San Libero – 102

Roma. Accogliendo l’invito della Catena di San Libero, S.M. il Presidente della Repubblica e Capo dello Stato si è compiaciuto di ricordare in una pubblica allocuzione che non istà bene per i governanti minacciare di galera i giudici che indagano sugli affari privati dei gerarchi.

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Bogotà. Sono stati nominati vicecomandanti, rispettivamente, del servizio segreto militare e della polizia di stato i generali Arnaldo La Barbera y Barbera e Antonio Manganelli y Manganellos, distintisi nella brillante repressione dei moti liberali scoppiati a luglio a Genua nel nord del paese. I due sanguinosi caciques sono stati ricevuti in udienza privata dal capo dello Stato Libero di Pastrufazio.

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Poteri. Il capo della P2, Licio Gelli, è stato nominato Gran Maestro Onorario della Gran Loggia di rito scozzese antico e accettato, una delle tre i cui si divide la massoneria italiana (le altre due sono il Grande Oriente di Palazzo Giustiniani e la Gran Loggia d’Italia).
Così finalmente, dopo l’iniqua condanna inflittagli dai giudici communisti, l’ex principale di Berlusconi viene ufficialmente riabilitato. L’anno scorso gli erano stati restituiti i poveri risparmi frutto delle economie di tutta una vita (un centinaio di lingotti d’oro) che i carabinieri communisti gli avevano sequestrato con la scusa di doverci indagare. Adesso torna a riprendere il posto che giustamente gli spetta alla testa del (vero) governo italiano, la massoneria.
Nella stessa assemblea in cui è stato acclamato Gelli, è stato nominato Gran Maestro Sovrano (una specie di primo ministro dei massoni) il principe siciliano Giorgio Paternò, di Catania. Questo particolare è interessante per due ragioni.
1) La famiglia Paternò, che aderisce esplicitamente alla massoneria, è vicina a un’altra importante famiglia catanese, i Ciancio, che invece non sono esplicitamente massoni e tuttavia detengono, con l’appoggio di tutte le forze politiche, il monopolio dell’informazione in Sicilia e in buona parte dell’Italia meridionale. Sono in buoni rapporti con la famiglia Agnelli (abbiamo già parlato dello scambio di favori in occasione del passaggio della presidenza della Federazione Editori dall’una all’altra famiglia) e, insieme con i Paternò, godono di un singolare privilegio: sono gli unici ad aver l’onore di ospitare, nei loro viaggi in Sicilia, i membri della famiglia reale inglese (il cui principe ereditario eredita anche la carica di Gran Maestro della massoneria britannica).
2) Un altro principe, Francesco Alliata di Montereale (altra nobile famiglia siciliana, vicina ai Paternò), era stato nominato Gran Maestro in un altro momento difficile per la massoneria italiana, quello della ricostituzione dopo la parentesi fascista. Alliata adempì brillantemente al difficile compito e, con l’appoggio delle logge americane, fece della massoneria italiana un baluardo dello schieramento politico pro-Nato (nei primi Cinquanta l’opportunità di un’adesione acritica all’Alleanza non era affatto considerata pacifica negli ambienti laico-moderati).
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Dallo scandalo P2 in poi, la massoneria italiana era stata messa “sotto osservazione” dalle principali logge massoniche europee (quella inglese a un certo punto si era esplicitamente dissociata). Col ritorno di Gelli e con la nomina di Paternò questo periodo d’osservazione probabilmente è terminato: siamo al rimorchio degli americani, siamo in guerra, abbiamo deposto ogni velleità di autonomia europea, e quindi anche il ruolo della massoneria italiana può tornare ad essere quello che è stato dagli anni Cinquanta in poi: trait-d’union con l’ambasciata americana, con particolare disponiibilità, se necessario, per i “lavori sporchi”.
Avere un presidente del Consiglio fidato (magari pasticcione, ma piduista), evidentemente, al Dipartimento di Stato non basta. La crisi si acuisce, la “guerra” marcia sempre più verso la fase due, e il partito americano in Italia va rafforzato, riorganizzato e reinquadrato. C’è da chiedersi se Berlusconi sia ancora indispensabile in questo senso.
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Il dubbio sull’indispensabilità, ai poteri forti, dell’ormai imbolsito Cavaliere è acuito dalle recenti, e poco pubblicizzate, dichiarazioni dell’amministratore Fiat, Cantarella. “Il governo naviga a vista” è il succo del pensiero dell’uomo-Fiat, e di chi gli sta alle spalle.
La Fiat (o meglio, la famiglia Agnelli) dall’episodio Berlusconi ha incassato tutto quel che era possibile incassare. Politicamente, ha avuto il riconoscimento (non così pacifico sotto Prodi) dell'”interesse nazionale” della propria politica industriale, filoamericana e non filoeuropea. Finanziariamente, ha avuto in dono il monopolio del settore energetico, infinitamente più importante, strategicamente, di qualsiasi altro. Nemmeno Mussolini era riuscito a regalar tanto alla Fiat, ottenendone in cambio tanto poco.
Da questo punto di vista, per la Famiglia, Berlusconi è ormai un limone spremuto. Un leader meno kitsch e più affidabile sarebbe più spendibile, soprattutto in Europa (che adesso è un interlocutore non più alternativo bensì complementare rispetto agli Stati Uniti). Cantarella critica a man bassa il governo “troppo ottimista” sulla ripresa e riserva attacchi anche più espliciti al delegato berlusconiano in Confindustria, D’Amato, definito “troppo rigido”, “poco realista” e insomma da scaricare.

