San Libero – 321

22 febbraio 2006 n. 321

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Cento passi all’indietro. La ragazza, poiché oggi è domenica, attraversa la piazza, attenta a tenere gli occhi bassi ma approfittandone per dare un’occhiata velocissima attorno. Il gruppo dei giovanotti, qualcuno coi baffetti, sta sul sagrato. Più in là sul marciapiede, sulle poltrone di vimini del Bar Roma, c’è un gruppo di uomini anziani dei quali uno, un pò più grasso degli altri, sorseggia in silenzio il caffé che un cameriere premuroso gli ha portato. “Sti fimmisi, sempre più sfrontate sono”, bofonchia uno. “Unni nun ci pò ù diavulu, ci pò a fimmina” sentenzia gravemente don Totò.

Ecco, questo è un paesino della Sicilia – uno qualunque – cent’anni fa. Cent’anni? No: molto meno. Diciamo, verso l’inizio dei nostri anni Sessanta. C’è il delitto d’onore, cioè si può ammazzare la moglie “traditrice”. C’è il matrimonio riparatore, cioè puoi violentare una donna se dopo te la sposi. Sono leggi scritte nel codice, mica usanze tribali. E c’è “voscenza benedica, don Totò”.

In Sicilia, abbiamo combattuto cinquant’anni – le donne più degli uomini – per spazzar via tutto questo. Ha combattuto Falcone e ha combattuto Franca Viola. Per lei (la prima ragazza siciliana a rifiutare di sposare il suo stupratore, quarant’anni fa) è stato più difficile, perché non c’era assolutamente nessuno che la aiutasse. Eppure, alla fine ci siamo arrivati.

Nel giro di una settimana, la corte di cassazione italiana ha riammazzato Falcone e ha ristuprato Franca Viola. Non è vero – dice la corte – che Cosa Nostra è un’organizzazione unitaria, come diceva Falcone. Pertanto, annulliamo l’ergastolo a Provenzano: chi dice che i “soldati” mafiosi ubbidissero a lui e non si facessero gli omicidi ognuno per sè di testa propria? Affanculo Falcone. Non è vero – dice la corte – che violentare una fimmina, in fondo in fondo, sia sempre questo delitto così grave. Questa, ad esempio, per quanto così giovane già c’era andata una volta, coi maschi. Non è la stessa cosa che violentare una “vergine” senza “pregresse esperienze di carattere sessuale”. Letto, firmato e sottoscritto, in nome del popolo italiano. Don Totò, dal suo tavolino di vimini, annuisce in silenzio con aria saggia e grave.

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La giustizia, in Italia, ha due gradi di giudizio: l’appello e il primo grado, come in tutti i paesi civili. In più, c’è un terzo grado “tecnico” per gli eventuali errori di procedura. Di decennio in decennio, a poco a poco,  esso si è tramutato però in un terzo grado di merito, un vero e proprio appello dell’appello. Questo immediatamente significa che la giustizia è più costosa, non più alla portata di tutti; e crea un’anomalia, sedimentata nel tempo, tipicamente italiana. Il magistrato di cassazione, per come concretamente s’è configurato, possiede caratteristiche sociologiche abbastanza diverse da quelle del magistrato comune. È di molto più anziano, è più autoreferenziale, è meno comune cittadino. Sfila alle cerimonie in strani costumi rossi – laddove noi sappiamo che l’abito del giudice, magistrato del popolo e non di qualche astratto stato hegeliano, è la semplice toga nera o la giacca e cravatta di Falcone.

C’è un’enclave autoritaria, incistata all’interno della giustizia italiana. È un’enclave – non a caso – che il regime autoritario, ostile alla libera giurisdizione, vorrebbe estendere il più possibile, ad esempio aumentandone il peso nel Csm e facendone di fatto l’organo disciplinare dei restanti magistrati. Essa ha portato danni gravissimi all’amministrazione della giustizia e alla complessiva vita del Paese, portando in più d’una occasione i cittadini alla disgrazia peggiore in cui un cittadino possa incorrere, cioè ridere della giustizia.

