San Libero – 295

1 agosto 2005 n. 295

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Francobollo. Questa mail, anche se non sembra, è regolarmente affrancata. Sul francobollo (che il governo s’è scordato di fare: ma ci pensiamo noi cittadini) c’è scritto: “Poste Italiane/ cent. 0/ Bologna 2 agosto 1980-2 agosto 2005/ In memoria dei cento italiani uccisi/ dalla bomba in stazione/ Mani fasciste cervelli della P2/ Non bisognarono macellai esotici/ Bastarono quelli italiani”.

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Terrorismo. 6 agosto. I giapponesi erano “occupanti”. Avevano occupato Cina, Birmania, Corea e una mezza dozzina d’altri paesi. Avevano commesso torture e stragi. Di queste torture e stragi erano responsabili non solo l’imperatore del Giappone e i suoi ministri e generali ma anche i politici degli stati-fantoccio che, per vigliaccheria o avidità di potere, avevano aiutato il Giappone a invadere la Cina.

Con tutto ciò, la bomba di Hiroshima non fu scagliata sulle portaerei o sull’imperatore, ma proprio sulla gente comune. Perciò gli americani e i loro amici, che avevano ragione nel combattere l’imperatore del Giappone e cercare di cacciarlo dai territori invasi, ebbero torto marcio nel lanciarla; ed anzi, nel momento che la lanciarono, divennero – da soldati che erano – terroristi.

Così noi oggi ricordiamo con riconoscenza i marines che morirono, lottando coraggiosamente contro altri soldati, per liberare l’Asia dai giapponesi. Ma ricordiamo con disprezzo e disgusto, sputando sulle loro tombe, quei generali e politici che invece massacrarono la gente inerme di Hiroshima. Non sono stati impiccati con i loro colleghi nazisti solo perché hanno vinto, non perché fossero migliori di loro.

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Terrorismo e liberazione sono due cose diverse e opposte. Chi li confonde, o fa finta di confonderli per raccattar qualche voto, o non ha idea del terrorismo o non ha idea della libertà.

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(“Che c’entrano questi ragionamenti complessi – dici tu – con la Bomba. La Bomba è brutale e semplice, è l’orrore puro. E’ quella che può distruggerci tutti. Come fai a parlarne così, ragionando?”.
Ed hai ragione anche tu. Hiroshima serviva a una cosa breve e specifica (fare arrendere i giapponesi, intimorire i russi) ma in realtà, all’insaputa dei generali, era una cosa così grande da vivere, una volta creata, di vita propria, fuori d’ogni controllo umano. Un diavolo portato su dall’inferno perché combatta per noi: ma chi lo riporterà poi là sotto? E gli stregoni si affannano, ma tutti gli esorcismi sono vani.
Il terrorismo di ora venne creato, vent’anni fa, con l’unico modesto compito di vincere una modesta guerra contro i sovietici in Afganistan. Ha funzionato. Ma ora, chi lo riporta là sotto?)

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L’ultimo dei Comanche. Charles Chibitty, l’ultimo grande capo della tribù dei Comanche, si è spento il 22 luglio a Tulsa, Oklahoma, all’età di 83 anni. Con la sua morte non si spegne solo un uomo, ma anche una cultura: Chibitty era l’ultimo in grado di parlare la lingua nativa della sua tribù, l’ultimo del gruppo di 17 indiani Comanche selezionati nel 1941 dalle forze speciali dell’esercito statunitense e utilizzati come “Code Talkers” per trasmettere messaggi in codice durante la seconda guerra mondiale, confondendo i nazisti con la lingua dei pellerossa. Chibitty, che ha vissuto in prima persona lo sbarco in Normandia, ha raccontato che la lingua Comanche a volte si rivelava inadeguata per descrivere la guerra e le macchine militari. La parola “carro armato” veniva sostituita con il vocabolo Comanche usato per “tartaruga”, un “bombardiere” diventava un “aeroplano in gravidanza”, e quando parlavano di Hitler Charles Chibitty e i suoi compagni Comanche utilizzavano il termine posah-tai-vo: “pazzo uomo bianco”.

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Peccatori. Due giovani iraniani, uno di diciotto anni e l’altro di sedici o diciassette, sono stati condannati a morte per aver avuto rapporti omosessuali fra loro. La sentenza è stata eseguita il 19 luglio, mediante impiccagione, nella piazza principale della città di Mashad (Iran nord-orientale) . La notizia è stata diffusa da Isna (Iranian Student News Agency) e ripresa dall’associazione gay britannica Outrage. Le foto dell’esecuzione sono state messe in rete ma non riteniamo opportuno fornirne l’Url.

