San Libero – 193

25 agosto 2003 n. 193

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Giornalisti. Siccome bene o male questo è un giornale, apriamo con la storia di un giornalista morto per questo mestiere. Lavorava per la Reuter, era palestinese e si chiamava Mazen Dana. Stava riprendendo un carro armato americano impegnato contro una folla di sovversivi a Bagdad, quando il carro ha mosso lentamente il cannone e l’ha puntato contro la telecamera. Le ultime immagini sono quelle dei lampi di luce che escono dalla bocca da fuoco. Un anno fa a Ramallah era morto nell’identico modo il fotoreporter italiano Raffaele Ciriello.
Pochi giorni prima il comando americano aveva assolto i carristi che avevano ammazzato a cannonate altri due reporter nell’hotel dei giornalisti; un cameraman di Al Jazeera, Tarek Ajub, era stato invece giustiziato con un missile terra-terra. Mazen Dana, che in passato aveva ricevuto il Premio internazionale per la libertà di stampa, era stato ferito una settantina di volte nell’esercizio del suo mestiere. Sono più di trenta, nel giro di un anno, i giornalisti uccisi in tutte le parti del mondo: da killer dei poteri mafiosi, da bande selvagge, da tiranni, da truppe più o meno tribali e dal più grande esercito del mondo. Tutti egualmente sono morti perché credevano in quelle quattro parole – pronunciate in America, originariamente – “E’ la stampa, bellezza”.

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Statistica. Il posto più pericoloso? La famiglia. L’ottanta per cento degli omicidi, secondo le ultime statistiche, sono infatti delitti familiari o passionali. Quell’albanese ispido e losco, in realtà, voleva semplicemente semplicemente domandarti l’ora. Ma tu sei fuggita inorridendo per precipitarti nelle protettive braccia del papà o del fidanzato.

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Altra statistica. Quarantamila miliardari (in vecchie lire) in Sicilia: non sapevo che la mia isola fosse così ricca di paperoni. Domanda: i siciliani ricchi, rispetto ai siciliani poveri, sono più mafiosi, meno mafiosi, o semplicemente i mafiosi?

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La chicca della devolution. Alla fine, verrà decretata la Provincia autonoma di Brianza, con capitale legale Monza ma contenente Arcore. L’idea è di Bossi in persona ed è semplicemente deliziosa.

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Comunicato del Ministero degli Interni. “Si porta a conoscenza di quanti interessati che il campionato di calcio 2003-2004 verrà vinto, secondo quanto previsto dal D.M. n.185 del 22.VIII.2003, dalla Juventus con punti 42. Seguiranno il Milan con punti 40 e la Roma con punti 39. Eventuali ricorsi da parte degli aventi diritto possono essere presentati al Tribunale Amministrativo Regionale del Lazio entro e non oltre le ore 12 del 15.IX.2003”.

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Comunicato del Ministero dei Trasporti. “Considerato che, nell’ambito dei Paesi dell’Unione europea, il Regno Unito risulta essere quello in cui si verifica il minor numero di incidenti coinvolgenti automotrici e autotreni; viste le considerazioni in merito dei più qualificati studiosi all’uopo interpellati; valutata altresì l’opportunità di rinsaldare ulteriormente, nell’anno della Presidenza Italiana, i vincoli che legano l’Italia alle altre nazioni libere dell’Europa e dunque di una progressiva adozione anche in Italia del codice della strada britannico (omissis), il Ministro dei Trasporti DECRETA: A partire dal 15 settembre c.a., tutti i Tir dovranno tenere la sinistra e non più la destra. Se la sperimentazione risulterà positiva, dal 15 dicembre in poi la guida a sinistra verrà resa obbligatoria anche per le normali autovetture.

