San Libero – 372

12 ottobre 2008 n. 372

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“Parla, Santapaola!”, “Zitto tu, Fava!”

“Io, Vincenzo Santapaola, vi dico…”. Uno degli ultimi contenuti de La Sicilia di Catania, sotto forma di lettera, ma senza alcun intervento redazionale, è un vero e proprio editoriale di un boss mafioso. Contemporaneamente, e da oltre un anno, Ciancio vieta ai suoi cronisti di pubblicare dichiarazioni e notizie su Claudio Fava. Un episodio gravissimo, che segna un punto di non-ritorno. E la Magistratura? Ponzio. E l’Ordine dei Giornalisti? Pilato.

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Il gravissimo episodio di Catania – un esponente mafioso che usa il giornale di Ciancio per mandare i suoi messaggi – non ha suscitato le risposte istituzionali che sarebbero state prontamente date in ogni altra città.

1) La Procura di Catania, che da poco ha sequestrato per inadempienze burocratiche un povero foglio locale (“Catania Possibile”) di denuncia, non ha ritenuto di intervenire sul ricco e potente quotidiano che ha favoreggiato di fatto il clan Santapaola.
2) L’Ordine dei Giornalisti non ha  incredibilmente  preso alcun provvedimento disciplinare – e quando, allora? –  nei confronti del favoreggiatore.
3) L’Associazione siciliana della Stampa, che non è  mai intervenuta in difesa di nessuno degli otto giornalisti siciliani trucidati dai  Santapaola e dagli altri mafiosi, non ha avuto il coraggio di prendere adeguatamente posizione.
4) Il CdR de La Sicilia non  ha denunciato né ha contestato (com’era suo preciso dovere) l’operato del direttore.
4) Non se n’è dissociato, nemmeno con tempestive dimissioni, neanche il vicedirettore, che evidentemente giudica incidente veniale la presenza di un Santapaola nel suo giornale.
5) Le forze politiche locali hanno reagito con estrema fiacchezza all’episodio gravissimo, che ufficializza la contiguità fra poteri e mafia (già vista in numerosi episodi:  caso Avola,  censura dei necrologi Montana e Fava,  scuse al boss Ercolano, ecc.) nel campo dell’informazione.
Non è affatto una vicenda catanese. E’ nazionale. E’ l’esempio più estremo, ma che non resterà insuperato, della catastrofe etica dell’informazione italiana. Saviano, parlando di giornali collusi, ha avuto torto solo nel limitare i suoi esempi alla Campania.

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Facciamo appello ai siti liberi locali, ai giovani che li animano con tanta passione, a non lasciare impunita questa vergogna. A reagire apertamente e duramente, e soprattutto tutti insieme.
Avremo nelle prossime settimane (l’inizio del laboratorio di giornalismo) e nel prossimo mese (“Sbavaglio” numero tre) tempo e luogo per esaminare partitamente lo stato dell’informazione a Catania e in Sicilia, e per proporre i rimedi. Ma adesso quello che è urgente è la ripulsa istintiva, etica, morale, nei confronti di quel “giornalismo” che insulta gli Alfano, le Cutuli, i Mario Francese, i Giuseppe Fava.

Esprimiamo la nostra fraterna solidarietà a Claudio Fava, che i mafiosi intendevano uccidere, per la sua attività di giornalista libero, nello stesso luogo in cui avevano già ucciso suo padre; e nonostante questo, o forse proprio per questo, il suo nome oggi è tabù sullo stesso giornale che pubblica i comunicati dei Santapaola.

Faccio appello infine, personalmente e da vecchio giornalista che mai avrebbe immaginato un tale degrado della professione, ai colleghi Lorenzo Del Boca e Roberto Natale, Presidenti Nazionali del nostro Ordine  e  del Sindacato:. Intervenite con tutti i vostri poteri su Catania! Difendete la nostra professione! Non lasciate soli i giovani che, con immensa generosità e a dispetto di tutto, qui impegnano  le loro vite a fare un giornalismo di cui non vi dobbiate vergognare. [r.o.]

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Economia

Milano. Dilagano gli orti autogestiti sottocasa (tipo “orti di guerra”). Almeno seicento appezzamenti “regolari” e un numero imprecisato di abusivi.
Catania. Pensionato 67enne trovato a spacciare marijuana ai giardinetti. “La pensione non basta e mia moglie è malata”.
Firenze. Successo del gratta-e-vinci alimentare (da un pacco di pasta a una spesa completa) al supermercato. Abolito il precedente sorteggio (viaggio alle Maldive).

