San Libero – 71

“Cari compagni con queste mie poche righe vi faccio sapere che oggi sono passato davanti alla Corte d’Assise di Torino. E dopo lunghi commenti fra loro fessi Repubblicani sono arrivati a termine con la pena di morte. Ma non importa cari compagni io muoio contento perchè so che un giorno mi vendicherete. Non mi resta che mandarvi un grande grido di Viva i partigiani di tutte le valli perchè ne sono sicuro che fate il vostro dovere come l’ho sempre fatto anch’io.
Mi firmo
Bergamaschi Pompeo Sereno”


Onde. La storia delle radioemittenti vaticane di Cesano: non se n’è parlato più perchè a un certo punto la faccenda è stata presa in mano dai diplomatici: hanno fatto qualche comunicato rassicurante per raffreddare un po’ l’opinione pubblica, poi hanno cominciato una serie di incontri bilaterali per risolvere la faccenda a quattr’occhi, senza il fastidio rappresentato dalla curiosità della gente. Avranno fatto delle colazioni di lavoro, immagino, dove fra una portata e l’altra gli italiani avranno esposto l’opportunità di dare qualche contentino agli abitanti irradiati e i cardinali avranno detto di no o di sì con gesti sobri e pacati sorrisi.
In tutta questa storia, tuttavia, c’è un cristiano. È il parroco di Cesano, il paesino sotto le antenne, che io non conosco ma che mi piace immaginare come uno di quei preti di paese, non più giovani e un po’ banali, che a volte scendono a Roma per fare rapporto sullo stato della parrocchia o per accompagnare i boy-scout all’udienza papale: li vedi là fermi così, un poco sorridenti un po’ impacciati.
Ecco: a uno di questi preti gli dicono, a un certo punto – le mamme della parrocchia, glielo dicono – che tutte queste malattie di bambini hanno a che fare con le antenne; il medico del paese, che è anticlericale (andiamo avanti arbitrariamente: ma chissà) e tuttavia unito a lui da un’affinità di curatore di persone, gli conferma che forse un pericolo può esserci; consultano dei libri, consultano dei professori; e un giorno don Marziale si convince (ed ecco che, sempre arbitrariamente, gli abbiamo dato anche un nome) che probabilmente un pericolo c’è e che è suo dovere, come parroco del paese, intervenire.
Così, prende la corriera e scende a Roma; dopo una lunga trafila, ottiene l’appuntamento con chi può qualcosa. Il caso è grave, qui c’è l’elenco dei bambini, vede qui, in questi ultimi anni; eppoi c’è la questione politica, le antenne sono del vaticano, qualcuno potrebbe approfittarsene per fare una speculazione contro la Chiesa… Immaginiamo il fine sorriso con cui don Marziale viene congedato.
Passano i mesi, e don Marziale nel frattempo è tornato tre o quattro volte a Roma; e ogni volta è tornato con un “vedremo, faremo”. Alla fine, angosciosamente, don Marziale ha capito che agire toccava a lui: è andato in chiesa, ha guardato le facce della sua gente che lo guardavano con fiducia, e ha detto quel che c’era da dire. I mesi successivi sono stati feroci: le visite dei curiali, le visite degli anticlericali.
Un parroco di paese non si muove con leggerezza – non è un intellettuale o un politico ma solo un prete – su questioni del genere: ha solo una confusa coscienza che sta adempiendo a un dovere, e che quindi le faccende di carriera o di possibile strumentalizzazione passano in secondo piano.
Adesso, don Marziale (o come si chiama in realtà) è davvero solo: fra l’illustre scienziato che ha dichiarato che le antenne non fanno male, il cardinale che ha sorriso: “ci accorderemo”, il governo “laico” che ha precisato “non ci scontreremo col vaticano per un’antenna, tutti ormai sono contro il parroco di Cesano: tutti, meno i suoi parrocchiani.
Tutto ciò c’indispettisce profondamente, Eminenza. Se Lei fosse riuscito a far fuori quel bislacco don Marziale, a ridurlo al silenzio a vostro modo (Lei m’intende), se insomma voialtri cardinali foste riusciti veramente a togliervi dalle scatole, nei secoli, tutti questi poveri preti di paese, e la chiesa ve la foste gestita direttamente voi… in questo caso, Eminenza, la Chiesa non esisterebbe più da un bel pezzo, Lei farebbe il cardinale alle Seychelles o a Cortina e noi qui vivremmo felici col libero pensiero. Invece no, siete stati deboli (o accortissimi) e li avete lasciato fare. E noi laici eccoci qui, a dover fare i conti (nel duemila!) coi vari don Marziale e don Mazzolari e don Milani.


