San Libero – 25

Gay Pride. Sta girando per Roma il film della (presunta) festa gay di San
Francisco: tette di plastica, suore coi baffi e baci in bocca. A proiettarlo in
piazza – con tanto di manifesti – sono quelli del Ccd di Casini, al nobile
scopo di ffa’ vedere ai romani le scostumatezze dei froci. “Davanti a li
pupi, signora mia: e le guardie non dicono niente!”. È che non c’è più
religione, signora mia, oppure – in questo caso – ce n’è troppa.



Italian Pride.
Sfilata dei pacifisti (col fucile e in divisa) ai Fori
*Imperiali*. Colaninno nominato cavaliere del lavoro. Bossi, Formigoni e Ciccio
Franco idealmente in tribuna, accanto al tricolore.



Padan Pride.
A fine mese, giuramento e sfilata (a passo di marcia, in piazza
Duomo) dei nuovi 500 vigili urbani del Comune. “Ghisa” non più, è
troppo “morbido”; e poi i ghisa vecchi, quelli veri, stavano sulle
scatole (ma anche viceversa) ad Albertini. I nuovi, adesso, giureranno pure
loro alla Lombardia? Che puzzo di Trudjman, fratelli.



Ds Pride.
Roma. Niente Festa dell’Unità al Testaccio, quest’anno: i vicini si
lamentavano del baccano (poi c’è il fatto che l’ex mattatoio, dove oltre alla
Festa si facevano un sacco d’altre cose di sinistra, adesso è area edilizia e
deve portare quattrini).



Preti.
Retata antizingari all’alba, la settimana scorsa. Trecento guardie
civili con ruspe e cani: al Casilino, al Tiburtino, alla Vasca Navale, in via
Cedoni, alle Murate… All’Arco di Travertino, però, la ggente è scesa in
piazza. “Lassateli campà! Ch’hanno fatto di male, ‘sti poverelli?”.
Venti bambini bosniaci stretti come pulcini dietro le donne romane, e davanti
alle donne, duro e incazzato peggio dell’angelo de pontesantangelo, don Franco
di Capodarco. Alla fine, verso le otto del mattino, i tedeschi se ne sono
andati a mani vuote. E le donne se ne sono tornate a casa e il prete in chiesa.



Outing.
Il presidente della regione toscana, quello che dalla prima pagina di
un giornale ha annunciato alla sua compagna “cara, sono stufo di te”,
tutto sommato è un esempio da ammirare. Dopo anni e anni di repressione
psicologica e sociale, infatti, finalmente ha trovato il coraggio civile di
venir fuori pubblicamente e proclamare “Ebbene sì, sono un bischero. E con
questo?”.



Outing.
C’era il vecchio ministro democristiano, provinciale, di cui tutti
sapevano che gli piacevano i ragazzi. Ma erano gli anni Sessanta. Una settimana
su due il settimanale dei fascisti, il Borghese, usciva con una sua foto a
colori con seminaristi – o giovani dell’azione cattolica, o scout, o insomma
qualunque cosa fosse cattolica e di sesso maschile – sullo sfondo, e sotto una
“spiritosa” didascalia o becera o brutale. Passano gli anni. Alla
fine, ormai praticamente fuori dalla politica e più che settantenne, gli capita
di giocare un ruolo importante nella crisi della post-dc fra buttiglionani e
popolari. Così un grosso magazine lo intervista, e anzi gli dedica quattro
pagine di servizio. Lui, vecchio uomo di establisment, accetta volentieri e
detta tre o quattro cartelle competenti e spiritose. Con una condizione, però:
le foto le sceglie lui. Ed esce – finalmente – sorridente e disteso in riva al
mare, con a fianco un bel giovanotto in costume da bagno. Alla faccia degli
invidiosi.


Chissà perché, adesso i presidenti delle regioni son diventati tutti
“governatori”. Nostalgia d’Alabama? In Italia, gli unici governatori
visti finora sono stati quelli spagnoli e, sotto il fascismo, il Governatore
dell’Urbe (il gerarca preposto, fra l’altro, alla repressione delle
manifestazioni che potessero dar fastidio al Vaticano).



