San Libero – 206

24 novembre 2003 n. 206

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Non si capisce perché Al Qaeda, che è pagata per ammazzare noi miscredenti, alla fine fa fuori così tanti fedeli mussulmani, da Nassirya a Istanbul. Un terrorismo così indiscriminato da porsi a “fedeli” e “infedeli” come pura potenza. Teoricamente, il suo obiettivo sarebbe di sollevare le masse islamiche; intanto, le massacra. Per cieco fanatismo? Non credo che un Bin Laden non comprenda, ad esempio, che dopo gli ultimi attentati a Istanbul la causa dell’estremismo “islamico” in Turchia è condannata all’impopolarità per alcuni decenni. Se io fossi un talebano glielo chiederei. “A’ Bin Laden – gli direi – a che gioco giochiamo?”. Immagino che lui risponderebbe con un sorriso fine, andreottiano, da machiavelli.
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Al Qaeda non nasce dalle bidonvilles. E’ una corrente di palazzo di uno dei paesi più aristocratici del mondo, l’Arabia Saudita. La popolazione vi è divisa fra una maggioranza di beduini, donne, operai immigrati, servi, schiavi e cammmelli e una minoranza di nobili miliardari che sono e possiedono tutto. La religione locale è una caricatura dell’islamismo, corrispondente al cattolicesimo dell’Inquisizione: le donne zitte, i froci a morte, i poveri in ginocchio e i ricchi in sella: se qualcuno protesta, prima forca e poi inferno. Questo regime, di gran lunga il più sanguinario e tirannico di tutto il Medio Oriente (Saddam in confronto era un povero boia), è “filoccidentale” fin dalla nascita, vale a dire da cent’anni. Il motivo è assai semplice: nella sua selvaggia barbarie, esso – per puro culo – è il proprietario del liquido che, nella tecnologia di fine ottocento, faceva muovere le macchine dei paesi ricchi. Siccome la tecnologia da allora è rimasta sostanzialmente ferma, quel liquido è rimasto importante e sono rimasti importanti i nobili sauditi.
Fra costoro, via via che fra una lapidazione e l’altra arrivava la civiltà (che tipo di civiltà? Invece di buttar giù da un dirupo i condannati, li scaraventavano da un aereo) si formarono due partiti. Il primo partito prevedeva di lapidare e ruttare tranquillamente per i prossimi cent’anni, coi soldi di americani e inglesi e decapitando fisicamente qualsiasi tentativo d’opposizione. Il secondo, di vendere il petrolio in proprio e a prezzi più alti, e di riuscire dunque così a lapidare molti più omosessuali e adultere e su un arco di terra molto più vasto.
I due partiti si combatterono fra loro con mezzi più o meno civili per qualche anno e finalmente uno dei due ebbe l’idea geniale di buttar tutto in politica, e anzi direttamente in religione. “Comandare con poteri assoluti” diventò “applicare la Legge Santa” e “prendiamoci tutti i soldi del petrolio” diventò “cacciamo gli infedeli”. Donne, lavoratori, schiavi e quant’altro continuarono a non aver diritto di parola: ebbero però dai nuovi nobili condottieri il privilegio di poterli applaudire entusiasticamente e all’occasione morire ai loro ordini in cambio di un posto in paradiso. Noi persone civili, in tutto questo, ci comportammo con un senso d’umanità e responsabilità veramente cristiano: dapprima appoggiammo i vecchi nobili e li aiutammo a lapidare donne e froci, in cambio del petrolio; poi appoggiammo i nuovi nobili e li aiutammo a sterminare i loro “infedeli”, in cambio del loro appoggio contro i nostri nemici.
In Afganistan, a un certo punto, venne su chissà come un governo “civile” (nel senso che permetteva alle donne di sollevare un pezzetto di velo ogni tanto), che però, per ragioni locali, era filo-russo. Noi arruolammo Bin Laden, lo mandammo contro i maledetti infedeli che volevano togliere il velo alle donne, lo facemmo vincere coi nostri soldi e le nostre armi, e lo mandammo al governo. Il nuovo governo prese il capo del governo quasi-civile, lo castrò, gli ficcò l’affare in bocca, lo portò in giro per Kabul per qualche ora, e infine misericordiosamente lo impiccò a un lampione. E poi si guardò attorno per vedere che altri lavori simili restavano da fare.
