San Libero – 110

Ciampiiiiiiiii!

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La gioiosa autorizzazione a procedere. Un giudice l’ha riproposta per ischerzo, e immediatamente tutti i politici ci si sono buttati su a pesce come un assetato appena uscito da una lunghissima traversata del deserto del Sahara.

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Meno sei mesi. Il panico (diversamente inspiegabile) deriva dal fatto che inopinatamente un pedone – un processo – è riuscito a sgusciar via fra tutti ed è a pochissime mosse dall’arrivare a regina. Essi non si fanno illusioni perchè, seppur per una volta distratti, sono degli scacchisti. Escludono assolutamente di poter essere assolti, primo perchè sanno come sono andate le cose, e secondo perchè attribuiscono ai magistrati il proprio (“politico”) modo di pensare. La prospettiva più realistica è dunque – essi lo percepiscono con estrema nitidezza – che prima di questa estate egli venga formalmente condannato. E poichè la carica che egli ricopre è quella in ultima analisi di pubblico ufficiale, la decadenza di legge (pena accessoria) lo colpirebbe in quanto tale.
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Tre ipotesi: dimissioni spontanee, dimissioni forzate, resistenza. La prima è tanto probabile quanto una conversione di massa al francescanesimo, o una mia nomina alla presidenza della Banca d’Italia. Dimissioni forzate: ma forzate da chi? Il re, o non ha i poteri o non ha le palle. L’opposizione è parte in causa, e comunque ricade nella seconda caratteristica del re. Spontaneamente, il popolo? È diviso; metà granfratellizzato, metà ai giardinetti. E non ha capi.
E dunque, resistenza: in violazione alla legge, si continuerà a governare. Da quel momento, però, essendo il governo assolutamente illegale, sarà da considerarsi decaduto il patto sociale. Governerà chi potrà – legge o non legge – e obbedirà chi vorrà. Tutto sarà reciprocamente giustificato. E sarà, grosso modo, l’Argentina.
In effetti, già in questo momento, il governo non riconosce più nelle loro funzioni i magistrati. Un esponente autorevole, ministro dell’interno, è già stato mandato avanti ad avvertire che dopo la condanna penale il capo del governo continuerà a governare lo stesso.
È meglio non commentare, prima che le cose concretamente si verifichino, le mosse preparatorie come questa. Aspettiamo di vedere che cosa succederà in caso di condanna. Poi valuteremo se ci sarà ancora l’obbligo giuridico di obbedire a questo governo. E dovrà essere una valutazione di massa.
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In realtà, il dopoberlusconi è già cominciato. Tutti lo sanno, almeno i principali attori del dramma. Il protagonista, in particolare, sa che nel momento più acuto della crisi non potrà contare su un particolare sostegno nè da parte del vice (che ha i suoi programmi) nè da parte del polo neo-democristiano, che anch’esso ha le idee molto chiare. Potrà contare solo sulle debolezze della sinistra, e sulla latitanza del re: le une e l’altra, tuttavia, non necessariamente eterne.
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Se il capo del governo, nonostante la condanna penale, continuerà a governare, sarà un colpo di stato. Se il capo del governo, in seguito a una condanna penale, sarà impedito di governare, sarà un mezzo colpo di stato: un presidente legittimamente eletto (in ossequio alla democrazia) dai cittadini ma legittimamente cacciato (in ossequio alla legge) da un tribunale. Non se ne esce bene, in nessuno dei due casi. In ogni caso, siamo già a metà strada dal Sudamerica, e dovremo remare parecchio per tornare in Europa.
La colpa, in ultima analisi, non è del presidente nè dei giudici, ma dei cittadini che hanno esercitato con leggerezza i poteri che non sapevano più d’avere. Essi infatti si considerano ormai molto più un’audience che un popolo sovrano.

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Mestiere. Una delegazione di esponenti del secondo più antico mestiere del mondo è stata ricevuta ieri dal Presidente del Consiglio su iniziativa di don Benzi. “Il Presidente – ha raccontato uno dei partecipanti all’incontro, il giovane P.L.D. – si è commosso moltissimo nell’ascoltare le nostre storie. Quando gli ho detto che già a sedici anni ero stato violentato da un assegno di parecchi milioni mi ha interrotto: Basta, basta! Non voglio farvi soffrire oltre”.
Nel congedare la delegazione, il Presidente ha ficcato in mano a ciascuno dei suoi componenti un mucchio di bisunte banconote, per un totale di cinque milioni a testa. Il che ha provocato le proteste del giovane P.L.D.: “Oh, Presidente! – ha cinguettato – ma io per lei lo faccio anche gratis!”. “Bisogna capirlo – ha borbottato don Benzi – non è colpa sua. La colpà è di quei vecchi marpioni che hanno approfittato di lui da ragazzo e l’hanno avviato al mestiere. Ma io non ho paura a fare i loro nomi: Pintacuda, Curzi e Ferrara”.

