San Libero – 181

2 giugno 2003 n. 181

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Giustizia 1. Tre anni fa Ian Cazacu, un operaio rumeno emigrato in Italia, venne bruciato vivo con una bottiglia di benzina dal datore di lavoro cui aveva chiesto di essere regolarizzato. L’assassino, un imprenditore di Gallarate, venne condannato per omicidio; l’appello confermò la condanna. La vedova, Nicoleta Cazacu, qualche tempo dopo chiese un permesso di soggiorno per le due figlie studentesse, 19 e 21 anni. Ma la legge in questi casi richiede la disponibilità di 100 euri al giorno; le ragazze Cazacu, figlie di un onesto operaio e non di un boss mafioso, non hanno tanto denaro. Permesso negato. Neanche alla signora Cazacu è stato dato un permesso di soggiorno definitivo: solo uno provvisorio rinnovato di anno in anno. Non le è stato versato neanche il risarcimento deciso dai magistrati. Alla fine, la Cassazione ha annullato la condanna dell’assassino: rifare tutto il processo daccapo. La vedova e le figlie cercheranno di sopravvivere fino al giorno della sentenza, che a questo punto non arriverà prima di altri tre o quattro anni; e saranno sole. Gli avvocati compagni che un tempo difendevano cause come queste (Pecorella del “Soccorso rosso”, per esempio) ormai hanno di meglio da fare. Forse ci sarà un’intervista da qualche parte: e sarà tutto. In Italia, Ian Cazacu credeva di trovare un lavoro onesto. Sua moglie, semplicemente un po’ di giustizia. E’ andata male a tutt’e due.

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Giustizia 2. La settimana scorsa ho subito, senza accorgermene, una censura da parte di me stesso. La sentenza che libera il “pentito” Enzo Brusca, assassino di un bambino di undici anni, l’avevo sì segnata nei miei appunti; ma fra il notes e il file, freudianamente, s’è perduta. I giudici di Palermo non possono sbagliare, ha detto il commissario politico che anch’io, come tutti, ho in qualche retrobottega del cervello. E invece possono sbagliare anche loro, e in questo caso l’hanno fatto.

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Giustizia 3. Previti, Dell’Utri e il signor B. hanno semplicemente i soldi per tirare in lungo la causa pagandosi i migliori avvocati, e anche i migliori articoli sui giornali C’entrerà pure la politica, ma prima di tutto c’entra avere o non avere i soldi. Che poi si riduce a questo, la politica, in realtà. Merito dei tre imputati averlo detto chiaro e forte, facendoci su anche en passant un governo.

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Antimafia. Per ragioni di salute, Totò Riina non ha potuto partecipare all’ultima riunione della Commissione antimafia. Carlo Taormina invece stava benissimo ed ha partecipato.

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Campionato. Una sinistra un po’ più pimpante e meno litigiosa (visto che i girotondi servono a qualcosa?) ha vinto la principale partita in calendario, quella di Roma: se ce la fa a riproporre lo stesso modulo anche in campionato, l’anno prossimo il patron del Milan non vince coppe ma torna in serie B. In Veneto, la destra vince e incattivisce, con le componenti più estreme determinanti: ahimé, una percentuale di razzismo ormai è entrata nel Dna dei veneti (come il clientelismo per i siciliani o la mortadella per i bolognesi) e non sarà tanto facile curarla. In Sicilia… in Sicilia, la solita catastrofe siciliana: da studiare attentamente, prima che diventi nazionale.
Il centrosinistra, a Palermo, aveva presentato – per lotte di potere interne – un ex sindacalista venduto, che naturalmente è stato trombato. I capi del centrosinistra siciliano adesso si giustificano col fatto che la trombatura precedente era stata ancora più selvaggia, e che tutto sommato s’è guadagnato. A Catania il candidato era onesto, ma la lotta agli intrallazzi locali – anche “di sinistra” – largamente incompleta: catastrofe anche per lui, con qualche migliaio di schede bianche o nulle. Alle ultime politiche avevano candidato Cecchi Gori, che nel giro di un mese riuscì a farsi non solo trombare, ma anche incriminare per sospetto voto di scambio mafioso.
Se fossimo in Giappone, a questo punto si esigerebbe da loro un karakiri collettivo; siccome (in questo caso, purtroppo) siamo in Italia, potrebbe bastare che si dimettano dalle rispettive cariche (Ds, Rifondazione, Margherita e tutto), e soprattutto che non mettano mano alle prossime elezioni, che in mano loro finirebbero in un’altra catastrofe, la terza. Speriamo che sia l’ultima volta, l’ultima catastrofe siciliana; che la sinistra torni a riscoprire la democrazia e ad essere coerentemente antimafiosa (l’antimafia, fra le altre cose, vinceva). Fra l’altro, da molte città arriva un segnale molto allarmante: il primo partito non è più Forza Italia, ma la vecchia Democrazia cristiana, che adesso là si chiama Udc. Ora, Berlusconi è un fenomeno passeggero, come la peronospora o le cavallette, e se si sopravvive al suo passaggio prima o poi si può tornare a coltivare; ma la democrazia cristiana, in Sicilia almeno, ha radici inestricabili e profonde e se s’installa di nuovo nessuno la estirpa più.
Sono troppo incazzato, dite? Non avete sentito i fascisti, stretti fra Bossi da una parte e la nuova Dc dall’altra, con Berlusconi che rompe e Fini che sospira “e io pago”. Sono molto più incazzati di me, credetemi: ne vedremo delle belle.