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“Ma che noia parlare sempre del Cavaliere”. Bernardo Valli su Repubblica lamenta – giustamente – la ripetitività dei discorsi estivi: quelli sul signor B., in particolare. Tempo sprecato: che meglio si sarebbe impiegato ascoltando Sciabrin o mettendo ordine in un po’ di vecchie carte. E’ giusto: ma c’è anche, temo, un sintomo d’assuefazione. Anch’io vorrei ascoltare musica e riordinare le carte: e ogni mattina mi sveglio, vergine d’ogni altra voglia, con questo preciso programma in testa. Ma ogni mattina alle otto e trenta, purtroppo, si apre con puntuale regolarità il portone del Palazzo. Ne escono due file di guardie, impeccabilmente schierate, e rendono gli onori: poi un guardiaportone, poi un ciambellano, e infine un signore piccolo e felice che a passo svelto attraversa la doppia fila e si avvia verso il centro della piazza. Là giunto – sono già esattamente le otto e quaranta – si posiziona ai piedi dell’antica colonna che domina, coi suoi bassorilievi romani, la spianata del Palazzo. Quivi s’attarda un attimo, in meditazione pensosa; poi, sbottonatosi senza fretta – alle otto e quarantacinque in punto – esplicita un suo bisogno fisiologico sulla base marmorea della colonna. Ciò fatto, si riabbottona e riattraversa la piazza. Ripassa, con aria lieta, fra i dignitari impassibili e gli ufficiali schierati; e rientra dentro il Palazzo, fra sorrisi ossequiosi, a governarvi serenamente la città e il Paese. Sono le otto e cinquantacinque, quando il portone si richiude su di Lui che già è per le scale: sarà alla sua scrivania alle nove in punto, di ogni settimana, di ogni mese, di ogni giorno.
Io non riesco ad abituarmici. Temo che Sciabrin e le vecchie carte dovranno ancora aspettare. Anche se ciò, naturalmente, m’infastidisce non poco.

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Cronaca dalle vacanze. Brindisi. Sulla provinciale per Francavilla Fontana cinque braccianti fra i diciotto e i ventun anni si schiantano su un albero mentre tornano dal lavoro.
Pesaro. Ritirata la patente per eccesso di velocità a un novantaduenne che scorrazzava in moto lungo la statale Adriatica.
Roma. Tre senzatetto (un romano cinquantenne e due colombiani di 50 e 30 anni) sono stati identificati e sgomberati dai carabinieri della stazione di Trastevere mentre occupavano un locale in disuso in via Porta san Pancrazio. La casa, di proprietà del comune, si trovava in stato di abbandono.
Nuoro. Una distinta signora sulla sessantina è stata sorpresa mentre innaffiava con bidoni di varechina i platani del più bel viale cittadino, citati a suo tempo da Grazia Deledda e vittime quest’estate di una inspiegabile morìa.. “Mi disturbavano la tv”, ha dichiarato la signora. In tutto il resto d’Italia, per togliere di mezzo gli alberi s’è preferito usare la più tradizionale benzina.
Favara (Agrigento). “In tantissimi hanno voluto dare l’estremo saluto all’imprenditore morto mercoledì mentre si trovava in una sala da barba di Favara”. E’ la cronaca, tratta dai giornali locali, dei funerali di don Carmelo
Milioti, boss di Agrigento, freddato con due colpi di lupara in un regolamento di conti. Folla di cittadini in chiesa, “assoluta mancanza di testimoni” in commissariato. Un anno fa era stato arrestato, sempre a Favara, il consigliere di Forza Italia Maurizio Di Gati, pochi minuti dopo essere stato solennemente confermato padrino della locale Famiglia.
Focene (Roma). Un gabbiano con un’ala spezzata salvato dai bagnini mentre annaspava in acqua in balia delle onde. Curato e accolto al Bioparco di Roma.
Spoleto. Colto dibattito fra esponenti della politica italiana sull’innocenza o meno di Galileo Galilei. E’ stato ricostruito accademicamente il processo, a cui hanno partecipato l’avvocato di Berlusconi, Pecorella, e quello dei Ds, Violante. I due vip, dopo un brillante scambio di pareri giuridici e complimenti, si sono trovati d’accordo nell’escludere la carcerabilità dell’anziano professore. Segue cena.

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Antonio wrote:
< Per obiettività, sul caso Peacelink-Daclon segnaliamo anche questa riflessione dal sito newblognewblog.splinder.it…>
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Caro Antonio, grazie per la segnalazione. Purtroppo il tono usato dal nostro blogger rende molto difficile discutere, o anche solo polemizzare, con lui. “La solita bavetta alla bocca”, la “gentaglia” che “si eccita a leggere”, i “risarcimenti miliardari” che “si deliberano l’un l’altro certi giudici”, i “pacifinti” ed altre espressioni del genere appartengono lessicalmente al peggior fascismo, e sono semplicemente volgari. Se il professor Daclon ha simili difensori, dubito che la sua causa meriti di essere difesa.

