8 marzo giornata internazionale della donna

Non è un giorno di festa ma di memoria e di lotta

di Marcella Giammusso, foto Paolo Parisi e Giovanni Caruso

8 Marzo 2014 ore 10,00 mi avvio frettolosamente verso via Etnea. Oggi ci sono molte manifestazioni organizzate da associazioni laiche e religiose, comune, partiti etc.

Mentre cammino a passo veloce per raggiungere la mia meta mi sento chiamare, mi volto e scorgo il sorriso allegro e raggiante di Andrea. Mi fermo d’avanti a lui e ci abbracciamo con tanto affetto. Ai suoi piedi noto una grande cesta piena di mimose avvolte nel cellophan ed alcuni vasi dove riboccano altri rami di mimose. Andrea aveva circa dodici anni quando veniva alla sede del GAPA di via Cordai per avere un aiuto a fare i compiti o partecipare ai vari laboratori di teatro, palestra ed artistici. Un ragazzo molto intelligente, lo chiamavamo “Andrea Codino” perché portava sempre un lungo codino anche quando aveva i capelli corti. Adesso ha diciannove anni, gli chiedo cosa fa nella vita e mi risponde che ha lavorato nella muratura come manovale fino a poco tempo fa, ora è stato licenziato perché non c’è più lavoro e quindi si arrangia come meglio può.

“Oggi vendo le mimose, domani lavoro al mercato, dopodomani quando c’è un’altra festa vendo ancora fiori…..e così via. Ma cerco sempre un lavoro onesto. Sai quanti ragazzi della mia età si fanno distrarre da altre cose? Oggi sono con me e domani vengo a sapere che sono stati arrestati, prendono una strada che non ha sbocco!”

Compro una mimosa, ci abbracciamo nuovamente e vado via contenta che sia rimasto il caro ragazzo di sempre. A distanza di cento metri incontro altri ragazzi che da bambini hanno frequentato la nostra associazione. Anch’essi cercano di guadagnare qualcosa vendendo le mimose. Ci abbracciamo con lo stesso affetto con cui ho abbracciato prima Andrea, cosi compro altre mimose anche da loro, “Le regalerò alle altre donne” dico a me stessa.

Riprendo la strada per arrivare alla villa Bellini, dove ci sarà la prima delle tante iniziative della giornata, ma mi sento un po’ svuotata dentro dall’incontro fatto con i nostri ragazzi. Penso che questi ragazzi abbiano subìto delle grandi ingiustizie: prima quella di aver avuto negato il diritto al gioco ed allo studio da bambini ed adesso che quei bambini sono giovani pieni di vita e di iniziative quella di non avere né un lavoro né un futuro. Tutto ciò mi fa dimenticare per un attimo il motivo della mia presenza lì, in piazza a manifestare contro altre ingiustizie.

Ritorno con la mente al motivo che mi ha portato quella mattina in via Etnea “Giornata Internazionale della Donna” e mi avvio verso la villa Bellini dove c’è la prima iniziativa della giornata. L’associazione “Open Mind glbt” dona un albero di mimose alle donne ed agli uomini di Catania piantandola nel giardino salotto della città “la villa Bellini”. Un gesto così semplice e così importante per ricordare le lesbiche e le donne oggetto di violenza patriarcale, perché l’8 marzo non è un giorno di festa ma di memoria e di lotta. Open Mind ha dedicato questa giornata a Sizakele Sigasa, lesbica sudafricana ed attivista per i diritti LGBT. Nel 2007 è stata aggredita da 10 uomini, torturata, stuprata e uccisa con un colpo di pistola alla testa. Ancora adesso la sua morte non ha avuto giustizia.

Dopo questa singolare cerimonia ci rechiamo d’avanti l’ingresso principale della villa Bellini da dove partirà il corteo organizzato dalla Ragna-Tela e da tantissime altre associazioni per unirsi alle Mamme NO-Muos che stanno lottando contro lo scempio che sta avvenendo a Niscemi con la costruzione del MUOS, complesso di antenne e parabole satellitari che emettono radiazioni magnetiche fortemente rischiose per la vita umana. Ci uniamo anche alle donne migranti soggette ad innumerevoli violenze che hanno inizio nei loro territori dove le guerre segnano in maniera indelebile il percorso di vita di migliaia di donne in tutto il mondo. La fuga, la traversata, il pericolo diventano tappe necessarie per la sopravvivenza e quasi sempre nelle terre di approdo le donne trovano violenza e sfruttamento sessuale.

Si è formato un corteo di diverse centinaia di persone, donne, uomini e bambini e si è voluto focalizzare la manifestazione su questi due aspetti molto attuali che riguardano non solo le donne ma tutta la collettività. “Niente sfruttamento, niente violenza, alle donne migranti vera accoglienza “, “Le basi che vogliamo sono di pizza e torte, non quelle militari, non quelle della morte”, ” Tagliano le scuole, tagliano gli ospedali e ci lasciano soltanto le basi militari” sono alcuni degli slogan urlati per la strada.

La sfilata è stata fatta con tanta partecipazione, mostrando i vari striscioni e cartelloni ed alla fine si è arrivati in piazza Università dove si è realizzato un grande cerchio attorno ad un mandala molto colorato dove sono stati attaccati striscioni, stoffe, maschere e quant’altro servisse a decorarlo.

Per finire sono state rappresentate perfomance, recite e narrazioni di poesie, una delle quali scritta e recitata da Mimma Rugolo, 75 anni, ha dato lo spunto per realizzare lo striscione multicolore del GAPA, creato dalle donne del laboratorio di sartoria, traendo dalla poesia le ultime righe : “…picchì la fimmina non fici mai la guerra”, semplici parole che dicono tanto.