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Banche Bassotti. Io di banche me ne intendo poco e niente. Però mi sembra abbastanza chiaro che quest’estate l’accapigliamento generale si aggiri molto più attorno alle banche che attorno al potere “politico”, che evidentemente conta meno. Nel centrosinistra, l’agitazione di Rutelli – col senno di poi – sembra riguardare prevalentemente l’affare Unipol-Bnl, che di converso D’Alema è intervenuto a difendere con inconsueta radicalità. La scalata al Corriere (che speravamo di poter attribuire a Berlusconi: un nome noto, almeno, almeno da un certo livello in su) appare viceversa ambientata in qualche saloon bar di Abilene. Ricucci, che pareva un simpatico palazzinaro prestanome, è invece il manovratore di operazioni bancarie colossali, tali da portare addirittura al al congelamento e sequestro delle sue azioni (i tiggì parlano pudicamento di congelamento di “alcune azioni” di “alcuni azionisti” di Antonveneta).

C’era una volta in Italia una grande banca, che si chiamava Banco Ambrosiano ed era diretta da un certo Calvi. Un altro grande banchiere di quei tempi (che sono cambiati: adesso i banchieri sono tutti trasparentissimi e onesti) si chiamava Michele Sindona, ed era talmente al di sopra di ogni sospetto che lo stesso presidente del Consiglio (un certo Andreotti) scriveva lettere ufficiali per gararantire per lui. Non c’entra niente: ma è da diversi mesi che non sento più parlare di Parmalat e di Tanzi (tranne che per qualche avara notizia di giudiziaria) e soprattutto che non sento più quantificare una cifra precisa sull’ammontare del buco fatto. Di solito, sulle pagine finanziarie, si parla d’altro.

E’ vero che Fazio rappresenta – insieme col presidente del Senato, Pera – il massimo esempio attuale di carica istituzionalmente neutra gettata invece sul mercato della politica (l’uno e l’altro hanno ambizioni), ed è anche vero che la perpetuità del Governatorato della Banca d’Italia è ormai un residuo baronale d’altri tempi (ma in altri tempi i baroni si chiamavano Ciampi e Carli). E’ anche vero però che a questo punto le scorrettezze di Fazio sono una patologia marginale, che il vero problema è: quanto comandano oggi le banche in Italia?

Sarebbe relativamente facile saperlo se, per l’emergenza mafia o per l’emergenza terrorismo, o semplicemente perché non c’è ragione per fare altrimenti, fosse stata varata una legge per la trasparenza bancaria, che avrebbe rapidamente strangolato sia Cosa Nostra che Bin Laden. Ma una legge simile non c’è, ed è altamente improbabile che ci sia in futuro: chiedere la trasparenza della proprietà bancaria in Italia (o in America, o in Inghilterra, o in alcun altro paese occidentale) sarebbe come chiedere l’abolizione di Maometto in Arabia Saudita. Ognuno ha il suo dio intoccabili, e da noi non è nè Allah nè Gesù Cristo. Perciò, non resta che andare a tentoni, basandosi sui dati macroeconomici a monte e sugli occasionali detriti visibili a valle – non sugli ordinari dati economici, che dovrebbero essere invece accessibili a ogni cittadino.

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Fra le tante parole che oggi non si usano più (“lavoro”, “lavoratori”, “produttori”, “diritti”, “concorrenza”) c’è anche la parola “industriale”. Ormai sono tutti “imprenditori”, parola che significa tutto e niente. Gl’imprenditori, in sostanza, oggigiorno sono dei signori che si agitano moltissimo in finanza e in borsa, ma raramente hanno mezzi propri. O dipendono dalle banche o sono delle banche essi stessi, visto che occuparne o fondarne una è ormai diventata un’operazione totalmente privata.

Le banche controllano le aziende, le aziende controllano i media, i media coprono le banche. Questo è indubbiamente un regime. Ma come possiamo chiamarlo? Capitalismo non credo, perché manca il capitale industriale. Riciclaggio nemmeno, perché Falcone è morto e non ce lo può più dire. Palazzinarismo, intrallazzo, mani-non-pulite? Ma la commedia all’italiana è finita, questi non son più personaggi alla Alberto Sordi.