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Informazione 1. Milano. Licenziato in tronco, su pressioni del governo americano, il direttore della principale tv del paese, Al Jazeera. Mohamed Jassem, considerato filo-iraqeno dagli americani (un suo redattore, Tarek Ajub, era stato assassinato a freddo dalle truppe americane ad aprile) e troppo filo-americano dagli iraqeni (che avevano espulso la sua troupe) è stato sostituito da un direttore più vicino agli americani.

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Informazione 2. Al Qatar. Licenziato in tronco, su pressioni del governo italiano, il direttore del principale quotidiano del paese, il Corriere della Sera. Ferruccio De Bortoli, considerato inadeguato alla gestione di una difficile e decisiva campagna elettorale come quella che si prospetta per l’anno venturo, è stato sostituito da un direttore più vicino a Berlusconi.

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Borghesia. L’euro continua a bastonare il dollaro: in poco più di un anno, l’ha superato di quasi il venti per cento. Non è un fenomeno del tutto innocente: sulla crisi del dollaro pesano probabilmente anche i movimenti speculativi di parte della finanza americana, interessata a un dollaro debole per motivi suoi. Il governo americano non sembra in grado di contrastarli, e anche il tradizionale volano delle spese militari (che permise a Roosevelt di superare la crisi degli anni Trenta) è ormai gestito da privati e non da una qualsiasi autorità governativa. La pubblica amministrazione, laggiù, ha ormai abbandonato l’economia limitandosi a gestire l’ordine pubblico interno e esterno. “Lo stato borghese si abbatte e non si cambia”: in America, dello stato borghese sono rimasti solo gli sceriffi e i generali. Tutto il resto viene gestito direttamente dai consigli di amministrazione: scuole, salute, internet, giustizia, modelli culturali, economia. La privatizzazione delle funzioni pubbliche: cioè in buona sostanza il ritorno allo status quo ante, prima dello stato e prima della borghesia. E’ il modello del tardo feudalesimo, con una dozzina di grandi potentati privati in equilibrio fra loro – ciascuno di essi autosufficiente come uno stato – e al centro un re taumaturgo ma debole, buono solo a reprimere i contadini e a bandire le crociate. Più ricco un duca, meno ricco un altro; ma poveri in generale i cittadini, e poverissimo lo stato. Debito pubblico pesante, e debito privato medio dei cittadini di gran lunga più alto che in ogni altro paese civile. L’economia feudale tentò in varie maniere di razionalizzarsi: il mercantilismo, Colbert, Law, i vari tipi di protezionismo. Fallirono tutti, perché il problema era di fondo: uno stato feudale (o neo-feudale) non è economicamente sostenibile, può solo procrastinare la crisi usando la propria (costosa) forza militare.
L’Europa ha ciò che l’America comincia a non avere più, e cioè una borghesia. Non basta una bottega, o una multinazionale, a fare un borghese. Ci vuole anche una cultura comune, un sistema di garanzie pubbliche, in altre parole uno stato. Sul piano economico, questa è la carta in più dell’Europa: dei singoli staterelli già ora, dello stato europeo fra dieci anni. La gara è impari, e i potentati americani lo sanno. Per questo si affaccendano tanto a lucidare lance e spadoni, sperando di salvare, se non un interesse nazionale collettivo (che percepiscono sempre meno via via che la crisi incalza) almeno i tanti piccoli interessi neo-feudali che ne vanno prendendo il posto.
Perciò ci saranno altre guerre, e non per motivi ambiziosi: per risolvere i problemi di quella corporation, o per vincere quell’elezione in pericolo, o per dare un po’ d’ossigeno ai sondaggi. Facevano le crociate semplicemente perché non avevano più un fiorino in cassa e i banchieri gli rifiutavano credito se non li vedevano a cavallo con la lancia in resta.

