San Libero – 228

27 aprile 2004 n. 228

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Democrazia. Una foto di dieci anni fa. Una lunghissima fila di uomini e donne, tutti neri, che si snoda serpeggiando per la campagna. Cento, duecento persone, ma ce ne saranno ancora. Sorridono con compostezza, quasi solenni; qua e là, nella fila, una donna ha un bambino in braccio o lo porta per mano. Alla lontana estremità della fila, intravvedi una baracca: è il seggio elettorale. E’ là, dopo ore di fila e decenni di dolore, che tutte quelle creature convergono: le elezioni. Sono le prime di quel Paese, l’estremo pezzo d’Africa, dove i bianchi frustavano e i neri vivevano schiavi non in tempi lontani, ma fino a dieci anni fa.
Hitler, Stalin, e il Bianco in Africa: tutt’e tre hanno fatto lager, ma solo i primi due sono ricordati. Eppure, nel Congo, almeno un milione di persone (al tempo di re Leopoldo, che da noi si chiamava Belle Epoque) furono mutilate o uccise perché non ubbidivano abbastanza in fretta. L’uscita da questo orrore, che avrebbe dovuto essere – razionalmente – un bagno di sangue, avvenne invece abbastanza ordinatamente e civilmente: i capi dei neri oppressi, il vescovo Tutu e il comunista Mandela in testa, decisero che non occorreva vendetta: bastava la verità. A uno a uno, i peggiori bianchi, i capi della polizia antisommossa, i politicanti, sfilarono davanti al popolo, ammisero i loro crimini e se andarono a testa bassa ma illesi.
Tutu e Mandela sono gli unici al mondo a poter oggi dire “esportiamo la democrazia”. Loro non sparerebbero sulla folla palestinese o irachena, né ruberebbero acqua o petrolio nè proclamerebbero “Got mit Uns”. Si siederebbero pazientemente ad aspettare. E alla fine, probabilmente, otterrebbero una pace.

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Lupara. Don Mommo “Coppola” Ariello, sindaco di San Fucile d’Aspromonte, ha dichiarato ieri alla Gazzetta del Sud che uno di questi giorni tirerà una luparata al sindaco del vicino comune di Gazza, Arafà. “Avevo promesso al Prefetto di non farlo – ha precisato don Coppola – ma ora ho cambiato idea.

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Scienziati. Buffo appello di Rita Levi Montalcini, Margherita Hack e altri scienziati italiani per dire che non è una buona idea eliminare lo studio di Darwin dalle scuole, che la scienza con la politica (e la religione) non c’entra, che in fondo bisogna pur insegnare qualcosa ai ragazzi oltre al catechismo. E’ buffo perché di solito appelli del genere si fanno in Arabia Saudita o in Paraguay e si fanno al massimo nell’ottocento. Invece qua i poveri Montalcini, Hack, Diderot e Galilei stavolta sono costretti a fare appelli del genere in un paese europeo, e nell’anno di grazia duemila e passa. Ehi! Qui qualcuno ha scritto Anno di Grazia con le minuscole! Un luterano, scommetto: chiama l’Inquisizione! (E gli scienziati, Eminenza? Niente, basterà fargli vedere gli strumenti e vedrete come rinnegheranno la terra attorno al sole, il razionalismo e pure quel tizio là, come si chiama? Quello che mi fa discendere dalle scimmie, accidenti).

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L’Italia è l’unico paese occidentale in cui siano costretti allo sciopero il medico di famiglia e il magistrato.

