San Libero – 145

Italia. A Roma, fra i politici, c’era maretta e quindi i telegiornali aprivano o sul pazzo della guerra, con tutti i re e i presidenti che lo tiravano per la giacca e lui: “Bombe! Guerra!”, oppure sugli onorevoli che litigavano fra di loro sulla storia dei negri: alcuni – nordisti ricchi, bisognosi di schiavi – favorevoli a farli lavorare, purchè se ne stiano al loro posto; altri – “poveri bianchi” sudisti, spazzatura umana – che proponevano di rispedirli in Africa a nerbate.
Fra un onorevole e l’altro, c’era spazio anche per le notizie della giornata; fra cui quella della nave di emigranti affondata, con tutto il suo carico a bordo, vicino alla spiaggia nostra. “Sono appena quattordici!” diceva, tutto giulivo, l’annunciatore. E quattordici erano i morti. “Si temeva un’altra tragedia del mare, ma per fortuna…”. S’intervistava un onorevole, e si cercavano i dispersi. Un giornalista precisava con aria grave la posizione del Ccd e poco dopo un altro annunciava con nonchalance che i morti non erano erano in realtà quattordici ma diciotto, diciannove, venti. “Il mare ha restituito un altro corpo…”. Trentuno, trentadue, trentatrè, trentaquattro…
Così per giorni e giorni. In apertura, i politici; alla fine, i “dispersi”. Nelle miniere, almeno, c’è un elenco dei minatori: quando la radio dice “disperso” dice un cognome e un nome, dice un paese. In mare, da clandestini, no. Tuo marito o tuo figlio forse era là, e forse no. Forse avrà la fortuna di essere arrestato in Puglia fra sei mesi, forse è già in fondo al mare: chi può dire? Nei centri telefonici per immigrati (uno degli affari più sugosi della “nuova economia”, fra l’altro) i nomi e le domande s’inseguivano, in italiano, in francese, in arabo e in altre lingue.
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Fuori da Marcinelle, la vita è ricominciata normale, coi suoi primi giorni di scuola, i suoi Saldi Fine-Stagione e i suoi politici intervistati. Noi tedeschi e noi svizzeri riprendiamo la nostra solita vita mentre loro – i siciliani, i veneti, gli abruzzesi e i friulani – telefonano disperatamente dal paese per sapere che novità ci sono nella lista dei “dispersi”.

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Poteri 1. Onorevole sorrida. Un onorevole importante, fra una cosa e l’altra, ha trovato il modo di farsi prendere le impronte digitali: gesto politicamente abile perché sdrammatizza una serie di contrasti nel governo per i quali a un certo punto la tensione fra i partiti alleati s’era alzata pericolosamente. Così il presidente della Camera, vecchio Dc navigato, ha trovato il pretesto di una cerimonia qualunque per sottoporsi sorridendo al rito, fra i flash dei fotografi e i sorrisi dei carabinieri. Purtroppo accanto a Casini, nell’occasione, c’era un altro collega parlamentare: anche lui ex dc, anche lui ministeriale però – differenza non da poco – siciliano. La Sicilia è un posto in cui agli uomini di governo capita abbastanza spesso di essere intercettati mentre parlano di “quegli sbirri che hanno indagato”, oppure di dover dichiarare che “la droga trovata nel mio ministero non era destinata a me”.
Il siciliano, dopo la performance di Casini, non ha potuto fare a meno di avvicinarsi anche lui all’apparecchio e d’infilarci con buona grazia le dita, sorridendo anche lui amabilmente e guardandosi attorno tutto ilare come per dire “è un gioco”. Sorrideva Casini, sorridevano gli astanti, sorridevano i carabinieri e sorrideva lui. Però, ai carabinieri, i peli dei baffi – nel sorriso – vibravano impercettibilmente.

