San Libero – 231

18 maggio 2004 n. 231

________________________________________

“Ma poi tutta ‘sta gente dove la portano i tedeschi, signor tenente?”.
“Non è affar nostro. Se lo vedono loro”.
Questa conversazione era abbastanza frequente, nell’esercito italiano di sessant’anni fa. Non era una conversazione conclusiva. A volte il signor tenente precisava: “Noi eseguiamo gli ordini e basta. Ne vuoi sapere di più di Mussolini?”. A volte, dopo un momento di silenzio, continuava: “Nel mio plotone, comunque, prigionieri ai tedeschi non se ne danno”.
Io credo che gli ufficiali del secondo tipo fossero di gran lunga i più numerosi. Non si spiegherebbe altrimenti come mai tanti militari italiani, dopo l’otto settembre, non siano passati coi tedeschi ma siano invece andati in montagna. Ma è una storia minore, di quelle che raccontavano i vecchi e che finiranno sotterra con le loro ossa.
* * *
“Non è affar nostro. Noi li consegnavamo a chi di dovere”. Sì, ma “chi di dovere” torturava. E non tutti i “signor tenente” hanno risposto “affari loro”. Molti – noi crediamo la maggior parte – hanno risposto “arrangiandosi” per non consegnare i prigionieri o per proteggerli in qualche modo, di nascosto dall’alleato. Anche questa è una storia minore, di quelle che si raccontano nelle case. E vengono a galla poco e male, nelle parole di una vedova o nelle riprese – mai trasmesse – di un cameraman coraggioso. Poi i generali e i gerarchi fanno il mestiere loro: la vedova era “scossa”, “meglio lasciarla in pace”. “Il governo non sapeva niente, non potevamo mai immaginare”. “L’indefettibile asse con l’alleato”. “Con sprezzo del pericolo, al grido di viva il duce e viva il re”. Ma dentro le case, i reduci raccontano la verità.
* * *
L'”indignazione” di Fini. Le domandine di Vespa. I giornalisti e i gerarchi. Non occorre una camicia nera per essere fascisti: basta un sorriso elegante, di sprezzo comprensivo, per una povera donna che s’ostina a raccontare. Non dev’essere stato difficile intimidirla: ha dei figli. Qualche telefonata sarà bastata. L’Italia però non dimentica – non ha dimenticato allora, figuriamoci adesso.

________________________________________

Noi crediamo. < Noi crediamo alla vedova di Massimiliano Bruno. I Carabinieri dell’Unione Nazionale Arma Carabinieri sono in perfetta sintonia con le affermazioni della vedova del collega Massimiliano Bruno. Anche presso la Call Center dell’Unac, attivata dopo la strage di Nassirya, giungevano notizie da militari in Iraq o rientrati in Italia, di vero caos circa maltrattamenti o “particolari” trattamenti nei confronti delle persone arrestate che venivano consegnate agli Inglesi ed alla polizia Irakena e rinchiusi in quelle Galere. Invitiamo tutti i Colleghi, rientrati in Patria, che sappiamo conoscono la verità, a parlar , ed a non lasciare sola la vedova Bruno, oggi abbandonata dallo Stato, ed offesa nel suo dolore, da chi nega di conoscere. L’unico modo per onorare i colleghi caduti, è quella di raccontare la pura e vera realtà conosciuta in Iraq, in tutti i sensi, sapendo che solo la buona sorte ha permesso a molti di riabbracciare i propri cari, ciò che purtroppo ad altri, che sappiamo mandati allo sbaraglio, non è stato possibile. Firmato il segretario dell’Unac, Maresciallo Antonio Savino >