Forse è arrivato il momento di chiedersi se non sia giusto e prudente riformare profondamente questo settore incongruo della giustizia italiana, riportando in vigore anche nella pratica il principio dei due gradi di giudizio che, formalmente, non è mai stato abbandonato. Siccome stiamo parlando di magistratura e di giustizia, cioè del settore più delicato e vulnerabile dello stato, è bene che questa riflessione avvenga con moderazione e prudenza, nell’arco di diversi anni – che potrebbero anche essere quelli della prossima legislatura. Nel programma del centrosinistra dunque starebbe bene anche la riforma – o senz’altro l’abolizione – di questa Corte di Cassazione.

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Scontri di civiltà. Figuriamoci se erano scontri d’inciviltà.

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Identità. Va bene, l’Islam è il segno irrinunciabile dell’identità non solo religiosa ma anche politica e civile dei paesi poveri e oppressi, e dunque non si può mettere in burletta a pena d’incendi, accoltellamenti e omicidi vari. Neanche sul Cristianesimo si può scherzare, visto che anche lui è un’identità irrinunciabile dell’Europa, dell’Occidente, dell’Italia, di Busto Arsizio, di Lepanto e di Gallarate; per non parlare dell’ebraismo, ormai usato in Italia principalmente come collante “identitario” di Ferrara e Fini. Ma insomma, un povero disgraziato che di identità ne ha già quanta gliene basta per conto suo, che non ha dunque alcun bisogno di “identificarsi” tribalmente con checchessia, e che vorrebbe semplicemente e banalmente credere in Dio, a chi si deve rivolgere?

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Calderoli. E uno come lui dovrebbe rappresentare uno come me?

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Generazione blog. Corinaldo è un piccolo centro delle Marche a due passi da Senigallia, dove una nuova generazione di mediattivisti si è radunata attorno a un blog per mettere alle strette la pzolitica locale in doppiopetto. Le questioni sul tappeto sono quelle che affliggono tante altre province italiane: ecomafie, malaffare, cattiva gestione delle risorse del territorio. Il tutto è documentato con la competenza e la precisione che dovrebbero essere degli amministratori pubblici e non di uno sparuto gruppo di cittadini che cercano di usare al meglio la rete e i pochi mezzi tecnologici che hanno. Dietro queste denunce c’è un gruppo di ragazzi che sta scoprendo giorno dopo giorno di cosa può essere capace il potere della parola, lo stesso potere che ha scombinato gli equilibri di mafia nella Cinisi di Peppino Impastato, e che oggi a Corinaldo porta autorevoli esponenti della classe politica a guardare con insofferenza questo blog di “rompiscatole”, che nel giro di pochi mesi ha raccolto decine di migliaia di contatti in un paesino di cinquemila anime. [carlo gubitosa]
Bookmark: www.comefaremo.it

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Storie di pirati. Un elettrodomestico dovrebbe fare quello che noi gli ordiniamo, ma i lettori DVD, sono un’eccezione alla prima legge della robotica: mai recare danno a un essere umano. È per questo che spesso ci capita di essere frustrati e danneggiati da un ammasso di circuiti che ci impedisce di fare cose possibili in teoria, ma proibite nella pratica da chi vuole controllare il mercato dei lettori DVD spingendo verso l’utilizzo di tecnologie chiuse e nemiche dell’utente. Ma a far tremare le gambe dei signori del DVD ci ha pensato ancora una volta “DVD Jon”, al secolo Jon Lech Joahnsen, l’hacker ragazzino della Norvegia che quasi cinque anni fa, alla giovane età di dicassette anni, ha fatto tremare Hollywood rivelando al mondo i segreti dei DVD a beneficio di tutti gli utenti. Per quella azione, che aveva come unico obiettivo quello di capire meglio e di far capire al mondo come funziona una tecnologia, DVD Jon ha dovuto attraversare un lungo calvario legale, e ora che la tempesta è passata si avvicina l’ora della riscossa.