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Poteri 2. Contessa Vacca. Era già molto out quando è morta; degli ultimi amanti uno era molto avido e l’altro molto volgare; si poteva scherzare impunemente su di lei, anche in tivvù, e fare dei calembour “involontari” fra il suo cognome e mucca pazza. Morta in fretta, sepolta in fretta, aperta malvolentieri un’inchiesta per intromissione di un giudice francese (le correnti avevano trascinato il corpo oltreconfine), e chiusa rapidamente con un’assolutoria generale: degli eventuali omicidi, degli eventuali protettori, dei non eventuali interessi, di tutto il mondo politico “da bere” di cui era stata una stella. D’altronde i soldi di Craxi, con cui aveva avuto a che fare, a quest’ora saranno stati ingoiati da qualche crack di borsa in qualche parte del mondo: non erano dei buoni amministratori, quelli là, neanche per i soldi rubati. A parte le mine vaganti (ma roba vecchia: vent’anni) che certo bisognava individuare e disinnescare, di lei non importava più nulla a nessuno: ormai c’è un’altra generazione di vip sulla scena, e anch’essi si credono immortali. Veline che avevano un anno quando lei era su Novella Duemila, manager che campavano ancora di stipendio quando i loro padroni – vent’anni fa – le sorridevano amabilmente uscendo dalla stanza delle tangenti. L’unica che ha avuto una buona parola è stata la vecchietta dei fiori, nella bottega all’angolo: “Una signora così gentile”. Come sempre.

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Poteri 3. L’esperimento siciliano. Al solito, la Sicilia anticipa. Il “terzo polo” politico (nè centrosinistra, né Berlusconi) è in avanzata gestazione in Sicilia e consiste in un’alleanza molto stretta fra le componenti “tecnocratiche” del vecchio Ulivo, i neo-democristiani di seconda generazione e una parte dei notabili locali che si erano provvisoriamente aggregati attorno a forza Italia.
L’obiettivo politico immediato è una gestione “alla Guazzaloca” dei grossi comuni siciliania. A Catania, ad esempio, il sindaco di destra – un omino simpatico e un pò buffo, geriatra personale di Berlusconi – è ormai apertamente definito folkloristico dagli esponenti più sofisticati del centrodestra: che puntano però, più che a una nuova affermazione “di partito”, a una sorta di patto trasversale che prenda a modello e ufficializzi la “coabitazione” degli anni 90 fra l’amministrazione comunale (di centrosinistra) e quella provinciale (di centrodestra).
I protagonisti dell’accordo, o quantomeno della coabitazione, sarebbero l’ex ministro Bianco e gli amministratori locali Fiumefreddo e Lombardo: un ex-Ulivo, un dissidente di Forza Italia, un democristiano doc. Questi tre, messi insieme, sono probabilmente già ora il più forte gruppo di potere siciliano subito dopo il gruppo forzitalista palermitano, che però è molto meno compatto. Le ambizioni del nuovo schieramento sono peraltro molto più ampie dell’ambito regionale e farebbero conto su una serie di interlocutori molto autorevoli sia nel centro del centrodestra che nella destra del centrosinistra. Restano fuori sia Alleanza nazionale, in Sicilia già in gran parte fagocitata da Forza Italia, che i Ds, a Catania quasi estinti.

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Almeno. Che Bossi me lo dovrò rivedere fra gli alleati del mio governo, ormai non mi faccio più illusioni. Dibattito Bossi-D’Alema, Berluskaiser, governo Dini: e va bene. L’unica cosa che mi permetto di chiedergli, al futuro ri-alleato, è questa: senatore, la prego, quando sarà di nuovo fra noi non accantoni quella bellissima sceneggiata del dio Po. E’ diventata così noiosa l’Italia! Labbra strette a Treviso, sguardi furbi a Agrigento; fra una Milano senza cuore e una Palermo senza palle, come si fa a non intristire? L’unico scintillio lo porta Lei, con quel gran bottiglion d’acqua padana e quel meraviglioso personaggio del druido col crocefisso alla parete.

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Giardinetti. L’Espresso diventa minuscolo. Perbacco.

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E io pago. La Rai perde trecentocinquantamila spettatori e Mediaset ne guadagna trecentomila. Forse tutto questo casino serviva soltanto a rimettere in sesto la ditta. Un’abile campagna promozionale durata dieci anni.

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Le tre leggi, ora.
Un computer non può recare danno a un essere umano né può permettere che a causa del proprio mancato intervento un essere umano riceva danno.
Un computer deve obbedire a ordini impartiti da un essere umano, purchè non contravvengano alla Prima Legge.
Un computer deve proteggere la propria esistenza, purchè tale autodifesa non contrasti con la Prima o la Seconda Legge.