________________________________________

Due eroi civili. Già nell’agosto 2003 gli ufficiali dell’esercito italiano avevano accesso alle carceri di Nassiriya, conoscevano quell’inferno e si prodigavano per rendere più umana la detenzione dei prigionieri. Le immagini che lo confermano sono state raccolte dal produttore indipendente Stefano Rolla, l’eroe civile ucciso a Nassiriya insieme ai carabinieri e ai soldati del 12 novembre. Tra gli accompagnatori in Iraq di Stefano Rolla vi era anche il maresciallo-biologo del Ris, Massimiliano Bruno, anch’egli caduto a Nassiriya. Il filmato di 33 minuti (regista Massimo Spano) fu acquistato Rai2 e molto parzialmente utilizzato da Excalibur di Socci.
Il maresciallo Bruno viene inquadrato distintamente da Rolla al termine di un sopralluogo nell’Antica Babilonia ed appare in altre immagini filmate da Rolla ma non montate dai collaboratori di Spano. Nelle immagini successive Rolla riprende invece un ufficiale in mimetica dell’esercito italiano a colloquio con un gruppo di detenuti reclusi dentro una gabbia stipata. Accanto all’ufficiale italiano vi è un iracheno con la divisa della polizia locale e i gradi di capitano sulle spalline. Il militare italiano parla in inglese, tenta di incoraggiare i detenuti e si appresta ad una mediazione con le autorità locali.
Le immagini di Rolla testimoniano che Massimiliano Bruno poteva essere a conoscenza di quelle condizioni inumane così ben descritte nelle interviste concesse dalla vedova Bruno e dal suo comandante, il colonnello Burgio. L’associazione articolo 21 ha potuto vedere per intero il filmato. Ne traspare non solo la consapevolezza di operare in uno scenario di guerra dove i diritti umani sono limitati da fatti circostanze e usi locali, ma soprattutto l’impegno umanitario dei nostri militari, incluso il maresciallo Bruno e i suoi ufficiali, affinché la polizia locale assumesse atteggiamenti “occidentali” nei confronti dei prigionieri iracheni.
Nessuno ne aveva mai dubitato. Ma, visto che i marescialli sapevano, i capitani sapevano, i colonnelli sapevano e persino il generale Spagnuolo sapeva, dove si è interrotta la catena di comando e controllo? Come mai il governo non sapeva? Il documentario di Rolla nei titoli di coda ringrazia per il contributo i ministeri della Difesa e degli Affari Esteri. Ma Martino e Frattini l’hanno mai visto? (pino finocchiaro)
Bookmark: www.articolo21.com

________________________________________

Rivincite. Bush figlio, intervistato dal Washington Times, s’è lasciato scappare: “Non taglierò la corda dall’Iraq. Non farò come mio padre”. Bush padre, in guerra, era stato pilota d’aerei al fronte. Bush figlio, imboscato. Chissà quante volte, senza dirglielo, suo padre gliel’ha rinfacciato.

________________________________________

“Continueremo ad operare a Abu Ghraib”, fa il nuovo comandante, gen.Miller. Fino a un mese fa comandava Guandanamo.
* * *
Appartenevano alla 372ma compagnia della Polizia militare ed erano per lo più riservisti. I tedeschi studiati in “I volenterosi carnefici di Hitler” erano pure dei riservisti e appartenevano a un battaglione della polizia militare il cui numero non mi riesce di ricordare.
* * *
Alcuni ufficiali delle “forze di coalizione” (Red Cross Report On Irak, punto 7) dichiarano che il 70-90 per cento dei prigionieri è stato arrestato per errore.
* * *
La foto col prigioniero nudo e il cane è anticipata con estrema precisione da Elio Vittorini (“Uomini e no”, 1944). Là il cane si chiama Guthrun, il prigioniero nudo è un giovane milanese e l’ufficiale è tedesco.
* * *
La Svizzera, depositaria della Convenzione di Ginevra, ha convocato gli ambasciatori di Stati Uniti e Gran Bretagna in merito agli abusi commessi ai danni di prigionieri. Il ministro degli esteri elvetico, Micheline Calmy-Rey, ha chiesto che le violazioni alle Convenzioni di Ginevra non restino impunite. Il ministro degli esteri italiano invece non ha convocato nessuno.
* * *
Il manuale ufficiale della tortura, pubblicato dai giornali.
* * *
I senatori (gente per lo più anziana e stata in guerra) non ressero alla vista delle foto. “Non possiamo renderle pubbliche”, “disgustose”, “ma come sono avvenute da noi?”, “molto peggiori di quelle pubblicate”, “peggio di qualsiasi cosa abbia mai visto” (senatori Warner, Feinstein, Nelson, Wyden, Frist).
* * *
Ragazzi ammazzati in un carcere, ragazzi decapitati con un coltello in diretta tv.
* * *
E tutto questo da noi su Terra, nell’anno di salvazione duemila e quattro.

