San Libero – 382

5 giugno 2009 n. 382

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Lettera dalla Sicilia

Graziella Proto, amministratrice e redattrice dei Siciliani anni ’80, sta perdendo la casa per via dei vecchi debiti del giornale. L’antimafia è bella e tutti appoggiano l’antimafia, si capisce: però le  cambiali, oltre vent’anni fa, le ha dovuto firmare Graziella.

I Siciliani, una rivista “storica” e elogiata da tutti, vendeva fra 15 e 30mila copie. Però – imprenditori siciliani… – non aveva uno straccio di pubblicità, e quindi ci voleva qualcuno che firmasse cambiali. E questo qualcuno era Graziella.

La cooperativa faceva parte della Lega delle Cooperative, che però in quel periodo aveva grossi affari coi Cavalieri. Il giornale era un fiore all’occhiello – stando ai discorsi – della Federazione della Stampa, dell’Ordine, dei compagni perbene di tutt’Italia e in genere dei progressisti. Però le cambiali le firmava Graziella.

Graziella Proto, in questi venticinque anni, è stata uno dei più seri e validi – e meno propagandati – giornalisti antimafiosi. Negli ultimi anni, sempre di tasca sua, ha fatto una bellissima rivista, Casablanca, ed è riuscita a portarla avanti per quasi tre anni. Nel primo numero c’erano la Borsellino, la Alfano, il Riscatto della Sicilia, il Movimento delle donne, la Sinistra. Nessuna di queste nobili signore s’è fatta mai sentire, non fosse che per ringraziare. Infatti Graziella, per i pochi che avevano la bontà di conoscerla, era quella che firmava le cambiali. Nessuno l’ha mai citata – ad esempio – per la rischiosissime inchieste sui ragazzini di Paternò ammazzati da Santapaola.

Non sappiamo cosa ne pensa Graziella. Ma noi pensiamo che parlare di informazione e di antimafia è una presa in giro se non si salva chi ha fatto informazione e antimafia non per un anno o due, ma per venticinque. Bisogna che intervengano coloro che debbono, subito e con urgenza. Sarebbe intollerabile vedere una Graziella vittima della mafia (vera) e dell’antimafia (a parole).

Pino Maniaci e Riccardo Orioles

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“Non sta succedendo niente”.
L’Italia all’epoca del bavaglio

Centinaia di notizie, grandi e piccole, danno l’idea di un paese che sta diventando davvero molto strano. Ma per la maggior parte non circolano, o circolano in maniera edulcorata e corretta, senza contesto. Forse il Grande Fratello (quello di Orwell) è tutto qui. Un paese di plastica, che in realtà esiste solo dentro il televisore. Mentre il paese vero, privo di idee e di governo, tira a campare giorno per giorno sprofondando sempre di più

Palermo (Sicilia). Il giudice Roberto Scarpinato ha rivelato come il governo abbia recentemente tolto alle procure la password per accedere ai conti correnti, mpedendo così il sequestro di enormi capitali mafiosi.

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Milano (Lombardia). E’ stata revocata con 29 voti a favore, 24 contrari e un astenuto la Commissione antimafia recentemente istituita in seno al Consiglio comunale.

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Catania (Sicilia). A giudizio per bancarotta fraudolenta i padroni della ditta Elmec di Piano Tavola. Parte civile i lavoratori, che da due anni occupavano la fabbrica per difendere il posto di lavoro.

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Castelfranco (Veneto). Un referendum dei lavoratori bianchi della Global Garden ha approvato la proposta dell’azienda – che costruisce macchine da giardino e impiega circa mille operai fra  bianchi e neri –  di cacciare gli operai neri dalla fabbrica per meglio superare la crisi.

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Catania (Sicilia). Sei ragazzi del movimento studentesco hanno ricevuto dalla Procura una notifica, da parte “in ordine al delitto di deturpamento di immobili perché con numerosi altri soggetti non identificati nel corso di una manifestazione con corteo in via Etnea di Catania raggiungevano la piazza del Duomo, dove deturpavano ed imbrattavano il palazzo muncipale lanciando uova, pomodori e carta igienica contro il portone e la facciata”.

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Palermo (Sicilia).  E’ stata assegnata all’Ordine dei giornalisti di Sicilia la villa confiscata ai fratelli Sansone. La richiesta di assegnazione di un bene confiscato alla mafia era stata presentata da tempo dall’Ordine dei giornalisti di Sicilia, che ha espresso “viva soddisfazione per il riconoscimento della funzione sociale svolta dall’ordine dei giornalisti, a difesa della legalità”.
In Sicilia l’Ordine regionale (vivamente contestato dall’Ordine nazionale) ha recentemente difeso la legalità cercando di ridurre al silenzio la tv antimafiosa Telejato.