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Un antimafioso

Adolfo Parmaliana, 50 anni, docente di chimica all’Università di Messina, per anni sindaco antimafia di Terme Vigliatore, si è ucciso gettandosi da un viadotto. L’ha fatto perché perseguitato, perché solo. Nel 2005, con una serie di coraggiose denunce, aveva fatto sciogliere per mafia il Consiglio comunale di Terme Vigliatore. Un paesino piccolo, una volta tranquillo, ma adesso ferocemente invaso dai poteri mafio-massonici che regnano nella vicina Barcellona, e non sono affatto deboli neppure nel capoluogo, a Messina.
Prima di morire, Parmaliana ha lasciato un dossier al fratello avvocato. È stato subito sequestrato dalla Procura di Patti. Contiene nomi di mafiosi, di politici, e anche di magistrati che avrebbero per anni coperto gli intrecci mafia-politica-affari. E in effetti la situazione della magistratura nella provincia di Messina – a differenza che nel palermitano – non è affatto al di sopra di ogni sospetto: derive, insabbiamenti, amicizie oscure. Fino ai confini dello scandalo, come nel caso Graziella Campagna.

Dalla sua lunga lotta antimafia Parmaliano ha ricavato solo delle denunce per diffamazione. Egli era convinto che alla Procura di Barcellona ci fossero dei precisi interessi volti a ridurlo al silenzio o almenno a farlo passare per diffamatore. Su questo dovrebbe intervenire, finalmente, il Csm.

La fine di Adolfo Parmaliana, che è stato un buon compagno prima dei Ds e poi della Sinistra Democratica, un buon amministratore e un coraggioso militante antimafioso, è simile a quella della testimone di giustizia Rita Atria, che si uccise dopo la morte di Borsellino, o di Giuseppe Francese, che per vent’anni aveva lottato raccogliendo documenti, testimonianze, materiali su suo padre Mario Francese, ucciso perché faceva inchieste sui mafiosi.
Morti di solitudine, di stanchezza e di disperazione, in un momento in cui sembrava loro che nulla sarebbe servito a niente e il male avrebbe vinto per sempre. Continuare le loro lotte – e, nel caso di Parmaliana, fare finalmente chiarezza sui legami fra mafia, massoneria e poteri, anche giudiziari, del messinese – è l’unico modo per rendere omaggio a queste vite generose, bruciate al servizio della comunità.

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E per la strada…

Milano (1898?). I compagni distribuiscono il pane a prezzo popolare. I soldati pattugliano le vie. Filippo Turati o Paolo Ferrero? La Russa o Bava?

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“Tengo famiglia”

Dopo tanta esibizione di muscoli Cofferati non affronterà le elezioni, che perderebbe. Se ne va da Bologna e attende tempi migliori, che (per lui) potrebbero non mancare se, dopo tante sconfitte, Veltroni finisse prodizzato dai suoi. La scusa per essersene andato così alla svelta? “Problemi familiari”. Se lo sa Brunetta…

(A proposito di Veltroni: Nella sua nuova tv ci sarà spazio – dichiara – anche “per le persone comuni”. Nobiliores ac humiliores, “noi andiamo verso il popolo”, la contessa e Fantozzi).

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Perché queste cose non le hai lette su Repubblica?

19 settembre 2007. Qui a Milano davanti alle banche file come quelle viste in questi giorni in Gran Bretagna alla Northern Rock Bank non ce ne sono. Per ora. Ma immaginiamo che le guardie giurate che solitamente vigilano annoiate davanti ai tornelli delle filiali stiano pensando che forse per ottobre ci potrebbero essere straordinari non previsti. File invece ai mercati rionali in periferia ce ne sono ancora ma i discorsi son sempre quelli: “Ha visto –signora mia – quanto è aumentato il pane a settembre?”.