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Sondaggi. Secondo Eurisko (su Repubblica) l’ottanta per cento dei ragazzini non ha assolutamente alcuna idea (nè gl’interessa averla) di quel che sta succedendo fra governo e giudici.

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Karakiri. Il supermegamanager Cecchi Gori è finito sotto inchiesta per faccende legate alla sua gestione della Fiorentina. Con tutto il rispetto per gli amici di Firenze, non me ne importa granchè. M’interessano invece due altre sue curiose faccende di cui, chissà perchè, i giornali non parlano più.
La prima è l’indagine per riciclaggio (novembre 2000) a carico di due dirigenti del gruppo Cecchi Gori, Luigi Barone e Paolo Cardini. L’indagine riguardava le posizioni personali dei due manager e non coinvolgeva il gruppo in quanto tale.
I due, sicuramente, saranno stati assolti con tante scuse. Ma il fatto è che da allora non se n’è saputo più niente, e anche allora questa notizia era stata ripresa quasi solo da noi.
La seconda è l’indagine, a carico stavolta di Cecchi Gori in persona, per voto di scambio con mafiosi aperta dalla magistratura siciliana qualche tempo fa, e di cui pure non s’è saputo più niente. Cecchi Gori, candidato del centro sinistra ad Acireale vicino Catania, avrebbe contattato dei mafiosi per cercare voti.
Va bene, siamo più sul Franchi e Ingrassia che sulla Piovra: m’immagino il Cecchi Gori che sulla piazza del paese avvicina un signore con baffi e coppola indicatogli da qualche galoppino locale e con aria disinvolta gli fa: “La mi scusi, occhè lei è un maffioso?”. Ugualmente, però, vorrei sapere come sono andate le cose, e soprattutto vorrei sapere che fine hanno fatto quei dirigenti di Ds e Margherita che hanno avuto la brillante idea di candidare, in zona di mafia, non un antimafioso ma un Cecchi Gori. Immagino che avranno fatto karakiri al tramonto, sulla riva dello Ionio, a ciò sollecitati da una perentoria lettera pervenuta da Roma. Oppure è bastato il karakiri elettorale?

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Promemoria. Il presidente operaio, in realtà, è un muratore.

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Pianeta. Studio americano: l’adolescenza termina a 34 anni.

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Cina. Centosedicimila morti sul lavoro fra il gennaio e il novembre del 2001.

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Cronaca. Palermo. Rivolta dei genitori alle elementari di Pallavicino, uno dei quartieri più poveri della città, contro l’iscrizione a scuola di sette bambini zingari.

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Cronaca. Roma. Centro d’accoglienza per adolescenti immigrati, a pochi chilometri dalla capitale, preso d’assalto con mazze e bastoni da un branco di ragazzi locali fra i sedici e i venticinque anni. La sera prima uno degli ospiti del centro aveva detto “carina” a una ragazza indigena in discoteca.

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Cronaca. Mestre. Fermati a capodanno dalla Finanza, al casello dell’autostrada, con quindici chili di una misteriosa polvere bianca, sarebbero rimasti in carcere quindici giorni in attesa delle analisi della sostanza sospetta; scarcerati, alla fine, perchè si trattava di citrosodina. L’episodio viene segnalato dall’Aduc (Associazione per i diritti degli utenti e consumatori).

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Cronaca. Roma. Pestato dentro il suo studio a colpi di mazza un avvocato, ebreo. Prognosi di una settimana. Si occupava di processi riguardanti “formazioni di estrema destra e legate all’integralismo cattolico”. Nessuna parola durante il pestaggio, condotto da due picchiatori professionisti. (Nello stesso palazzo, una settimana prima, devastato appartamento di inquilina ebrea).

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Cronaca. Palermo. “Ammonito” con una serie di lettere minatorie il funzionario del comune di Licata (Palermo) che aveva firmato l’ordinanza per la demolizione di 68 villini abusivi costruiti sul litorale.