Sono pericolosi. Lo sono perché, drenando risorse e non producendo, costituiscono la causa principale (altro che cinesi!) del declino economico del sistema Italia. E lo sono perché non sappiamo chi siano e da dove vengano, e possiamo solo vagamente intuire che storicamente rappresentano il passaggio successivo a Berlusconi.

Dove sarebbero arrivati Sindona e Calvi, se non ci fosse stata la generazione di Falcone? Ambrosoli, Chinnici, Carlo Palermo… Se fossero mancati loro, noi non avremmo mai saputo chi in realtà erano questi “imprenditori”, ed essi tranquillamente dominerebbero senza l’opposizione di nessuno. Metterebbero tranquillamente le mani sul Corriere, gestirebbero Rai e private, farebbero politica, governerebbero il Paese.

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Regio decreto. Da domani chiunque nel proprio esercizio commerciale o nella sede della propria associazione custodisca un telefono pubblico, dovrà chiedere l’autorizzazione al questore per continuare ad averlo e, in caso di assenso, richiedere un documento di identità a chi intenda usarlo, prendendo nota dei dati anagrafici e dell’orario di inizio e fine conversazione.
La notizia è vera solo a metà, nel senso che i telefoni pubblici di cui abbiamo detto sono invece gli “apparecchi terminali utilizzabili per le comunicazioni, anche telematiche” del decreto Pisanu. Insomma, anche solo per mandare un’email da fuori casa è necessario che i propri dati vengano registrati e poi trasmessi al Viminale secondo le modilità che poi con decreto attuativo verrano date agli internet point.
Venerdì al senato l’opposizione ha votato compatta per le proposte del ministro (con l’eccezione dei soliti noti: Verdi, cossuttiani e Rifondazione); che c’è qualcosa che non va in questo se ne sono accorti solo gli hacker di FreakNet che prontamente hanno scritto a Ciampi chiedendo di adoperarsi per salvaguardare il diritto alla comunicazione previsto dall’articolo 15 della Costituzione. Questa notizia non è stata data da quasi nessuno degli organi di informazione. Al FreakNet MediaLab non è mai stato chiesto un documento di intentità a nessuno per l’accesso all’internet, sia che si siano presentati bianchi, neri, gialli, clochard, figli di papà, gente comune o scampati al naufragio dopo dieci giorni di navigazione. [shining]
Bookmark: http://www.freaknet.org

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Scoop. Tre anni fa cinque afgani minorenni da poco in Italia chiesero aiuto all’ufficio immigrazione del comune di Roma, che li rifornì di una mappa della città: serviva per andare nei conventi a chiedere qualcosa da mangiare. Titolo su Repubblica.it: “Presi a Roma cinque afgani sospetti/ con una mappa di Roma in mano/ I presunti terroristi/ si rifiutano di parlare/ (fra l’altro, non conoscevano l’italiano…). La notizia venne ripresa da tutti, compresa la Cnn: che fu anche l’unica, quando la verità venne fuori, a smentire lo scoop. [antonella serafini]

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Allarme terrorismo. Metropolitana di Roma, stazione di Rebibbia. Ora di punta di una giornata di fine luglio. Mi avvio verso i tornelli con uno zaino da 80 litri sulle spalle, prefigurandomi già gli sguardi sospettosi dei vigilantes. Timbro il biglietto e passo. Vigilantes, zero. Supero la guardiola e vedo i tre addetti alla sicurezza alle prese con un ragazzo con le treccine e un cane al guinzaglio ma senza museruola. Non lo vogliono far passare. Un signore guarda la scena e sghignazza: “Ahò, er cane è come il padrone”. Nelle stesse ore in Senato il ministro Pisanu invita tutti alla massima allerta: “Ci sono indizi di un possibile attentato”. E si programmano esercitazioni antiterrorismo a Roma, Napoli, Milano e Torino. [francesco feola]

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Armi. Gli Usa hanno emanato una legge che impedisce di acquistare materiale di difesa da quei Paesi che negli ultimi cinque anni abbiano venduto armi alla Cina. [tito gandini]

