San Libero – 236

22 giugno 2004 n. 236

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Aiuto fraterno. Interpretando i veri sentimenti del popolo cecoslovacco, il governo sovietico e i suoi alleati hanno deciso di aiutare la Cecoslovacchia a riconquistare la democrazia socialista. Pertanto alcune unità di carri armati sovietici, accolti da una folla festante nelle principali città del paese, si sono pacificamente installate in quel paese. Il nuovo governo cecoslovacco, composto da sinceri patrioti e amanti della vera democrazia, verrà costituito quanto prima. Esso sarà la libera espressione della volontà di tutti i cecoslovacchi democratici e sarà del tutto indipendente da ogni ingerenza esterna. Solo la politica estera, le operazioni militari, gli appalti e le materie prime ricadranno ancora nelle competenze del generale Raskolnikov. I nuovi tribunali cecoslovacchi potranno liberamente impiccare tutti i nemici del popolo sostenitori del deposto regime; non avranno invece competenza su presunti “reati” commessi dalle forze sovietiche, polacche, rumene, ungheresi e degli altri paesi intervenuti per portare l’aiuto fraterno.
Torture. Ancora una volta la stampa capitalista si compiace di accusare di atrocità gli Organi della Sicurezza dello Stato. Ad essere torturati sarebbero stati alcuni “dissidenti”, la maggior parte dei quali si trovano peraltro sotto indagine per atti di teppismo. Le presunte “torture” non sono in realtà che trattamenti terapeutici concessi ai prigionieri in questione per aiutarli a mantenere il loro equilibrio mentale gravemente compromesso dall’indiscriminato ascolto di radio occidentali. “La prova che non di torture si tratta ma di trattamenti clinici sia pure a volte un po’ eccessivi – ha dichiarato il colonnello Putin – consiste nel fatto che i trattamenti sono stati condotti sotto la supervisione dei professori Rasputin, Vishinskij e Stolypin, dei quali nessuno vorrà contestare l’autorità e competenza nella scienza psichiatrica moderna”.
Colpevoli. Il soldato scelto Akadij Akadijevic, del 160mo reggimento 42ma divisione 11ma armata, attualmente di stanza a Praga nel quadro dell’Operazione Aiuto Fraterno, è stato condannato da una Corte Marziale del Popolo a tre mesi di arresti, alla degradazione a soldato semplice e a una deplorazione formale per avere “inflitto danni fisici non motivati” a due sedicenti studenti dell’Università locale, un’infermiera, un tassista e due venditori ambulanti. Tutti costoro erano stati arrestati come sospetti di terrorismo, ma il tassista (l’unico sopravvissuto) è stato successivamente scarcerato. “Nessuno degli ufficiali o commissari del reggimento, della divisione o dell’armata – ha dichiarato la Corte – era a conoscenza di questi atti arbitrari nè li ha in alcuna maniera incoraggiati”. Venuto a conoscenza dell’episodio, il compagno Breznev ha dichiarato che “si è sentito umiliato come sovietico” ma che la differenza fra la gloriosa Unione Sovietica e i paesi imperialisti è che in questi ultimi le torture vengono praticate senza remore mentre fra noi sovietici chi sbaglia paga.
Alleati. Il premier rumeno, on. cav. comp. Nikolaj Ceausescu, ha dichiarato ieri che “la Romania resterà al fianco dell’alleato sovietico fino in fondo” e che “la difesa della democrazia socialista non può essere messa in discussione da pochi episodi individuali”.
Dettagli. La Commissione d’inchiesta del Soviet Supremo, investita della questione alcune settimane fa, ha dichiarato che non esistono e non sono mai esistite armi di distruzione di massa in Cecoslovacchia, nè i governanti di quel paese hanno mai avuto rapporti con i terroristi fascisti cui anzi erano ostili. Tuttavia, l’invasione della Cecoslovacchia è stata egualmente giustificata dalla necessità di diffondere la democrazia socialista presso quelle arretrate popolazioni.
Avete ascoltato: Telemoskva, Teleleningrad, Telesibirsk, Radio Erevan, Konsomolskaija Tv, Telekabul, Pravda4, Beriaset, Kolyma5, Stattjzittov, Raimutavskj, Sibernet e altre emittenti minori. Nel nostro grande Paese, infatti, vige la massima pluralità dell’informazione ed è per puro caso che le notizie che avete appena ascoltato sono identiche dappertutto.

