San Libero – 309

7 novembre 2005 n. 309

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L’ultimo numero della catena non è arrivato, per problemi tecnici, a gran parte degli abbonati. Saremo perciò più brevi questa settimana, per poter rispedire anche lo scorso numero a tutti

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Rinaldo in campo. Anche questa settimana, la capitale d’Italia è Locri. E’ già uscita, com’era prevedibile, dai media padronali: ma è ancora lì, ché ormai è una generazione. Le mancano tantissime cose: memoria, collegamenti, organizzazione. Ma neanche i ragazzi di Palermo e Catania sapevano più molto di Licausi o dell’occupazione delle terre; né avevano tv o giornali, né una rete. Eppure, a poco a poco, hanno costruito. E così faranno questi di ora. Noi, poiché oggi lo spazio è poco, ci limitiamo a ripetere che siamo a disposizione. Questa è l’ultima voce autonoma, o una delle ultime, dell’antimafia di dieci e di vent’anni fa: siamo sopravvissuti fin qui esattamente per questo, per essere memoria e agenda per le nuove antimafie che – ne eravamo certissimi – sarebbero arrivate. Il filo, invisibile e lieve, non s’è spezzato mai. Per Aldo, Alessandro, Barbara e per tutti gli altri è pronto da raccogliere, ed essi lo faranno.

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La politica, intanto, avanza a grandissimi passi persino nei (e contro i) palazzi. E’ bastato uno zefiro – il nome “Borsellino” – per soffiar via dieci anni di viltà e inciuci dalla sinistra siciliana. Non solo i vecchi marpioni come Crisafulli, Cocilovo, Ramsete, Suslov e compagnia mummia, ma anche i “moderni” rampanti come Finocchiaro o Bianco hanno dovuto abbassare la cresta davanti all’ondata di applausi, di emozioni, di ri-organizzazione dal basso che da ogni angolo della Sicilia s’è alzata appena riudito questo nome. Si sono costituiti già, ora che scriviamo, almeno trecento comitati Borsellino: ma il numero è sicuramente superato ora che leggi. Ne fanno parte, ciascuno alla sua maniera e in allegra concorrenza, no-global e “riformisti”, addiopizzo palermitani e communisti col chiodo. Battibecchi, ripicche, piccole gelosie non sono assenti: ma, nel complesso, l’aria è di un risveglio generale, del terzo ritorno in campo del popolo antimafioso.

Quest’anno, nell’isola, la primavera è arrivata prima. Sicilia spalanca gli occhi, starnutisce, si stira con un ahhhh! di sollievo le braccia anchilosate e comincia ad alzarsi dal vecchio letto. E ai vecchi paladini, che succede? Da anni c’eravamo abituati a vederli cortigiani, a litigarsi un feudo, una presenza a corte, sempre più letichini, sempre più arrugginiti. Ma ora in sella rieccola, la bella cavalcata d’una volta: Rinaldo, Orlando, Ferraù, Ruggiero, Bradamante… E li mori infedeli (che qui son cristianissimi: ma lasciamo stare) che sbiancano e si scuffarano, a risentire la tromba della vecchia animosa scombiccherata cavalleria.

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E’ bello, dopo tante critiche, lodare per una volta i compagni dei bei tempi. Fava, Lumia, Orlando e alcuni altri hanno avuto una parte assolutamente decisiva nel portare l’intera sinistra a sostenere senza se e senza ma la candidatura Borsellino. I primi due, che ora sono diessini, hanno spinto in avanti a calci nel sedere il loro partito. Il terzo, finito ahimè in mezzo ai margheritari, li ha subito mandati al diavolo appena ha sentito aria di movimento (col buffo Rutelli da Roma, che, fra le sghignazzate generali, l’ha immediatamente deferito al Tribunale del popolo per la radiazione).

Non è vero che i politici sono tutti uguali, che dormono tutti. Alcuni si possono risvegliare, solo che a differenza della Bella Addormentata per risvegliarsi hanno bisogno di schiaffi e non di baci in bocca.