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Sicilia 1. Chi paga. Come sempre accade in tempo d’elezioni, i capi del centrosinistra siciliano sono alacremente impegnati a far vincere Berlusconi. Se infatti Berlusconi non vincesse in Sicilia, correrebbe il rischio di perdere sul piano nazionale: alle ultime politiche, ad esempio, i suoi sessantuno deputati siciliani hanno fatto la differenza. Per questo motivo, Berlusconi ha stanziato una somma per corrompere i dirigenti del centrosinistra siciliano. I quali ogni volta presentano i candidati più improbabili e più perdenti per permettere al loro padrone di vincere a mani basse. Così hanno via via candidato Cecchi Gori (industriale toscano), Cocilovo (sindacalista venduto) e roba del genere.
Adesso, alle europee, la situazione è la seguente: il capolista sarà Cocilovo, il sindacalista venduto già trombato l’anno scorso; a Catania presenteranno un tizio di Forza Italia, tale Latteri (il rettore che pochi mesi fa lasciò proporre una laurea ad honorem per Ciancio); e così via. E’ ancora aperto, al momento in cui scrivo, il pensoso dibbattito nei Ds, se presentare l’antimafioso Fava o l’interlocutore di mafiosi Crisafulli: sei mesi non gli sono bastati per decidersi, anche perché l’onesto Fassino, finora, si è ben guardato dal prendere posizione.
Ma quanto costa a Berlusconi tutto questo? E’ l’unica curiosità che mi rimane. Che Berlusconi paghi e che costoro siano pagati da lui è l’unica spiegazione ragionevole per una situazione così irrazionale. In nessun altro luogo al mondo un’intera dirigenza politica si adopera così attivamente per far trombare se stessa e distruggere il proprio partito. Se lo facessero gratis, sarebbero proprio matti.
(Pansa, su questo, tace: bestiario sì, ma senza prendersela più con le bestie feroci).
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Sicilia 2. Chi ride. Se Atene piange, Sparta non ride. In verità, sghignazzano fragorosamente gli uni e gli altri, alla faccia dei rispettivi elettori. Abbiamo visto che tipo di personaggi portano alle elezioni i degenerati eredi di Turiddu Carnevale, di Mommo Licausi e dell’assassinato e tradito Pio La Torre. Questo è il polo “di sinistra”. Quello “di destra”? Inutile perderci tempo: basta citare la trasmissione di Lucarelli, Blu Notte, che non è mai andata in onda perché virgolette “in periodo elettorale” chiuse virgolette si occupava di mafia. In tempo d’elezioni, in Italia, è formalmente proibito parlare dei mafiosi: è permesso, con cautela, parlare di ladri ma di mafiosi assolutamente no perché gli elettori potrebbero esserne turbati. Ovviamente: là si citava uno come Dell’Utri, il cui solo nome è una lezione di politica italiana, e il cui nome completo – Dell’Utri Marcello, procuratore di S.E. il presidente del consiglio in Sicilia – da solo vale quanto una requisitoria del pool di Palermo.

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Sicilia 3. Chi comanda. La destra, la sinistra, il polo nord e il polo sud. Ma laggiù, storicamente, comanda (e torna ora a farlo apertamente) la democrazia cristiana. La quale in Sicilia è fraternamente divisa in partes tres, quarum una appellatur Margherita, secunda Udc e tertia… beh della terza, per pura paura fisica, non faremo il nome. L’Udc in Sicilia è rappresentata da una ventina di personaggi di Camilleri; dai quali il più riuscito è il presidente della regione, Totò Cuffaro: ogni giorno che Dio manda in terra, esclusa la domenica e qualche festa comandata, alla porta della Regione si presenta una pattuglia di carabinieri in alta uniforme. “L’Eccellenza Cuffaro?”. “Ecco qua!”. “Eccellenza, siamo qui per ordine della Procura di Palermo (o del pool antimafia o dell’audiencia general de Colombia o della polizia di Los Angeles o di chiunque altro) con l’increscioso incarico di consegnarLe questa incriminazione per concorso in mafia (o associazione a delinquere o abigeato o gabola o qualunque altro reato). E Sua Eccellenza, ogni volta, prende la carta incriminatoria fra due dita, sorride benevolmente al caramba e si fionda con la missiva nell’adiacente cappella dove, fra una miriade di lumini, troneggia una statua di gesso. E’ la Virgen de Los Remedios, quella che protegge le laboriose popolazioni di Calì e Medellin. Ai Suoi piedi si ammucchiano tutti i mandati di comparizione, incriminazione, garanzia ecc. ricevuti da Sua Eccellenza. “La Virgen veglia su di me e sul popolo siciliano!” dichiara ogni volta ai periodistas e a ai carabineros allibiti. Che scattano sull’attenti e se ne vanno.
Ed è questo Cuffaro, non un omonimo o un cugino ma proprio lui in persona: Cuffaro, colui che l’onesto Follini ha scelto a capolista dell’Udc. “Candidamos Cuffaro – precisa sin verguenza l’onesto – per riaffermare i nostri principi morali!”. S’era capito.