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Donne. Nella nuova costituzione che si sta elaborando in Irak (anticipata dal quotidiano iracheno Al Sabah) si legge che “The state provides all rights for women to make them equal to men in all fields according to Islamic Sharia laws and to help women to make a balance between their family and societal duties.” Cioè: Lo Stato dà alle donne ogni diritto di essere uguali all’uomo in accordo con le leggi della Sharia e si impegna ad aiutarle a trovare un equilibrio tra la famiglia e gli impregni sociali. Stato islamico, insomma (con forte identità shiita). Quanto alle donne, meno diritti che sotto Saddam [tito gandini]

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Madrid. Comunicato stampa della Coordinadora de barrios. “La scorsa settimana, durante una visita al giovane R. A., di nazionalità marocchina, nel centro per minori El pinar, le nostre avvocate hanno comprovato che il ragazzo aveva ematomi su braccia, gambe, schiena, zigomi e mandibola, e una tumefazione all’occhio destro. Le lesioni rivelano una aggressione a colpi di manganello – distinta dalla cosiddetta “contenzione”. I fatti si sono svolti nella notte di domenica, quando cinque guardie giurate sono entrate nella cella del minore e l’hanno ripetutamente colpito. Nessun educatore è intervenuto. Nessun medico ha visitato il minore, né sono state certificate le lesioni. I fatti sono stati denunciati al tribunale di sorveglianza di Madrid”.
Il centro El Pinar dipende dalla Comunidad de Madrid (la nostra regione, ndr.), che ne appalta la gestione alla fondazione Grupo Norte, già denunciata per i maltrattamenti nel centro Zambrana di Valladolid. La fondazione, oltre a gestire numerosi centri per minori, ingloba società di lavoro interinale, di pulizia e di vigilanza privata.
Dall’entrata in vigore della nuova legge penale per minori, nel gennaio del 2001, sei giovani sono morti nei riformatori spagnoli. La legge permette la presenza di guardie giurate all’interno dei centri e legalizza l’uso dei manganelli e la sanzione dell’isolamento, fino a sette giorni consecutivi.
La Coordinadora de barrios è un coordinamento di gruppi di appoggio ai minori. [luca rossomando]

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Povero Pera. Il Presidente del Senato Marcello Pera, incoraggiato dall’entusiastica risposta dei salotti romani alle sua coraggiose battaglie contro i gay, gl’infedeli, i laici, e in genere ogni elemento estraneo al mondo di Goffredo di Buglione, un bel giorno prese coraggio e, sull’esempio del demagogo argentino Francisco Peròn, tentò un colpo di stato personale. Purtroppo il popolo ignorante non lo seguì, e si permise anzi di sbeffeggiarlo a fischi e pernacchie. Talché all’incompreso golpista, inseguito dai lazzi dei miscredenti, non rimase che rifugiarsi nell’ambasciata del Perù, donde poi esulò nella lontana repubblica andina. Sul che Carlo Campanini compose il famoso epigramma:
“Povero Pera/ parea Peròn/ però partì/ per il Perù”.

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Conflitto di interessi. Arnold Schwarzenegger ha rescisso il contratto di consulenza di 8 milioni di dollari che lo legava ad un giornale di bodybuilding. [tito gandini]

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Fabbrica. Questa è del Vapore e si trova a Milano in via Procaccini e ospita la rassegna, iniziata il 5 maggio scorso, AfricaMilano. Per agosto il programma è “I tamburi dell’Africa – Etno reggae e dintorni” con eventi live, percussioni e musica etnica. La direzione artistica è affidata a Modou Gueye, senegalese che vive in Italia da anni e che si occupa di teatro e spettacolo. Ingresso rigorosamente
libero. [rocco rossitto]
Bookmark: www.africamilano.it

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alessandro.paganini@iol.it wrote:
< “Libero.it” è diventato una galera. Navighiamo tra spazzatura, porno, e inaccettabili restrizioni. Questa casella (attiva dal 93) è stata abbandonata in segno di protesta. Per gli amici: mi trovate su cheapnet.it. Per gli spammers: vaffanculo. Per Infostrada/Wind: che brutta fine avete fatto fare a ItaliaOnLine >

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Questo è esattamente il motivo per cui la Catena non utilizza più “libero.it”.