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Per capire. Nel 1840, serve più Marx o serve più Dickens? (Siamo nel 1840).

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Cartello. “Vendesi casa occupata da usufruttuario 75enne”: seguono località, metraggio e prezzo. Offerta conveniente, se non ci fosse quell’usufruttuario. Ma per fortuna ne ha per poco, accenna pudicamente quel “settantacinquenne” buttato là fra una cosa e l’altra.
Il cartello è a pennarello, eccetto il “vendesi “prestampato; anche il numero da chiamare è un telefonino, dunque non c’è di mezzo un’agenzia. Chi sarà il venditore? Il vecchio – o la vecchia – a che titolo è usufruttuario? I vedovi in genere hanno l’usufrutto, finchè campano dell’appartamento del coniuge prima che vada ai figli. Sarà questo il caso?
L’appartamento poi è piccolo, di mezza periferia; come vivrà il vecchio? Andranno a trovarlo ogni tanto? E – è un quinto piano – ci sarà l’ascensore? Ce la farà a uscire ogni giorno? E perché hanno messo il cartello qua in centro, se la casa è in periferia? Forse non vogliono dirlo al vecchio, forse ne hanno parlato tante volte e lui, duro: “Io voglio morire qua, dov’è morta vostra madre!”. (“Ma papà, ti tratterebbero benissimo, là in quella villa che abbiamo detto…”. “Dove voglio crepare lo decido io!”). Non è per cattiveria, è che proprio non ce la si fa più a campare. Lo sai quanto costa un figlio a scuola, oggigiorno?
Io passo via per la mia strada, rimuginando – ma già è alle mie spalle – sul cartello e forse in questo momento il vecchio si sta facendo il caffè da solo, su al quinto piano, bofonchiando qualcosa e il figlio è fermo al semaforo pensando a come pagare la scuola per il bambino e una coppia di sposini sta facendo il numero per sapere se sono dilazionabili quei centomila euri dell’avviso che hanno letto ieri. E la grande città gira, gira…

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Dedicato a Ester. Che bello. Le ragazze della pallavolo hanno vinto il mondiale. “Avete” vinto, voglio dire. No? :-)

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Russia. Riportata al centro di piazza Lubjanka, a Mosca, la statua in bronzo del fondatore del Kgb (un tempo Ceka), Dzerzinskij. La piazza ospita da sempre la sede centrale del terribile servizio segreto. La statua era stata tolta ai tempi di Gorbaciov, che era comunista ma non aveva mai fatto parte del Kgb, e viene rimessa ora per ordine di Putin, che è anticomunista ma ha fatto la sua carriera nel Kgb.

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America. Il pazzo continua a sbraitare che se non ci pensa la legge ci pensa lui, che è un bandito, e che se lo leva davanti a costo di sparargli in testa. Al momento in cui scriviamo i vicini stanno ancora cercando di calmarlo. Qualcuno ha proposto di chiamare la polizia, ma purtroppo la polizia è lui.

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Giappone. Eseguite due condanne a morte. Le esecuzioni qui avvengono all’improvviso, senza avvisare prima né il condannato (che viene semplicemente afferrato e impiccato nel giro di mezz’ora) né le famiglie, che vengono a saperlo qualche tempo dopo.

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Cronaca. La provincia di Catania, al tempo dell’Afganistan, decide di stanziare un contributo per Emergency. Gli impiegati tuttavia fanno un errore, e il contributo torna dai politici per essere regolarizzato. Quelli però ci ripensano e, anzichè ad Emergency, decidono di assegnarlo alla banda musicale.

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Cronaca. Trento. La polizia ha invaso alcuni campi del Trentino per sottoporre sul posto al rilevamento delle impronte digitali i braccianti che ci lavoravano, tutti emigranti.

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Cronaca. Roccella Ionica. “Ho lavorato quarant’anni al nord – si lamenta Francesco F. pensionato – e ora che sono malato di reni mi tocca pagarmi di tasca mia i viaggi su e giù per gli ospedali”. “Accidenti. E cosa intende fare?”. “Appena mi arrivano gli arretrati mi compro un rene da un extracomunitario e me lo faccio trapiantare”.

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Cronaca. Milano. Il sindaco nega il lavoro a otto educatrici perché incinte.

