San Libero – 235

15 giugno 2004 n. 235

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La cosa più bella di tutte è che ci siano state delle elezioni. Nel duemila e quattro, la cosa non era più tanto scontata: è ormai da qualche anno i Grandi-Leader-Che-Se-Ne-Fottono-Dei-Sondaggi e la Global Tivvù vanno prendendo il posto dei vecchi obsoleti comizianti, parlamentari e cittadini. E questo non solo in Italia ma dappertutto. Nonostante ciò, siamo andati a votare: e invece di prenderci a fischi in faccia, ci hanno preso sul serio e ci hanno anche annuito gravemente.
La seconda cosa bella è che per la prima volta si è votato in Europa. In Europa? Sì. La nazione europea, per gli storici del futuro, sarà qualcosa che si è formata in questi due anni, soprattutto grazie a Bush. Stellato blu e iride della pace sono ormai, in prospettiva, due maniere diverse di dire – diplomaticamente o “ingenuamente” – la stessa cosa. La nazione più importante del mondo ormai è l’Europa: una nazione che ha fatto talmente tante cazzate nella sua lunga e tremenda storia da cominciare a capire che forse è meglio non farne più. Ma allora chi sono questi coglionazzi politici che ci hanno cercato il voto adesso? I padri della patria, per caso? Ebbene, sì: a loro totale insaputa, naturalmente. Esattamente come lo erano il pacifico notabile di Peretola, di Cuneo o di Siracusa improvvisamente assurti, nella loro mediocrità senza bagliori, a Membri del Parlamento dell’Italia Unita.
La terza cosa bella, ma molto dopo, è che finalmente ci stiamo levando dalle scatole il signor B. Se ne andrà in santa pace, ci vorrà Ciampi? Calma e gesso: vedremo. Nei porssimi mesi si squaglierà, anche se magari per un po’ sarà convinto d’esserci ancora. La terrificante parentesi in cui noi italiani ci siamo dovuti guardare allo specchio, brutalmente, per come siamo davvero, se Dio vuole sta finendo. D’ora in avanti, potremo riessere ipocritamente “italiani brava gente” come prima.
La quarta cosa bella è che all’orizzonte s’intravvede il partito del progresso e del popolo, il regno del Professor Mortadella, il centrosinistra. I cococò danzeranno, i giornalisti si sbavaglieranno, i celerini daranno agli studenti dei fiori, i pensionati verrano prima di Tanzi, e i generali, finalmente, avranno il tempo di portare a spasso i nipotini. Tuttavia, poiché tre doni belli ce li ha già dati, può darsi che la Fatina Buona s’impunti proprio sul quarto; e che i cococò continuino a pigliarla in quel posto, i giornalisti a tacere, i celerini a menare, i generali a generalizzare e i pensionati ad essere sollecitati ad aiutare l’economia togliendosi al più presto di mezzo.
Se queste cose continueranno ad avvenire, avverranno tuttavia in maniera educata, con grandi dichiarazioni democratiche e nel nome dei principi più civili. Il che, evidentemente, sarà una soddisfazione non da poco, e come tale sarà giustamente celebrata dai nuovi portavoce massmediatici del governo: da Gad Lerner a Giuliano Ferrara, da Maurizio Costanzo a Bruno Vespa. Fra un anno di questi tempi, ve lo assicuro, non ci sarà più un berlusconiano in Italia (parlo dei giornalisti), anzi non ci sarà mai stato. O anzi ce ne sarà uno soltanto, il vostro umile sottoscritto, che verrà giustamente epurato dall’apposita commissione (composta dagli ex- berlusconiani-ex-di sinistra-sempre-a-galla) in quanto odiosamente critico della sinistra.
In fondo – ci permetteremo di farvi osservare fra un anno, quando il signor B. sarà alle Bahamas ma le sue idee base saranno ancora saldamente al governo – in fondo anche il signor B. ci ha insegnato qualcosa. Io mi ricordo la prima manifestazione di Forza Italia a Bologna, con circa duemila tizi dall’aria non troppo prospera (“Forza Italia Basilicata”, scritto a pennarello) e una cinquantina di signori in giacca e cravatta che li inquadravano caporalescamente. Dai portici, i bolognesi li guardavano sorridendo. Era da molto tempo, infatti, che i “qualunquisti” e i poveri non venivano a galla, rimossi dalla sinistra perbene esattamente come dai liberali sabaudi all’inizio dell’Italia unita. Il risultato, è stato che – esattamente come ai tempi dei sabaudi, o prima ancora dei re borboni – i più poveri e i più “ignoranti” son diventati massa di manovra della peggio reazione. I voti che hanno prodotto Berlusconi infatti li abbiamo persi nella cintura operaia di Torino, nelle periferie milanesi, nelle borgate di Roma, nei paesini dell’entroterra siciliano, nelle scuole: esattamente in tutti i quei luoghi in cui una sinistra coraggiosa aveva saputo costruire la propria base, e una sinistra vip e fighetta l’ha invece abbandonata e tradita, e consegnata a Berlusconi.
Adesso, ricordiamoci soprattutto di questo. E’ stato Berlusconi a perdere, molto di più di quanto non siamo stati noi a vincere. La sinistra è ancora da costruire, è già nella testa e nei cuori di moltissimi cittadini giovani e anziani – ma non è ancora nei partiti, né ancora ha un suo vero gruppo dirigente. Quest’ultimo, potreste essere proprio voi.