________________________________________

Titoli. “La Brianza diventa provincia. Una vittoria della Lega” (La Padania)
“Vittoria di Sonia Gandhi in India. Settecento milioni di elettori nella più grande democrazia” (tutti gli altri giornali).

________________________________________

Film. Cinque anni per mafia a un ex ministro, Mannino. “Controlliamo metà dei voti – dicono due mafiosi intercettati – del viceministro dell’interno”. “Lui e don Matteo – precisa uno dei due – come fratri sono”. Svista del ministero di giustizia: settantadue mafiosi, fra cui gli assassini di Borsellino, fuori dal carcere duro. Legge straordinaria del governo per riportare ai vertici della magistratura il nemico di Falcone, Carnevale. A casa ai domiciliari il “pentito” Brusca (sciolse un pentito nell’acido) per ordine della Cassazione. Diciassette miliardi di soldi “di provenienza sconosciuta” entrarono in Fininvest nel ’78 e il pm sospetta che dia stato riciclaggio. Sciopero di tutti i magistrati contro le leggi antimagistrati del governo. Non ho capito bene se tutto ciò è un telegiornale o semplicemente la quindicesima puntata della Piovra.

________________________________________

Bianco/nero. Milazzo, Sicilia, un circolo di cultura fine anni sessanta. Dibattito sul divorzio tra un vecchio avvocato di un’associazione per la difesa della famiglia e un ancora poco conosciuto Pannella. In paese sembrava che i Borboni non se fossero mai andati, al referendum monarchia-repubblica, naturalmente, avevano vinto i monarchici. Alle elezioni erano i preti a dirti per chi votare e la democrazia cristiana aveva la maggioranza assoluta. Eppure fu un trionfo per lo sconosciuto “continentale”: distrusse, tra gli applausi appassionati di noi laici e anche dei non schierati, il vecchio bigotto, tanto che a un certo punto il prete presente gli strappò il microfono di mano. Uscimmo dalla sala eccitatissimi, rievocando i vari passaggi, come dopo un film o una partita, sicuri che ormai preti e democristiani, a Milazzo e in Italia, fossero alla frutta. E invece dovemmo aspettare ancora cinque o sei anni.
Dodici Maggio del settantaquattro, ancora non c’erano gli exit-poll. Si cominciò a capire verso sera che i No avevano vinto. Stavo già a Roma e con alcuni compagni andammo in centro: era come ai Mondiali del ’70, quelli di italiagermaniaquattroatre, ma al posto dei tricolori c’erano le bandiere rosse. Fiumi di gente a Porta Pia e dappertutto, a via del Tritone davanti al Messaggero di Perrone ed anche a Botteghe Oscure (che non ci aveva creduto molto). Era diverso dai cortei del sessantotto, allegri ma duri. Era una festa, si respirava aria di liberazione e, finalmente, mi ritrovavo anch’io in quelle situazioni viste tante volte al cinema o in televisione: aprile ’45, la folla che esulta per l’arrivo degli americani (quelli buoni) e dei partigiani. Proprio come in un film. E non finì quella notte. La festa si ripetè alle elezioni regionali dell’anno dopo e alle politiche del ’76. Ricordo la copertina di Time con Berlinguer. Poi, però, sul più bello, puntuali arrivarono gli anni di piombo, poi gli ottanta, Craxi e …vabbè il resto lo sai. (g.m.)
________________________________________
Elezioni. Io mi ricordo del campo nomadi di Milano in fondo a via Cambini, una volta ci ho portato i lupetti del mio gruppo scout per regalare agli immigrati il cibo che era avanzato dal nostro campeggio estivo. Poi sono passate le ruspe e quegli immigrati sono andati via. Le aveva chiamate il sindaco di Milano, il leghista Marco Formentini.