In Sicilia, il permesso dato ai mafiosi di ammazzare qualche comunista gli andò alla testa, li persuase che potevano andare oltre e ammazzare anche i giudici oltre che i sindacalisti. In Afganistan, il permesso di vincere contro i russi persuase Bin Laden che un giorno avrebbe potuto vincere anche su tutti gli altri.
Siccome l’Arabia Saudita è un paese ricchissimo (o meglio, lo sono le venti o trenta famiglie che la possiedono), così anche Al Qaeda, fin dall’origine, dispone di molti soldi, li investe in Europa e in America, li sa gestire; ha fatto dell’ottimo insider trading, due anni fa, subito prima e subito dopo l’undici settembre. E’ un’ottima multinazionale, che fra le altre cose produce anche (e non è l’unica) omicidi e bombe. Naturalmente, sarebbe facile distruggerla finanziariamente: basterebbe una semplice legge sulla trasparenza bancaria. Ma per motivi religiosi, noi occidentali non possiamo alzare un dito (come gli Indù sulle vacche sacre) sulle banche, nè possiamo assolutamente violare il velo di riservatezza che le circonda. Così abbiamo permesso di sopravvivere ad Al Qaeda, come a suo tempo avevamo permesso di sopravvivere a Cosa Nostra. Nell’illusione, naturalmente, di usarle “per ordine pubblico” e controllarle. Finché esse si accorgono di avere ormai accumulato un potere tale, da poterselo benissimo gestire per proprio conto.
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Né Cosa Nostra è siciliana, né Al Qaeda è islamica. Sicilia e Islam sono la giustificazione ideologica, tratta da vecchi folklore ormai lontani del tempo. La base vera è a-ideologica: è potere, è denaro, è impresa di un gruppo di uomini che credono solamente in se stessi. Certo, si può aiutare Cosa Nostra impoverendo il popolo siciliano, così come si può aiutare Al Qaeda bombardando l’Iraq. Oppure si può combatterle portando la trasparenza in Sicilia e aiutando i popoli arabi – palestinesi in testa – a stare meglio.
Io ho visto molti proclami contro la mafia, e molti funerali di stato. Quanti discorsi e quante lacrime, e quante vittime dimenticate il giorno dopo; e quanta ipocrisia. Adesso, su scala mondiale, il meccanismo è lo stesso. A due anni dalle Due Torri, la lotta al terrorismo di Al Qaeda in realtà non è nemmeno cominciata. In mano alla peggior classe dirigente mai vista in America dai tempi di Coolidge, il terrorismo è invece diventato pretesto per “nuovi secoli americani”, pompaggio di politici mediocri, intrallazzi aziendali. Che importanza ha qualche marine portoricano o qualche straccione arabo in più o in meno, di fronte ai miliardi di dollari che si possono fare – mentre il resto dell’economia va in pezzi – speculando sulla bolla della “new patriotnomy”?
Imbrogli, appalti, affari di petrolio, invii di truppe, bombardamenti, invasioni, morti, vittime innocenti: tutto, tranne che azioni vere – nel cuore della finanza – contro le viscere del nemico, i soldi. I regimi da cui è sorta Al Qaeda – la monarchia saudita, la dittatura militare pakistana – sono sempre in piedi, “amici dell’Occidente”, ricchi, autorevoli, non insidiati da nessuno.
Senza Bin Laden, in fondo, non ci sarebbe Bush; senza Bush, Bin Laden non conterebbe. Bush e Bin Laden non come persone fisiche, come “tiranni” mediatici, ma come poteri reali, non di massa ma nemmeno solo individuali, che un anno dopo l’altro, un massacro dopo l’altro, complementari uno all’altro, si vanno impadronendo del pianeta. Di cui una parte almeno prima era democratica e adesso tortura e bombarda anche lei come se non ci fosse mai stato Illuminismo.