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Cronaca. Roma. Sulla base di un Regio Decreto del 1925 il preside del liceo Virgilio ha costituito il corpo insegnante in Commissione d’inchiesta per individuare i responsabili della recente occupazione dell’istituto. La Commissione, che agisce in stretto coordinamento con le Forze dell’Ordine e il Tribunale dei minori, ha finora individuato una ventina circa dei caporioni dell’occupazione, a carico dei quali verranno individuamente prese tutte le misure che saranno ritenute opportune. Non sono per il momento previste, per motivi burocratici legati al mancato aggiornamento delle leggi, pene corporali.

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Cronaca. Caltanissetta. Prosegue la protesta dei giovani del call center Alenia (un sub-appalto Telecom) licenziati tre settimane fa con una procedura estremamente moderna e innovativa: il due gennaio, accendendo il computer all’inizio della loro giornata di lavoro, si sono visti comparire a monitor il messaggio: “Il vostro contratto è scaduto. Cordiali saluti. Game over!”.

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Cronaca. Torino. Proseguono le indagini per le tangenti all’ospedale delle Molinette, arrestati i manager Luigi Odasso e Mario Chiesa. Regali ad esponenti politici, mazzette per 390 milioni, milleseicento tessere comprate per un partito di governo. Gli imputati, che saranno ascoltati domani dal sostituto procuratore Antonio Di Pietro, sarebbero secondo indiscrezioni orientati a collaborare con la giustizia.

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Cronaca. Messina. Cinque condanne per le “infiltrazioni mafiose” all’università, dove il traffico di droga e quello degli esami si affiancavano con tranquilla regolarità. La notizia è data con pochissimo risalto dai giornali siciliani.

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Cronaca. Palermo. Nell’ambito delle manovre tese a favorire il passaggio dalla lira all’euro, una simpatica iniziativa è stata presa dagli spacciatori di droga del rione Settecannoli, dove i prezzi delle dosi sono stati arrotondati verso il basso per tutti gli acquirenti che pagheranno in contanti e in euro.

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Cronaca. Roma. È degenerata in lite, con conseguente intervento dei carabinieri, l’accesa discussione fra uno spacciatore e un cliente sulla valuta di pagamento di un piccolo quantitativo di droga.

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Cronaca. Agrigento. Rinviato a giudizio il costruttore Demokratos, reo di aver costruito un (ingombrante) tempio dedicato agli dei in una zona di fatto destinata dagli abitanti, sia pure con qualche migliaio d’anni di ritardo, a uso speculativo e residenziale.

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fausto<fcaffa@tin.it> wrote:
<Caro Riccardo, qualche tempo fa hai scritto che “nel centro di Catania tutt’e cinque le edicole espongono un solo quotidiano, La Sicilia dell’editore Ciancio; tutti gli altri non vengono esposti, ma semplicemente forniti a richiesta; “Repubblica” viene fornita senza le cronache regionali per non fare concorrenza a La Sicilia”.
Ho girato il tuo pezzo a Gianni Riotta: “Caro Riotta – gli ho scritto – ma questo è il suo amico Ciancio, di cui lei ha parlato su Specchio a proposito di sicilitudine?”
Ed ecco cosa mi ha risposto Riotta: “Caro amico, non conosco la situazione che descrive ma certo sono per la vendita di tutti i giornali sempre e comunque, anche a Catania. Lo dirò ai Ciancio. Un caro saluto, Riotta”.>

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(Dedicato a Campanile). Il generale Juan Domingo Peron – sostengono i peronisti – fu sconfitto sì dalle bieche forze della reazione, ma prima di morire parò con astuti provvedimenti le manovre di quest’ultima, preparando così abilmente le condizioni per un ritorno al potere dei suoi fedelissimi descamisados. I quali, fra un cacerolazo e l’altro, scandiscono con gratitudine nei cortei: “Perì Peron/ però parò/ y preparò”.

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gioachino<pasq@libbero.va> wrote:

< M’arrivò inzino a ddì un cherubbiggnere
Che mmò lloro li ladri, anche a ttrovalli
Magaraddio sull’atto der mestiere,
Nun ze danno ppiù ppena d’acchiappalli,
Perch’er Governo se pijja er piascere,
Carcerati che ssò, dd’arilassalli;
E un ladro er giorn’appresso è un cavajjere,
Che ffischia bbrigadieri e mmaresscialli.
Dìmola fra de noi, for de passione,
Ner rissciojje li ladri e ll’assassini
Me pare ch’er Governo abbi raggione.
Li locali sòss ppochi e ppiccinini,
E ssenz’ariservà cquarche ppriggione
Dov’ha da mette poi li ggiacubbini? >