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25 aprile. A Chivasso in Piemonte, manifestazione al liceo – indetta dall’Assessorato Cultura, di An – con l’inventore del revisionismo antisemita, Ernst Nolte. Invitato solo lui, e nessun altro. Pattuglie di Ss, in divisa da vigile, a far guardia d’onore.

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Difesa della Razza 1. L’Eurabia, secondo la scrittrice americana Oriana Fallaci, è quella striscia di territorio che si stende fra l’Alentejo e la Galizia, abitata prevalentemente da ariani bianchi e cristiani ma inquinata purtroppo da una percentuale non piccola di razze inferiori. Queste ultime, penetrate in Europa per la colpevole indifferenza – e diciamolo pure, vigliaccheria – dei cittadini, se ne sono alla fine impadronite. Pertanto, l’Eurabia è una regione dell’Islam, nonostante i governi bianchi che ipocritamente sostengono di governarla. A tale deplorevole situazione si porrà rimedio se e quando gli europei bianchi ariani si decideranno finalmente a tirar fuori gli attributi, a combattere “virilmente” contro i non-ariani e a smascherare anzitutto i peggiori nemici dell’Europa pura, i rinnegati del carolingianesimo, i “primi responsabili della catastrofe che stiamo vivendo”. E questi sono i preti cattolici, vescovi e papa in testa, che aumma aumma si sono lasciati comprare da Maometto. “Io mi pento soltanto di aver detto meno di quanto avrei dovuto, e d’aver chiamato semplicemente cicale coloro che oggi chiamo collaborazionisti. Cioè traditori”.
Da tutti questi argomenti (vicini a quanto già sosteneva un giovane austriaco di belle speranze, componendo trattati analoghi nella Germania weimariana) il principale gruppo editoriale italiano, il Rizzoli-Corriere, ha cavato un pamphlet di successo, propagandandolo con ogni mezzo, esattamente come faceva negli anni Trenta. Appelius, Interlandi, Pitigrilli e Fallaci.

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Difesa della Razza 2. “La sfida più seria ed immediata alla tradizionale identità americana proviene dall’immigrazione dall’America Latina, specialmente dal Messico. Messicani e altri latinos hanno formato le loro enclavi politiche e linguistiche, da Los Angeles a Miami, respingendo i valori anglo-protestanti che hanno costruito il sogno americano. Gli Stati Uniti ignorano la sfida insita in questo pericolo”. Questo invece è Samuel Huntington, quello dello “scontro di civiltà”. Il suo ultimo libro è “Chi siamo: le sfide all’identità nazionale americana” e stavolta lo scontro di civiltà è direttamente dentro gli Stati Uniti, fra wasp e latinos. E’ stato recensito sull’organo dei neo-cons, Foreign Policy, che accanto alla recensione ha pubblicato un appello – sempre di Huntington – per “Un’organizzazione nazionale che promuova gli interessi dei bianchi”. Sentiamo cosa dice l’appello: “Una reazione plausibile ai cambiamenti demografici in corso negli Stati Uniti potrebbe essere l’insorgere di un movimento anti-ispanico, anti-negro, anti-immigrante composto soprattutto di maschi bianchi, lavoratori e classi medie, che protestano perché il posto di lavoro viene loro sottratto dagli immigranti e da paesi straneri, e protestano contro l’imbastardimento della propria cultura e della propria lingua. Un movimento del genere si potrebbe chiamare nativismo bianco”.

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Difesa della razza 3. Carol Swain, “Il nuovo nazionalismo bianco in America”. “E’ la prossima fase logica della politica dell’identità in America”. Ecc. ecc.

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Pannolini. Ogni anno quasi un miliardo di euri se ne vanno, in Inghilterra, per comprare pannolini usa-e-getta per bambini: per non parlare delle spese di discarica e incenerimento (dei pannolini, non dei bambini), poiché i pannolini moderni non sono riciclabili e minacciano di durare centinaia di anni. In media, ogni bambino ha bisogno di circa cinquemila cambi di pannolino (1500 euri) prima di passare a tecnologie più evolute: ogni anno, tre miliardi di pannolini usa-e-getta inquinano le finanze familiari e l’ambiente di tutto il regno. Ma quanto costerebbe regalare a ogni famiglia dei buoni pannolini all’antica, compresa la pulizia in lavatrice? I verdi inglesi hanno fatto i conti, e risulta che con 223 milioni di euri ce la caveremmo. Gli ecologisti si sono spinti ad affermare che il risparmio sarebbe ancor maggiore per i secondi e terzi figli, che potrebbero adoperare i pannolini – opportunamente riciclati – dei rispettivi primogeniti. Ma questa, tutto sommato, sembra un’esagerazione.
Info: eco_fabiocchi@tin.it