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antonella wrote:
< ricc, la metti sulla catena questa frase? “erano anni che Fini non era così nero” :)) >

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Umberto wrote:
< Come per la seconda guerra mondiale Franco, che pure qualcosa doveva ai nazisti ed ai fascisti, disse di no, così anche oggi la Spagna si è chiamata fuori con successo. C’è anche un’altra argomentazione che la sinistra non ha ancora usato: io vorrei sapere perchè se al terrorismo basco o quello che fu dell’Ira a nessuno venne in mente di rispondere bombardando la Catalogna o l’Irlanda noi dobbiamo allearci con chi continua a bombardare l’Afganistan o l’Iraq, eppoi meravigliarci se il fenomeno terrorista aumenta: se è guerra è guerra, non è più terrorismo, ragazzi, o quì mettiamo in scena solo il trionfo dell’ipocrisia.
Io in guerra non ci voglio andare. I giovani della destra, chi vuole belligerare si faccia avanti e parta, ma non in mio nome. Ci vada Ferrara a combattere, lui che dice che i mussulmani ci hanno dichiarato guerra. Ma io non lo credo, credo che se è terrorismo è di una minoranza, e che noi dobbiamo combatterlo come fu per le brigate rosse, con le azioni di polizia eppoi i processi: e mi pare che invece Saddam aspetti ancora. Personalmente vorrei capire con quale diritto il governo di destra espone il Paese a questi rischi, loro che come Bush al primo allarme si ritirano nei bunker antiatomici. Io non solo il bunker non ce l’ho ma proprio non ci voglio entrare. Per mio figlio voglio un mondo di civiltà, non la guerra infinita. Io sono borghesissimo ed occidentalissimo, ma i nostri governanti mi sembrano tutti impazziti: non lo sanno che la violenza è una spirale che se non si spezza si avvita all’infinito? L’unica forma di combattimento contro il terrorimo è ridurlo a quello che è: un atto criminale e barbaro, un’infamia senza dignità: ma si può farlo solo cessando la guerra >

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Alessandro Paganini wrote:
< Mediobanca vende il cinque per cento di Ferrari alla Mubadala, società del governo di Abu Dhabi. Tutti contenti, a volte gli arabi vengono bene! Come quella volta che il principe saudita Al Waleed salvò Mediaset comprandosene il 2,5 per cento, che ancora detiene.
E se il mondo non si dividesse in Occidente e Islam, ma molto più banalmente in ricchi e poveri?
In tal caso, chi avrebbe interesse che le masse (povere) occidentali facciano la guerra alle masse (più povere) islamiche? Inshallà >

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Alfio C. wrote:
< A Mascali, ridente comune della provincia di Catania, già sciolto per Mafia ma che non ha cambiato classe dirigente adesso comanda l’On. Biagio Susinni già vice segretario regionale del nuovo Psi adesso nelle file di Nuova Sicilia. Si trova a suo agio con Bartolo Pellegrino, il quale controlla le solite cose appetitose: PRG, piani di lottizzazione, appalti e anche incarichi più modesti incarichi >

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Stefano Serafini wrote:
< Dal settimanale Argumenty y Fakty (Mosca), del 30 luglio. K. Livingstone, sindaco di Londra: “Il vero problema sta nel fatto che noi abbiamo finanziato questa gente [gli estremisti islamici] finché ammazzavano i russi. Non avevamo pensato che, una volta smesso di ammazzare i russi, essi avrebbero potuto cominciare ad ammazzare noi”.
Commento della redazione: Il vero problema per voi ancora deve arrivare: con tutti i soldi che avete investito su di loro potranno continuare ad ammazzarvi per molto tempo ancora >

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Fabio R. wrote:
< A proposito di quanto scritto da “Nino” sulla Catena 294: L’inchiesta sui presunti fatti di Reggio Calabria (ipotetiche pressioni su magistrati) è finita nel nulla. E non poteva che essere così, visto che era una mera operazione giudiziaria di regime, per colpire, mettendoli nello stesso calderone con tanta gentaglia, due antimafiosi: l’on. Angela Napoli (sì, di An, ma l’unico parlamentare dell’intera Calabria che sia sempre stata coerente contro tutte le mafie, di destra e di sinistra) e l’avv. Ugo Colonna, odiato per le sue denunce antimafiose da molte presunte vittime delle pressioni. Purtroppo, essendo stata un’operazione di regime, ha goduto della conseguente propaganda della voce unica dell’informazione (che purtroppo è più forte quando l’operazione è sponsorizzata da certa falsa sinistra). E così nell’immaginario collettivo è diventata un’inchiesta che colpiva i legami fra mafia, massoneria e neofascismo. In realtà, quei pochi che hanno letto le carte (tra cui ci sono io) hanno potuto constatare che era una vera porcata volta, da un lato, a colpire la Napoli (nessuno dei tanti garantisti italiani si è inquietato per il fatto che un parlamentare sia stato iscritto sul registro degli indagati per vicende di mafia per il solo fatto di avere proposto un’interrogazione parlamentare contro il dr. Mollace, cioè uno che tutto è tranne che un antimafioso?) e ad aggiustare un processo in corso a Catania contro la cupola mafiosa messinese e qualche magistrato amico dei predetti Mollace e Macrì, nato da una denuncia dell’avv. Colonna.
Non sarebbe male che noi a sinistra imparassimo a leggere bene le vicende giudiziarie, oltre il polverone dei fogli di propaganda. Su questa vicenda, basterebbe leggere il pur prudente articolo di Giustolisi e Travaglio sull’ultimo Micromega per capire davvero com’è andata >