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(Attenzione, adesso c’è il pastone politico: saltatelo tranquillamente e cercatevi un sito porno).
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Italia. La destra diventa maggiorenne: il ventisei per cento (Forza Italia e Lega) resta di proprietà di Berlusconi ma il diciassette per cento (An e Udc) decide per conto suo. Il centrosinistra si divide in un centro e una sinistra, in proporzione di due a uno. I due poli all’incirca si equivalgono, ma il vento in poppa ora ce l’ha l’Ulivo. Crisi di Forza Italia, sconfitta personale di Berlusconi e – in misura minore – di Fassino. Nessuno dei due ce l’ha fatta a distruggere i propri alleati, il che era il fine principale di queste elezioni. Il partito più forte? Quello che non c’è, la Dc. Mettendo insieme i propri adepti nell’uno e l’altro polo, potrebbe tranquiillamente formare un governo – e non è detto che non lo faccia.
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Europa. Come disse Massimo d’Azeglio Ciampi nel lontano Ottocento, “L’Europa è fatta, adesso bisogna fare gli europei”. Bush non ci dorme di notte, ma se fosse per Fantozzi, Fantozzen, Fantozì, Fantowskij, Fantuezzos e compagnia bella, col cavolo che si farebbe l’Europa: non sono riusciti nemmeno ad alzarsi in tempo per andare a votare. Menomale che c’è il Professore. Cmq finiscono col sedere per terra i due personaggi più odiosi, il nostro signor B. e l’albionico Blair che è anche peggio (che è tutto dire). In America, Bush cala nei sondaggi e sarà sostituito a novembre da qualcuno che riesca a torturare la gente senza farsi beccare.

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Made in Italy. Fra le altre cose, noi italiani abbiamo i migliori deputati europei di tutta Europa. Un deputatuccio spagnolo infatti costa appena quattromila euri al mese. Un deputato di serie A, un tedesco o un inglese, te lo tirano dietro per meno di settemila euri Iva compresa. Ma un deputato nostro per meno di undicimila te lo puoi sognare.

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Post-elezioni. Povero Dell’Utri. Per primo toccherà a lui.

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Partiti. Intanto, si stanno privatizzando un’altra bella fetta d’Enel, la Terna. Quanti voti prende il partito dei privatizzatori? E perché è sempre al governo?

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Satira. “Carta dei Doveri del Giornalista: Il giornalista deve rispettare, coltivare e difendere il diritto d’informazione di tutti i cittadini. La responsabilità del giornalista verso i cittadini prevale sempre nei confronti di qualsiasi altra Il giornalista ha dovere fondamentale di rispettare la persona, la sua dignità, non discrimina mai nessuno per la sua razza, religione, sesso, condizioni fisiche o mentali, opinioni politiche. Il giornalista corregge tempestivamente e accuratamente i suoi errori o le inesattezze, in conformità con il dovere di rettifica nei modi stabiliti dalla legge, e favorisce la possibilità di replica Il giornalista non deve omettere fatti o dettagli essenziali alla completa ricostruzione dell’avvenimento Il giornalista rispetta il diritto inviolabile del cittadino alla rettifica delle notizie inesatte o ritenute ingiustamente lesive”.