La nuova sfida, degna del miglior Indiana Jones, è quella di svelare i misteri che circondano due nuovi “templi maledetti” della tecnologia: i Dvd ad alta definizione HD-DVD e Blu-ray, l’evoluzione degli attuali DVD. Anche in questo caso l’obiettivo di Jon è rimuovere tutti gli ostacoli che impediscono agli utenti di fare ciò che più gli aggrada con i Dvd di loro proprietà. La serratura da forzare per raggiungere la libertà si chiama Advanced Access Content System (AACS), una tecnologia adottata da entrambi i formati in lotta per la successione al DVD. Secondo Jon questo nuovo sistema di protezione “sarà un successo, ma non nel prevenire la pirateria: il primo obiettivo (delle major, NdR) è quello di controllare il mercato dei player. Non siete forse raggianti – ha concluso ironicamente il giovane hacker – quando il vostro player DVD, se provate a saltare l’intro, vi dice Questa operazione è proibita? Ora aspetto solo che sul mercato arrivino i primi prodotti basati su AACS” [carlo gubitosa]
Info: http://nanocrew.net/

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Informazione 1. È uscito il primo numero di Left, il settimanale che prende il posto dell’ultima – non felice – edizione di Avvenimenti. La nuova veste grafica ed editoriale, la promessa di un giornalismo d’inchiesta e soprattutto la definitiva rinuncia a presentarsi abusivamente come continuatore di esperienze ben differenti – quali il vero “Avvenimenti” degli anni ’90 – inducono a una benevola attenzione nei confronti di questa nuova impresa, che intende comunque collocarsi nell’ambito della sinistra (“Left” vuol dire proprio questo, in inglese, ed è altresì l’acronimo del famoso motto rivoluzionario “Liberty, equality and brotherhood”). I nostri auguri al direttore Adalberto Minucci, al condirettore Giulietto Chiesa, al direttore editoriale Luca Bonaccorsi e a tutti i loro redattori, collaboratori e lettori.

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Informazione 2. Ancora un avvertimento mafioso contro Farid Adly, collaboratore del Manifesto e del Corriere e direttore dell’agenzia-stampa Anbamed/ Notizie dal Mediterraneo. Ignoti sono penetrati in casa sua, ad Acquedolci in provincia di Messina, e hanno lasciato in evidenza su un mobile due pallottole. Adly, militante antimafioso e per i diritti umani, era già stato minacciato di morte un anno fa.
Info: anbamed@katamail.com

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Assolto. Il capitano Ultimo, che arrestò Riina. Ma l’ha fatto in buona fede, ha concluso il tribunale.

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Smemoria. È in edicola l’Isola Possibile, mensile dei noglobal catanesi. Questo numero, che contiene diverse inchieste interessanti, è redatto con più serietà del precedente che conteneva – in evidenza su tutta l’ultima pagina – una terrificante articolessa su Alfio Caruso, un giornalista di destra che si distinse a suo tempo per violenti attacchi all’antimafia (“professionisti dell’antimafia”, ingiurie a Nando dalla Chiesa e roba del genere) e s’è ultimamente riciclato come pensoso esperto di cose siciliane. In questa veste è stato rispettosamente intervistato da Laura Silvia Battaglia, non senza responsabilità del direttore e dell’intera redazione.
Bookmark (per il numero nuovo, il vecchio va semplicemente dimenticato): www.isolapossibile.it