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Corleone (Sicilia). Per aver partecipato alla Giornata della Memoria di “Libera” Giovanni Labruzzo, Eugenio Provenzano ed Enrico Labruzzo, tre studenti corleonesi, sono stati cacciati via dagli scout  dal parroco Giuseppe Gentile (lo stesso che aveva officiato le nozze della figlia di Totò Riina).

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Trieste (Venezia Giulia). Gira armato il presidente leghista del Consiglio regionale, Edouard Ballaman. L’arma, una 357 magnum, non viene tuttavia portata in aula durante le riunioni.

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Bassano del Grappa (Veneto). Diventa legale, grazie a un disegno di legge della Lega, la produzione casalinga di grappa.

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Catania (Sicilia). Al processo per le infiltrazioni mafiose nella festa della patrona cittadina Sant’Agata è emerso che processione, “candelore”, fermate e festa venivano gestite, per ragioni di prestigio, dal clan cittadino dei Santapaola.

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Canicattì (Sicilia). Identificato dai carabinieri il responsabile della morte del cagnolino seviziato e ucciso il 10 maggio scorso nei pressi della villa comunale. Si tratta di un ragazzino di nove anni il quale dopo aver ucciso il cane impiccandolo si è fatto filmare con i cellulari da altri ragazzini di età compresa tra i tredici e i quindici anni.

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Scandiano (Emilia). Un quindicenne è morto per un malore mentre nuotava nella piscina “L’Azzurra” a Scandiano, in provincia di Reggio Emilia. Il ragazzo, che frequentava la terza media, si era sentito male, forse per una congestione, poco dopo essersi tuffato. Inutile l’intervento del bagnino e dei medici subito accorsi. Alcuni degli altri bagnanti non hanno lasciato la vasca, continuando a restare immersi durante le operazioni di soccorso a bordo piscina e nonostante gli inviti dei responsabili della struttura.

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Urbino (Umbria). Un anziano turista è morto d’infarto mentre con altri faceva la fila per visitare la mostra di Raffaello a Palazzo Ducale. C’è stato appena il tempo di ricoprire il cadavere con un lenzuolo bianco che già gli altri turisti avevano cominciato a riprenderlo con videocamere e flash.

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Sanremo (Liguria). Un uomo di 47 anni, Bruno Fazzini, è morto per un ictus dopo essere rimasto in coma per circa dodici ore sul pianerottolo di casa. Nessuno dei vicini l’ha aiutato e diversi hanno scavalcato il corpo risalendo le scale. “Credevo fosse ubriaco” ha dichiarato uno”.

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Napoli (Campania). Sedicenne minaccia di accoltellare il fratellino ricattando la mamma: “Cento euri o l’ammazzo”.

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Sulmona (Abruzzo).  Alla Magneti Marelli (Sistemi Sospensioni spa, Gruppo Fiat, 750 operai) occorre un permesso scritto per andare in bagno. E’ un piccolo tagliando su carta intestata dal titolo “permesso interno”.

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Rosarno (Calabria). Tre imprenditori agricoli di Rosarno sono stati arrestati perché accusati di far parte di una associazione per delinquere finalizzata alla riduzione in schiavitù degli immigrati. Le indagini dei carabinieri hanno portato alla luce svariate storie di induzione alla prostituzione, estorsioni, maltrattamenti e violenze commesse approfittando dello stato di necessità e delle precarie condizioni di vita.

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Palermo (Sicilia). Assessore regionale indagato per rapporti con clan mafiosi e compravendita di voti e preferenze. Accusato dai pentiti del clan di Resuttana, l’assessore Antinoro nega le accuse.

Morire di “informazione”
Continua il percorso delle testate libere catanesi per costruire insieme un giornale che veramente racconti la città. E’ stata messa in funzione l’Associazione Lavori in corso, è stata completata la prima inchiesta. Ma perché l’informazione, qui e ora, è così importante?