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Carnevale. Quatta quatta è passata l’ennesima legge della vergogna. È una legge che dà la possibilità a chi è stato sottoposto a procedimento penale e ne è uscito con formula piena di dichiarazione di innocenza ma anche a chi sia stato assolto per insufficienza di prove o addirittura abbia beneficiato della prescrizione.
Questo tipo di dipendenti pubblici viene premiato d’ora in avanti con il reinserimento in attività, con la promozione a un incarico superiore e con il prolungamento della carriera oltre i limiti massimi di età per recuperare tutto il periodo in cui è stato “ingiustamente” sospeso dal servizio. È una legge scandalosa che dà ai dipendenti meno cristallini più diritti di chi si è sempre comportato rettamente. Una legge che favorirà vecchi esponenti dei servizi segreti, ma soprattutto il celebre magistrato di Cassazione Corrado Carnevale, che grazie a questi meccanismi ricoprirà il secondo grado più elevato nell’amministrazione della giustizia italiana. (Nando dalla Chiesa)

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Giornalismo. Una ventina d’anni fa, un giornalista tedesco si “travestì” da immigrato turco (baffi, niente Armani, pelle scura) e per alcun mesi fece esattamente la vita del gasterarbeiter. Resisté quasi un anno e alla fine vinse un premio di giornalismo. In Italia, il collega Paolo Odello ha fatto il metalmeccanico interinale, fra “lavori flessibili” e infortuni in agguato: ha fatto una bella cronaca e ha vinto un premio giornalistico anche lui (il Biocca 2004). A fare l’operaio 2004, però, ci ha resistito solo per qualche settimana: o i giornalisti di una volta erano più volenterosi o la condizione operaia, nel giro di vent’anni, è diventata più difficile da sopportare.
Bookmark: www.redattoresociale.it

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L’Imam Feltri. “Abbiamo 800mila ostaggi! Se applicassimo ai musulmani gli stessi criteri che loro applicano a noi dovremmo sequestrare tutti quelli che risiedono in Italia. Ma non lo facciamo perché siamo in una civiltà superiore. Evitate di innervosirci, evitate che per un motivo qualsiasi, poniamo l’esecuzione di quattro rapiti, si dia inizio alla caccia dei vostri correligionari…” (Editoriale, 21 aprile).

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Memoria. A Villasimius, in provincia di Cagliari, si ricordano che “La malaria ha perseguitato i sardi per secoli con tante morti, tanto dolore, un grande freno allo sviluppo sociale ed economico del nostro popolo”. Per questo stanno cercando di dare una mano contro la malaria che sta dilagando in Africa (due milioni di morti all’anno), istituendo persino un gemellaggio fra la loro scuola e le scuole del Mali. Immaginate i veneti, antichi emigranti, che si gemellano coi senegalesi e i rumeni; o il comune di Milano, antica città operaia, che si gemella con le fabbriche di Seoul; o i palermitani, che un tempo seguivano Falcone, impegnati a solidarizzare coi giornalisti ammazzati dai boss in Colombia. Fra tutte queste memorie esili e distratte, questi paesino sardo è l’unico dignitoso.
Info: cagliari@lillinet.org

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“Lo possiamo torturaaare?”. Dibattito fra la Lega e tutti gli altri in occasione della legge europea che istituisce il delitto di tortura. Per tutti gli altri tortura significa torturare la gente. Per la Lega torturarla un pochino non basta: bisogna che la tortura duri un bel pezzo e ricominci daccapo, sennò non è tortura ma un’altra cosa. Il reato (sempre europeo) di razzismo a suo tempo venne bocciato perché – dichiarò serenamente Castelli – altrimenti non si sapeva che fine facevano i leghisti. Ma la tortura? Mica nei gazebo della Lega si tortura qualcuno. È solo un fatto ideologico, evidentemente. E anche per fare un dispetto a quel napoletano di Beccaria.