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FreakNet MediaLab wrote:
< Caro Presidente della Repubblica democratica,
il Governo sta preparando delle misure che con la scusa della lotta al terrorismo finiscono per ridurre i diritti dei cittadini e di tutte le persone che si trovano in Italia. All’articolo 7 del provvedimento si legge che l’installazione di terminali pubblici per l’accesso all’internet è sottoposta all’assenso del questore, persino per le organizzazioni a carattere privato. L’accesso a questi terminali è consentito mediante la registrazione di un documento di identità.
Ci rivolgiamo a Lei in qualità di difensore della Costituzione, per impedire la promulgazione di una norma in netto contrasto con l’articolo 15 che garantisce la libertà in ogni forma di comunicazione. I Costituenti non fanno menzione delle tecnologie elettroniche – ovviamente, dati i tempi – ma ciò non può essere interpretato come una deliberata esclusione dal campo di efficacia di questi diritti. Al contrario, riteniamo che proprio su questa sfera debbano essere introdotti i diritti della nostra Carta fondamentale e che questi vadano anche estesi con quelli conquistati negli anni del pionerismo telematico e maturati nell’era dell’internet di massa. In considerazione della storia politica della nostra organizzazione e dell’universalità dei nuovi diritti che essa ha promosso nei suo dieci anni di attività, riconosciamo nel provvedimento del Governo un attentato anche contro l’articolo 2, per il quale “la Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo”.
Per tutte queste ragioni, coscienti e riconoscenti della fermezza con cui in analoghe occasioni ha sbarrato il passo a norme divergenti dai fondamenti del nostro Ordinamento democratico, Le chiediamo di non avallare questo provvedimento anticostituzionale >
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Umberto Santino, Presidente del Centro Impastato, wrote:

< Con l’approvazione della controriforma sulla giustizia il nostro Paese fa un passo decisivo al di fuori dell’assetto istituzionale fondato sul bilanciamento dei poteri. All’interno di essa è particolarmente odiosa la norma ad personam che sbarra la strada della Superprocura nazionale antimafia al procuratore Caselli. Non ci interessa schierarci tra i sostenitori dell’uno o dell’altro dei candidati. Rileviamo soltanto, e non è poco, che in questo modo chi va alla Superprocura non può non essere segnato da una disposizione dichiaratamente persecutoria nei confronti di un magistrato che ha l’unico torto di aver svolto inchieste su uomini di potere, il cui esito ha in gran parte confermato la validità di quelle inchieste. Il Centro pertanto espone il proprio disappunto per una norma spudoratamente discriminatoria, voluta da una maggioranza che ha nel suo seno personaggi condannati per mafia, candidati con processi in corso.
Nell’anniversario dell’assassinio di Rocco Chinnici, magistrato che ha avviato inchieste su uomini di potere come gli esattori Salvo, una controriforma come questa è un’offesa alla memoria dei magistrati caduti per il loro impegno nella lotta contro la mafia, che hanno potuto condurre perché erano indipendenti, e purtroppo isolati da istituzioni che volevano contribuire a risanare da condizionamenti storici >
Bookmark: www.centroimpastato.it

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Danilo schrieb (to Wema):
< Che piaccia o no: i Girotondi rappresentano una realta’ che i partiti non riescono ad assorbire. Moretti o Flores d’Arcais saranno pure antipatici, pero’ in questi anni sono stati gli unici a parlar chiaro. E non mi sembra che ne abbiano tratto un qualche vantaggio personale (il centrosinistra ha fatto ponti d’oro a Sgarbi, figuriamoci a loro…). La differenza tra politica di professione e societa’ civile esiste. Eccome >