Pare che Mauro Rostagno sia stato ammazzato dai mafiosi. Dopo ventun anni è ufficiale, sembra che anche Peppino Impastato sia stato ucciso da loro e non (come dicevano Corriere, Repubblica, Giornale di Sicilia e  televisione) da una bomba mentre faceva un attentato.
Bene. La verità prima o poi viene a galla, qua in Sicilia. Magari – come nel caso di Peppino – dopo dieci anni. O come per  Giuseppe Fava, ucciso dalla mafia e non – come dicevano Toni Zermo, Tino Vittorio e gli altri pezzi grossi catanesi – per qualche storia  di donne. E Borsellino, e Falcone? Professionisti dell’antimafia, secondo i  giornali isolani ma anche secondo il nobile Corriere.
E Francese, e De Mauro, e Alfano, e quelli di Portella? La mafia, secondo i giornalisti siciliani, non ha mai ucciso quasi nessuno. Qualcuno è morto sì, ma perché irrispettoso o caustico o, peggio di tutto, comunista. In quasi tutti i casi la verità vien fuori grazie a pochissime persone (Umberto Santino per Impastato, I Siciliani per Fava, ecc.),  contro la stampa “perbene” e nell’indifferenza della maggior parte dei siciliani.
L’omertà della stampa rincretinisce sempre più i lettori, che essendo rincretiniti vogliono una stampa sempre più omertosa. Questo circolo vizioso, che una volta era tipicamente siciliano, adesso è  felicemente nazionale, e produce i governi. La rozza Sicilia, riducendola al proprio livello, s’è infine così vendicata della civile Lombardia.  Sicilia capta probum victorem smerdavit.
* * *
La questione dell’informazione (disinformazione scientifica, propaganda) qui e ora è la più importante di tutte, senza paragone. E’ lei che fa Cosa Nostra e Berlusconi. E’ lei ha creato i Bossi e i Ciancimino (ma qualcuno sa più chi era fra i politici Ciancimino? E qualcuno nota più cosa veramente dice Bossi?), lei che accoltella o affoga in mare gli emigranti, lei che un tempo sparava ai sindacalisti. I politici vengono dopo, si limitano a raccogliere i frutti di ciò che l’”informazione” ha seminato.
Non è una situazione riformabile dall’interno. L’informazione ufficiale nel suo complesso, tecnologie o non tecnologie, può forse peggiorare (non ha ancora proposto, ad esempio, la sterilizzazione degli zingari o il lavoro forzato nei centri-lager) ma non può migliorare assolutamente, salvo che in individui singoli e pronti a finir male.
Perciò siamo tanto fanatici dei nostri pochi giovani e della nostra poca e povera libera informazione. Son pochi, ma esistono. Potrebbero attraversare il ventennio – 1994-2014: vent’anni – come fu attraversato il primo. Debbono rafforzarsi, debbono collegarsi, debbono  – Gobetti – cercare lo scontro senza illusioni, non l’ottimismo.
* * *
Le cose, qui in Italia, vanno come in fondo sono sempre andate. C’è piazza Venezia piena, c’è il duce, c’è la difesa della razza, ora c’è anche Claretta. Che buon popolo buffo saremmo stati, se in mezzo ai gerarchi panzoni, ai professori con tessera e ai tengo-famiglia non ci fosse anche quel cinque-dieci per cento di nazisti fanatici, di incamiciati sbraitanti, di assassini. Avrebbe potuto essere una commedia italiana, una delle tante: così invece, se non succede qualcosa  (ma cosa?),  finirà prima o poi in dramma, alla croata.

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Bergamo (Lombardia). Applicando un vecchio regolamento di polizia urbana, l’amministrazione (di centrosinistra) ha comunicato che è permesso chiedere l’elemosina per le vie del comune, ma per la durata massima di un’ora.

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Padova (Veneto). Scritti sulle lavagne, per ordine della preside Anna Bottaro, i nomi dei diplomandi di origine straniera. Lo scopo, secondo la preside, è quello di invitare quelli di loro che fossero privi di permesso di soggiorno a “consegnarlo entro domani” prima di sostenere l’esame.

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Catania (Sicilia). Conferenza all’Università, insieme al rettore neo-eletto, del politico siciliano Marcello Dell’Utri, da poco assolto per prescrizione dal reato di “minaccia grave” ai danni di un imprenditore trapanese. Coimputato di Dell’Utri era nell’occasione il boss trapanese Vincenzo Virga, da poco accusato di essere il mandante dell’omicidio di Mauro Rostagno. Argomento della conferenza “Il buongoverno dei giovani” visto da Dell’Utri. La successiva conferenza è stata  su “Il Futurismo: avanguardia dall’Italia al mondo”, on.Gianfranco Fini, Facoltà di Lettere, Aula Magna.

