San Libero – 56

Avete presente il Monte dei Paschi di Siena? Beh, accanto alla banca c’è una fondazione – la Fondazione Monte dei Paschi – che serve a investire gli utili della banca in attività socio-culturali a beneficio della popolazione di Siena. La fondazione è diretta da un comitato di cui fanno parte gli esponenti della società civile. Quest’estate – non senza polemiche – nel comitato è entrato il rappresentante dell’arcivescovo locale. Ma che ci azzeccano gli arcivescovi – direte voi – con una città “rossa” e laica come Siena? Niente. Ma sapete com’è: la politica. Oggi la sinistra non riesce a fare a meno degli arcivescovi – una droga.
Bene, l’arcivescovo comincia a fare il suo lavoro, e i soldi della Fondazione cominciano a cambiare rotta. Per esempio vengono azzerati i contributi per la lotta all’Aids, che evidentemente riguarda una categoria di peccatori (fra cui l’Arcigay di Siena, che protesta) e in compenso vengono generosamente finanziate le organizzazioni “cattoliche”. In particolare, centocinquanta milioni vengono regalati a “Militia Christi Templi Hirosolymitani”, il gruppo di integralisti cattolici di a cui era vicino Andrea Insabato, di cui forse avrete sentito parlare.
Coi soldi di una banca pubblica, e in nome di una città certamente non clericale, si finanzia insomma l’integralismo – e la violenza – di un piccolo e pericoloso gruppo di fanatici.


Bis. Questa storia del duemila che invece non cominciava nel duemila ma comincia ora che la siamo giocata tutti allegramente, come un bis all’opera, in assoluta malafede.


Attenzione. Fra un anno, tutti senza una lira. “Se potessi avere/ cento euro al mese…”.


Fortune. È stato risparmiato agli italiani il fastidio di dover rastrellare e chiudere in campo d’accoglienza i circa cinquanta profughi (pakistani e iraniani) della “Pati”, partita dal Medio Oriente per approdare (clandestinamente) in Italia e colata invece a picco al largo della Turchia meridionale, il giorno d capodanno.


Bandiere. Nè Einaudi ne Pertini hanno mai parlato eccessivamente di amor di patria o hanno mai fatto troppo caso a inni e bandiere. Di bandiere, era invece un appassionato – grandi, medie e piccole, e possibilmente ideate da lui stesso – Francesco Cossiga, che si divertì moltissimo a fare il presidente al tempo che si squagliò la repubblica.


Banche. Un numero verde è stato istituito da varie banche, fra cui la Bnl, per aprire con gli utenti una discussione in merito ai tassi d’interesse. Nel frattempo Davide Croff, amministratore delegato Bnl, ha dichiarato: “La legge non dovrebbe fissare i tassi d’interesse: tocca al mercato farlo”. Credo che tecnicamente questa si chiami deregulation (se lo dice un banchiere a Roma; se lo dicono certi signori di Corleone, si chiama in un altro modo).


Progresso. Cambiano i simboli dei partiti alle elezioni. Una.volta gli attrezzi di operai e contadini oppure la croce del Signore. Adesso il nome del Vip da eleggere, scritto in grande: “Berlusconi presidente” o “Per Rutelli”. Malcostume cominciato con la lista Pannella (che prima era un rispettabile “partito radicale”), poi con Di Pietro, Dini e via vippeggiando.


Sud. Illuminare l’Etna con qualche milione di lampadine, in modo da renderla visibile da lontano di notte, anche e soprattutto quando non ci sono eruzioni. È la proposta del leader del centrosinistra calabrese, Nuccio Fava, il quale ritiene che tale illuminazione sarebbe “una montagna di luce in mezzo al Mare Nostrum” ed altresì “un perenne segnale di vita e di mistero”. A Caltanissetta, intanto, continua a mancare l’acqua.


Piacenza. Filippo Viscanti, un imprenditore di Sant’Antonio a Trebbia, da qualche tempo è sotto il tiro di misteriosi vandali (ma più probabilmente estortori) che si accaniscono contro i suoi macchinari. Il danno maggiore – parecchi milioni – è stato subito da un’escavatrice.
Ma alla fine il Viscanti ha avuto un’idea geniale. Ha contatttato quattro famiglie di zingari (una ventina di persone) e ha proposto loro un patto: venite ad accamparvi qua nel piazzale. Io vi pago acqua e luce, e voi in cambio tenete un occhio aperto di notte.
Detto e fatto. Gli zingari sono venuti con roulotte e tutto e si sono accampati davanti alla fabbrichetta. Da quel momento in poi, gli estortori non si sono fatti più vedere. Il fatturato del Viscanti è tornato a crescere, i bambini delle quattro famiglie di zingari hanno potuto cominciare ad andare regolarmente a scuola, e l’ordine è tornato a Sant’Antonio.


Gela. Avvertimento mafioso alla giornalista Maria Concetta Goldini, corrispondente locale de La Sicilia. Le hanno rubato la cinquecento e gliel’hanno fatta ritrovare bruciata.