Io mi ricordo di Jonathan, un bambino peruviano che era entrato nel nostro gruppo scout, e che abitava a pochi metri da quel campo nomadi nelle case di ringhiera di via Clitumno. In quelle case, oltre alla famiglia di Jonathan, vivevano tanti altri immigrati del Perù. Un giorno Jonathan non è più venuto alle riunioni degli scout, e abbiamo scoperto che in quelle case c’era stata una retata. Lui e altri bambini del palazzo erano stati portati in questura e sottratti ai loro genitori, trascorrendo una notte di terrore senza sapere cosa era successo ai loro cari. Jonathan frequentava regolarmente la scuola elementare del parco Trotter in via Padova, ma da quella notte non ne abbiamo saputo più nulla. Quell’anno il sindaco di Milano era il leghista Marco Formentini.
Io mi ricordo di un uomo che ha basato la sua campagna elettorale sullo sgombero del centro sociale Leoncavallo, ingannando Milano con la paura dei “diversi” per vincere le elezioni contro un candidato sindaco onesto. Quell’uomo era il leghista Marco Formentini, e il suo avversario onesto si chiamava Nando Dalla Chiesa, figlio di un Carabiniere ucciso dalla mafia e fondatore del movimento chiamato “Società Civile”, basato su una regola ferrea: i politici di professione non erano ammessi.
Stanotte camminavo per le vie della città che mi ha adottato, e guardando un manifesto ho scoperto che l’Ulivo mi chiede di dare il mio voto all’ex-leghista Marco Formentini, per mandarlo al Parlamento Europeo a decidere anche di immigrazione. Ho guardato a lungo quel manifesto, e sono rimasto imbambolato per molti minuti di fronte al sorriso di quella foto, mentre dentro di me la rabbia e il terrore danzavano un tragico valzer.
Ho ripensato a Jonathan, e alla dignità con cui ripiegava ogni mattina i vestiti che gli avevamo dato per partecipare all’unico campeggio scout della sua vita, e di fronte all’antitesi della dignità che mostrava il suo ghigno da un manifesto elettorale ho pensato dentro di me “stai tranquillo, Jonathan. Ovunque tu sia, sappi che io mi ricordo”.
(gubi)

________________________________________

Muri di Roma. “Roma bizantina”.

________________________________________

Piccoli ma europei. Bando di gara del piccolo Comune di Ladispoli (Roma) per il servizio di gestione di tesoreria comunale. Il bando favorisce formalmente gli istituti bancari non coinvolti nel finanziamento di commercio di armi. Una piccola buona notizia civile.

________________________________________

Regie Poste. Accordo delle Poste Italiane con Banca Mediolanum, per vendere i servizi finanziari di quest’ultima nelle 14mila sedi delle Poste Italiane. Quattordicimila filiali in più, tutto d’un colpo: ma di chi è questa fortunata Mediolanum? Risposta: di Ennio Doris e Silvio Berlusconi. E perché le Poste hanno rifiutato analoghe intese con altre banche come la Banca Etica e la Deutche Bank? Risposta: mistero. E ora succede questo, che mai succederà quando privatizzeremo le poste? Risposta: non si sa, ma per sì e per no meglio stare in campana. Sabato infatti Girandole, Italia Democratica e altri movimenti della società civile hanno cominciato a fare un po’ di volantinaggio davanti agli uffici postali.
Info: legirandole@tiscali.it

________________________________________

Imperi. Improvvisamente al posto della regina Vittoria ci siamo ritrovati un Gei Dabbliù.