Perché ad agosto oltre all’omicidio di Garlasco son successe cose da paura nel sistema finanziario globale: Di punto in bianco le banche han dato doppio mandato alle cassaforti e i soldi fra loro non se li prestano più . Prima era tutto più facile; prima dei titoli sui giornali sulla crisi immobiliare negli Stati Uniti. Ogni giorno, ogni ora, ogni minuto, con un click sul mouse enormi risorse in yen, dollari, euri e yuan viaggiavano sulle linee telefoniche da un capo all’altro del pianeta.
Era la normalità. Prestiti overnight di qualche miliardino di euro per finanziare le insufficienze di cassa con valuta a un giorno (un prestito per una notte, cioè. Una botta e via); pronti contro termine in dollari a tre giorni (finanziamento a brevissimo garantito da titoli di credito) erano, appunto, la normalità. Tipo: mi paghi il caffè che ho lasciato la moneta a casa e ho solo una banconota da 100?
Ora quel caffè non se lo vogliono pagare più fra di loro, tirano fuori un sacco di storie. Fanno lo stesso mestiere di prendere soldi a prestito da me per darli con interesse maggiorato a te ma si guardano con sospetto.
Quei click sul mouse, da un mesetto, sono sempre di meno, sempre più titubanti, sempre più cari. Perché il denaro costa denaro. Ma ne riparliamo.

“Perché vuoi i soldi a prestito da me? – si dicono l’un l’altro – Che ci devi fare stasera? Fa vedere i 100 euri che hai in tasca! Ma son veri? Ma è vero che c’hai in saccoccia i mutui subprime? Dove? Quanti?” Quante storie… come tanti fratellini che si non si fidano l’uno dell’altro.
Come nelle migliori famiglie quando i bambini litigano deve intervenire la mamma, in questo caso le mamme, che si chiamano Banca Centrale Europea, Federal Reserve, Bank of Japan: “Questa volta cosa avete combinato? Non vi prestati più i soldi? Non vi fidate più? Eh eh… Lo so, lo so… Ognuno di voi ha delle belle magagnette ben nascoste nel taschino del completo nuovo e, da fratelli che ben si conoscono, sapete bene che l’altro deve avere per forza imboscato pasticci vari sotto lo zerbino. Vabbé mettetevi in fila. Quanto vi serve per arrivare a fine mese? Perché lo sapete che avrete la coda di piccoli e grandi investitori agli sportelli che vogliono liquidare le porcherie che gli avete propinato per anni? Lo sapete vero? A quella spazzatura gli avete dato nomi affascinanti, rendimenti accattivanti e avete mandato i vip a consigliarli dalla tv; ma adesso puzzano di marcio. Quei risparmiatori che san far di conto tornan di corsa ai vecchi cari titoli di stato che, rendono quello che rendono, ma proprio carta straccia non sono.”

E la mamma la notte rammenda i pantaloni rotti dai figli spregiudicati: servon soldi; per cui accende le stampanti, mette i fogli A4 nella fotocopiatrice e stampa banconote fino all’alba. Quante? Quelle che può, sempre meno però di quelle che ogni mattina da qualche settimana, ad iniziare dai mercati finanziari del far east che aprono dopo la mezzanotte, orario di Milazzo o di Vedano al Lambro, e si susseguono fino ad arrivare a wall street quando spegniamo la tivù, il sistema affamato richiede.
E sono soldi veri. Tanti e veri. Strano no? I soldi che circolavano veloci come sul tavolo del tresette al torneo dell’Arci di Piombino non son mica spariti. Ci sono ancora ma nessuno li tira fuori.
Così ai 100 che c’erano fino a giugno Fed e Bce ogni giorno ne aggiungono altri 2, 5, 3 a seconda di quel che riescono a stampare la notte o di quel quel che i figli cicaloni han bisogno. Un sacco di soldi, direbbero al mercato di Papiniamo a Milano; massa monetaria (M3) in pericolosa espansione con conseguenti pericoli inflazionistici, dicono invece gli studiosi di economia e gli analisti finanziari. “Quanto è aumentato il pane a settembre!”. “Sì. Colpa dell’M3, signora”. “Uh signor, sarà mica un’altra tassa?”.

Il 18 settembre la mamma di tutte le mamme, la Federal Riserve, ha ceduto alle fortissime pressioni del mondo creditizio e politico interno abbassando il costo del danaro di 50 punti base che passa dal 5,25% al 4,75%; ironia della sorte, proprio il giorno in cui il prezzo sul future del petrolio segnava su tutte le piazze internazionali nuovi record abbattendo gli ottanta dollari al barile. Ma fino a ieri il Bin Laden delle economie non era l’inflazione? Il drastico taglio dei tassi a molti è parso come puntare tutte le fiches su un numero secco. O la va o la spacca, e che il dio denaro ce la mandi buona.