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Dal barbiere.
– Nicola chi si dici?
– Picciuli nun aiu e lacrimi pi chianciri mancu
– Ma rimmi na cosa, chi ni piensi del giovane sequestrato in Iraq che prima ri spararici gridò:”Tu fazzu viriri io comu mori un italiano”?
– Dutturi mio chi voli chi ci rica: mi pari come quannu u sbirru ti rici:”Aiu a divisa e ti fazzu un culu accusì”. Tu puoi pinsari ch’avi ragiuni iddu, oppure u talii rintra l’occhi e ci rispunni ch’ai paura sulu ri Diu e un ti vulissi cunsumari cu stu quaqquaraquà.
– Ma non è eroismu?
– È gridu ri disperazioni, come a diri sì, mi spari ma almeno ti gridu ca si curnutu.
(raccolta da Rosario, a Palermo

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Cronaca. Lampedusa. Vietata dal ministero del’Interno l’assistenza medica agli emigranti clandestini che era stata offerta da Medici Senza Frontiere.

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Persone. Pat Tillman, volontario nell’esercito degli Stati Uniti (aveva rinunciato ai miliardi che guadagnava nel football per arruolarsi), morto in una guerra ingiusta ma credendo di difendere il suo Paese.

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Marco wrote:
< “Appello ai giovani di Karol Woytila: Fate l’amore, non fate la guerra, con distribuzione gratuita di contraccettivi in piazza san Pietro… “. Sarà la sensibilità… però, l’uscitina “make love not war”, kekké skerzassi, amico mio, mi sa di fuori luogo. Di consumismo… Don’t You? Ma mi vien di “perdonarti” con facilità, x un’analoga battuta, ma di segno inverso, letta dopo… Quella dell’astinenza da tirare ai talebani.. Posto ke, xsonalmente, da cattolico non proporrei di certo questo valore (questa esperienza!) con le tesserine. A chi chiede a me e a Mari del perché della rinuncia ai rapporti pre, io parlo della nostra libertà… tuo Marco >
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Caro Marco, è difficile parlare di queste cose, lo è – almeno – nella nostra società. L’amore fisico fra gli esseri umani è una cosa bella, luminosa e lieve, e non parlo del matrimonio o della riproduzione ma proprio del piacere che due persone possono darsi e ricevere senza far male a nessuno. Quando a questo piacere si accompagna anche un sentimento d’affetto… beh, non esiste forma di comunicazione più totale e profonda fra due creature. È più veloce persino dell’internet! In tutte le società naturali, questo concetto è tanto ovvio da non essere messo in discussione: nè gli indigeni della Polinesia nè i ragazzi di una comune anni sessanta erano meno buoni o meno “innocenti” per questo. Appena una società comincia ad avere dei capi – e questi capi sono sempre dei maschi adulti o dei vecchi, non delle donne o dei ragazzi senza-potere – ecco che questo mezzo di comunicazione diventa subito “sporco” e sospetto. Perché è talmente intimo, non programmabile e sincero da non essere controllabile da nessuno: e questo, in una società con dei capi, non è ammesso. Due ragazzi che si amano sono una piccola isola indipendente, per un’intera vita o per un’ora: nessuno può dargli ordini, nessuno può intromettersi fra loro. Ed ecco che qui arrivano le regole, più o meno oppressive, con cui i capibranco cercano di controllare questa indipendenza.
Le organizzazioni religiose, storicamente, non sfuggono a questo genere di capi. Così, nel giro di appena una generazione, un giovane mite e gentile come Gesù (assolutamente senza-potere, e profondamente amico delle donne) viene “reinterpretato” da estranei – come san Paolo – complessati e sospettosi. E così nasce il “peccato”. Tutte le religioni, in quanto organizzazioni, hanno attraversato questa fase. I talebani, prima di essere terroristi o integralisti o quant’altro, sono dei maschi adulti che hanno paura delle donne e del sesso. E rozzamente s’inventano leggi sante e profeti per riportare al controllo ciò di cui hanno paura.
È facile schernire i talebani, naturalmente. Ma fra i cattolici (e i protestanti) il talebanismo era common sense fino a poche generazioni fa. Ne sono usciti non grazie a un maggiore approfondimento dei sacri testi, ma semplicemente recependo – dapprima senza volerlo, e poi sempre più consciamente – gli influssi dei comportamenti popolari, fisiologici, degli uomini e delle donne comuni. Il boy-scout che va a messa e l’ascolta devotamente, impara probabilmente qualcosa dalla chiesa (civilizzazione, senso del mondo, ecc.) ma contemporaneamente anche le insegna qualcosa. Secondo me, insegna più di quanto riceve. Ed ecco che la suorina sorride, che il ragazzo si apparta con la sua ragazzina ai margini del raduno papale, che nessuno si sogna più di bruciar vive (come insegnavano i dottori) due ragazze che si sono scambiate un bacio in bocca. Tutto ciò, secondo me, è profondamente cristiano. Ammetto che la mia autorità in questo campo, non essendo io cristiano, non è grande. Però è bello lo stesso.
E sarebbe anche bello – non lo vedrò io, ma tu e Mari forse sì – che un un giorno un papa, affacciandosi al balcone del palazzo (ma forse allora non ci saranno più balconi e palazzi, e i papi parleranno in mezzo a tutte le altre persone, in piazza o in discoteca) possa dire tranquillamente: “Fate l’amore, che è bello, e non la guerra che è sporca e vile”. Non credo che quel giorno qualcuno confonderà queste parole con le pubblicità delle aziende, che utilizzano (sempre da capibranco) il sesso per venderti le loro mercanzie. Perché sorriderà, dicendo questo. “È semplice – dirà quel sorriso – è naturale. Fate ciò che vi piace, non fate del male a nessuno, vivete felici e utili e quando ne avrete voglia, se avete tempo, magari fatevi vedere un attimo anche in moschea o in sinagoga o in chiesa”.