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Viagra, droga e rock’n roll. Continua l’azione antidroga fra i giovani. Una brillante operazione della polizia ha permesso di individuare un “giro” di spacciatori che agivano prevalentemente fra i frequentatori dei centri sociali “Chigi”, “Libertas”, “Umiltà” e “Via della Scrofa”. Fra i “clienti” gli investigatori hanno trovato, con una certa sorpresa, numerosi rampolli di famiglie-bene che evidentemente non avevano resistito alla tentazione di un breve tuffo nel proibito. Poiché la loro età non consente ancora l’incriminazione, sono stati riconsegnati alle rispettive famiglie. Per i giovani Emilio Col., Giuseppe Gal. e Bruno Petr. (la legge sulla tutela dei minori non permette di citarne i nomi per esteso) la brutta avventura si è conclusa dunque con una ramanzina che, si spera, li aiuterà a tenersi lontano in futuro dagli ambienti del vizio. In serata, un comunicato dell’Associazione Genitori Cattolici e del Circolo Patria & Famiglia esprime tuttavia perplessità sulla rapida conclusione dell’operazione e in particolare sulla mancata chiusura, da parte delle autorità di polizia, dei “covi” che ospitavano gli spacciatori.

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Bavaglio 1. Tre settimane fa, a Milano, una signora è finita sotto una Citroen. Nella macchina investitrice i vigili trovano una siringa con ago, un cucchiaino e della polvere bianca. La signora va all’ospedale, la polvere in analisi e il guidatore a casa sua. La signora (l’investimento è accaduto il 31 ottobre alle sei del mattino, all’angolo fra Moscova e Porta Nuova) si chiama Viviana Paglietta, la polvere è un mix di cocaina e caffeina, il guidatore si chiama Marco Dell’Utri; e nessuno dei tre è finito in tv o sui giornali.

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Bavaglio 2. “Nihil obstat ut imprimatur”: se non c’era questo timbro, col cavolo che andavi in edicola, o in libreria, o sulla scena. Non è che ci fosse la censura: semplicemente, prima di lasciarti andare in giro, le Autorità volevano essere sicure che non contassi frottole tipo la terra che gira attorno al sole. Questo per tutelare il pubblico, e anche per garantire il livello culturale dell’emittente nonché il diritto alla privacy degli Eminenti. Chiaro che se nulla di tutto questo risultava alla fine te lo davano, il permesso: tempo di controllare, un paio di mesi al massimo, normale. Ora non capisco che cazzo c’ha da lamentarsi la Guzzanti, se anche il professor Galilei (che certo non era peggio di lei) alla fine ha dovuto ammettere che in fondo avevano avuto ragione quelli dell’Ufficio Controlli. Mica ci divertiamo a fare ‘sto lavoro, signora: è anche nel suo interesse, casomai le fosse sfuggita qualche frase luterana.

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Bavaglio 3. Vogliono chiudere Indymedia – almeno, la vuole chiudere Landolfi di An – per Vilipendio alla Bandiera, a causa di alcune lettere che alcuni imbecilli le hanno postato sul sito. Di esse, Indymedia è tragicamente innocente: come i radicali di qualche anno fa, gli amici di Indymedia hanno infatti deciso di pubblicare “senza censura” tutto ciò che gli mandano. A Indymedia suggerirei di essere un po’ “fascista”, censurando le lettere più provocatorie (inviate non si sa da chi). A Landolfi, che fascista lo è già, suggerirei di esserlo un po’ più seriamente, partendo volontario per l’Iraq invece di fare il panciafichista in poltrona, oltreché il censore.
(Finché è Landolfi, si scherza. Ma l’altra settimana, da Bruno Vespa, a prendersela coi siti pacifisti – Infoguerrilla e Nuovimondimedia – c’era nientedimeno che Luttwark. Per stavolta s’è limitato a chiederne la chiusura d’autorità ai docili Vespa e Frattini. La prossima, li bombarda senz’altro e chi s’è visto s’è visto).

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Espulsioni. Nel giro di un’ora, Fini ha cacciato da An un deputato che difendeva Priebke. Quando verrà cacciato, e a che velocità, dai Ds il deputato sorpreso a parlare di appalti col boss mafioso della provincia di Enna? Mi dispiace che Fassino sia rimasto indietro a Fini nel far pulizia dentro casa. Non dovrebbe dormire di notte, Fassino, pensando a questo mio dispiacere.

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Repulsioni. Il solito convegno di D’Alema e dintorni per chiedere il voto a De Michelis riabilitando Craxi. Perché dalla sinistra italiana (Crispi, Mussolini, Craxi) sortiscono così tanti personaggi di destra? Riconoscibili fin dall’origine, perché ciascuno di loro comincia sempre col “riabilitare” il precedessore.

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Previti. E uno.