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Torino. Lunedì alle 15, nell’Aula magna del Politecnico, convegno su: “Vanunu obiettore nucleare in Israele: il coraggio della pace. Tecnologia e responsabilità”. Organizzano: Centro interateneo di studi per la pace, Centro studi Sereno Regis, Collettivo Azione Pace, Gruppo Scienziati per la Pace. Partecipano: Salio, O., Tartaglia, Vadacchino, Vattimo, Zucchetti, Peyretti. Filmato della Bbc su “Israel’s secret weapon” e lettura di brani scritti da Mordechai Vanunu durante i suoi diciotto anni di carcere.

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Etiopia. Una volta scappato in Zimbabwe, il dittatore etiope Menghistu era stato sostituito per poche settimane dal generale Tesfay Ghebrekidan, mentre il fronte di liberazione era già alle porte della capitale. Il nuovo presidente, con altri quattro notabili, si rifugiò nell’ambasciata italiana, dove rimase. Secondo fonti ufficiose ma molto informate lunedi l’altro dopo una rissa per superalcolici uno dei rifugiati avrebbe dato una bottigliata al generale uccidendolo. Secondo fonti ufficiali etiopi questi si sarebbe invece suicidato.

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Venerdì alle nove, davanti all’ingresso della nuova base Nato di Chiapparo (tra Taranto e San Vito) ci sarà un sit in di protesta, pacifica, colorata, non violenta. Ognuno porterà la sua bandiera della pace. Taranto diventa una superbase navale, la più grande del Mediterraneo. Il comando di tutte le forze navali americane in Europa viene trasferito da Londra a Napoli. E venerdì s’inaugura la nuova base in Mar Grande. Il comando della base Nato è attualmente in mano alla Marina italiana ma il comando della VI Flotta Usa, quando verrà trasferito a Taranto, ovviamente non lo sarà. Di fatto avremo due basi navali (Mar Piccolo e Mar Grande) più una terza di supporto logistico, tutta a stelle e strisce, nella zona del molo polisettoriale di fronte all’Ilva.
Da alcuni mesi sorge un’antenna molto alta nell’isola di San Pietro, la più grande delle due isole Cheradi. “La base – scrive Pietro Romano su “Il Mondo” – potrebbe includere anche il centro di ascolto, ora a San Vito dei Normanni, che rientra nella rete Echelon”. Non siamo quindi in presenza di una base italiana ma di un insediamento inserito, mediante il sistema C4i del Pentagono concordato ai tempi del governo D’Alema, nella sfera di influenza americana. Come a Scanzano, anche per Taranto si profila un incremento del rischio nucleare con il passaggio dei propulsori atomici: nessun sottomarino Usa ne è purtroppo sprovvisto. (alessandro marescotti)
Bookmark: italy.peacelink.org/disarmo/indices/index_2.html

