Chi distrugge la Scuola?

Tagli alla scuola per 4 miliardi e al sostegno per 1,5 miliardi

testo e foto di Ivana Sciacca

“Un paese che distrugge la sua scuola non lo fa mai solo per soldi, perché le risorse mancano, o i costi sono eccessivi. Un Paese che demolisce l’istruzione è già governato da quelli che dalla diffusione del sapere hanno solo da perdere”. Italo Calvino

“Manovra del popolo” l’hanno chiamata, facendo intendere che sia stata fatta su misura del popolo, quello italiano. È la legge di bilancio redatta dal governo Lega-5 Stelle che pianifica le risorse – i soddi – da distribuire su settori cruciali della vita del Paese per i prossimi anni. Continua la modalità “spogghia a Cristu e vesti a Maria”. Nel senso che se da un lato vi sono misure di welfare – di sostegno – per le famiglie e i single e i pensionati, dall’altro continuano i tagli a settori fondamentali per la vita civile dell’intero Paese.

Tra questi, quello dell’istruzione e dei servizi sociali. Troviamo infatti nella finanziaria tagli alle scuole per 4 miliardi di euro e tagli al sostegno per bambini disabili e con bisogni educativi speciali: a questi ultimi viene sottratto un miliardo e mezzo di euro e di possibilità per crescere bene. Per il periodo che andrà dal 2020 al 2022. Quindi anche questo governo, che si è presentato come il difensore del popolo italiano,, ha preferito voltare le spalle alle fasce più vulnerabili della popolazione. E tra queste rientrano senz’altro i bambini e i ragazzi a cui si continuano a sottrarre diritti e possibilità, anziché garantirglieli, come prevede la Costituzione.

“Aspettiamo i fondi… Quando arriveranno i fondi… Se ci saranno i fondi… .” è una cantilena che sentiamo ripetere all’ordine del giorno nelle scuole e negli uffici pubblici, da anni ormai. Il sostegno alle fasce più fragili della popolazione è diventato un lusso che anche questo governo non vuole permettersi. Anzi di più: è diventato una sorta di fastidio, un peso, doversi assumere persino la responsabilità di ragazzi che presentano gravi difficoltà nell’apprendimento o che sono portatori di handicap. Come se fossero soldi buttati al vento, quelli investiti nella loro crescita. Una manovra del genere schiaccerà ulteriormente ai margini quartieri come il nostro, dove già la dispersione e l’abbandono scolastico sono a livelli vertiginosi.

Dove la disaffezione allo studio è la norma e dove spesso gli insegnanti vengono lasciati soli a fronteggiare una realtà spietata verso i bambini. “Dobbiamo comprare la carta igienica e, per sicurezza, diamo pure le salviettine imbevute perché spesso manca pure l’acqua” le mamme già da anni si fanno carico di tutto ciò che le scuole non riescono ad assicurare ai bambini. E spesso, in molti momenti – per mancanza di personale o di fondi – la cura è delegata ai collaboratori scolastici che, pur non avendo competenze, continuano ad accogliere i bisogni più elementari dei piccoli.

Ma è normale tutto ciò in un paese civile? Per provare a rispondere a questa domanda, basta ricordarsi che a scuola i bambini passano gran parte delle loro giornate. E qui dovrebbero trovare condizioni favorevoli all’apprendimento, alla crescita, alla libera espressione. Il bambino con disabilità o con bisogni educativi speciali dovrebbe ricevere maggiori attenzioni e sostegno (appunto), per dargli la possibilità di colmare il divario di conoscenze che si crea di default rispetto agli altri bambini.

E nello stesso tempo un bambino con disabilità o disturbi di apprendimento, dovrebbe essere integrato a pieno titolo nella comunità, non essere buttato in classe come un sacco di patate senza bisogni né sentimenti. La scuola non può rinnegare sé stessa e la sua funzione educativa. Dovrebbe non solo accogliere ma addirittura promuovere con ogni mezzo la diversità. Ma come potrà farlo se viene lasciata sola e con pochi spiccioli proprio da coloro che hanno la responsabilità di governarci?