Alalà. Benito Paolone: riuscite a immaginare un nome più adatto per un fascista vecchio modello? Benito è in servizio da più di trent’anni, ha manganellato studenti ai tempi della contestazione, ha fatto casino contro le femministe quando c’erano le femministe, ha preso a cazzotti i communisti e quelli che avevano l’aria di comunisti e la sera, dopo il consiglio comunale, è sempre tornato a casa sbraitando “Ah! Quando c’era Lui!”.
Da qualche anno in qua è omorevole, e pure quest’anno l’hanno ricandidato. Solo che, mentre Benito imperversava e picchiava, nel frattempo la politica andava avanti. Così, poveraccio, nel manifesto di quest’anno non s’è trovato più la patria la famiglia e il tricolore bensì un “signor B. presidente” e un “casa delle libertà” che pare l’insegna d’un supermercato. Va bene: per l’idea, questo e altro. La cosa che però non gli dovevano fare, è la faccenda della foto. Perchè Benito, ogni volta, sui manifesti c’è andato con la faccia sua. In alto lo slogan, in basso lo stemma e il numero, e al centro la foto di Paolone con l’aria di chi ha appena finito di manganellare un paio di comunisti.
Quest’anno, invece, la foto non gliel’hanno fatta fare. Dicono che il partito non vuole, che qui l’unica foto ammessa è la foto del capo (nè il partito nè il capo sono quelli di Benito), e gli hanno riempito la città di manifesti con scritto “Vota Benito Paolone” e sopra una gran foto di Berlusconi. Mah.


Weimar. Approvato dal Partito il primo Campo nudisti di Alleanza Nazionale dal titolo “Corpo e mente a confronto”. Si svilupperà fra le dune di Capocotta presso Ostia, durerà una settimana dal 24 giugno in poi e compenderà tornei di calcetto e volley e dibattiti con i maggiori esponenti del Partito e dello Stato. “Dimostreremo che non siamo una destra bacchettona e frustrata”. La partecipazione, gratuita, è riservata ai giovani tra i 14 ed i 30 anni. Il limite d’età è esteso a 32 anni per i dirigenti nazionali e a 35 per il Presidente.


Di tutta la new economy, i dirigenti della sinistra che hanno disertato per andare a farsi i soldi sono andati a scegliere proprio il bingo. Non la borsa, non il software, non l’informazione: proprio la vecchia tombola di famiglia, con le vecchie zie ed i fagioli, e in più un arredamento “moderno” con led che si accendono e spengono e metalli. Questo particolare, da solo, spiega tutto ciò che ci sta capitando e tutto ciò che ci capiterà nei prossimi due-tre anni.
(Non proprio tutti, per la verità, hanno scelto il bingo: rendiamo questa giustizia a tipi come Rondolino, che callidamente – ma aiutati dalla loro superiore cultura – hanno saltato la fase del bingo per mettersi direttamente al servizio, come “creativi”, del signor B.).


Italia. Sondaggio fra gli studenti di Cefalù, in Sicilia: “Per avere un lavoro, saresti disposto a chiedere aiuto ai boss mafiosi?”. Il quattordici per cento risponde: “Sì”.