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Morire di “informazione”
o farcene una noi

Continua il percorso delle testate libere catanesi per costruire insieme un giornale che veramente racconti la città. E’ stata messa in funzione l’Associazione Lavori in corso, è stata completata la prima inchiesta. Ma perché l’informazione, qui e ora, è così importante?

Pare che Mauro Rostagno sia stato ammazzato dai mafiosi. Dopo ventun anni è ufficiale, sembra che anche Peppino Impastato sia stato ucciso da loro e non (come dicevano Corriere, Repubblica, Giornale di Sicilia e  televisione) da una bomba mentre faceva un attentato.
Bene. La verità prima o poi viene a galla, qua in Sicilia. Magari – come nel caso di Peppino – dopo dieci anni. O come per  Giuseppe Fava, ucciso dalla mafia e non – come dicevano Toni Zermo, Tino Vittorio e gli altri pezzi grossi catanesi – per qualche storia  di donne. E Borsellino, e Falcone? Professionisti dell’antimafia, secondo i  giornali isolani ma anche secondo il nobile Corriere.

E Francese, e De Mauro, e Alfano, e quelli di Portella? La mafia, secondo i giornalisti siciliani, non ha mai ucciso quasi nessuno. Qualcuno è morto sì, ma perché irrispettoso o caustico o, peggio di tutto, comunista. In quasi tutti i casi la verità vien fuori grazie a pochissime persone (Umberto Santino per Impastato, I Siciliani per Fava, ecc.),  contro la stampa “perbene” e nell’indifferenza della maggior parte dei siciliani.

L’omertà della stampa rincretinisce sempre più i lettori, che essendo rincretiniti vogliono una stampa sempre più omertosa. Questo circolo vizioso, che una volta era tipicamente siciliano, adesso è  felicemente nazionale, e produce i governi. La rozza Sicilia, riducendola al proprio livello, s’è infine così vendicata della civile Lombardia.  Sicilia capta probum victorem smerdavit.

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La questione dell’informazione (disinformazione scientifica, propaganda) qui e ora è la più importante di tutte, senza paragone. E’ lei che fa Cosa Nostra e Berlusconi. E’ lei ha creato i Bossi e i Ciancimino (ma qualcuno sa più chi era fra i politici Ciancimino? E qualcuno nota più cosa veramente dice Bossi?), lei che accoltella o affoga in mare gli emigranti, lei che un tempo sparava ai sindacalisti. I politici vengono dopo, si limitano a raccogliere i frutti di ciò che l’”informazione” ha seminato.

Non è una situazione riformabile dall’interno. L’informazione ufficiale nel suo complesso, tecnologie o non tecnologie, può forse peggiorare (non ha ancora proposto, ad esempio, la sterilizzazione degli zingari o il lavoro forzato nei centri-lager) ma non può migliorare assolutamente, salvo che in individui singoli e pronti a finir male.
Perciò siamo tanto fanatici dei nostri pochi giovani e della nostra poca e povera libera informazione. Son pochi, ma esistono. Potrebbero attraversare il ventennio – 1994-2014: vent’anni – come fu attraversato il primo. Debbono rafforzarsi, debbono collegarsi, debbono  – Gobetti – cercare lo scontro senza illusioni, non l’ottimismo.

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Le cose, qui in Italia, vanno come in fondo sono sempre andate. C’è piazza Venezia piena, c’è il duce, c’è la difesa della razza, ora c’è anche Claretta. Che buon popolo buffo saremmo stati, se in mezzo ai gerarchi panzoni, ai professori con tessera e ai tengo-famiglia non ci fosse anche quel cinque-dieci per cento di nazisti fanatici, di incamiciati sbraitanti, di assassini. Avrebbe potuto essere una commedia italiana, una delle tante: così invece, se non succede qualcosa  (ma cosa?),  finirà prima o poi in dramma, alla croata.

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I compagni

Ma uno dopo l’altro, ancora impietriti dall’orrore,
Li risvegliava l’affetto e li faceva parlare
Sapendo, in quella pena, che c’era molto da fare
Perchè non fosse inutile Perchè vivesse ancora

Dieci creature sole, senza dei a portar doni
Di genio o d’eroismo nella notte feroce:
E una dopo l’altra prendono la parola
Consigliando i compagni, inghiottendo il dolore,
Decidendo con calma ciò che faranno insieme

Sapendo che lo faranno, fra dieci anni o domani
E che in questo se stessi resta un uomo e il suo dono

(dalla redazione dei Siciliani, con Graziella, 1984)

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“A che serve vivere, se non c’è il coraggio di lottare?” (Giuseppe Fava)