________________________________________

Fascisti. Alfredo Cucco, ultimo segretario del partito fascista, proveniva da un paesino siciliano, Castelbuono, che ebbe negli anni Trenta l’indesiderato onore di varie e non preannunciate visite del “prefetto di ferro”, il famoso Mori. Costui, mandato da Mussolini in Sicilia con l’ordine tassativo di “estirpare la maffia”, aveva messo su un’eccellente rete di spie nelle province: ogni volta che aveva raccolto abbastanza nomi circondava il paesino incriminato con un doppio cordone di guardie a cavallo, lo occupava militarmente e procedeva a rastrellare tutti i “maffiosi”, tutti i sospetti o possibili tali, e per buona misura le rispettive famiglie. Lunghe corvees di ammanettati lasciavano al tramonto il paese, mentre sulla piazza principale il prefetto a cavallo intimava ai superstiti il giuramento di fedeltà al re e al duce. Le isole si riempivano di picciotti, e la scrivania prefettizia di encomi ministeriali. La sua carriera finì quando si mise in mente di perseguire anche l’alta mafia, quella che oggi chiameremmo “terzo livello”. I primi due o tre notabili proposti per il confino, dal ministero non arrivarono più encomi ma richieste di chiarimenti. I “camerati di Sicilia”, allora come oggi, contavano dentro al Partito più dei prefetti. Infine fu richiamato a Roma, lodato, giubilato, e assegnato a un incarico onorifico ma indifferente. Scrisse le sue memorie, mentre la mafia palermitana, digeritolo, si preparava serenamente a passare dalla protezione del fascismo a quella degli americani.
Il prefetto, prima che i camerati palermitani si rivolgessero a Mussolini, era riuscito tuttavia a ottenere la “sospensione dal fascio per motivi d’indegnità morale” d’un paio di gerarchi-notabili palermitani. Poca roba, d’accordo, e solo per i casi più manifestamente gravi; e anche qui, d’altra parte, solo per qualche mese, prima del trionfale reintegro e nel grado littorio e nel notabilato. Fra questi, quel tale Alfredo Cucco, console della milizia e gloria di Castelbuono: la cui carriera riprese rapidamente le ali, fino a portarlo – come abbiamo visto – ai vertici del partito, in tempo per le ultime persecuzioni di ebrei (in cui si distinse) e stragi di partigiani.
Adesso, nell’anno 2004, il sindaco di Castelbuono prevede d’intitolargli una piazza: Piazza Alfredo Cucco, uomo politico e patriota. Di piazze ad aguzzini fascisti (come il co-assassino dei Rosselli, Anfuso) la Sicilia contemporanea non è avara; come di pubbliche celebrazioni (memorabile quella a Di Cristina) in lode di boss passati a miglior vita. Però è la prima volta, se non erriamo, che nello stesso individuo si glorifica insieme, con fiero orgoglio, e il fascista e il mafioso. Io ne ho notizia di una lettera, inviata dai compagni di quel paese e indirizzata “per conoscenza” ai componenti del “centrosinistra delle Madonie”. Dalla lettera non si evince se il sindaco fascio-mafioso, che propone la piazza, sia di destra. Spero che qualche lettore di Castelbuono voglia al più al più presto precisarmi che trattasi di esponente di Forza Italia o dell’Udc o di An. Lo prego di scrivermi in fretta, perché non riesco a dormirci su la notte.

________________________________________

Informazione 1. < Sono Antonio del Collectif Bellaciao di Parigi. Il nostro sito è censurato da stamattina dall’host amen.fr, senza la comunicazione della ragione et senza risposte alle nostre sollecitazioni. Lanciamo un appello: Perché è così difficile e costoso esprimersi in un paese democratico come la Francia, faro dei diritti dell’Uomo? Cerchiamo da adesso un altro server e lanceremo presto una sottoscrizione che ci permetterà di continuare la nostra lotta per la libertà di informazione. Ringraziamo i 450.000 visitatori che sono passati dal nostro sito in due anni. A molto presto… we’ll be back! >
Bookmark: http://bellaciao.org