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Colori. La mia generazione, trent’anni fa, era caratterizzata dalla scatoletta chiara degli anticoncezionali: portava un sacco di guai, dai problemi ormonali alle apocalissi dei preti – ho conosciuto una ragazza, allora, che venne cacciata di casa semplicemente perché sorpresa con la scatoletta chiara nella borsetta – ma era semplicemente la libertà. Per un paio d’anni, come simbolo, è stato per le ragazze quel che per noi ragazzi erano l’eskimo e i capelli lunghi (le donne sono sempre più avanti e più concrete).
I secoli sono passati, e a un certo punto il simbolo generazionale si è trasferito nel preservativo. Preservativo nella borsetta significa che sei libera, ma che sai dove andare ecc.; per i maschi, il discorso è molto più ambiguo perché poteva significare indifferentemente maschietto paesano o ragazzo responsabile e civile. In ogni caso, tuttavia, sia per le ragazze che per i ragazzi il simbolo non è più di qualcosa da conquistare, ma di qualcosa da cui difendersi per paura. (Nell’epoca del preservativo noi ragazzi non avevamo più capelli lunghi e colori, ma nuche premilitari e nero addosso; e parecchio metallo).
E ora? Un po’ di colori in giro, si ricominciano a vedere; purtroppo non si capisce bene se è perché lo dice Armani o perché proprio siamo stanchi di nero. L’altra volta ho visto una ragazza col cappello e una bellissima gonna lunga a fiori, e pareva proprio la rondinella di qualcosa. Ma ci s’illude con poco, alla mia età. Il problema vero è che pillole sessantottine, e preservativi anni Ottanta, e pillole a interfaccia amicehevole di ora, sono sempre appannaggio di una minoranza più consapevole, non di tutti. La massa dei ragazzini e delle ragazzine, quelli che vedi sciamare allegri a Trinità dei Monti il sabato pomeriggio (due autobus e un trenino, hanno preso, per arrivare fin lì) non sanno niente di pillole, di sessantotti e di preservativi, consegnati inermi alla gravidanza o all’aids da duemila anni di preti.

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Numeri. < Rome, Italy (Cnn). Friday, June 4, 2004. Protesters swarmed the streets of central Rome after Bush met with Pope John Paul II, one of the strongest critics of the war. Police estimated the number of demonstrators at 500,000 >

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Internet. Cina. Chiusi sedicimila internet café, fra cui tutti quelli vicini alle scuole.

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Pulizia. Olanda. Concluso un accordo con la Tanzania, che cederà in affitto al governo olandese – per sei milioni di dollari l’anno – una vasta estensione di terreno destinata ad alloggiare, in apposite strutture, le migliaia di profughi attualmente in attesa di asilo politico in Olanda. Una trattativa analoga, e con le stesse finalità, sarebbe in corso fra il governo britannico e le autorità croate.

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Conta di più l’occidente o l’oriente? Uno, due, tre, quattro, cinque. Una mano. Sei, sette, otto, nove, dieci. Due mani. Una mano la stilizziamo con un “V”. Due mani con due V contrapposte, cioè una “X”. Per ogni singolo dito, ovviamente, basta scrivere una “I”.
Ecco, questo è il “nostro” modo di contare. Nostro non solo perché sono i numeri che vediamo ancora sui monumenti e nei testi letterari (Dante Alighieri contava ancora così). Ma perché nasce proprio da un nostro imprinting molto antico. La nostra, in origine, nasce come una civiltà molto individuale, in cui la casa conta molto più della piazza o del bazar. Lo scambio con gli altri individui è basato essenzialmente sullo status, non sul commercio.
Altre civiltà (in genere, quelle “orientali”) nascono invece fin dall’inizio coi grandi numeri – le decine, le centinaia, le migliaia – e hanno bisogno di lavorare rapidamente con essi, non di analizzare a fondo ogni singola (antropomorfica) unità. Un individuo di queste società, di per sè, conta poco ed è inserito da subito in una situazione di massa, un impero idraulico o qualcosa del genere. Non è quasi mai autosufficiente dal punto di vista alimentare ed ha subito bisogno di una rete molto complessa di scambi, il commercio. Per gestire quest’ultimo gli farebbe molto comodo un computer e, non trovandolo al bazar, è costretto a inventarsi qualcosa che gli si avvicini il più possibile, ad esempio un abaco.
L’abaco funziona già per strutture logiche, per posizionamenti qualitativi e non per semplice addizione di unità: la colonna delle decine è completamente diversa da quella delle unità ed ha bisogno di un software logico, non di una mera percezione fisica, per funzionare (contare sulle dita è usare semplicemente un hardware). Il passaggio successivo, naturalmente, è l’invenzione dello zero.
Tutto qua? No. I fenici e i greci, in un punto di snodo fra est e ovest, inventano – ma su un target del tutto differente – un altro software molto interessante, l’alfabeto. Tale è il successo di vendita di quest’ultimo, che ne viene immediatamente sviluppata una release che consente di utilizzarlo anche per i calcoli numerici (alpha vale uno, beta vale due, ecc.), una specie di Office (Word + Excel) di quei tempi.
Questo programma ha tanto successo che per un bel pezzo (grazie anche a un’accorta strategia di compatibilità col vecchio Conta-sulle-dita 3.1) copre tutto il mercato. Solo quando l’azienda produttrice, la Impero & C, va a ramengo (ma ci vorranno un bel pò di secoli) la concorrenza orientale potrà finalmente piazzare la tecnologia Zero-based anche dalle nostre parti. Per questo ci è toccato correre molto alla svelta per recuperare il gap. Sempre ammesso che l’abbiamo *veramente* recuperato.