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Informazione. Il rock, poi la tv (Walter Cronkite col Vietnam, da noi Samarcanda), poi l’internet… E’ impossibile per qualunque potere controllare completamente i media. Al massimo si possono controllare quelli più “regolari”, quelli che in quel momento sono considerati ufficialmente “i” media. Il che, tuttavia, non è mai più che una convenzione. I concerti erano media, a Woodstock per esempio. I fax erano media, ai tempi della Pantera. Le mail e gli sms, il torchio da stampa, i Freak Brothers, le radioline… Ce n’è sempre qualcuno che sfugge, che magari sarà commercializzato e svuotato fra un paio d’ani ma che per intanto circola, porta sfontatamente in giro felicità e opinioni.
In questo momento, in America, il medium dell’avvenire è il cine. Il vecchio caro cinema – ma non se l’erano preso le multinazionali? Sì, e credevano di averlo digerito da un pezzo. Intanto “Fahreneit 9/11”, il film di Moore sulla famiglia Saud-Bush, sta avendo un influsso pesante sulla campagna elettorale, e rischia di poter smuovere quel due-tre per cento di voti che sarà determinante. Le tivvù sono sempre più imbavagliate, c’è un codice di autocensura persino in Cnn, ma al cine la faccia di Bush si vede perfettamente in piena luce, col suo marchio d’idiozia balistica, più o meno come i fuhrer nel Dittatore. La differenza fra cine e tv è che quando guardi la tivvù sei solo mentre al cinema sei in compagnia – un’agorà buia, nocciolinosa, complicizzante – e dunque in mezzo ai tuoi pari, ai cittadini. Io ho visto per la prima volta il giornalista Bogart al cinema con la ragazza. “E’ la stampa, bellezza”: mentre il vecchio Humphie diceva queste parole, lei mi stringeva la mano, emozionata, e attorno a noi c’erano un casino di altri ragazzini e ragazzini che sentivano (insieme!) la stessa cosa. Capite perché uno poi non se la scolla più, la malattia. Davanti alla tv sarebbe stata tutta un’altra cosa.
Beh, il sistema l’ha capito benissimo, questa faccenda. Hanno fatto il possibile per non portare il film di Moore nelle sale, alla fine – in mancanza di meglio – l’hanno vietato ai minori: ma intanto il film gira, e in sondaggi di Bush vanno giù. Che bell’America è l’America, fratelli. Possono avere un presidente bestia, possono avere tutte le tv e i giornali in mano a dieci padroni, possono fare campagne galattiche per convincerti a mangiare hamburger o ad ammazzare bambini, eppure alla fine finisce sempre così: arrivano Bogart, Marylin, Jane Fonda, Michel Moore, Frank Capra e con un colpo di cinema strappano la maschera in faccia ai cattivi, travestiti da americani ma in realtà alieni invaders dall’epidermide verde.

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Cinquantenni. Sei impiegati sono stati “esuberati” da una banca di Viterbo perché troppo anziani. Il loro avvocato è riuscito a dimostrare che in fondo a cinquant’anni uno non è ancora così anziano da dovere già essere gasato o disintegrato o licenziato. Il giudice, eccentricamente, gli ha dato ragione. I sei bancari potranno così continuare a servire la loro banca, e persino a mangiare due volte al giorno, anche oltre i cinquant’anni. La banca è la Cassa di Risparmio di Viterbo, e sarebbe carino se tutti i cinquantenni d’ora in poi evitassero di affidare i loro risparmi a questa banca cinquantenofobica o a con essa banche collegate. (Curiosità: quanti anni avrà il megamanager che ha disposto l’esubero? Porta i capelli lunghi o è pelato? Immagino frequenti ancora le discoteche, per non dar adito a sospetti d’invecchiamento).

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Politica. A Milazzo provincia Messina l’Ulivo ha preso tremilacinquecentotredici voti, rifondaroli e cossuttiani altri millecento, qualche centinaio i verdi e i dipietrocchetti; la destra, un po’ meno di cinquemila fra Berlusconi e Fini. E’ un buon risultato, per quella zona: più o meno i voti che prendeva il Pci anni ’70. Il gruppo dirigente diessino là risale addirittura al vecchio movimento studentesco, passando per lottacontinua, radio onderosse e la rete. Il capo dei governativi locali invece è lo stesso che a quei tempi capeggiava le squadre fasciste di Ordine nuovo. Per dire che le storie italiane, specialmente in provincia, hanno radici antiche. L’ultima vittoria così, per i compagi milazzesi, risale al ’93, quando si conquistò per qualche mese anche il comune. Prima ancora, bisogna risalire al ’75: Petroselli a Roma, Valenzi a Napoli, Diego Novelli a Torino, bandiera rossa su tutte le grandi città a nord di Palermo; l’anno dopo, alle politiche, perdemmo per pochi voti ma la sinistra collassò e arrivarono l’eroina e il terrorismo e il craxismo. Una parentesi spietata, che sta cominciando a chiudersi solo ora.
L’Italia degli anni ’70 toccò il suo momento più “rosso” nel ’75, ed era un rosso metropolitano, molto urbano. La provincia non fece in tempo a raggiungerlo: il mondo contadino era in crisi da tempo, e una volta spazzate via Milano e Torino per tutta una generazione non restò più niente. Adesso, c’è esattamente aria di ’75, con le città che si schierano una dopo l’altra e il governo che le guarda impotente, senza capir bene (i governi sono sempre extraurbani) che stia succedendo. Il centro di tutto quanto adesso è Cofferati a Bologna: la vittoria modesta di un uomo modesto in un luogo preciso e amato, in una città. E’ l’aria delle città che rende liberi, non la politica complicata e men che mai i leaderoni. La gente, nelle città, ha ricominciato a seguire la politica, a credere nuovamente che essa serva a qualcosa; distrarsi non è più possibile, perché appena ti distrai un momento ti rubano i vestiti da dosso, ti tagliano lo stipendio e ti raddoppiano l’affitto di casa. Perciò, forza politica, visto che a quanto pare bisogna farla. Ringraziamo Berlusconi, che ci ha costretto a svegliarci a suon di nerbate.

