Giù le mani dal centro storico

La rete “D’OVE” chiede trasparenza nelle politiche urbane per gli ex ospedali

di Lorenzo Caltabiano


È un momento di crisi per il centro storico, dopo la decisione da parte della Regione Sicilia e dell’ASP di chiudere diversi ospedali in città, dal Santo Bambino all’Ospedale Vittorio Emanuele (OVE). Una scelta che ha portato all’apertura dell’Ospedale San Marco di Librino, ma anche a un rischio enorme di vandalismo e degrado per le strutture ospedaliere del centro.

Nei quartieri di San Cristoforo, Cappuccini, Lumacari e Antico Corso vive circa il 17% della popolazione, e l’area, nata dalle ceneri del terremoto del 1693 e caratterizzata da una vocazione al commercio, presenta tuttora numerose attività di imprenditoria locale. Senza le strutture ospedaliere, questo tessuto sociale e produttivo , già in difficoltà per la crisi economica, rischia di collassare, come ci dice un commerciante in via Plebiscito: “se non si farà qualcosa, i residenti onesti venderanno la casa per pochi spicci, e la parte oscura di questa città si prenderà il quartiere”. Gli ospedali infatti erano centri di attrazione che connotavano positivamente la zona e portavano clientela nelle botteghe del quartiere.

I residenti che abbiamo intervistato hanno espresso i loro timori: “questa scelta crea solo disservizi per la zona, ogni decisione fatta in questa città ha un motivo politico”. Rischi e paure che aumentano, se i cittadini non si rendono conto di essere soggetto e non oggetto delle politiche pubbliche urbane, come sostiene Simone: “La voce del popolo è il quartiere, ma mi pare che il quartiere se ne sta fottendo”. Ma è davvero così?

Lo scorso Venerdì 28 Giugno, la rete di associazioni locali e società civile “D’OVE: Ripensare la città” ha fatto la sua prima assemblea pubblica. Organizzata in un cortile davanti l’entrata dell’OVE di Via Plebiscito, l’assemblea ha visto anche la partecipazione di residenti e commercianti della zona. Uno lo scopo fondamentale: che ogni ipotesi di riutilizzo degli spazi ospedalieri risponda ai bisogni e alle necessità dei cittadini e degli abitanti del quartiere.

A oggi, data la colpevole assenza di piani di riconversione delle strutture, la rete “D’OVE” sostiene la necessità di utilizzare subito le aree dismesse, restituendole alla cittadinanza, evitando abusi e illegalità. Per questo, l’incontro aperto alla cittadinanza ha posto le basi per la creazione di un osservatorio pubblico per vigilare sulla riconversione delle strutture ospedaliere.

Tra i numerosi interventi in assemblea, quello di Pippo Lanza – residente storico del quartiere e attivista – denuncia una valorizzazione dell’area mai avvenuta dagli anni 60 a oggi, dove solo promesse vane sono state date da parte delle istituzioni pubbliche. “La dismissione dell’OVE è solo l’ultima disgrazia. Ma potrebbe essere anche l’ultima occasione”.

Fondamentale, per Giusy Milazzo – sindacalista – un approccio aperto alla condivisione di idee: “Bisogna ascoltare gli abitanti. Nel frattempo si può pensare a un utilizzo polifunzionale dell’esistente che preveda ambulatori, per venire incontro almeno parzialmente alle esigenze sanitarie del quartiere, ma anche zone artigianali, apertura delle zone verdi dell’ospedale alla città e valorizzazione culturale dei tanti tesori storici e archeologici che l’area racchiude”.

Al termine dell’assemblea si è aperto un dibattito tra due professori universitari: Zaira Dato, la quale ha ricordato l’istituzione di un concorso di idee sul futuro dell’OVE, indetto dall’azienda ospedaliera, e Filippo Gravagno, che ha espresso sfiducia su questa “apertura”, sottolineando come questo tipo di processi di rigenerazione urbana falliscono per “il mancato dialogo con le persone e con i loro bisogni”.

Dopo il successo dell’iniziativa, l’obiettivo per la Rete “D’OVE: Ripensare la città” è di riuscire a rinsaldare il rapporto tra i cittadini e lo sviluppo urbano, tramite la creazione di un Osservatorio pubblico che permetta a residenti, lavoratori e associazioni locali di entrare in un tavolo di trattative con le istituzioni pubbliche.

Per aumentare la consapevolezza nel quartiere, sono previste numerose iniziative, da giornate di informazione e prevenzione medica ad attività di volantinaggio sul territorio. Inoltre, è prevista una camminata urbana all’interno delle strutture ospedaliere dell’OVE, per mostrare le potenzialità immense di questo spazio cittadino. All’interno del complesso ospedaliero si trovano infatti spazi verdi, palazzi antichi e persino reperti archeologici risalenti alle antiche mura di fortificazione della città.