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Persone. Il professor Giuseppe D’Urso, di Catania, morto il 16 giugno 1996. Fu il primo in Italia a studiare i legami fra mafie e massonerie (“massomafia”). Fu anche il costante promotore, come presidente dell’Associazione I Siciliani (uno dei primi e più combattivi soggetti della “società civile” italiana) della più stretta unità fra tutti coloro che si oppongono ai poteri mafiosi. A otto anni dalla sua scomparsa, questa unità è lungi dall’essere realizzata. Questo è il motivo per cui il potere in Sicilia è ancora sostanzialmente nelle stesse mani.

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Padre Giorgio wrote:
< Sono Padre Giorgio il comboniano delle catene, dei permessi di soggiorno in nome di Dio. Insieme con altre associazioni abbiamo organizzato una manifestazione contro i Centri di Permanenza Temporanea vengono rinchiusi gli immigrati considerati irregolari, in un regime punitivo-repressivo dove i diritti umani sono ignorati. Venerdì 18 faremo dei sit-in davanti alle Prefetture, Questure e ai CPT. Vi chiediamo di aderire e di organizzare la manifestazione anche nella vostra città >
Info: giorgiopoletti@tiscali.it

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Enrico Peyretti wrote:
< L’Europa dovrebbe attuare il progetto di Alex Langer del Corpo Civile Europeo di Pace, che giace nel Parlamento Europeo. Si deve almeno, per civiltà, dividere la difesa in militare e civile, rompere l’assurdo selvaggio monopolio militare sul bene-difesa, che è ridotto e non accresciuto da questa spoliazione anti-democratica. La difesa nonviolenta e popolare non è un mito: è anche una realtà storica. I popoli hanno la capacità di difendersi con la resistenza, con la non-collaborazione ad un potere oppressivo, sia interno che esterno, con la lotta nonviolenta. Lo hanno dimostrato in forme improvvisate, anche davanti ad aggressori violenti come i nazisti. Tanto più efficacemente potrebbero farlo se ne fossero istruiti e addestrati, e se la difesa civile fosse finanziata e preparata almeno destinando a ciò il 5 per cento delle risorse oggi gettate nella difesa militare. Ma “al contadino non far sapere…”: non conviene alle “oligarchie elettive” far sapere alla gente comune che può liberarsi di loro senza spargere sangue.
Quanto all’ingerenza umanitaria, che è un dovere, dovrà consistere anzitutto in azioni civili e nonviolente preventive, poi, all’occorrenza, in interventi di polizia internazionale e non di guerra (differenza non verbale ma essenziale: la polizia legale e corretta contiene e riduce la violenza, la guerra l’aumenta necessariamente per poter vincere, ed è di sua natura fuorilegge). L’ingerenza umanitaria dovrà competere non a coalizioni di interessi parziali, ma all’Onu o a sue agenzie regionali, e solo in questa forma all’Europa
Con molta meno spesa e dolori e danni, si sarebbe potuto “invadere” pacificamente Kossovo, Afghanistan, Iraq, Israele-Palestina, con migliaia di ispettori civili, con ondate di comunicazione civile inter-popolare, ottenendo molto di più in ispezioni, difesa dei civili, liberazione della voce dei popoli, formazione e propaganda democratica, fino a libere elezioni, organizzate e controllate dall’Onu (anche in Florida!), svuotando dall’interno le dittature. Questo non è più impossibile nel mondo della più facile comunicazione, spostamenti e compenetrazione dei popoli >

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pbr@libero.it wrote:
< Dopo l’incendio vandalico del gattile (o colonia felina censita dall’Ausl) realizzato dai volontari di “Qua la zampa” di Soragna la struttura verrà definitivamente chiusa. Motivi di sicurezza per l’incolumità dei gatti ospitati – già più volte presi di mira da gesti incivili – hanno portato a questa drastica soluzione che comunque non fermerà le iniziative a tutela degli animali. I gatti sopravvissuti, tutti vaccinati e sterilizzati, attendono intanto un amico desideroso di adottarli nella propria abitazione. Chi volesse farlo può chiamare il 333.4141174. Dal martedì al sabato (ore16/18) un volontario civile sarà presente ella biblioteca di via Garibaldi per ricevere segnalazioni su cani e gatti smarriti o ritrovati >

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AntonellaConsoli <libera@libera.it> wrote:

Espatrio

< Sapere qual’è la stella
che si vedrà
anche da lì.
Rifarsi l’identità, lavarsi i denti;
masticare a lungo la storia degli Dei
e degli Ehi!.
Cambiare la tovaglia,
sorridere ai crudeli, asciugati e marinati.
Sfamare la gatta e le anatre
che non sanno volare.
Ah, dimenticavo:
cantare, cantare, cantare >

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“A che serve vivere, se non c’è il coraggio di lottare?” (Giuseppe Fava)