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Pechino. Condannati a morte cinque contadini per furto di cavo elettrico in campagna.

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Cronaca. Milano. Un quarantenne australiano, Wayne Turnbull, è stato arrestato dalla polizia mentre, dopo aver rubato un tavolino da un bar, cercava di fuggire in tram con la refurtiva.

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Matteo <wrote>
<Lo sapevi che in una regione del centro Italia hanno instituito un numero verde per segnalare i professori che parlano male di Berlusconi e soci ? Se riesci a trovarlo, lo puoi pubblicare sul sito che mi autodenuncio? (anche se sono uno studente bergamasco?). Ciao. Matteo>
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È successo a Bologna, dove il locale responsabile di Forza Italia, Garagnani, saputo che nelle scuole si parla male del governo, ha aperto alle “sacrosante rimostranze e denunce di studenti e genitori” un call-center telefonico. Il numero è: 051.204548: chiamate qui per denunciare i docenti communisti, giacobbini e amici dei magistrati.

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Marco&C wrote:
<Oggetto: Il perdente è solo colui che non ha mai lottato
Ciao Riccardo, ti scriviamo da Palermo. Hai contribuito (in buona parte) a farci amare e sognare il lavoro di giornalista, ci hai inguaiati e adesso è arrivato il momento di darci una mano! Ci stiamo provando sul serio, con una redazione giovane e molto femminile… Siamo stati cacciati dal L’Ora (quello tarocco) perchè troppo di sinistra e adesso… Ci aiuti?
“Un giornalismo fatto di verità, impedisce molte corruzioni, frena la violenza della criminalità, accelera le opere pubbliche indispensabili, pretende il funzionamenti dei servizi sociali, sollecita la costante attuazione della giustizia, impone ai politici il buon governo. Se un giornale non è capace di questo si fa carico di vite umane. Un giornalista incapace, per vigliaccheria o per calcolo, della verità si porta sulla coscienza tutti i dolori che avrebbe potuto evitare, le sofferenze, le sopraffazioni, le corruzioni, le violenze, che non è stato capace di combattere”
Marco Ferraro, Caterina Coppola, Manuela Collarella>
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Bookmark: info@tribuastratte.it – http://www.tribuastratte.it
Tribù Astratte, settimanale di interferenze culturali, Palermo. Con la collaborazione di: Akkakappa – Daniela Amenta – Pank Anfuso – Gianni Cipriani – Manuela Collarella – Caterina Coppola – Daniela Di Loreto – Marco Ferraro – Giuseppe Lauria – Gianni Minà – Saro Seminerio – Silvia Tartamella – Giovanna Vitrano – CyB0rG. Direttore Lello Voce detto Lellopoeta. Direttore responsabile Antonio Cipriani. Telefono 091.513364.

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Ettore Masina wrote:
<Safya Husseini Tungar-Tudu è una ragazza nigeriana di trent’anni, senza marito. Ha avuto un bambino e dunque, per la legge fondamen-talista islamica, che nel suo paese ha valore di legge penale, se non interviene una vasta protesta internazionale, fra un mese o poco più sarà posta in una buca, seppellita sino al seno e poi lapidata a morte dalla gente del suo villaggio. Chiusa nella sua capanna, lei allatta il bambino che è diventato la sua condanna a morte. Gli potrà dare il suo seno per qualche settimana, poi la trascineranno nella fossa e la massacreranno.
Dobbiamo scrivere all’Ambasciata di Nigeria, via Orazio 18, 00193 Roma, dicendo che vogliamo che Safya viva, chiediamo che il presidente della repubblica nigeriana le conceda la grazia. Ma bisogna che le nostre lettere siano tante e perciò vi prego di trasmettere questo appello alle vostre amiche e ai vostri amici (non escludendo quelle e quelli che NON hanno e-mail) e di scrivere subito all’ambasciata. Sapete anche voi che se non lo fate subito, rischiate di dimenticarvene.
Un’ultima cosa: come sempre succede in questi casi, il padre del bambino è stato assolto per insufficienza di prove. Noi maschi, mi pare, anche per questo siamo coinvolti nella sorte di Safya. Non possiamo rimanere ai bordi della fossa a contemplare l’ennesimo delitto del maschilismo>

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Non so. Scrivere su di lei, non me la sento. (Quanto coraggio produce quella nostra città, e quanto dolore! I migliori giornalisti d’Italia, quelli che sanno andare fino in fondo. E nessuno che sia riuscito a rimanere là).
Niente poesia, questa settimana. Al suo posto, un nome.