Al bar il mio compagno di bevute mi ha detto che la sua vicina di casa ha una cugina che fa le pulizie la notte in piazza Cordusio. Gli ha detto che una sera negli uffici all’ultimo piano era rimasto ancora un pezzo grosso, lo chiamano tutti dottor Profumo. Aveva 3 telefoni col vivavoce e gridava concitato: “Vendi, vendi!”. E dall’altra parte del telefono, dall’altra parte dell’oceano: “Mr Profumo, sorry but there are no buyers on the market”. “A’ dotto’… vendi, vendi ma accà nessuno è fesso”. Poi ha messo giù e ha fatto un altro numero sul cellulare: “Buonasera, signor Civardi. Sì, sono io. Sì, sarei interessato a comperare il suo orticello nell’Oltrepo’, e anche un paio di belle mucche da latte. No, no, non per la banca, a nome mio. Certo pago in contanti, non si preoccupi, di soldi ne abbiamo tantissimi, anche troppi. Va bene, ci sentiamo domani, Ma faccia in fretta. Ah, dimenticavo: ma nell’orto ci crescono i fagiolini e le patate?”
“Strani questi banchieri! Sono i padroni del mondo e con tutti i loro soldi che fanno? Si comprano l’orto!” ha pensato lei passando l’aspirapolvere sulla moquette grigia da cui spicca in rosso il simbolo Unicredit. “Quando lo racconterò a mio marito che i cervelloni che comandano il mondo vendono soldi e comprano fagioli…”.
[paolo guerra, “Casablanca”, sett.2007]

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Comiso

Ma Pio La Torre perché? A noialtri di Comiso, dice il sindaco, non ci piace. Intitolatelo a “Joe” Gambino, allora, notissimo a Brooklin e dintorni e originario, a quanto pare, di queste parti. Era americano, non era communista, era mafioso: che volete di più? Farete felici i comisani, e il nome di Pio La Torre resta libero per qualche paese che se lo merita e che ha le palle.

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Pubblicità

Pubblicità (dai giornali). “Gran Suino Padano/ Il Made in Italy /che il mondo ci invidia”.
(“con il contributo di: Regione Lombardia”)

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I buoni libri girano la Rete

Le buone idee hanno le gambe lunghe, e i buoni libri girano il mondo. È così che i fans dello scrittore brasiliano Paulo Coelho sparsi per la rete hanno iniziato a scambiarsi le versioni elettroniche dei libri scritti dal loro beniamino. Anziché chiamare gli avvocati o i cyberpoliziotti per difendere il suo diritto d’autore, Coelho ha pensato bene di difendere i diritti dei lettori a conoscere le sue opere pubblicando su paulocoelho.com le versioni integrali di molti suoi scritti, compreso il famosissimo “Alchimista”, e raccogliendo sul suo sito materiali in portoghese, spagnolo, inglese, francese, tedesco, italiano, russo e olandese.

L’iniziativa di Coelho ripropone il problema della misura del valore nell’era delle reti: uno scrittore è valido quando guadagna tanto e ha una schiera di avvocati pronti a inseguire chi lo legge gratis oppure quando è talmente sicuro del suo valore da potersi permettere di pubblicare liberamente i suoi materiali?

Nel frattempo in Europa si continua a discutere di diritto d’autore, il cui unico scopo è incentivare gli autori a produrre di più, e qualcuno ha pensato bene di allungare retroattivamente la durata dei diritti come se una ipotetica macchina del tempo potesse tornare indietro per motivare maggiormente gli autori con la garanzia di avere a disposizione qualche decennio in più per lo sfruttamento economico esclusivo delle loro opere.

Nel frattempo gli scrittori e i lettori si stanno organizzando prima dei governi, e spuntano come funghi circoli letterari virtuali dove i seguaci di questo o quel saggista iniziano a scambiarsi libri elettronici, consigli di lettura e recensioni delle ultime opere dei loro autori preferiti. L’unico rischio è quello del flop: immaginate uno dei nostri scrittori-vip che mette online il suo ultimo libro, e scopre che sono ben pochi quelli che lo vogliono scaricare dalla rete senza il doping di martellanti campagne pubblicitarie, ospitate televisive e chiacchiericcio mediatico. Una terapia shock del genere aiuterebbe molto ad aumentare la biodiversità della letteratura, e la cultura del libro di massa lascerebbe il posto ai percorsi individuali di lettura.
[carlo gubitosa]

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Alla Cattolica

Alla Cattolica di Milano fasci, croci celtiche e manifesti di Forza Nuova. Il tutto regolarmente autorizzato dal rettore. Chi sia costui, non lo so. Ma la Cattolica fu fondata, nel 1921, da padre Agostino Gemelli. Che fu uno dei più sguaiati antisemiti italiani: “Se insieme con il Positivismo, il Socialismo, il Libero Pensiero, e con il Momigliano morissero tutti i Giudei che continuano l’opera dei Giudei che hanno crocifisso Nostro Signore, non è vero che al mondo si starebbe meglio? Sarebbe una liberazione, ancora più completa se, prima di morire, pentiti, chiedessero l’acqua del Battesimo”.