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Ecco. Adesso, avanti così, e un po’ più oltre. La presidenza Borsellino, alla regione Sicilia, non basta più. Vogliamo proprio un governo Borsellino, con una giunta composta da tutti i capitani del popolo antimafioso. Crocetta, Fava, Tano Grasso, Lumia, Orlando… non più capicorrente di palazzo, ma assessori di popolo del primo governo antimafioso. E poi…

E poi basta per ora, abbiamo scritto e letto già fin troppo. Adesso muoviamoci, facciamo le riunioni, mandiamo mail, facciamo i volantini e i fogli locali (e le tv di strada), organizziamo i comitati, facciamo rete, muoviamoci. Il momento, è ora.

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Locri. Eravamo in tanti, per il tipo di occasione tantissimi. Per lo più tutti studenti, poche le presenze istituzionali in senso lato ed in senso stretto: politici calabresi (sindaci, assessori, segretari ecc.), poi Legambiente, il sindacato (Cgil, Uil), i lavoratori dell’Inps, e qualche bandiera più o meno conosciuta di qualche strana e seria organizzazione.
Ma gli studenti la facevano da padrone, tanti da Cosenza, da Napoli, da Bari, da Firenze, da Bologna, da Roma, da tutte le parti i calabresi, e pochi, pochissimi i siciliani: io personalmente non ne ho incontrati e la cosa è stata parecchio evidente a conclusione della manifestazione quando un rappresentate degli studenti di ogni luogo ha fatto il suo intervento.
Il dato importante è che tutto realmente sembra rimesso alle proposte ed alle metodologie che questi ragazzi avranno da proporre ed individuare; la Calabria, quella buona, non sa da dove iniziare ma tutti credono che questo possa essere un inizio. La situazione lì è davvero all’inizio, non c’è una vera e propria cultura antimafia (voglio dire prima di questi episodi). “Non si è mai opposto nessuno – mi hanno detto – non abbiamo memoria di lotte contro la mafia”. Questo per spiegare che tutto è “base” da quelle parti, davvero c’è bisogno di strumenti culturali, insomma di una discussione un po’ più larga.
Ho visto i ragazzi di “Io sto con Falcone”, è stato bello quando mi hanno dato il volantino: “Ah ma voi siete di Roma?” ho chiesto. “E voi?”. “Di Catania!”. Hanno fatto un giornalino, un pdf stampato, ne ho preso una copia e appena vengo ve lo porto.
La sera s’è parlato di fare un incontro comune tutti insieme, tutti i ragazzi delle varie città, una sorta di forum operativo per capire se organizzare un’altra manifestazione nazionale o qualsiasi altra cosa. Ad ogni modo ci si sente via email, Barbara sta raccogliendo un elenco di email in modo da tenere i contatti, lei fa parte di “giovani per la Locride” un buon punto di riferimento, è gente grande (18-23) rispetto ai giovani televisivi (14-17). [alessandro malastrada].

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Marchette deontologiche. La notizia e’ una di quelle che segnano la storia dei media: l’ordine dei giornalisti ha dato la sua benedizione ufficiale alla pubblicita’ occulta (in gergo “marchette”) all’interno dei telegiornali nazionali. Tutto comincia la sera del 28 agosto, quando il Tg2 e il Tg5 decidono di celebrare l’uscita della nuova Fiat Punto in diretta nazionale e a mezz’ora di distanza l’uno dall’altro. La “Catena” ha gia’ descritto questi due servizi di Lamberto Sposini e Maria Concetta Mattei, caratterizzati dalle medesime immagini e dallo stesso tono trionfalistico e acritico. Credendo che un telegiornale fosse diverso da una cassa di risonanza di comunicati aziendali, e che un giornalista avesse compiti diversi da quelli di un concessionario di automobili, questo umile scribacchino ha inoltrato un esposto all’Ordine dei Giornalisti per segnalare quella che sembrava una palese violazione della deontologia professionale. Il seguito della vicenda ricorda da vicino la barzelletta del pazzo che andava contromano credendo che fossero gli altri a sbagliare direzione: il pazzo ero io, che da solo cercavo di andare contro la corrente del giornalismo asservito, e non chi ha “normalmente” aperto gli spazi dell’informazione e del servizio pubblico televisivo alla pubblicita’ (neanche tanto occulta) della Fiat. Bruno Tucci, presidente dell’Ordine dei Giornalisti del Lazio, ha messo nero su bianco che “quando un’azienda lancia sul mercato una nuova auto tutti indistintamente, i giornali, oltre la radio e la Tv sono portati a illustrare le caratteristiche della nuova auto. Non avendo quindi riscontrato nessuna violazione delle norme deontologiche, il consiglio ha deciso all’unanimita’ di archiviare il caso”. Preso atto di queste nuove tendenze nella deontologia professionale, rimangono alcuni dubbi: perche’ due Tg nazionali usano le stesse immagini? Chi gliele ha date? I telegiornali sono una vetrina di prodotti? Un’auto nuova e’ una notizia? Se si’, perche’ annunciare solo le auto Fiat e non vetture di altre marche, auto ad aria compressa o biciclette? Ma soprattutto, perche’ l’Ordine dei Giornalisti e’ arrivato cosi’ in basso? [carlo gubitosa]
Per protestare: ordine.giornalisti@tin.it