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Padrini. “Provenzano nel 2001 ci disse di votare per un candidato del Polo”. Il passaggio del testimone tra Ulivo e Polo in Sicilia nel 2001 ebbe un padrino d’eccezione, Bernardo Provenzano. Indicò al boss Nino Giuffré un nome preciso, Nino D’Amico, giovane e rampante dirigente regionale dell’assessorato all’Agricoltura, pupillo politico dell’attuale governatore della Sicilia, Totò Cuffaro. La notizia è trapelata con la chiusura delle indagini sull’ex direttore dell’istituto Zootecnico per una vicenda di appalti svelata dai carabinieri del nucleo operativo di Palermo che a dicembre dell’anno scorso arrestarono D’Amico insieme a Gigi Tomasino, all’epoca dei fatti contestati erano entrambi consiglieri provinciali dell’Udc. Dopo i riscontri degli investigatori dell’Arma la procura ha deciso aggiungere all’accusa di turbativa d’asta contro Nino D’Amico e Gigi Tomasino quella di avere agevolato, con la loro attività politica, i boss di Cosa nostra e le aziende della “famiglia”. (p.f.)

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Pagine interne. “Brucia baracca, muoiono quattro rumeni. L’incendio a Roma, nel quartiere Tuscolano”. E via.

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Il calcio dell’asino. Il vecchio leone stava morendo, e a uno a uno tutti gli animali della foresta vennero a ringraziarlo per quanto aveva fatto, oppure anche a insultarlo, ora che si poteva. Venne il cinghiale e gli dette un colpo di zanna: “Imperialista!”. Venne il lupo e gli dette un morso: “Communista!”. Venne l’asino e sbraitò: “Viva la guerra! Morte al nemico! Armatevi e partite!”. Il leone fra se e sè sospirò: “Dagli altri non m’importa. Ma essere preso a calci da Ruini…”.

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Davide wrote:
< Quando il mondo era “bipolare” c’era sempre il rischio che qualcuno schiacciasse il pulsante sbagliato, facendo partire il primo di mille missili a testata nucleare. L’esercito europeo avrà armamenti atomici, visto che gli Usa ce li hanno? E se no, che tipo di armamenti dovrà possedere? Non è assurdo, anzichè cercare di disarmare una superpotenza, cercare di crearne un’altra? Se poi pensiamo che di solito i tasti delle guerre (la magica sala dei bottoni ) sono sempre in pochi a poterli schiacciare, chi mi garantisci tu che chi deciderà se usare le armi e l’esercito. Lo farà garantendo l’opinione di tutti noi europei? >

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giovanni wrote:
< Ho letto sul quotidiano locale “La Sicilia” un articolo di Toni Zermo che commemorava il boss Ferrera, detto “Cavadduzzu”. Era veramente da lasciare senza parole. Il titolo era tutto un programma: “Cavadduzzu”, protagonista della mala catanese, l’uomo che visse tre volte. Zermo si appassiona nel raccontare le gesta del mafioso (lui, Zermo lo continua a chiamare “protagonista della mala catanese”) le fughe sotto il naso degli sbirri, le volte in cui è scampato ad attentati di clan rivali e per finire affascinato ci racconta dello sguardo indimenticabile di questo super uomo: “Un amico me lo fece conoscere in piazza Verga tanti anni fa. Ha uno sguardo che non dimenticherai mai, mi disse per convincermi. E aveva ragione”. Zermo non è nuovo ha queste infatuazioni per i boss mafiosi. Ricordo un articolo scritto alla fine degli anni ottanta su un famoso boss messinese soprannominato “sterminator” che “amava i cavalli, faceva innamorare le donne, schivava le pallottole degli avversari e consumava più cocaina di Al Pacino in “Scarface”. Certo, “Sterminator” così come “Cavadduzzu” hanno ammazzato tanti uomini, ma i morti ammazzati per il nostro “giornalista” sono sempre state volgarità, cercare gli autori, i mandanti degli assassini, un compito da cronisti di serie B e di magistrati zelanti e noiosi. La cosa che affascina Zermo e che lui cerca di trasmettere ai lettori è il “fascino” di questi uomini d’onore, l’alone di mistero e l’aura di immortalità che li circonda >

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linarena wrote:
< La sinistra non ha dato buona prova nella gestione del capitalismo che, del resto, odia e vorrebbe distruggere. I terroristi non sono i nemici della sinistra. Sono i figli della stessa che imbottiti di sfiducia credono ancora al paradiso in terra >