Brindisi. Contrabbandieri in panne in mezzo all’Adriatico – era finita la benzina. Salvati da una motovedetta della Finanza.


Roma. Piazza di Spagna. Un gruppo di ragazzi di ritorno da una festa dà fuoco, con dei petardi, a un’ambulanza. L’incendio viene spento dagli infermieri di bordo E il ferito in barella, per stavolta, non va arrosto.


Piazza Armerina. Risolte dai carabinieri le indagini sulla misteriosa banda di topi d’appartamento che avevano ripulito una casa del paese (bottino: un anello) proprio la notte di capodanno. I colpevoli sono tre bambini di cinque, otto e tredici anni. La famiglia, che non ne sapeva niente, vive in condizioni di estrema povertà. Il papà è operaio.


Sicilia 1. Qui esiste, e non lo sapevo, la legge del cane di quartiere: se un certo numero di abitanti (anche bambini) firmano a favore di un cane randagio, questo viene ripulito, vaccinato, curato e ufficialmente dichiarato – alla fine di un regolar iter burocratico – “cane di quartiere”: “Qualora cittadini residenti nel medesimo caseggiato o rione ne facciano richiesta al comune, purchè sia di buona indole”.
Da quel momento in poi egli può scodinzolare allegramente, invece di scappare, ogni volta che vede l’accalappiacani: è un cane tutelato dalla legge. Mi dicono che sono molti, a Palermo, questi cani. Gli ultimi sono quattro bastardini che avevano fatto la cuccia – abusiva – in un angolo del palazzo di Giustizia ed erano stati tollerati (ah, questo pool di Palermo!) da giudici, uscieri e scorte. Ma poi c’è stato il vertice delle Nazioni Unite a Palermo e perciò, con tutte le autorità che facevano su e giù per il palazzo, è diventato impossibile far finta di niente: è arrivato l’accalappiacani col furgone, destinazione canile municipale. Ma a questo punto giudici e carabinieri hanno detto: “Fermi tutti! In nome della legge!”. Hanno tirato fuori un foglio di carta bollata e hanno raccolto, in qualità di condomini,le firme regolamentari. E adesso anche il palazzo di giustizia ha i suoi bravi cani di quartiere, come tutti gli altri caseggiati.


Sicilia 2. Ahimè, le tradizioni. Per colpa della mucca pazza, è stato definitivamente proibito il tipico tramezzino palermitano, il pani-cca-meusa (pane imbottito con straccetti di milza fritta) che ha rallegrato il palato e rovinato il fegato di molte generazioni di siciliani, fra cui il molto nostalgico scrivente. Non tutte le tradizioni locali, per fortuna, vanno sparendo: alle elezioni, per esempio, i siciliani più attaccati ad esse presenteranno ancora “Lillo” Mannino, per gli amici Calogero, e don Calogero per altri amici ancora. Fu ministro e sintetizzò in maniera esemplare virtù e limiti di una classe dirigente isolana che è riuscita a sopravvivere infine (“calati junco ca passa la china”) agli anni di Pintacuda, di Rita Atria e di Borsellino.


Sicilia 3. Catania. Il quartiere di San Berillo, residuo del vecchio centro sventrato dalle immobiliari del Vaticano, è ormai da più di trent’anni il quartiere delle puttane. Parecchi padroni di casa (di casa: di casupole e di baracche cadenti), a suo tempo, hanno fatto delle dichiarazioni di rinuncia alla proprietà, per non accusati di favoreggiamento della prostituzione. Ci sono così parecchi spazi, in pieno centro cittadino, che non hanno proprietario: miliardi di lire in metri quadrati prima o poi edificabili, precariamente presidiati da alcune prostitute che la polizia, periodicamente, cerca di mandar via in qualche modo. Il Comune li sta censendo, senza troppo chiasso, solo ora.
Beh, qualche mese fa a San Berillo è stata costituita una società, la Metacatania, di cui fanno parte la moglie dell’ex sindaco, la figlia del padrone dei giornali, un paio di ex amministratori comunali, un paio di notabili Dc degli anni Ottanta. Della società non si sa moltissimo, ma pare che il suo intento sia di promuovere e diffondere la cultura catanese a partire da San Berillo – una San Berillo rinnovata, naturalmente, senza puttane e senza spazi edificabili sprecati.
A Catania tuttavia gli spazi senza padrone tendono ad essere occupati non, come altrove, dai punk e dai creativi, bensì dalla Famiglia Ciancio: un esempio è un antico palazzo d’epoca che per vent’anni le fu assegnato dal comune quasi gratuitamente. Questo per dire che sarebbe bene che l’onorevole Turco scendesse urgentemente a Catania per organizzare una cooperativa delle lavoratrici (attuali) di San Berillo, per presidiare stabilmente gli spazi senza padrone in questione; oppure prima o poi da quelle parti si vedrà un bel cartello: “San Berillo okkupata – Prendiamoci la città”. E sopra il cartello, naturalmente, un bel palazzone in vetrocemento costruito in una notte (il resto della città, basta guardarla: se la sono già presa).


