questo take: poi non dite che non penso ai lettori), sono stati scritti, commissionati, elaborati e inviati, a spese del contribuente, da valorosi colleghi che si definiscono giornalisti come me o Benanti, e in più prendono anche una paga.

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lina arena wrote:
< Fino a pochi anni fà le Banche potevano impunemente praticare l’anatocismo con il beneplacito della magistratura perché la clausola che prevedeva il vertiginoso aumento degli interessi veniva giustificata come clausola d’uso e quindi lecita. Addirittura si faceva anche riferimento alle pratiche locali avvalorate o convalidate dagli accordi con le camere di commercio, per cui il povero mutuatario si poneva dalla parte del torto e veniva costretto a pagare somme ingenti. Solo da recente la Cassazione ha sventato quella losca manovra e i poveri cittadini hanno potuto riavere dopo anni di tribolanti giudizi il maltolto. Ma è sempre poco la sostanza della vittoria perchè le liti con le banche durano anni e le spese delle consulenze vengono solitamente anticipate dai poveracci che hanno avuto il coraggio e l’ardire di affrontare il colosso che li ha affamati. Non esiste nella magistratura, idolo della sinistra, una sensibilità particolare per ridare il maltolto in breve tempo agli indigenti o ai vessati dagli istituti di credito. I tempi delle liti sono lunghi ed i magistrati hanno responsabilità gravissime >
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(Censura. “Non esiste in quella magistratura che la sinistra stupidamente si ostina ad omaggiare ecc.” è stato abbreviato in “Non esiste nella magistratura, idolo della sinistra, ecc.”. Spero che la signora Arena mi perdonerà se mi sono permesso di rendere più concisa, e quindi più efficace, la sua polemica contro la mia parte politica. Purtroppo per lei, debbo darle – a suo dispetto – della compagna, perché chi difende i poveracci contro le banche è – a modo suo – di sinistra, qualunque cosa pensi di essere in cuor suo. E, ovviamente, chi appoggia le banche è di destra – qualunque cosa dica di essere per farsi bello).

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Patrizia Maltese wrote:
< “…con l’eccezione dei soliti noti: Verdi, cossuttiani e Rifondazione…”. Giusto per precisare, si dice Comunisti Italiani (o Pdci, se preferisci), non “cossuttiani”. Non siamo una corrente, ma un partito, per quanto piccolo, il cui segretario si chiama Oliviero Diliberto. Dispiace che chi vuole essere (ed è) giornalista obiettivo, poi cada nella trappola di coloro che usano certi termini in maniera volutamente sprezzante, come fa qualche fighetto figlio di papà finto alternativo che dall’esistenza di un partito piccolo, ma serio, si sente evidentemente minacciato >

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Uriel wrote:
< “Libero.it è diventato una galera. Navighiamo tra spazzatura, porno, e inaccettabili restrizioni”. Lo è sempre stata. E ti dirò di piu: l’abuse è iscritto a Forzanuova. Ma finchè non colpivano voi, ve ne fregava un cazzo. Per questo Berlusconi è al potere e la mafia comanda: ve ne accorgete solo quando ci rimettete di tasca vostra. Quando ci rimettono altri, ve ne sbattete il cazzo >

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donaudig@tiscali.it wrote:
< Gli alleati non sono intervenuti per liberare l’ Europa e il Giappone dal nazismo. Se non fossero stati attaccati avrebbero convissuto perfettamente con esso >

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Massi wrote:
< Altra cosa che mi ha fatto sorridere, è stata la richiesta di dimissioni di Fazio, da parte di Rutelli. Ma proprio la sinistra, che ha combattuto a spada tratta contro il governo che voleva insediare un proprio esponente, a favore di Fazio, ora ne chiede le dimissioni? E si lamentano pure delle intercettazioni? Ma se le stesse intercettazioni sono state usate per Previti e soci… In quel caso sì, andavano bene? Anche qui, qualcosa mi suona di poco democratico. Purtroppo alle prossime elezioni sarà Bertinotti a governare, ma se questi sono i modelli di libertà e democrazia a cui si rifanno… evviva il re, allora. almeno a rubare è solo uno! >

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ichias1@yahoo.it wrote:
< “Fra le tante parole che oggi non si usano più oggi c’è la parola industriale…”. E c’è anche la parola “cittadini”, dalle sfumature semantiche che ormai non servono più, inglobata insieme a “utenti”, “spettatori”, “lettori”, “viaggiatori” nella onnicomprensiva e transnazionale “consumatori”. Se ci resta qualche diritto, o qualche tutela, è in quanto tali, “consumatori” >

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Domenico D.B. wrote:
< Sarebbe ora che la smettessi di inviare tutte queste stronzate! >

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Meleagro <mel@palatina.el> wrote:

< Se morirò, Cleobulo, e sarà per amore,
nell’urna del mio cenere getta forte buon vino:
ubbriacami e poi scrivi sulla tomba
“Questo è dono che a Morte fece Amore “. >

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“A che serve vivere, se non c’è il coraggio di lottare?” (Giuseppe Fava)