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Fanatici. Anni fa Vittorio Feltri rivelò che Gerardo Chiaromonte, un anziano esponente del vecchio Pci, prendeva soldi dai russi: lo diceva il dossier Mitrokin, senza ombra di dubbio. La notizia fu dichiarata poi falsa sotto ogni rispetto. Ma intanto Chiaromonte era già morto, dopo cinquant’anni di politica grigia e onesta, con questo marchio di spia russa addosso. Alla fine, un tribunale ha condannato Feltri per la calunnia: ed egli, naturalmente, ha protestato per questo oltraggio alla sua libertà. Un paio di settimane fa, un gruppo di professionisti islamici italiani l’ha querelato per alcuni dei moderati commenti che egli ogni giorno diffonde ai danni non dei terroristi ma di chiunque indistintamente creda nella religione mussulmana. Querelato – secondo le regole civili – e non ingiuriato o assalito nè tantomeno minacciato. Ma lui, imperturbabile, spara a nove colonne: “L’Islam mi denuncia!”. Capire come ragionano i fanatici islamici è facile, dopotutto: basta vedere come ragionano i fanatici nostrani, tipo Feltri.

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Quasi-democratiche. “Sì, ma tu chi preferiresti che andasse in Parlamento?”. “E che ne so. Mica ora posso più dare la preferenza”.
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Proposta banale. Noi diamo Calderoli agli arabi. Loro in cambio ci danno Bin Laden. Calderoli diventa imam o qualcosa del genere e Bin Laden diventa il nuovo capogruppo della Lega. In fondo, ci sono pochissime rotelle da modificare.

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Giustizia. È cominciato ieri il processo a Paul Marcinkus, già amministratore della Banca vaticana.  Una gestione non priva di punti oscuri, legati a rapporti con Sindona, Gelli, Calvi, Ambrosiano e chi più ne ha più ne metta. Il pubblico ministero, avv. Simone Pietro, sembra intenzionato a chiedere una condanna esemplare. Il legale dell’imputato, avvocato Escrivà, non ha voluto invece rilasciare dichiarazioni.

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Politica. Lascia i Ds Lanfranco Turci, che era presidente della Lega delle Cooperative quando delle coop siciliane alcune (per esempio la mia) facevano giornali contro la mafia e altre (per esempio la Cmc) facevano affari coi cavalieri. Il povero Turci non seppe mai scegliere fra le une e le altre, e questo è uno dei motivi per cui io ora posso scrivere solo qui in rete e non sul mio giornale.

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Ascari. Neanche il più alto in grado dei leghisti siciliani, il bulukbasci Rafeh Lombardo, è stato autorizzato a dichiarare alcunché sulla controversa vicenda del ministro Calderoli. “Son cose che riguardano i bianchi – ha detto un ufficiale della Lega – Però su Gheddafi o Mandela può fare tutte le dichiarazioni che vuole”.

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Spot. Campagna “Diritto al cuore” per la costruzione in Sudan del primo centro africano gratuito di cardiochirurgia. Mandando un sms al 48587 si attiva il versamento di un euro a favore di esso. “Un progetto complesso e difficile – dice Gino Strada, chirurgo di guerra e fondatore di Emergency – ma che contiene semi di pace: dimostrare che riconosciamo ai cittadini di quei paesi gli stessi diritti che pretendiamo per noi stessi, che vogliamo condividere i benefici della scienza medica”.
Info: www.emergency.it

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Libri. Sotto la notizia niente, di Claudio Fracassi. “Scritto nei primi anni ’90, questo saggio è di una straordinaria attualità. Nell’illustrare come i media – la tv in particolare – fossero stati usati per influenzare l’opinione pubblica planetaria in alcune circostanze, nel riferire come abbiano creato e ampliato emozioni globali, anticipa  il panorama attuale, nel quale il  potere dei media sulle nostre vite è straordinariamente grande, fino ad attentare alla  nostra libertà”. Scaricabile in rete.
Download: www.lombardia.megachip.info

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Sigia wrote:
< Leggendo le allegre dichierazioni del nostro P.del C. m’è tornato alla mente il periodo di tanti anni fa – prima dell’approvazione della Legge Basaglia – quando facevo volontariato in certe strutture pubbliche dove in tanti si credevano di essere il “grande corso” >