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linarena@yahoo.it wrote:
< non ho ben capito come si dovrebbe configurare la società antimafia per abbattere quella mafiosa e per creare rapporti economici esenti o liberi da mafia. Ho l’impressione che dietro le sue parole si nasconda lo spettro di un’altra società mafiosa e cioè quella che dovrebbe mutare i rapporti di produzione. Siamo alle solite? Riformismo o rivoluzione? Cordialità. Linarena >
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Non sono previste rivoluzioni per questa settimana. Cordialità.

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t.tissino@itaca.coopsoc.it wrote:
< “Al signor G. viene rubato il portafoglio…”. Questa volta hai toppato anche tu: quella qui sotto è una bufala, come dimostrato dall’impagabile Attivissimo nel suo servizio AntiBufala:
http://www.attivissimo.net/antibufala/scippo_eliminato/non_denunciabile.htm >
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Giacomo Alessandroni, di PeaceLink, wrote:
< “Al signor G. viene rubato il portafoglio…”. La notizia è ufficialmente falsa. E’ solo uno spam a sfondo politico. E’ arrivata anche in redazione questa mail e me ne sono occupato io. Ho telefonato in questura all’Ufficio Denunce. Il funzionario mi ha detto che non può essere assolutamente come descritto, non tanto per i soldi nel portafoglio, quanto per i documenti, il cui uso potrebbe essere, a dir poco, “improprio”. Gli ho detto che si trattava di Milano, mi ha risposto che nelle grandi città, a causa dell’elevato numero di denunce e della pigrizia di alcuni impiegati, questi esortano a non far fare la denuncia per furto nel caso in cui le probabilità di ottenere un risultato siano basse (la denuncia per furto implicherebbe loro un iter burocratico molto più oneroso che quella per smarrimento). Tutto sommato mi sembra che la cosa stia abbastanza in piedi. Non soddisfatto ho chiesto anche ad un avvocato. Risposta: il Governo non può dare direttive di questo genere >
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Nicola Pittavino wrote:
< Caro Riccardo, dici sempre che hai i lettori che ti meriti (attenti, pignoli, insomma rompiballe). Stavolta tocca a me darti una strigliata. Della bufala di cui sopra ha già parlato il tuo web-collega Paolo Attivissimo. Occhei, hai megafonato una mail, cadendo nel peccato di mancata indagine. E ti si capisce: una bussa a B. si da’ volentieri. Ma, come ben sai, e’ proprio col nemico che si deve andar cauti. Mai farsi prendere dalla lussuria. E attenti nei rimpalli… Ti si vuole sempre bene e ti s’apprezza. Tant’e’ che, addirittura, ti si bastona >
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Diversi altri lettori hanno scritto per segnalare la bufala di cui ci siamo fatti portatori (“Il governo Berlusconi ha reso più difficile denunciare i furti”) un paio di settimane fa. Non resta che ringraziarli e scusarci con tutti gli altri lettori che abbiamo involontariamente ingannato. (r.o.)

