Experia riapre alla città

Intervista a Silvio Indice, promotore attivo dell’iniziativa

Ivana Sciacca

Il 25 gennaio è stata inaugurata la nuova sede del Comitato Popolare Experia in via Plebiscito 903, proprio di fronte a quella che è stata la sede storica di un tempo. Abbiamo intervistato uno dei membri del Comitato, Silvio Indice, per farci raccontare come affronteranno questa sfida.

La vostra attività nella sede precedente è stata bruscamente interrotta qualche anno fa da parte delle istituzioni. Cos’è accaduto e cosa ha comportato la chiusura del Comitato Experia?

experia-Silvio_IndiceL’attività è stata interrotta nell’ottobre del 2009 con uno sgombro violento e illegittimo. Siamo stati picchiati, sgomberati e molti di noi hanno anche dei processi per resistenza al pubblico ufficiale che è un paradosso. Abbiamo comunque proseguito la nostra attività attraverso un collettivo che ha continuato a lottare contro lo sfruttamento, il degrado, le politiche di austerity e quelle che limitano i diritti dei lavoratori in generale.

In questo quartiere da 15 anni abbiamo delle aree dove non si fa cultura ma si dà adito alle politiche speculative dei “baroni” dell’università. Qui l’università fa quello che vuole: stabilisce che gli abitanti non devono starci più, compra palazzi, li ristruttura per un’università che diventa sempre più per pochi. Per contrasto diminuiscono i servizi, non ci sono spazi dove i bambini possono giocare e gli anziani incontrarsi, per non parlare degli spazi verdi.

Con quali mezzi state affrontando questo nuovo capitolo di questa sfida?

Due mesi fa abbiamo deciso di affittare una sede esattamente davanti alla precedente perché pensiamo che la nostra attività nel quartiere non si limiti solo al volontariato ma alla denuncia della logica di taglio ai servizi, di sfruttamento e di degrado.

Collaboreremo con “Terre Forti”, un’associazione di ragazzi di Catania e provincia che hanno fatto la scelta di andare a vivere in campagna, verso la zona vicino Paternò, per riprendere una campagna degradata e abbandonata facendo leva sui prodotti locali e naturali: con loro faremo un gruppo di acquisto e diffonderemo la cultura del cibo genuino. È insieme a loro che abbiamo riaperto questa sede e inoltre continueremo ad affidarci alle iniziative per autofinanziarci.

Qual è stata la reazione degli abitanti del quartiere rispetto al vostro ritorno?

Sono stati molto contenti, anche se in realtà noi non ce ne siamo mai andati è chiaro che avere una sede fa la differenza. Sono desiderosi di rifare le attività che facevamo prima ma non sarà esattamente così perché adesso la sede è più ristretta ma ci consentirà comunque di fare tante cose.

Un’altra campagna che stiamo portando avanti è quella riguardante l’auditorium: dei soldi pubblici saranno sperperati per fare il terzo auditorium nella zona. Anziché recuperare i servizi che non ci sono o creare spazi verdi si decide di destinare soldi a un altro auditorium per inaugurarlo senza poi utilizzarlo.

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L’auditorium è l’emblema di questa città che vive di opere scollegate tra di loro e non ha volutamente un Piano Regolatore. È in atto una grande opera speculativa che si chiama PUA: getterà cemento in tutta la zona sud della città, dal porto sino all’oasi del Simeto e prevede anche altre opere in quartiere. E tutto ciò per utilizzare terreni che qualcuno ha già immesso come edificabili per poi costruirci campi da golf o il famoso acquario, opere che non serviranno a nessuno. Creano l’idea falsa che lo sviluppo passi attraverso il turismo, ma non quello autentico legato alle tradizioni ma attraverso queste cattedrali nel deserto che sono solo speculazioni.

Un’altra denuncia riguarda l’ospedale Vittorio Emanuele che un anno fa il sindaco definì come un “cancro per la città”: con la scusa che si sta costruendo il nuovo ospedale San Marco (anche se non si sa come, quando e se aprirà) si vogliono chiudere gli ospedali della zona privando così i cittadini di servizi essenziali.

Avete programmato altre attività in questa nuova sede?

Da un lato collaboreremo con i ragazzi di “Terre Forti” e dall’altro proseguiremo nella nostra opera politica antifascista: riprenderemo temi internazionali come l’attività di sostegno all’Ucraina antifascista e ai prigionieri rivoluzionari. Faremo una festa di quartiere il 25 aprile per ricordare che discendiamo dai partigiani. E abbiamo una pagina Facebook dove segnaleremo gli eventi organizzati.

Come pensate di relazionarvi con gli altri centri di aggregazione popolare?

Noi abbiamo sempre dato la nostra solidarietà attiva a tutti quelli che fanno delle attività che sono utili in città. Anzi avremmo intenzione di fare un comitato popolare che vada oltre l’Experia e serva ad unire le lotte che possono essere il PUA, l’auditorium, la speculazione in città, la mancanza di servizi, la chiusura degli ospedali.

Insomma siamo sempre dalla parte della pratica e della lotta politica.