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Fausto Caffarelli, Torino, wrote (al direttore della “Stampa”):
< Egr.dott. Sorgi, oltre a aggiornare i suoi lettori sulle fondamentali vicende all’interno della casa del Grande Fratello, potrebbe ricordare loro che da parecchi giorni lo stabilimento Fiat di Melfi è bloccato da uno sciopero degli operai che chiedono un lavoro più dignitoso? Sul giornale che Ella dirige, venerdì 23 aprile, manco una righina che sia una. D’accordo. Non bisogna disturbare troppo il “manovratore” che vi passa lo stipendio, ma non crede che stiate esagerando? Per inserire la notizia in modo da non allarmare i suoi lettori, mi permetto di suggerirle una piccola rubrica dove poter inserire la notizia (rubo il titolo alla Settimana Enigmistica) STRANO, MA VERO. Strano: dei giovani operai stanno lottando a Melfi. Vero: non vi abbiamo detto nulla sinora, ma un sussulto di dignità giornalistica ci ha fatto rinsavire >

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francesca wrote:
< bellissima la catena, è la prima che ricevo perché sono appena iscritta. vorrei solo rispondere a Renzo che scrive ai pacifisti: dove eravate nel 99 quando d’alema ha dato l’ok per sganciare bombe su kosovari e serbi? rispondo: eravamo a roma, ad aviano a manifestare, abbiamo scritto lettere, petizioni… forse la nonviolenza non fa troppo rumore… però almeno io c’ero >

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Gianni Donaudi wrote:
< In occasione della commemorazione delle Foibe istriano-dalmate si sono astenuti solo i Comunisti Italiani e Rifondazione. Non capisco questo atteggiamento, sebbene io da molti anni voti per Rifondazione. Il primo è forse comprensibile in quanto nostalgico del “socialismo” reale, ma il secondo, che raggruppa varie provenienze “eretiche” e libertarie del marxismo, mi stupisce non poco. Commemorare le Foibe non significa condannare quanto di positivo ci fu nell’esperienza jugoslava. Penso al distacco da Mosca, all’autogestione, all’indipendenza dai due blocchi, al movimento dei non-allineati. Penso anche al cambiamento di situazione delle minoranze italiane in Istria, come riconobbe lo stesso quotidiano reazionario Il Tempo. Vorrei anche ricordare a quelle persone oneste della destra che non è che i croati “ustascia” (spesso con l’appoggio dei nazisti) nutrissero molte simpatie verso gli italiani, e inesatto sarebbe comunque attribuire al marxismo la responsabilità delle Foibe. Esse risalgono all'”educazione” ottomana dei Balcani, dove la vita vale meno che zero, al dispotismo “asiatico” se vogliamo. Per cui non enfatizzerei molto nemmeno certo ultra-orientalismo che sembra oggi affascinare molti intellettuali a sinistra come a destra. È giusto ricordare le Foibe, come è giusto ricordare gli Armeni, gli Ebrei, Hiroshima, Dresda, Guernica e qualunque altro eccidio. Non esistono morti di serie A e morti di serie B >