Parma.
E alla fine anche qui, come in un qualunque paesotto del varesotto, è
arrivato il “non si affitta a extracomunitari”. Malinconia. Un
cartello così a Roma risulta incivile, a Milano odioso; in una Parma,
semplicemente e irrevocabilmente volgare. E adesso, suppongo, faranno il
megaparcheggio alla Certosa.


L’affaire Beppe Lumia. Scandalo: un antimafioso all’antimafia.



Riforme.
Qualcosa mi dice che una delle prossime sarà quella delle carceri:
privatizzazione (parziale) della giustizia, carceri private. In America, i
detenuti “privati” sono già centoventimila, su un totale di due
milioni di carcerati (vent’anni fa erano solo trecentomila). A Jena, Lousiana,
la magistratura ha aperto un’inchiesta contro la Wackenhut Correction Corp, la
principale holding del settore: nel riformatorio da essa gestito le condizioni
dei ragazzi – bastonate, malnutrizione, violenze, risse per il cibo – erano
esattamente quelle di “Sleepers”. La Wackenhut è (ben) quotata in
borsa.



Nuovo diritto societario.
Incentivi per le società per azioni: spa per tutti.
Quelle grosse si quoteranno a Londra o Berlino, quelle di quartiere alle
costituende Borse di Torpignattara e Gallarate.


“In tre mesi sono nate centomila nuove imprese in Italia”. Già. E
centomila hanno chiuso.



Promemoria.
Ogni cento cittadini italiani, nove vengono denunciati in media
ogni anno per qualche reato, piccolo o grande. Ogni cento immigrati, solo sei.
“Non permetteremo che Nairobi diventi un’altra Palermo”, disse una
volta il capo della polizia keniota.



Promemoria.
Secondo il Gruppo Abele, circa ventisettemila commercianti hanno
chiuso bottega finora per colpa degli usurai.



Giornalisti.
Un premio giornalistico è andato alla collega Ticky Monekosso, del
Camerun, per aver smascherato un’organizzazione che trafficava bambini al
mercato nero del lavoro – in Africa.



Detroit.
Gloria Terrel 43 anni, ladra d’un paio di scarpe al supermercato.
Inseguita, si nasconde in una trituratrice di rifiuti. Ovvio il finale.



Revisionando.
Non solo Hitler, in realtà, ha gasato pochissimi ebrei, ma anche
l’Inquisizione cattolica, in realtà, ha bruciato pochissime streghe.
Cinquantamila al massimo, e anche quelle poche più per equivoco che per altro.
Lo sostiene un professore svedese, e adesso immagino che toccherà essere
revisionati ad Attila (ha avuto un’infanzia infelice), Gengis Khan (lo
prendevano in giro perché aveva le gambe storte), Gilles de Rais (almeno non
metteva su internet le foto dei “suoi” bimbi) e il buon mr Hannibal
(d’accordo, non era vegetariano).


La X Corp e il regista Caio “cercano ragazze per le nuove puntate della
web-story Girls. Le selezioni avverranno il giorno tale allora tale presso la
sede di X Corp in via Caracalla a Roma. Le candidate avranno 1 minuto per dare prova
della propria simpatia ed abilità”.


Accidenti. Amato ha parlato di “bambine prostituite per forza e
*violentate* dai nostri concittadini”. Per questo – per gli inchini al
vaticano, no – l’hanno preso in giro e gli hanno dato del mammista, anzi del
babbista (“Perché non fa il father pride”, ha sgignazzato un
fascista). Io credo che ci voglia coraggio per rinfacciare agli italiani che il
cuore del racket non sta né in Nigeria né in Albania ma fra i bravi padri di
famiglia italiani, che violentano – non c’è altra parola – ragazzine per
cinquantamila lire. Porco paese, in cui tocca persino parlar bene una volta di
uno come Amato. (Chissà, forse sarebbe potuto diventare una persona civile, non
fosse stato per le cattive compagnie).


Scrivono da Milazzo che la polizia ha fermato e schedato un gruppo di ragazzi
che alle elezioni aveva distribuito un volantino “non votate”.


“Possiamo assicurare che è sempre un piacere poter leggere le Sue notizie.
Un po’ d’aria, in mezzo a tanta merda. “

Fronte Internazionale per la Liberazione del Tapiro

<nihil@hypertalk.com>


“La pipa che oggi

filtrava la tua aria

riposa con la pancia vuota

chissà se è contenta”

(A. C.)