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Economia. E due. Dopo la Fiat, se ne va anche la Olivetti, ingoiata dal gruppo Telecom di Marco Tronchetti Provera. Il vecchio Adriano Olivetti aveva fondato un movimento (“Comunità”) per migliorare le condizioni degli operai e produceva macchine da scrivere e computer (i primi mai realizzati). Il nuovo padrone quando gli parlano di operai sghignazza (da lui si usano i cococo) e produce giocattoli a forma di telefonino. In compenso s’è assegnato uno stipendio di mezzo milione (di euri) al mese.

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Memoria. Tagliati dal governo i fondi all’Istituto nazionale per la storia del movimento di Liberazione in Italia.

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Musica. Flop dell’ultimo cd di Madonna, “American Life”: a metà del disco la cantante, trasgressiva ma ligia ai padroni, si metteva a sbraitare contro i giovinastri che duplicano “illegalmente” i cd. Il pubblico non ha gradito. Le major non sanno più cosa fare: fra un paio di mesi la Disney metterà sul mercato dei dvd che (grazie a un composto chimico) si autodistruggono entro 48 ore. Questo per non farli copiare a chi li prende in affitto.

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Americhe. Il nuovo presidente dell’Argentina, Nestor Kirchner, annuncia accordi economici col Brasile per dare vita, sull’esempio dell’euro, ad una moneta unica nei due paesi. La dipendenza dal dollaro ha avuto conseguenze catastrofiche in Argentina.

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Iraq. “Tutte le armi debbono essere consegnate al comando militare più vicino. Gravi pene per i trasgressori”. Con questo “achtung” affisso su tutti i muri del paese e ripetuto da tutte le emittenti civili e militari, i comandi americani sperano di pervenire al disarmo della popolazione. Il disarmo è tuttavia previsto solo per la componente sciita della popolazione, non per i curdi su cui invece gli occupanti puntano in funzione antisciita. Non sembra comunque che l’operazione abbia avuto grandi risultati, a parte quello di irritare ulteriormente l’ex alleato turco, assolutamente ostile ai curdi e di riflesso anche agli americani.

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Cronaca. Roma. Un gruppo di fuorisede della Terza università, all’Ostiense, ha organizzato una festa talmente benriuscita (musica e marijuana di qualità decisamente superiore) che a un certo punto la porta è rimasta aperta: “Facciamo entrare chi vuole!”. Sono entrati un paio di carabinieri in borghese, che hanno dato un’occhiata in giro e si sono portati via tutti, per droga.

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Cronaca. Ivrea. Scacciati dal palazzo due cani che abbaiavano: sentenza del tribunale. “Davano troppo fastidio. Finalmente!” hanno detto i cinque condomini che si erano rivolti alla giustizia per ottenere lo sfratto dei due abbaiatori. Speriamo che non faccia precedente…

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Cronaca. New York. Sfrattati dalle caserme (sei hanno chiuso i battenti da un momento all’altro) gran parte dei mitici pompieri di New York. “Risparmiamo sei milioni all’anno” ha detto il sindaco, un antipatico pelato padrone di televisioni che sì è fatto eleggere con una martellante campagna tv. I pompieri hanno manifestato in piazza contro il sindaco: venti arresti.

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stefano wrote:
< “Noi giornalisti facciamo la nostra parte ma voi, cittadini-lettori, fate la vostra…”. Grazie. Speriamo che siano in tanti a capire: ogni giorno sbatto contro un un muro di qualunquismo per il quale tutto quello che succede non dipende mai dalle scelte (o non-scelte) di ognuno di noi, ma sempre dagli altri. Demandare è diventato uno sport nazionale, c’è sempre qualcun altro che deve pensarci: la scuola, lo stato, la chiesa, i giornali, la televisione e quant’altro. Grazie invece a te, che con il tuo lavoro mi metti in condizione di aggiungere informazioni e poter decidere da solo >

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Cieli wrote:
< Caro Giornalista, sono una novizia di questo sito nel senso che ne sono venuta a conoscenza grazie al mio compagno. Ma lasciamo perdere le presentazioni. Voglio ringraziarti perchè finalmente si legge qualcosa che non sa di contaminato o di alterato, maneggiato o censurato. Io ho sempre pensato che le idee siano la nostra vera ricchezza e quindi ti prego di non mollare mai e continuare nel tuo lavoro, finchè ti sarà possibile >