________________________________________

Informazione 2. < Il modo migliore per raccogliere l’eredità di Peppino Impastato? Fare radio, durante la tre giorni che ne ha ricordato la memoria, a Cinisi. Anche quest’anno Indymedia, con Hacktung! (l’hacklab di Palermo) e Freaknet Medialab di Catania, ha allestito un media center per chiunque volesse raccontare, informare o semplicemente navigare su internet. Partendo dall’esperienza di RadioLina di Napoli (che trasmette in streaming e fm) e Radio Qanat (radio internet di Palermo) è nato il progetto “Radio QanatLina”, che ha trasmesso in streaming per tutta la durata del Forum Sociale Antimafia di Cinisi, raccontando chi era Peppino Impastato e cos’è l’antimafia sociale. Il materiale è stato ripreso in fm da alcune radio del circuito di Radio Gap: Nova Radio a Firenze, RadioLina a Napoli, Città 103 a Bologna, Onda Rossa dai Roma, BlackOut a Torino. Intanto i media “ufficiali” ignoravano del tutto l’evento. Quasi che la storia di Peppino non meritasse attenzione. Un personaggio scomodo, anche 26 anni dopo la sua morte. Ma la condivisione di conoscenze ed esperienze di questi giorni in Sicilia potrebbe anche essere l’inizio di qualcosa >
Bookmark: www.sicilia.indymedia.it

________________________________________

Informazione 3. < Ho letto del nuovo decreto Urbani e mi hanno detto che praticamente su tutto quello che compare sul web dovrebbe esserci una nota scritta dell’autore. Secondo altri bisognerebbe mettere un’informativa (“ai sensi della legge”) sotto ogni pezzo. Ora, io che faccio Solaria e che sul blog su cui metto l’archivio pubblico un articolo al giorno come mi dovrei comportare? Non è che per colpa di questi deficienti rischio un megamultone? Ma che palle… >
Bookmark: www.parolestorte.it/solaria

________________________________________

Informazione 4. Querelato dai magistrati di Catania Carlo Caponcello, Ignazio Fonzo e Fabio Scavone per un articolo su www.accadeinsicilia.net, il 10 maggio Carlo Ruta è stato assolto dal tribunale di Messina perché il fatto non costituisce reato.
Bookmark: www.accadeinsicilia.net

________________________________________

Pianeta. India, Sudafrica e Brasile, i tre stati-chiave (con la Cina) del Terzo Mondo sono adesso tutt’e tre democratici e, ciascuno a suo modo, “di sinistra”. Ciascuno di essi è lo stato egemone di un continente (il Brasile in Sudamerica, il Sudafrica in Africa, l’India nell’Asia meridionale). Ciascuno di essi ha caratteristiche uniche e gigantesche: l’india ha una delle massime comunità informatiche del mondo; il Brasile è uno dei 3-4 luoghi del pianeta più ricchi di materie prime; il Sudafrica di Mandela, è l’unico stato africano ad aver ottenuto, nel lungo periodo, dei successi. Sono tutt’e tre in crescita, più della media dei rispettivi continenti. Nessuno dei tre è fanatico, e nessuno fa parte dell’impero. Sono, dopo cinquant’anni, i nuovi “non allineati”: ma stavolta con un peso molto maggiore, e che tende a diventare decisivo. Loro tre, più noi Europa: chissà, insieme, dove mai potremmo – e probabilmente potremo – arrivare.

________________________________________

Cronaca. Salerno. Rubata un’auto-civetta della polizia. Restituita dopo una trattativa fra guardie e ladri. No comment del questore.

________________________________________

Cronaca. Palermo. Fabbrica occupata a Carini: gli operai dell’Imesi – centosessantuno operai, di proprietà dell’Ansaldo-Brera – si erano chiusi nello stabilimento per protestare contro la cassa integrazione, il padrone li ha denunciati al giudice e il giudice ha decretato: hanno ragione loro. Il gruppo Ansaldo – ha detto il magistrato – non ha più “la titolarità dell’area”, che nel frattempo è stata comprata e venduta; se ne parli col nuovo possessore, il gruppo Keller; nel frattempo, niente sgombero e niente manganelli. Gli operai, per sì e per no, restano in piazza e dentro; “una delegazione – dice il tiggì regionale – è stata ricevuta dal prefetto”.