La maestrina del centro sociale. Fa l’insegnante elementare, ha una quarantina d’anni ed è una simpatizzante di Seattle. E adesso è qui, al centro sociale, a spiegare ai ragazzi come si fanno le tecniche di resistenza passiva “prchè noi dobbiamo manifestare lo stesso, anche se ce lo vorranno impedire con la prepotenza”. Parla con voce mite e le tecniche sono: usare copertoni di gomma per ripararsi dai manganelli, sedersi per terra, ecc. Niente di violento, insomma. La televisione però la riprende alternando l’immagine di lei che parla con flash di terrificanti scontri con la polizia: refresh ogni due secondi e montaggio incalzante. Lei continua a parlare tranquillamente, mentre quelli cercano di farla passare per pericolosa terrorista, di farla licenziare dalla scuola, di imbrogliare a freddo il pubblico presentando come violenta una che sta spiegando le tecniche della non-violenza. Vabbè: normale.
La televisione, però, è quella di “Straccio” Liguori, che ai tempi di Lotta Continua era considerato un pericoloso coglione – fra i compagni di Elleccì – per le cazzate goliardiche e irresponsabili con cui contribuiva, a modo suo, a quello che lui prendeva per “movimento”. Per quanto goliardico, però, già allora era abbastanza svelto a capire che cosa conviene e che cosa non conviene fare, e quindi di solito stava attento a starsene abbastanza lontano quando c’erano vere occasioni di guai. Perciò non so quante manganellate sia riuscito a prendere in quella fase della sua – e nostra – esistenza, in cui gli argomenti della controparte alle volte erano alquanto legnosi. Ma non si sa mai. Se per caso c’è un carabiniere o celerino che si ricordi di averlo preso a manganellate in un’occasione qualunque, me lo scriva, e gli offro da bere. Politicamente sbagliate, reazionarie, repressive e padronali: ma in quel caso – involontariamente ma profeticamente – sante legnate.


Secondo un’inchiesta di Riza Psicosomatica, il sessantadue per cento delle donne, in Italia, temono di non essere abbastanza belle. Oddio. Le inchieste sono tutte cazzate. E tu, in ogni caso, non c’entri. Che cosa posso fare per convincerti? —,-‘-@ (qui non ho altri fiori)


Parole. Numerosi dipendenti della Microsoft hanno intentato causa all’azienda per denunciare le discriminazioni cui sono sottoposti i lavoratori neri all’interno di essa. Vengono assunti in numero molto ridotto, non fanno carriera, vengono relegati alle mansioni più ripetitive, sono i più soggetti a mobbing. Veramente, non è da moltissimo che in America il termine “slave” indica un terminale o un computer all’estremità di una rete lineare e non più un essere umano inserito in una fila di raccoglitori di cotone.


Palestina/Israele. I capi israeliani e palestinesi hanno costituito delle speciali squadre segrete (ma la cui esistenza viene fieramente pubblicizzata) aventi lo scopo di assassinare sommariamente i principali capi della fazione avversa. Gli israeliani ricorrono a missili ed elicotteri, i palestinesi – non avendone – a squadre di kamikaze. Entrambi denunciano il terrorismo del nemico.


Thailandia. Il signor Thaksin Shinawatra, proprietario dell’unica televisione privata del paese, ha appena vinto le elezioni dopo una campagna elettorale in cui prometteva ai cittadini prosperità, benessere e benefici d’ogni genere per tutti.


Bruxelles. Non sono stati marchiati a fuoco ma semplicemente con inchiostro indelebile gli zingari slovacchi che avevano chiesto asilo politico in Belgio e invece sono stati reimbarcati sul primo aereo con un numero stampato – a fini d’ordine – sull’avambraccio destro.


Londra. Robbie Williams è uno dei cantanti inglesi più popolari fra le ragazzine. “Beh, forse sono gay” gli è successo di dire scherzando (o forse no: affari suoi) un paio di volte. Alla terza è arrivato l’avvocato della casa discografica per cui lavora e gli ha posto l’aut-aut: pensi alle ragazzine e stia zitto, o c’è la multa.


Cairo. Una pecora rifiuta di farsi sacrificare ritualmente alla fine del Ramadan. Prende a testate il padrone e lo ributta indietro. Ma siamo su un terrazzo all’ultimo piano e quello, precipitato giù, si rompe l’osso del collo.


Che cosa manca nel duemila? Principalmente, l’attesa del duemila. Speranze, marziani, sbarchi sulla Luna, sogni, qualche po’ di di progresso – un mondo nuovo, insomma. Adesso invece è chiaro che, a parte qualche gadget in omaggio, di novità nel mondo, per la maggior parte della gente, ce ne saranno ben poche.


Tempi

Osservare
con ammirazione
come sia diventato elegante
fottersene di chi campa e di chi muore