Cronaca di una violenza annunciata

di G. C. – I Siciliani giovani

Quando entrate in via del Plebiscito a Catania e andate verso il mare, incrociate, sulla vostra destra, una via che richiama un antico mestiere, via Cordai. È stretta tra due file di case basse che trasudano povertà, in un contesto umano e sociale vivo e che narra l’antichità del quartiere di San Cristoforo.

La strada, di consumato basalto lavico, racconta le vite quotidiane di uomini e donne e di tanti bambini che si affollavano, durante l’anno scolastico, al numero civico 59, sede centrale della scuola media Andrea Doria.

Adesso la via Cordai è orfana del vociare dei ragazzini e del chiamare, forse un po sguaiato,delle ragazze madri.

Chi ha rotto questa armonia di rumori? Quel fragile equilibrio democratico, chi l’ha spezzato? Quale scellerata decisione ha distrutto quel presidio di istruzione, di creatività, di cittadinanza attiva unico argine a difesa della costituzione? Chi ha voluto consegnare gli adolescenti all’illegalità diffusa e alla “mafia sociale”?

Tante domande, troppe domande, ma tutte hanno una risposta che vogliamo trovare insieme a voi lettori. Mentre voi ci pensate, noi vogliamo ricordare i momenti difficili ed emozionanti di questa scuola in questo quartiere.

E così ricordiamo Melina Di Fazio, che guidava le giovani “donne madri”, che da San Cristoforo a piazza Duomo davano lezioni di orgoglio e dignità ai “tromboni” servi di Scapagnini e di un potere politico sbriciolato. Donne che occuparono un luogo che gli apparteneva e lo difesero col potere della parola, e nella logica del giusto. Che vinsero e ottennero il diritto di avere la loro scuola nel loro quartiere.

Queste stesse donne formarono un gruppo politico e civile e affrontarono le elezioni del consiglio di quartiere. Ignorate da una “società civile” borghese, troppo occupata a stabilire chi fosse più progressista e solidale, e dai partiti della cosiddetta sinistra che litigavano fra loro mentre la destra vinceva regalando uno o due giorni di “ricchezza” in cambio di un voto.

Quelle donne furono sconfitte e con loro tutto il quartiere, e noi con loro. Scoraggiate e deluse, quelle donne tornarono alla rassegnazione. Magari qualche becero “galoppino” gli avrebbe regalato, chissà, un giorno di ricchezza o la promessa di un giorno di lavoro.

Altri anni, altro sindaco, stessa morosità, stessi sfratti, stesse “giustificazioni”: “Troppi sprechi! Cittadini, bisogna risparmiare! Stringere il cordone della borsa! Troppi affitti di scuole da pagare!”. Regola valida per le scuole, ma non per i palazzi affittati (con pigioni milionarie) per metterci uffici pubblici, nonostante il Comune possegga tanti immobili abbandonati al degrado.

Ma le colpe non sono solo di questi scellerati amministratori, ma anche delle lotte intestine fra dirigenti scolastici, più o meno protetti dai politici di turno. Una guerra tra poveri dove le vittime erano e sono adolescenti e bambini. Per cosa? Per un potere in più, sotto forma di “Istituto Comprensivo”. Ora la scuola non c’è più, c’è solo una catena che chiude un cancello, e una voragine in mezzo alla strada di fronte. Quando pioveva i bambini ci giocavano – inconsapevole simbolo di un abbandono antico.

E che fine faranno i tanti progetti di formazione per le mamme? E la banda musicale della scuola? E il progetto “Libera scuola in libera stampa” con le pagine autogestite dai ragazzi nel giornale del quartiere, I Cordai?

Le vollero chiamare New Boys, quelle pagine, le ragazze e i ragazzi della scuola media. Si misero a raccontaci il loro quartiere, la loro scuola, come li avrebbero voluti; ma anche la violenza dello spaccio di droga e le vite distrutte di ragazzi come loro. Ora non possono raccontare più.

“Fa più paura la scuola, alla mafia, della giustizia stessa”. Lo disse Antonino Caponnetto, il capo dei giudici di Palermo, tanti anni fa. Ma ormai chi lo ricorda?

Così, cari lettori, forse abbiamo risposto a quelle domande domande iniziali. Ma non ci dà soddisfazione, perché in quella strada la nostra scuola non c’è più. C’è un altro pusher, che “prende servizio”ogni sera alle venti. Vende droga e ingrassa la mafia e forse “campa la famiglia”, ma sicuramente è andato poco a scuola.

E allora, chi ha vinto a San Cristoforo?

Lo Stato, cioè noi, o le mafie e la politica cattiva?

 

Lo stato attuale dell’IC A. Doria

La causa della chiusura della scuola non è stato solo lo sfratto, a questo problema si è aggiunto il calo delle iscrizioni perché molti alunni sono rimasti alle ex scuole elementari “Battisti” o “Tempesta”, diventate nel frattempo istituti comprensivi, dotate quindi di proprie sezioni di scuola media.

Possiamo dire con certezza in merito agli alunni già frequentanti che sono transitati per la maggior parte nel plesso di Via Della Concordia (che infatti sta per esplodere) o in quello di Via Case Sante.

Per quanto riguarda l’avvicendarsi dei dirigenti, dal momento che l’Istituto Andrea Doria è “sottodimensionato”, non ha cioè il numero di alunni previsto dalla legge per rimanere autonomo, non ha più diritto ad un Dirigente titolare, bensì deve accontentarsi di un reggente.

Per questo motivo la Dirigente dello scorso anno è stata trasferita, e alla Doria è stato mandato come reggente il dirigente Santo Molino, titolare presso l’ I.C. “Pestalozzi”.

Inoltre questo metterà a serio rischio tutti i progetti e laboratori che sifacevano nella sede centrale e nelle altre sedi. Come la banda musicale della scuola o il progetto “Libera stampa libera scuola” in collaborazione con il giornale di quartiere ” I Cordai”.