________________________________________

Scritte sui muri. “Oggi mi alzo, e sciopero” (Bologna, via dell’Inferno).

________________________________________

Appuntamenti. Palermo, venerdì 21 maggio, ore 16. “Nient’altro che la Verità”: all’Aula Magna di Lettere presentazione del libro-intervista al boss Salvatore Cancemi “Riina mi fece i nomi di…”. Organizza AntimafiaDuemila. Intervengono i magistrati Lo Forte, Natoli, Di Matteo e Tescaroli, il direttore di Antimafia Bongiovanni e Lumia della Commissione antimafia.
Info: antimafiaduemila@antimafiaduemila.com

________________________________________

Pasqui wrote:
< Parrelli è un canile privato di Roma ma non è un canile qualsiasi, è un lager per cani e gatti. Spesso prelevati anche da altre città e regioni: animali che non ne usciranno più se non dentro un sacco nero.
Al Parrelli non viene rispettata alcuna prassi di trasparenza e controllo sugli animali raccolti. Non sono censiti, registrati, neppure muniti di alcun segno di riconoscimento, non si sa quanti e quali animali entrino, escano, muoiano quotidianamente. Ci sono molti casi di animali condotti in quel rifugio e là scomparsi, senza che la responsabile, formalmente interpellata, ne desse conto. Viene accolto qualsiasi animale senza verificarne la provenienza, compresi cani e gatti abbandonati dai proprietari e gatti liberi, deportati indebitamente dalle loro colonie abituali, in violazione degli articoli 11 e 15 della Legge Regionale 34/1997. Gli animali più deboli, vecchi o malati sono lasciati alla loro sorte >

________________________________________

Il segretario dell’Udc siciliana, on.Raffaele Lombardo, said:
< L’ultima sentenza Andreotti dovrebbe farci ricordare l’accanimento distruttivo e le speculazioni di dieci anni addietro, allorché la Sicilia si vide azzerati l’imprenditoria edile, il sistema bancario e la rete della distribuzione commerciale. L’Udc ripone fiducia incondizionata in Cuffaro e nel suo infaticabile impegno profuso nel contesto di una vita e di una famiglia ispirate da valori impermeabili all’intreccio mafioso >

________________________________________

blasios wrote:
< Siamo sicuri che la Sicilia sia “cattolica”? Nella realtà temo che la ricchezza sia concentrata nelle mani di mafiosi, politici corrotti, affaristi conniventi. Cattolici? A parole. Ma certo dediti alla difesa della Famiglia (maiuscola). Alla faccia di quanti col sudore della fronte potrebbero vantarsi di difendere una ricchezza di valori (questa sì cattolica nel senso etimologico del termine) che però dà solo un pane stentato >

________________________________________

mimmo lombezzi wrote:
< Durante la prima Guerra del Golfo – quando potevo ancora raccontare i conflitti del medio oriente – filmai a Damasco una dimostrazione dell’opposizione Irachena che espose alcune foto di oppositori di Saddam fuggiti in Pakistan e lì raggiunti dai servizi segreti iracheni con la collaborazione di quelli pakistani. Ricordo che sulle prime non riuscii a capire bene che cosa stavamo filmando. Impiegai alcuni istanti a “mettere a fuoco”: erano due torsi nudi senza testa coperti di strane macchie. Gli uomini di Saddam avevano “interrogato” i due fuggiaschi usando pialle da falegname. Praticamente li avevano scuoiati, poi ottenute (presumo) le informazioni che volevano, avevano portato le teste al raìs…. Questa storia ovviamente non attenua la gravità di quello che è avvenuto nel carcere di Abu Ghraib ma forse restituisce il senso delle proporzioni >

