Mafia: “non offendere il paese di Agata, perché è vendicatrice di ogni ingiustizia”

Giovanni Caruso

La festa di Sant’Agata è una delle tre più importanti al mondo. Ogni anno i buoni proponimenti affinché si svolga al meglio passano attraverso dichiarazioni dell’Amministrazione comunale che assicurano che la festa andrà bene e non ci sarà nessun inconveniente. Ma il resoconto di come è andata realmente lo veniamo a sapere sempre dopo e anche quest’anno molto si sta discutendo e polemizzando.

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Sappiamo benissimo che da molti anni si discute sulle infiltrazioni mafiose nella festa, questo argomento è il punto più rilevante, perché svilisce l’importanza della festa e il messaggio che Agata in tutti questi secoli con il suo modello di vita ha lanciato ai catanesi.

Una candelora che si “annaca e si inchina” sotto casa di un boss mafioso nel quartiere antico corso è certo insopportabile, anche perché la disposizione data alle candelore è quella di precedere il Fercolo e non di andarsene “ognuna per conto proprio”.

I portatori di ceroni che non hanno osservato l’ordinanza comunale di non accendere i ceri lo hanno fatto ugualmente e di prepotenza, creando problemi di ordine pubblico, sporcando parte della via Etnea, via Caronda e piazza Cavour con ulteriore aggravio delle spese di manutenzione e pulizia.

Bancarelle abusive da per tutto, nonostante le promesse di un maggiore controllo che si è avuto soltanto nelle “isole della legalità”. Molti cittadini, abitanti nel centro storico, hanno lamentato la mancanza di bagni chimici, così come prevede la legge questi dovrebbero essere in proporzione al flusso delle persone che seguono questi grandi eventi. Insomma i cittadini si lamentano che le stradine del centro storico diventano dei vespasiani.

Eppure il Comitato per la legalità nella festa di Sant’Agata, giorno 31 gennaio aveva mostrato un cauto ottimismo sull’andamento della festa. Il portavoce Renato Camarda, ci ha raccontato quelle che dovevano essere le novità di quest’anno. Confermava le “isole della legalità” in piazza Palestro e Cavour. Che ci sarà un nuovo “capo vara”, nella persona di Claudio Consoli, vice del precedente e appartenente al “Circolo S. Agata”. Circolo che in passato è stato sotto l’osservazione della magistratura per connessioni con le famiglie mafiose vicine al clan Santapaola. Maggiore controllo sulle bancarelle abusive che vendono di tutto compreso cibi di dubbia provenienza a rischio della salute dei consumatori.

Tante volte, questi improvvisati “commercianti” sono gente senza lavoro che in questi giorni di festa tirano su qualche centinaio di euro che li fa andare avanti in un momento in cui, la povertà, che opprime gli abitanti dei nostri quartieri popolari è insopportabile.

A questo problema una buona proposta è stata avanzata dal sig. Costanzo, rappresentante, della Confederazione regionale degli artigiani, che ha inviato un documento all’Amministrazione comunale dove chiede una licenza commerciale provvisoria per tutti coloro, che per necessità, si improvvisano “bancarellari”. Secondo Costanzo questa potrebbe essere una soluzione che porterebbe, attraverso una tassa simbolica, del denaro alle casse comunali, diminuirebbe l’abusivismo e un controllo sui prodotti venduti. Ma il Comune non ha risposto, chissà, forse questa proposta se fosse stata accolta avrebbe dato fastidio a quella criminalità che controlla e sfrutta gli abusivi, magari con la complicità di qualche “funzionario”.

Durante la conferenza stampa del Comitato, questo ha lamentato il ritardo con cui si è organizzata la festa, organizzazione che dovrebbe iniziare a settembre facendo un percorso culturale nelle scuole e non, come è accaduto, nel mese di gennaio. Una notizia che potrebbe essere buona e l’invito che il sindaco Bianco ha fatto al Comitato ad incontrare gli avvocati del comune e della curia, per redigere insieme alle associazioni un regolamento per legalizzare al meglio la festa di S. Agata.

Auspichiamo che ciò sia realizzabile e che una volta redatto il regolamento sia efficace e attuabile, diversamente da altri regolamenti che giacciono nei cassetti. Però, non vi nascondiamo, che una vera novità l’avremmo voluta sentire, quale?

La sostituzione definitiva del cerimoniere della festa, l’irremovibile, cavaliere Maina, l’ultra ottantenne, ben saldo alla sua poltrona per volere dei sindaci di destra e sinistra. Una carica che sa di un monopolio incomprensibile e inaccettabile, anche perchè, vogliamo ricordare che il venerabile cav. Maina appare sugli atti giudiziari dei pentiti di mafia, che negli anni Novanta, lo citano come colui che sapeva è partecipava alle “passeggiate” delle candelore che facevano “l’inchino” davanti alle abitazioni dei boss del quartiere Monte Po.

Noi crediamo che un vero cambiamento che dia la possibilità alla festa di essere realmente religiosa e legale sia quello che il Comitato e le associazione che ne vogliano far parte entrino a pieno titolo nella gestione della festa, insieme al Comune, Prefettura e Arcivescovato.

Ma dopo la festa, in una conferenza stampa che il Comitato ha tenuto il 14 febbraio, lo stesso era meno ottimista ed ha dichiarato: […] “E confessiamo subito un nostro timore, e cioè che anche quest’anno Chiesa, Comune e Prefettura affronteranno troppo tardi i problemi dell’organizzazione della festa. Noi diciamo che bisogna cominciare a decidere sui temi delle celebrazioni fin da subito.

Quest’anno, dati gli impegni presi dalle autorità, ci aspettavamo una festa più ordinata, specie per quanto riguarda ceroni, ambulanti abusivi e controllo sulle candelore, ma dobbiamo rilevare che siamo ancora lontani da una soluzione”.

Insomma, esiste una festa prima della festa senza mafia ed illegalità? Esiste una festa dopo la festa con tanta illegalità e mafia?

Queste sono le due facce di una città governata nella menzogna e nell’incapacità di ostacolare mafia ed illegalità. Che il “Comitato per la legalità nella festa di S. Agata” non lo abbia capito lo troviamo strano, oppure pecca di troppa leggerezza?

Cara Agata mi sa tanto che hanno chiuso i cancelli dopo che la mafia è entrata.