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Marco Carnazzo wrote:
< Lev, a conti fatti sono un po’ piu’ piccolo di te: sembra che le rivoluzioni vadano a generazioni alterne, per cui sono riuscito a vivere l’uscita dagli anni ’80 e l’esplosione del Sessantotto III. Da adolescente litigavo con mio padre: “Belli gli anni Sessanta, vero? Voi si che avete migliorato il mondo… Tutti pronti a dare potere alla fantasia: tu, Ferrara e Liguori…”
Mai avuto nostalgia degli anni sessanta: tra i giovani il comunismo era una moda e il mondo era diviso tra buoni e cattivi. Che orrore: meglio avere “drive in” a vita. Poi col tempo sono diventato piu’ magnanimo (“capirai che tuo padre ti e’ uguale” cantava Guccini…). Non tutti erano delle pecore e se ci siamo salvati da una guerra nucleare forse sara’ anche un po’ merito dei fricchettoni…
Oggi non va ne’ meglio ne’ peggio. Mio figlio sara’ un coglione con la fissa delle griffe, che mi odiera’ perche’ fin quando e’ rimasto a casa mia gli ho imposto una dieta vegetariana. E mio nipote sara’ un rivoluzionario incazzato con me perche’ Zulu’ presenta Sanremo (ci sara’ il “rainbow revival” con Jovanotti e Ben Harper) e Agnoletto e’ candidato nella lista di Murdoch. Vagli a spiegare che io con Agnoletto non c’entravo niente, che gia’ all’epoca schifavo i vari rivoluzionari-famose-una-canna-per-l’iraq (esattamente come un certo Lev schifava i vari P. I.) e che finita la moda della pace io come un coglione ho continuato a sbattermi lo stesso mentre (durante il governo Rutelli) mandavano in onda gli anni Ottanta II (mentre l’Italia allenata da Totti vinceva i mondiali, il governo varava la legge – conosciuta come “legge anti spam” – per la quale ogni mail inviata veniva tassata con 1 cent).
Vediamo di fare la nostra parte – siamo condannati a farla – magari facendo un po’ meno i matusa (si diceva cosi’ negli anni ’80, vero?) e schifando un po’ meno la gente, che siano gli anni Sessanta, Ottanta, Ottanta III, Sessanta IV o Zero XXI * 10^3.
Non per un dio o per un ideale, ma giusto per avere il diritto di sputare in faccia a nostro nipote :) >

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dinamitebla@inwind.it wrote:
< Per Lev. Da coetanea, anche se meridionale, capisco tutto, e condivido la sgomento, la frustrazione, l’umiliazione, quasi tutto. Penso, però, che a 33 anni, ormai, si sia anche noi adulti, forse non meno di merda dei nostri predecessori. Forse un po’ di più. Forse dovremmo smettere di usare gli orripilanti anni 80 come alibi. Il mio QI, e mi pare anche il tuo, è rimasto intatto. Se è vero che “non si esce vivi dagli anni ottanta” (Afterhours), è anche vero che vale per gli altri e non per noi: siamo vivi e vegeti, e francamente preferisco camminare sui “cadaveri” e sulle “tombe” di quegli “altri” anziché farmi sommergere dal loro fetore >

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maurizio.gori@flashnet.it wrote:

< Ai bordi
lo si è per natura,
ci si nasce.
Nessuno vi disse
che così era per voi la vita,
ma così è stata,
e così siete.

Di voi,
capire solo l’incompreso,
perché i suoi occhi
sono simili ai miei.
Fra voi,
capire solo il mio essere diverso,
avvertirlo attraverso colori e odori,
come animale
in sconosciuto branco.

Attenderò così
parcheggiato per sempre
su un limitare
ansioso inevitabile,
incompatibile
con il vostro sentirvi un noi,
con la vostra normalità >

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Luca <boss@alma.it> wrote:

Da Saffo

< tramontata è la luna
e le pleiadi
a mezzo è la notte
il tempo trascorre
e io dormo sola >

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“A che serve vivere, se non c’è il coraggio di lottare?” (Giuseppe Fava)