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Patriot Act. Introdotto da Bush dopo l’11.settembre, limita alcuni diritti civili nel quadro della lotta al terrorismo. Scade in gran parte alla fine di quest’anno e se ne sta discutendo ferocemente il rinnovo. Intanto il Congresso ha varato misure per consentire una più larga applicazione della pena di morte. I reati passibili di essa sono triplicati; è stato approvato un meccanismo di ripetizione del processo in caso di non applicazione della pena chiesta all’accusa. Secondo il N.Y. Times così rischiano la pena capitale anche i finanziatori inconsapevoli di organizzazioni terroriste. [tito gandini]

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Patriot. Patrick J. Fitzgerald è l’autore dell’indagine su Valery Plame, l’agente Cia pubblicamente identificato dall’entourage della Casa Bianca per “punizione”: Il marito della Plame, un ex ambasciatore, sapeva e diceva che Saddam non aveva l’atomica. Nel rapporto Fitzgerald si afferma che se i giornalisti a conoscenza dei fatti avessero testimoniato prima il caso sarebbe potuto esplodere esattamente un anno fa: cioè nell’ottobre 2004, a un mese dalle elezioni presidenziali che hanno visto soccombere John Kerry [tito gandini].

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Fabbrica. Su Radio3 dal 7 al 18 novembre, sempre alle 14.30, si parla di fabbrica vista dalle donne. Il programma racconta cent’anni di storia industriale (all’Ilva-Italsider) e lo fa da un punto di vista inconsueto, le storie di vita di diverse generazioni di operaie napoletane. Lo cura Renata Pepicelli e si puo streammare anche in rete.
Bookmark: www.radio.rai.it/radio3

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Orfeo wrote:
< “Nessuna destra e’ mai riuscita a sopravvivere nelle condizioni di quella di ora…”. Ne sei davvero sicuro? Da qualche giorno ho dei brutti presentimenti, spero proprio di sbagliarmi. Il fatto è che per governare davvero occorre: ottenere la maggioranza dei voti alle prossime elezioni (non è così sicuro); convertire i voti in una maggioranza parlamentare (non è più così automatico, specie dopo l’ultima legge elettorale). La storia delle sinistre è piena di illusioni sfumate, stiamo attenti a non fare come quegli uccelli che cantavano sui fili del telegrafo che trasmetteva l’ordine di uccidere tutti gli uccelli. Questa destra, come quella degli anni ’20 e ’30, non ha nessun tipo di morale >

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Alessandro Paganini wrote:
< La violenza da parte di familiari o partner è la prima causa di morte e invalidità per ragazze e donne fra i 16 e i 44 anni, secondo dati del Consiglio d’Europa (Ansa 28 ott 05).
Suggerisco pertanto al ministro dell’interno e agli onorevoli Bossi e Fini, sempre che abbiano chiaro il concetto di priorità, che prima di finanziare i “Centri di Permanenza Temporanea” per immigrati, occorre istituire dei CPT per noi mariti >