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Rudy wrote:
< Bella serata, eravamo tre amici in un pub di Roma, a San Giovanni. Ognuno aveva cose da dire. Musie, etiopico doc, sosteneva che l’ex dittatore Menghistu poteva avere tante colpe ma gli andava riconosciuto il merito d’aver ridotto dell’ottanta per cento l’analfabetismo. Casimiro, proletario italiano di destra, sosteneva che per questo si sono divisi e guerreggiano, troppa istruzione. Io sostenevo che in Irak il popolo non era insorto prima contro il dittatore, ma è insorto ora contro i “liberatori”. E che se non si fabbricassero mine in Europa qui ci sarebbe più disoccupazione, ma in compenso in Africa molti bambini giocherebbero ancora a pallone. E che se il sindaco Veltroni si occupasse con più serietà dei barboni, disagiati e diseredati della città, e lasciasse in pace l’Africa che già ha tanti problemi, nel suo piccolo farebbe molto. Se, se, se… >

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Walter, da Buccinasco, wrote:
< Solo per precisare che l’orrendo slogan della lega bombarda significa “mai mollare”, e non “mai molle”. Per amore della lingua milanese, che non ha nessuna colpa di essere frequentata dai legaioli, che tra l’altro sbagliano grafia: dovrebbesi scrivere “mai mollaa”; come lo scrivono loro significherebbe, tolto l’accento, “mai femmina di mulo” >

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Federico <aceaequo@consumietici.it> wrote:
< Attenzione, diffondete la notizia! Dal 23 al 2 maggio c’è Piazze Solidali (a Milano in largo Marinai d’Italia). Venite a “acquistare consapevolezza”! >

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Alessandro Paganini wrote:
< È raro trovare una buona notizia, nell’inferno che Bush, Blair, Berlusconi e compari ci hanno apparecchiato. Zapatero ritira le truppe di occupazione spagnole. È incredibile, ma oggi ci vuole un grande coraggio per muoversi secondo il diritto. Gracias, Zapatero! >

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Massimo D’A. <barletta@libero.it> wrote:
< Il momento del mutar padrone è sempre, in ogni tempo, il carnevale dei birbi d’ogni categoria >

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Venticinque Aprile

beppegnasso <gnasso@centocitta.it> wrote:

< La sagoma di quel tedesco, sul ponte,
collima col mirino del mio “Mab”. E
mi vengono in mente i miei compagni
caduti: Orlando Posti Orlandi, Ferdinando
Agnini, Italo Grimaldi, Dario Funaro, Antonio
Feurra, Renzo Piasco e tanti altri ancora.
I miei amici al di là del ponte,
Alvaro Vannucci, Corrado Fulli e tutti gli altri,
devono essere riusciti a riunirsi, perché
adesso la sparatoria è molto intensa. >

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Primo Maggio

L’Interregionale

< Cumpàgn innànz, ul gran Partì
nügn sèmm di lavuràdùr.
Ross un fiùr in del cör el ghè fiurì
una féét l’è nasüda in del cör.
Nën sèmë cchiù dentr’ all’ufficinë,
Ne la tèrrë, ni li campë, ‘n mezz’ a lu marë;
La ggentë sta semprë a ffatïjà
E ‘n nientë pò cchiù spërà.
Nèm, dèmes de fàa! ul nost ideal
in fén el sarà
l’Interregiunal
gent del dumànn!
Iamè! Cummattèmë!
Vulèmë arrëvà
Nghë llu ‘Ntërreggiunalë
A la futùrë umanità! >

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Ppp <accattone@libero.it> wrote:

< Mi domando che madri avete avuto…
Se fossero lì, mentre voi scrivete
il vostro pezzo, conformisti e barocchi,
o lo passate, a redattori rotti
a ogni compromesso, capirebbero chi siete? >

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“A che serve vivere, se non c’è il coraggio di lottare?” (Giuseppe Fava)