Il ragazzo di Francesca fa il pastore. Hanno diciassette anni tutt’e due. Lei va a scuola in città, a san Cataldo. Lui ha il gregge in contrada Grotta d’Acqua, poco lontano. Le colline, ora che è primavera, sono gialle splendenti, e il cielo è molto luminoso.
C’è un cagnolino, che corre dietro al gregge, che scodinzola e salta appena vede Francesca. Il viso del ragazzo che sorride, la ragazza che lo guarda amorosa, il cane che le abbaia attorno tutto festoso. La ragazza che prende in braccia il cucciolo e si mette a correre verso il ragazzo, ridendo. Il ragazzo che ride felice anche lui e poi improvvisamente cambia espressione. Il macchinista del treno – la littorina Caltanissetta-Gela – che tira disperatamente l’emergenza. La ragazza che ancora sta correndo e ridendo quando il predellino laterale l’ha colpita. I due ferrovieri (il treno oggi era vuoto – oggi era festa) chini sul corpo della ragazza, il ragazzo impietrito poco lontano, il cane che guaisce sommessamente. E il cielo più splendido del mondo, luminosissimo, indifferente.


Palermo. Don Baldassarre Meli, che da vent’anni difende i bambini dell’Albergheria di Palermo, dice che “Per debellare il fenomeno dello sfruttamento minorile si è fatto molto poco perchè sono mancate le iistituzioni”. All’Albergheria, cinque anni fa e ancora due anni fa, decine di bambini sono stati venduti ai pedofili in pagamento di debiti delle famiglie. Al processo, la maggior parte delle famiglie ha rinunciato a costituirsi parte civile.


Devoluscion. Saranno azzurre e bordò le insegne e le divise della nuova Polizia Provinciale di Palermo, formata da una quarantina d imiliziani con sedi a Termini, Cefalù, Corleone, Petraia e Partitico, dotati di armi e jeep e di un’imprecisata funzione di “controllo del territorio nell’ambito delle competenze della Provincia”. Mi auguro che il nuovo Corpo militare, di cui evidentemente si sentiva la necessità e urgenza, venga impiegato per controllare capillarmente la regolare crescita dei funghi delle Madonie e non per invadere le limitrofe province di Messina e Agrigento. Mi auguro soprattutto che i soldi per questa meritoria iniziativa li caccino i cittadini del palermitano (che hanno evidentemente votato per i loro rappresentanti) e non, per vie traverse, i cittadini di Como o di Lecco, a cui delle milizie palermitane non gliene può fregare di meno. (MI auguro anche, ma più sommessamente, il viceversa).


Giustizia. Palermo. Cominciato e rinviato il processo d’appello per Andreotti.


Giustizia. Non è reato raccomandare qualcuno a un concorso, secondo la Corte di Cassazione.


Rana pazza. Allarme dei batracologi francesi per l’inconsueta proliferazione di “rane-vacche”, una sottospecie di rana caratterizzata dl verso analogo a un muggito, dal peso che può superare i due chili e dalla capacità di spicarre salti di oltre tre metri. Se si pensa che là le rane le mangiano, si capisce che hanno qualche ragione d’essere un po’ preoccupati.


Pinguino pazzo. Beh, proprio pazzo no ma insomma. Pare che i pinguini dell’Antartide comincino ad essere colpiti da salmonellosi, e che abbiano contratto il virus attraverso i contatti con i numerosi turisti (oltre diecimila all’anno) che vengono fin laggiù per fotografarli. Cartello in pinguinese: “Attenti all’uomo”.


America. Affittata per un anno, con regolare contratto, a un miliardario del paese: la signora ha vent’anni, il venditore è il marito e tutta la storia si svolge, per la verità, a Francoforte in Europa. La rubrichiamo sotto “America” perchè perlomeno l’idea è tratta da un bel film americano, la “Proposta indecente” di qualche anno fa. Così come rubricheremo sotto America (appena si verificheranno davvero, in qualunque parte del mondo si verifichino) la Fuga del 1999, l’Odissea del 2001 e tutto il resto.


America. La pilotessa e top-gun Martha McSally, maggiore dell’aviazione americana, stanziata in Arabia Saudita per difendere la libertà e i valori occidentali in quel paese, protesta: le vietano di girare in jeans e la costringono a mettersi il velo, perchè le autorità dell’Arabia Saudita sostengono (e i generali americani accettano senza problemi) che le donne, per volere di Allah, non possono mostrare la faccia e tantomeno portare i calzoni.