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Johnny wrote:
< Solo due righe per manifestare solidarietà con chi scrive quello che pensa, senza leccare i piedi a chi vorrebbe fare di questo mondo un megamercato di schiavi-consumatori-idioti-basta-che-paghino-tutto, anche l’aria… Non ce la faranno, ci sarà sempre chi si ribella, i risultati delle elezioni di ora parlano chiaro, pace e libertà sono diritti di tutti, non dimentichiamo che se siamo qui oggi è grazie ai partigiani, non ai governi! Il mondo cambia, la lotta resta! >

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p.iacopino@libero.it wrote:
< Gentilissimo dott. Valentini, conosco il mittente del messaggio, che qui di seguito le ritrasmetto, soltanto attraverso i suoi messaggi, ma, essendo io lettore di Repubblica e de l’Espresso da una vita, conosco molto meglio Lei. Non so se e quanto ci sia di vero in ciò che il sig. riccardo dice di Lei: ma condivido dall'”a” alla “z” tutto il resto. Anche a me, infatti, la lettura di quel suo articolo “antispam” pubblicato da “La Repubblica”, alcune settimane fa, aveva fatto una sgradevole impressione… >

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umberto wrote:
< Sono rimasto un po’ deluso di non avere avuto una risposta chiara con citazione a fronte. Mi sono sentito autorizzato a leggere la tua risposta nel riferimento al ghetto di varsavia. Due cose. La prima è che l’ebraismo non prevede una trasmissione delle sue conoscenze e delle sue esperienze in esclusiva per gli ebrei. La seconda è che non sono stati gli israeliani a costringere i palestinesi nei ghetti che solo un certo massimalismo ti consente di chiamare ghetti. Fermo restando che continuo a trovare offensivo il paragone nazisti/israeliani >
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Non ho mai paragonato gli israeliani ai nazisti. Mi sembrano più che altro boeri, dell’epoca dell’apartheid. Se la parola ghetti non va bene, non so che dire: vogliamo chiamarli bantustan? Siamo sempre là. Con l’aggravante che i boeri, per comportarsi come facevano, non dovevano rinnegare tremila anni di spirito di giustizia e di umanità.

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L’avvocato Vittorio Trupiano wrote:
< Francesco Puglisi, arrestato a dicembre per i fatti di Genova del G8, da allora vive dimenticato da tutti nel carcere di Messina. Orfano, in enormi ristrettezze economiche e praticamente bisognoso di tutto, si era sembre distinto, quand’era in libertà, per iniziative di solidarietà sociale: ora è lui ad avere bisogno degli altri >

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Dino wrote:
< Elezioni. Che si fa? Io voto. Tantissimi miei amici (specie fra quelli dei centri sociali) invece dicono di non voler votare, punto. Io faccio di tutto per convincerli. Perchè non provi a farlo anche tu? Il centrosinistra ha una percentuale di schifosità molto elevata, che va dai personaggi alla Velardi, fino alle delusioni viventi come Bianco e D’Alema, dai compagni Dini, Mastella, Intini e Pisicchio ai berlusconiani capovolti alla Caldarola e Turco. Però. Però c’è un però quanto una casa! Nessuno dei suddetti si sognerebbe mai di dire che la magistratura è golpista, che la costituzione è sovietica, e così via. Ogni voto dato al centrosinistra (a questa merda di centrosinistra) è un “NO!” secco a questa orrenda persona ed ai suoi sgherri che stanno cercando di rendere questo paese una dittatura del rincoglionimento. Io la penso così e sono curioso di sapere come la pensi tu e gli altri incatenati >
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boulevard@katamail.com
< ciao r. forse mi è sfuggito però gradirei un tuo commento sulla candidatura di c. fava e sul richiamo ai Siciliani sulla sua pagina web. grazie giancarlo >

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AntonellaConsoli <libera@libera.it> wrote:

< Ce ne scappammo all’alba
come due assassini
ma di morto c’era solo la mia speranza.
Guardare il cielo senza sapere
quando le nostre ali saranno nel mirino
quando vorrai tornare sullo scoglio
– uno di noi a caso – quando sarà tempesta
quando potrà volare >

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Immagini

< La tua foto sul mio vecchio comodino
silenziosa mi cinge d’amore
la mia foto vicino al tuo letto
ti guarda e ride, timida
speranza – insieme >

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Noi che ci guardiamo

< Noi che ci guardiamo
immobili da gatti
aspettando il passo falso
abbiamo sempre saputo
chi è il più forte a correre >

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“A che serve vivere, se non c’è il coraggio di lottare?” (Giuseppe Fava)