________________________________________

federico alcaro wrote:
< “Sono stati due i genocidi, almeno due. Uno fu l’Olocausto, scientifico e concentrato in pochi anni. L’altro, quello del Nuovo Mondo…”. Riccardo, ricordiamoci del terzo olocauso, quello stalinista, troppo spesso dimenticato (e non superato?) da noi di sinistra. un’abbraccio alla sicilia degli impastato, dei rizzotto, dei fava, dei la torre >

________________________________________

Marco Giannini wrote:
< “Non si parla di A starway to the Eden senza sapere il come e il perché. Ma che cazzo gli insegnano a scuola!”. Per la cronaca il titolo esatto (non cristiano, ma da quei capelloni te lo puoi aspettare) è “Starway to heaven” (minuscolo)>

________________________________________

Fabrizio Rossi wrote:
< San Carlo Borromeo, nel Trattato dell’ Educazione Cristiana e Politica dei Giovani, dice: “Aborrisco che si debba far imparare a leggere e scrivere ai figli di umile e povero stato; i giovani più nobili sì, ma escluderei assolutamente le figliuole; non so scorgere quale utilità ne possa risultare al bene pubblico, nè alle medesime fanciulle che correrebbero il pericolo di parlare con uomini letterati onde poi insorgono occasioni tali di prendere affezione più che non si convenga. Perciò il buon padre di famiglia si contenti che la sua figliola attenda a filare e cucire e ad occuparsi negli altri esercizi donneschi”.
E adesso il ministro Moratti vuol riportare l’insegnamento del cucito nelle scuole italiane >
Bookmark: www.cronologia.it/storia/anno618.htm

________________________________________

massy wrote:
< è brutto vedere foto di soldati sbeffeggiare, umiliare iracheni chiusi in prigione. già in prigione…. ma allora non sono dei civili inermi? no? eh no… sono kamikaze mancati, vigliacchi al quadrato. sono esseri indefinibili che decapitano un civile americano con un coltello in video e poi ne sbeffeggiano i resti… quelle sono “cose” (non persone, ma cose)… >
* * *
Caro Massi, gli assassini irakeni sono assassini. Gli assassini americani sono assassini. Fare classifiche e distinzioni equivale a difendere gli uni o gli altri, e quindi a farsi complici, in ogni caso, di assassini. Quanto allo “sbeffeggiare”, “umiliare”, ecc.: in quelle carceri sono state uccise (non solo “sbeffeggiate”) diverse persone; la maggior parte di loro col terrorismo non c’entrava niente. Ma anche se fossero stati tutti terroristi, e fossero stati “soltanto” torturati, tu ed io non siamo, grazie a Dio, nè americani nè irakeni: siamo italiani, europei e persone civili; la tortura, da noi, fa solo rabbia e schifo e non la paragoniamo a niente altro. Speriamo che la nostra civiltà sopravviva a quest’ondata di bestialità animalesca, e speriamo che i giovani come te abbiano il coraggio di difenderla sempre davanti a tutti, senza giustificare mai nemmeno per un attimo nè l’uno nè l’altro assassino col pretesto della “guerra santa” o della “difesa della democrazia”:

________________________________________

Mario Benedetti (Montevideo, 1920), ebe.buttinelli@tin.it, wrote:

Ode alla pacificazione

< Non so dove arriveranno i pacificatori con il loro chiasso metallico di pace
ma ci sono già certi assicuratori che offrono polizze contro la pacificazione
e c’è chi chiede la pena di morte per coloro che non vorranno essere pacificati
quando i pacificatori sparano certamente mirano a pacificare
e a volte riescono a pacificare due uccelli con un colpo
è chiaro che c’è sempre qualche sciocco che si rifiuta di essere pacificato alla schiena
in realtà siamo una nazione così particolare
che chi pacificherà i pacificatori buon pacificatore sarà >

________________________________________

“A che serve vivere, se non c’è il coraggio di lottare?” (Giuseppe Fava)