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Alessandro wrote:
< Il Prodotto Interno Lordo è una truffa, uno specchietto per le allodole, un numero del lotto alla base di tutte le politiche “economiche” che ci impongono. Nel PIL ci sono anche l’aumento della RC auto, dei servizi sanitari, delle tariffe, degli alimentari. Hanno il coraggio di sostenere, per esempio, che la RC auto pesa sul paniere per lo 0,40 per cento. Zero virgola quaranta. Facendo una proporzione da prima media, se io spendo 1000 euro annui di RC auto, allora ogni anno spendo 250.000 euro, cioè guadagno almeno 20.000 euro netti al mese. Decidete voi se l’inflazione è più vicina al 2, 8 per cento Istat o al 30 per cento di Euristat. Siamo in piena recessione >

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Simonmattia wrote:
< Ci sono tifosi e tifosi: io sono un sostenitore del Genoa e frequento abitualmente lo stadio nel settore popolare (anche questo è popolo!) che è il cuore del tifo rossoblu. Lì vengono anche diversi anziani e tantissime donne e ragazze, e si canta e si inneggia la propria squadra senza mai nemmeno pensare ad uno scontro con i tifosi ospiti. Al primo gol del Genoa in campionato, sono stato travolto da due bambini (di cui uno di colore, figlio di immigrati senegalesi) che mi sono saltati in braccio e io ho sollevato per aria. Dipingere chi va allo stadio come un teppista ad ogni costo, senza fare i necessari distinguo, è funzionale agli interessi delle televisioni, Sky in testa, e dei grandi club che hanno milioni di tifosi “televisivi” in tutta Italia e possono fare a meno della gente in carne ed ossa allo stadio >

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Alberto wrote:
< Volevo inviare una lettera alle iene, ma per inviare una denuncia alle iene bisogna accettare che i propri dati vengano gestiti così:
“Il sottoscritto autorizza ogni trattamento previsto dalla legge 675/96 con riferimento ai dati forniti con la presente, che verranno utilizzati da RTI e dalle altre società del Gruppo Mediaset, con o senza l’ausilio di strumenti elettronici e di ogni possibile software, anche tramite la loro comunicazione o diffusione ad ogni possibile soggetto terzo nell’ambito degli uffici competenti di tutte le Società partecipate e/o collegate del Gruppo Mediaset, per finalità amministrative, legali, fiscali, gestionali, statistiche e di difesa dei diritti dell’interessato o di Società del Gruppo Mediaset…” >

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kboard@hifi.org wrote:
< Si è avuta notizia di una paletta che la Polizia userà per verificare se chi guida ha fatto uso di droghe. Essa preleva saliva dalla bocca e al momento stesso verifica se il guidatore ha fatto uso di qualche sostanza. Mi pare giusto. Così giusto che, insieme ad altri ci stiamo facendo promotori di una raccolta di firme per l’uso della paletta stessa davanti al parlamento, poichè ci sembra opportuno che anche i nostri parlamentari, prima di decidere della nostra vita e del nostro futuro, ci diano la certezza di non essere sotto effetto di qualche sostanza dopante. Aspetto adesioni >

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Vincenzo Pergolizzi wrote:
< Ripenso a Istanbul, a quel comodo e demenziale giochino del nemico malefico da distruggere. “Mesut era disoccupato e senza soldi – racconta Aysun col velo grigio da quarantenne – stava spesso in casa e leggeva libri dell’islam radicale. Non sapevo che era un terrorista. L’ho letto dai giornali”. Col futuro segnato di vedova ventiseienne Aysun accarezza i due figli, lei paffutella di 2 anni, lui spaurito di 10 mesi. E’ un treno di kamikaze ormai in corsa, l’islam povero e negato, partorito dal disprezzo e dall’opulenza d’occidente. E i venditori d’armi a suon di petrodollari strofinano le mani felici allo sfrecciare del giocattolone che semina odio e acceca gli occhi una volta sereni della curiosità e del dialogo. “Viva i nuovi pregiudizi! – brindano – gli steccati e le violenze d’occidente sempre taciute!” >

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AntonellaConsoli <libera@libera.it> wrote:

Slanciò le calde braccia nell’aria

< Slanciò le calde braccia nell’aria
come se battesse più volte
le ali
aprì le labbra e uscì
il caldo alito a riscaldare il naso
erano le sette di mattina
e l’inverno era diventato rigido
ma lei non dimenticò mai
come si comincia a volare
poi baciò il suo amore
e volò via >

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“A che serve vivere, se non c’è il coraggio di lottare?” (Giuseppe Fava)