I manifesti li lasci pure, signor Rettore, se Le fa piacere. Ma almeno affigga una lapide “Questa Università chiede perdono agli Ebrei, e pentita rinnega il suo fondatore”.

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Aldo Vincent <vincentaldo@gmail.com> wrote:

< L’altra settimana i Carabinieri del NOE e Magistratura hanno messo sotto sequestro a Modugno l’inceneritore in costruzione di proprietà della società del gruppo di Emma Marcegaglia, presidente nazionale di Confindustria. In un altro paese la notizia bucherebbe le prime pagine dei giornali e tv trattandosi della presidente della piu’ importante organizzazione imprenditoriale >

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Tito Gandini wrote:

< La Faz tedesca che è un giornale di destra finora filoberlusconiano, attacca uora uora pesantemente Berlusconi accusandolo di voler rilevare Unicredit con i soldi in cassa di stato per levarsi di torno Profumo, notoriamente vicino a Prodi, dice che poi analogamente seguirebbe Intesa San Paolo. Mah >
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Lorenzo Misuraca wrote:

< Scusate, sono stato fuori dall’Italia qualche mese… mi aggiornate, per favore? Di chi è che devo avere paura adesso… sempre i Rumeni? Gli Zingari? Si torna ai marocchini stupratori? Ci sono new entry dall’Oriente? Come? Adesso i violenti sono gli italiani? … Cioè… fatemi capire… devo aver paura degli italiani? Dei bianchi? Di me stesso?
Ahhhhhhh, vale solo se sono negro o cinese! Ah vabbè allora… posso stare tranquillo…
(Scusa mi fai un kebab senza cipolle? Ma… Il kebab lo posso mangiare, vero? Non è che poi col buio mi confondono per uno di quelli?) >

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A.C. wrote:

< A proposito di parentopoli in Sicilia: La Giunta di Aci S.Antonio  (Catania) detiene un record unico in Italia:  su 6 assessori, 5 sono imparentati con consiglieri >

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checcov@gmail.com wrote:

< Sono un precario della ricerca che grazie al decreto di Brunetta per risparmiare i soldi pubblici rischia il posto… ma sapete quanti precari si stabilizzerebbero con i 160 mln di euro che abbiamo regalato a Catania? Noi ci si batte per molto meno eppoi siamo accusati di essere “fannulloni”, noi che lavoriamo in condizioni incredibili e che produciamo ricchezza comparabile ai paesi che stanziano fondi ben più consistenti per la ricerca e l’università. Per carità si combattano le baronie e le devianze del sistema pubblico ma non si dica che non ci sono soldi quando si trovano per il comune di Catania o per gli inutili decoder per il digitale terrestre >

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E. wrote:

< Un nostro amico è scomparso nel nulla da giorni. Chi può ci aiuti ad averne notizie, per favore. Il link all’annuncio della sua scomparsa è questo:
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Persone

Leopoldo Elia, presidente della Corte Costituzionale sotto la Repubblica. Non ho avuto occasione di conoscerlo – vivevamo in ambienti ben differenti. Ma è stato un servitore fedele, non un Vip: ha lottato il fascismo che cresceva e non ha tradito mai. Lo ricordiamo con affetto e orgoglio, al di là delle diverse idee, come un anarchico in esilio potrebbe ricordare un Companys o un Don Manuel Azana.

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Si può, non si può

Beppe Sini<nbawac@tin.it> wrote:

< Si può andare in Afghanistan a commettere stragi.
Non si può venire in Italia per cercar di salvarsi dalle stragi.

Si può avvelenare e devastare l’Italia intera.
Non si può leggere un libro sdraiati in un parco.

Si può saccheggiare il pubblico erario.
Non si può chiedere la carità per la via.

Si può essere ricchi e assassini.
Essere poveri e onesti è vietato >

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“A che serve vivere, se non c’è il coraggio di lottare?” (Giuseppe Fava)