Russia. Mandati a casa i giornalisti di Ntv, l’ultima televisione non controllata dal capo del governo, e della principale cordata d’imprenditori, Vladimir Putin. A parte le tivvù, il governo controlla direttamente o indirettamente i quotidiani (l’ultimo quotidiano d’opposizione, Segodnia, ha interrotto le pubblicazioni a tempo indeterminato), le radio (l’ultima radio d’opposizione, Eco di Mosca, sta chiudendo) e i settimanali (l’ultimo settimanale d’opposizione, Itoghi, è stato normalizzato la settimana scorsa). Tutto ciò a causa delle tradizioni communiste, e quindi antidemocratiche, di quel paese: da noi una cosa del genere non potrebbe succedere mai.


Perù. Progetto di legge antidoping dell’onorevole Carmen Lozada. L’antidoping riguarderebbe i candidati alle elezioni presidenziali, alcuni dei quali – secondo l’onorevole Lozada – farebbero uso, per reggere allo stress della campagna, di cocaina e altre sostanze stupefacenti.


Francia. “Eppure è bello, atrocemente bello, quel tipo là!”. L’ha detto una ragazza che assisteva al processo di Guy Georges, “meurtrieer de femmes en serie” secondo la cronaca giudiziaria di Le Monde.


Alessandro wrote:

< Io non ho ancora tutte le risposte, ma queste sono le mie domande: Perchè Giulia Salvagni ha faticato così tanto a trovare lavoro dopo la chiusura del settimanale per il quale lavorava e che per lei, insieme ad altri, era il posto di lavoro faticosamente conquistato, che ha cercato disperatamente di salvare? Perchè nel mare sterminato degli annunci di lavoro non si legge mai AAA.prestigioso quotidiano cerca redattori da inserire nella propria struttura, trattamento a norme di contratto, conoscenza lingue e computer, inviare cv ai sensi legge 675/96 all’attenzione etc. etc.? Altri Ordini (architetti, avvocati, geometri, farmacisti) promuovono annunci simili regolarmente. E quello dei giornalisti che fa? Perchè il lavoro nero è la norma nelle redazioni, per anni e anni? Qualcuno sa trovarmi una categoria di lavoro dove avviene qualcosa di simile? E perchè non ci sono controlli dai vari Inpgi, Ordine, Fnsi, Min. Lavoro?
Perchè ti passano sopra sempre i figli di giornalisti, di politici, di amici degli amici, anche quando dovrebbero mettere piede in strada solo se accompagnati? Possibile che solo nel mondo dell’informazione non ci siano imprenditori che puntino al “profitto puro”, il che vuol dire curare la qualità del prodotto informazione, che comporta più vendite e quindi più pubblicità? (avete mai visto un muratore far tirare su un muro ad un amico incapace, tanto poi il lavoro viene pagato lo stesso?) >


Cthulhu wrote:

< Pensa un pò, mi rigirano una mail dove invitano a rispedire indietro a Berlusconi il libro che lui stesso avrebbe spedito a tutti noi. “Bah, come no, figurati”, cancello l’email pensando a qualche scherzo.
La sera, a casa, Enzo Biagi mi da conferma, non è uno scherzo. La mail che ho cancellato proponeva di rimandare al mittente il volume, omettendo magari l’affrancatura per buon conto.
Però, non so. Voglio dire, deve essere triste. Sapersi così insignificante da dover a forza farci sapere che esiste, che ha fatto un sacco di cose che non ci interessano e molte altre che, purtroppo, già conosciamo.
Allora, facciamo un piccolo sforzo, aiutiamolo a capire: stimo che con non più di 30.000 ognuno di noi possa spedire un libro a Berlusconi.
“1984”, di Orwell. Badando magari che non sia stampato da una delle case editrici che gli appartengono. >


Alla faccia loro.
Ciao, Silvia :-)


GiobattaCanepa marzo@libero.it > wrote:

< Sciu pei monti e giù pei buscaggie
In muntagna e per mezzu u pian
au criu di “sciuta a chi tuca”
i sciurtiva i partisan.
Quandu u partisan u sciurtiva
giù da a valle commu un lù
u giuiva u patriotu
u tremava u traitù.
Quandu u partisan u caxeiva
i cumpagni nu chianzevan nu
ma tostu i faivan caixe
altrettali traitui >