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Piero wrote:
< Per molto meno delle offese a Maometto, la Fiat o Tronchetti Provera possono chiamare in giudizio un giornalista e strappargli milioni in danni “morali”. Potete deridere il profeta islamico e Cristo; ma provatevi non dico a deridere, ma a fare una seria inchiesta sulla setta pseudoreligiosa chiamata Scientology: chiunque l’ha fatto, spesso su richiesta di genitori disperati di essersi visti plagiare i figli, è stato condannato a pagare danni enormi. Loro hanno buoni avvocati, e il favore del potere reale >

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andreisha@hotmail.com> wrote:
< Scrivo per segnalare l’uscita di un libro sulla mafia qui in Spagna. Il titolo è Cronicas mafiosas, e il sotto titolo Sicilia, 1985-2005, veinte asos de mafia y antimafia. L’autore è il catalano Joan Queralt, un giornalista conoscitore delle vicessitudini di Cosa Nostra. “Obstinación civil, educación, intervención política son las armas que el autor propone para combatir el crimen organizado y desbancar la inercia del fatalismo. En paisajes marcados por la fatalidad y la violencia, palabras tan esperanzadas y pronunciadas con tanto coraje suenan como una necesaria herejía” >

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Amici miei. Tizianella wrote:
< Ti scrivo dalla valle del Wirikuta – deserto messicano – dove mi sono trasferita da quasi due anni con tutta la famiglia. Valle incantata, qui gli Huicholes tornano a celebrare le loro cerimonie sacre. Il paesino dove vivo si chiama Wadley, dal nome di un inglese che sembra si sia dato un gran daffare ai tempi che furono. Le anime vive sono una manciata, cinquecento, pressappoco. Quelle svolazzanti, chissà. C’è una stazione che potrebbe tranquillamente stare in un film di Sergio Leone, al passaggio di ogni treno – duecento vagoni l’uno, tutti giustamente in mano a compagnie gringhe che hanno “tagliato” il servizio passeggeri – i muri delle case ballano ritmicamente.
C’è una mini-scuola elementare dal nome altisonante. Lucas frequenta la quinta, ed è il primo della classe. Dice che si annoia terribilmente. Così il pomeriggio ci mettiamo a studiare insieme, nonostante gli sbuffi. La sera poi ci si riunisce alla cantina di don Totis, a chiacchierare con i vecchietti tra una birra fredda, un sacchetto di semi di girasole e un bicchierino di mescal. A Wadley vive anche un torinese, Max, che due volte a settimana prepara e vende il pane cotto al forno a legna, con la sua giovane compagna e una bimba di otto mesi che ho letteralmente visto nascere.
Di qui passano molti viaggiatori, tutti, o almeno molti, con incredibili storie da ascoltare. Si sta bene, insomma. Non mi fermerò ancora per moltissimo tempo, perché quando il bimbo (mi ha quasi raggiunto in altezza, non era difficile, lo so…) avrà terminato la primaria, che qui dura sei anni invece che cinque, dovremo trasferirci in una cittadina meno isolata, e con una scuola degna di questo nome.
Ultima notizia: ho portato dall’Italia la mia labrador Luna e il mio vecchissimo gatto Pippo Filippo, che se la gode alla grande; al zoologico si è aggiunta una cagnetta lavandina, razza tipicamente wirikutiana, che è la nostra delizia. Si chiama Circa (da circo). Un bacio >

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Promemoria elettorale. Italians wrote:

< A tirarse massa indrio se finisse col culo in rio >
< Cu fa trenta e ‘un fa trentunu, appizza u trenta e u trentunu >
< ‘O cane mozzeca ‘o stracciato >
< ‘O pesce fete d’a cap >
<A robar poco se va in galera, a robar tanto se fa cariera >
< Bon tiempu e malu tiempu nun dura tuttu tiempu >
< Chille fa o gallo ‘ncoppa ‘a munnezza >
< Mantenimmoce pulite, diceva ‘o puorco cu ‘a capa dint’ o truogolo >
< Bisuognu metti liggi >
< Quando tuti te dise imbriago, va in leto >

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“A che serve vivere, se non c’è il coraggio di lottare?” (Giuseppe Fava)