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francesco pulici wrote:
< “La maggior parte dei milanesi che ora ragionano più o meno come il signor Adolf…”. Non so come faccia ad affermare che la maggior parte (anzi quasi tutti, conclude poi) dei milanesi la pensano come Hitler. e allora, quando affermerà che tutti i siciliani, tranne lei e qualcun altro finito male, sono mafiosi? Ci pensi due volte prima di lasciarsi andare a simili banali generalizzazioni. Cabassi? Chissà, forse potrebbe avere anche il suo tornaconto: ad esempio, quando potè finalmente cambiare la destinazione d’uso dell’area del Leoncavallo, non si fece scrupolo di far intervenire la polizia. Il vescovo? Forse (ho detto “forse”) quello di prima, ma questo si limita a leggere in pubblico semplici frasi di principio, quel tanto che basta per non essere nè caldo nè freddo:il 25 aprile, con due presidenti della Repubblica (uno in carica ed uno in pensione) sul palco in piazza del duomo, il suddetto vescovo pensò bene di farsi una gita in Brianza.
La realtà di Milano è troppo complessa per risolverla così in poche righe. Glielo dico dopo trentotto anni da milanese che ormai non odia la sua città, ma che – per necessità – si sforza di trovare ancora qualche motivo per sopportarla: forse la cosa che mi aiuta di più in tal senso è che ormai, ha una popolazione “multinazionale” >
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Il sindaco di Milano, democraticamente eletto, ha proposto una sorveglianza speciale per tutti i rumeni della città. La colpa di alcuni zingari criminali è stata fatta ricadere – ostentatamente – sulla loro intera etnia, bambini compresi. Questo non è ancora “pensare come Hitler” ma è certo un segnale assolutamente pre-nazista. Nel ’28, in Germania, nessuno parlava ancora di sterminare gli ebrei. Ma li si additava già come colpevoli e nemici: speculatori, invadenti, ostili alla gente normale. Quanti si ribellerebbero oggi se Albertini – per pura ragione d’ordine pubblico e non certo per razzismo – proponesse un segno sull’abito per identificare i rumeni?
Lei mi chiede se tutti i siciliani sono mafiosi. Io le rispondo di no: ma lei ha tutto il diritto di chiedermene spiegazioni, visto che fra le regioni italiane la Sicilia è quella in cui la mafia è più diffusa. Ed io, nel momento in cui leggo che quaranta bambini zingari vengono abbandonati al loro destino in un Milano, ho il diritto di chiedere proprio a lei – in quanto milanese – cosa succede.
“La situazione è complessa” non è una risposta. Lei s’irriterebbe se io, alla domanda “perché avete votato per Salvo Lima”, le rispondessi cominciando da Federico II e dalla crisi della feudalità siciliana. Mi dica: “io sono milanese e mi batto contro il razzismo”, “sono tedesco ma della Rosa Bianca”, “sono siciliano e sto con Borsellino”. Allora sì. Diversamente, mi scusi, è un parlar d’altro.
Milano e Sicilia, in realtà, sono delle espressioni di comodo per indicare altre cose. Non è la geografia che fa il bene o il male. Non c’è più, in questo senso, un nord e un sud; c’è un’Italia a macchia di leopardo in cui una città è ancora civile mentre la sua vicina è già stata infettata. Padova non è Verona, Siracusa non è Agrigento.
La “questione morale”, che ieri colpiva i politici, oggi va investendo il popolo, la “normalità”, dappertutto. Essa si espande a chiazze come la peste di Camus. Possiamo cercare di esorcizzarla attribuendola a qualche destino esterno, oppure affrontarla virilmente, amando Milano e Sicilia e per ciò stesso scuotendole, cercando di non lasciarle dormire del sonno di cui esse dormono ora.

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AntonellaConsoli <libera@libera.it> wrote:

< Mi passi accanto
e non mi vedi.
Adesso ho raggiunto la fissa dimora,
dall’occhio di vetro.
La mia pelle è di cera.
Ma ero
la cerva cara a Venere.
Scintille di occhi
su di me cadevano.
Ho raggiunto la fissa dimora
e avevo morbidi ricci lucenti >

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“A che serve vivere, se non c’è il coraggio di lottare?” (Giuseppe Fava)