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Diego wrote:
< Mi chiedo cosa provino in questo momento i familiari delle vittime di Lockerbie, il loro assassino confessa candidamente le sue colpe e nessun esercito di liberazione va a scacciarlo, anzi lo perdoniamo tutti (ma qualcuno ha chiesto il nostro parere ?) pur di permettergli di venderci il suo petrolio >

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alfio wrote:
< Anch’io sono stato uno dei tanti che hanno votato Berlusconi… sperando sul serio che le cose potessero cambiare. L’ho fatto in buona fede, sperando che anche lui fosse in buona fede. Mi sono ricreduto. E non solo perché da poco hanno detto che alla mia Sicilia verrà dato un ponte che non le serve, ma anche perché questa Italia sta “progredendo” solo in un senso: costruzioni di leggi solo per i singoli soggetti e per coprire le proprie ladronerie. Io non lo voglio un ponte in Sicilia, io voglio che vengano sistemate le vie di comunicazione già presenti, che si porti a termine il miglioramento (è mai iniziato?) delle nostre linee ferroviarie, che si evitino tante cose che adesso si fanno apposta… Insomma vorrei che la mia Sicilia non si perdesse nella costruzioni di cose che la uccideranno (a livello ambientale), ma occupasse le sue risorse a migliorare quello che già ha. Grazie per lo spazio >

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nomecognome@clarence.com wrote:
< sono figlio di un ex carabiniere, il quale a 20 anni si è trovato sbattutto a Palermo a confrontarsi con la mafia senza un adeguato addestramento e quel che è peggio senza copertura politica e istituzionale. Ascoldando i ricordi di mio padre mi pare proprio che nulla sia cambiato: chi osa sfiorare la mafia, ora come allora, è bollato di comunismo e viene a sua volta indagato ed infamato, perchè la mafia non esiste! A parole è impossibile negarne l’esistenza, ma poi nella pratica quando si tratta di combatterla realmente viene quasi negata >

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Marina wrote:
< In fondo in fondo al proletariato non gliene fotte un beato cazzo della giustizia e dei grandi ideali umanitari: quello che gli interessa, quando torna a casa stanco dopo una giornata di lavoro, è di sollazzarsi al meglio davanti alla tivvù con un pacchetto di patatine fritte e con le ballerine scosciate di qualche talk show!!! >
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Non sono d’accordo. La rivoluzione l’ha sempre fatta Fantozzi. Ma quasi sempre, il giorno dopo, s’è ritrovato il capufficio che era diventato compagno e quindi lo tartassava come prima.

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Leonardo (che quando ha scritto questa lettera aveva 18 anni, e adesso più o meno trenta e chissà come la pensa ora) wrote:
<La criminalità organizzata è oggi più agguerrita che in passato. Le recenti vicende di Milano (vedi Duomo connection) dimostrano che la “piovra” ha ormai esteso i suoi tentacoli alle regioni dell’Italia settentrionale. Convinto che sia dovere morale di ogni cittadino contribuire alla lotta contro la piaga malavitosa, mi permetto di suggerire una iniziativa coraggiosa e giusta insieme. Una raccolta di firme contro la mafia; se vorrete considerare la mia proposta, sarò lieto di apporre la mia firma accanto alle altre. >
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Caro Leonardo, grazie innanzitutto della tua proposta, che giro volentieri ai lettori. Personalmente, non credo molto alle raccolte di firme, che a volte finiscono per essere un modo facile per mettersi la coscienza in pace rispetto a un problema duro. Le donne e gli uomini che conducono la lotta alla mafia hanno bisogno di fatti, non di altre parole, specialmente ora che lo Stato si è schierato apertamente contro di loro. Fatti, può significare molte cose: ed anche semplicemente far bene il proprio lavoro quotidiano, nella propria vita, rischiando (quando ce n’è bisogno) quel che c’è da rischiare, dando sempre i nomi esatti alle cose, e svergognando a gran voce chi invece questi nomi li vuol cambiare. Questo è più che sufficiente per cancellare qualunque tipo di mafia dalla faccia della terra, se facciamo tutti così.

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AntonellaConsoli <libera@libera.it> wrote:

Tu che dipingi nell’aria libertà

< Tu che dipingi nell’aria libertà
vola anche per me
te ne prego
gabbiano >

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Canticchiando a rate

< Quanto fuoco consumi
amore mio
quanta vita che vendi
così, canticchiando a rate >

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Tu che stanco di vendere

< Amami tu
che dal tuo triste ripostiglio
credi di far nascere una meraviglia
tu che stanco di vendere
ti sei dato gratis >

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Le facce di chi ho amato

< Le facce di chi ho amato
ad una ad una in fila
stanotte passano sotto il mio balcone
non mi nascondo
getterò dei fiori >

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“A che serve vivere, se non c’è il coraggio di lottare?” (Giuseppe Fava)