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Diego wrote:
< E’ vero, il latte in polvere sta facendo disastri nel Terzo Mondo (ma per colpa dell’acqua con cui lo si diluisce, non del latte in sè), ma se una donna non ha latte cosa gli diamo ai neonati ? L’IVA al 20% la pagano i consumatori, non certo le case produttrici, e anche l’eventuale multa (se mai sarà pagata) non andrà certo ad intaccare il conto in banca del signor Milupa o del signor Nestlè, ma si ripercuoterà sui consumatori o peggio sui lavoratori di quelle aziende, che si sentiranno dire “è un momento difficile, il mercato è stagnante, la produttività deve aumentare ma l’aumento non glielo dò, anzi…” >

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Giovanni wrote:
< Una nuova grande iniziativa di massa della Catena di Sanlibero: un referendum sull’illegalità. Manifestate nel modo che riterrete più idoneo il vostro dissenso o consenso con le affermazioni che seguono.
– La guerra è illegale tranne che per resistere a un’invasione.
– Occupare le case sfitte di uno speculatore per chiedere al Comune di requisirle non è illegale.
– Occupare le case sfitte (anche di un palazzinaro) per rivendersele a chi vuole un titolo per una casa popolare è illegale.
– Occupare una fabbrica per mantenere il posto di lavoro non è illegale.
– Bloccare il traffico per non pagare le multe dopo avere fatto i furbi sulle quote latte è illegale.
– Lavare i vetri delle macchine ai semafori non è illegale.
– Minacciare o aggredire chi non se li vuole far lavare è illegale.
– Entrare clandestinamente in un paese perché nel proprio si rischia la morte non è illegale.
– Raccomandare e farsi raccomandare è illegale.
– Chiedere l’elemosina non è illegale.
– Sfruttare chi la chiede è illegale.
– Drogarsi non è illegale (è solo inutile).
– Rubare in supermercato (da soli o in massa) è illegale.
– Farsi le leggi su misura per sfuggire alla galera non è illegale (è solo vergognoso).

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Ettore Lomaglio Silvestri (pres. Ass.cult.Sconfiggiamo la mafia) wrote:
< Il Di Fazio arrestato, anche se declamato come il reggente del clan Santapaola, ha una grossa stonatura nel suo cursus honorum. Ossia i boss delle altre famiglie catanesi avevano chiesto il permesso di ammazzarlo a Bernardo Provenzano. E noi, da cattivi e malpensanti e sbirri quali siamo, crediamo che lo stesso Provenzano abbia confidato ai suoi contatti al Viminale dove trovarlo. Insomma, invece di ammazzarlo, don Binnu l’ha venduto allo Stato per fargli fare bella figura. E distrarre l’opinione pubblica. Questo lo pensiamo noi ma a volte a pensar male si indovina >

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Max wrote:
< AAAAAA Cercasi Giovane Ragazzo di Locri-scopi giornalistici. Dopo l’uragano Charlie, la tempesta Marilyn e il temporale Umberto, una nuova perturbazione si aggira per il mondo, i giornalisti che vanno a caccia di ragazzi di Locri. Sembra il ritorno di Pacciani, della Banda della Uno Bianca e invece sono un esercito di giornalisti che vogliono a tutti i costi un povero Cristo che viene da Locri. Sentite cosa mi è capitato: un giornalista mi chiede dell’associazione, delle nostre attività e di quello che facciamo…mi chiede da dove vengo e io: “da Roma”. “Peccato! – fa lui – Senti, noi tra due ore andiamo in onda, non è che camuffando un po’ la voce, mi potresti fare il ragazzo di Locri? “Ma lei è pazzo! – faccio io – mi ha preso per un buffone? Ma si vergogni! Lei è un macellaio non un giornalista!”. E lui, tranquillamente: Lui tranquillamente mi ha risposto: “Scusa se ti ho offeso. Chiedo a qualcuno della redazione. Ciao”. Si vede che siamo il paese della Ventura di Bruno Vespa! Come diceva Jack Folla : “Sveglia fratellini, è tempo di lottare a 360 gradi” >

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Ignazio Bucalo wrote:
< Cuffaro? Io Cu-Rita! >

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bertolt@freheit.de wrote:
< …E questo è tutto e non è già che basti
ma forse vi dirà “Esisto ancora” >

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“A che serve vivere, se non c’è il coraggio di lottare?” (Giuseppe Fava)