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Cronaca. Santa Teresa (Messina). Dedicato all’unanimità a Byron Moreno (l’arbitro di Italia-Corea) il civico vespasiano. Il provvedimento vuol esprimere lo sdegno della popolazione contro l’arbitro cornuto, eternarne la memoria ai posteri e nel contempo elevare un monito a tutti coloro che fossero tentati di annullare gol all’Italia, nel segno immarcescibile della patria e da qualsiasi parte provenga.
(Personalmente, se mai al mio paese dovessero farmi un monumento, preferirei un vespasiano: almeno serve a qualcosa).

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Cronaca. Roma. Si comincia a parlare di elezioni.

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Cronaca. Milano. Si ferma il processo Previti. A 5 minuti dalla fine, Politica-Giustizia 1-0.

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Cronaca Trento. E’ morto, centenario, il caporale Adolfo Giovannini. Non degli alpini, però, ma dei Kaiserjaeger, i cacciatori dell’esercito austroungarico di cui era l’ultimo superstite. Se Giovannini avesse sparato meglio, a quest’ora Bossi romperebbe le scatole a Cecco Peppe e non a noi italiani.

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Cronaca. Palermo. Condannato in appello un industriale – tale Cavallotti – che s’era messo d’accordo coi mafiosi per spartirsi gli appalti. In primo grado era stato assolto perché “obbligato”. I giudici di secondo grado hanno accertato che invece era consenziente.

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Carlo wrote:
< Ho l’impressione che i giornalisti a volte non facciano altro che limitarsi a scrivere in un italiano migliore i comunicati stampa delle aziende. E quando, grazie a quell’internet che tanto vi entusiasma, l’accesso a quegli stessi comunicati stampa sarà disponibile on line per tutti, cosa farete voi giornalisti? >

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Luciano Granozzi wrote :
< A proposito del “volantino vietato” a Lettere e Lingue a Catania: non posso escludere che uno dei vigilantes abbia detto quello che ha detto. Ma che hanno fatto gli studenti? Sono andati a protestare? Escludo tassativamente che ne abbiano informato il preside di Lingue, la facoltà dove insegno anch’io. In ogni caso, se non dovessero trovare il preside, digli di venire da me, stanza 244. Vorrei proprio sapere chi è questo vigilantes, e chi gli avrebbe dato le disposizioni che pretende di aver ricevuto. >

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Silvana wrote:
< Perchè prima e dopo il 14 settembre non hai speso una sola parola per la manifestazione di centomovimenti a Roma? Va bene che vivi e lavori (con grande merito) in Sicilia, ma anch’io vivo a Parigi e non mi ha impedito di contribuire molto molto modestamente alla riuscita che ritenevo necessarissima della protesta civile. Un caro saluto. >
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Cara Silvana, ci sono già un sacco di giornali che parlano delle cose che succedono oggi. Qui, più modestamente, ci occupiamo di quelle che sono successe ieri o l’altroieri, prendendoci quindi tutto il tempo per pensarci su in santa pace; a volte questo aiuta pure a capire almeno una parte delle cose che succederanno domani. A parte questo, la faccenda dei “cento movimenti” (questo, se vuoi, è il centunesimo) è ben presente nella Catena; ma lo è a modo nostro, cioè senza presunzioni “politiche” e cercando di capire.

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Mimmo Lombezzi wrote:
< Caro R., per “2000” settimanale di Rete4 filmai nel deserto (dopo un’aspra lite) il carcere dei prigionieri Marocchini del Fronte Polisario. Marciscono lì da più di un quarto di secolo, cioè da quando vennero mobilitati dal re per occupare il Sahara Occidentale. Malati,disperati,semimpazziti,sono un migliaio e vivono in varie “strutture” non più grandi di un campo da tennis. Alcuni non vedono i figli dal 1975-6.Le temperature raggiungono i 65 gradi.
Quasi tutti hanno malattie fisiche o psicosomatiche e sono ormai soltanto un’arma per far pressione sul governo Marocchino (il quale,per conto suo ha fatto sapere dopo di aver “liquidato” da tempo gli ultimi 350 prigionieri Saharawi “spariti” nel 1975-6… ) 250 comuni italiani (Emiliani e ToscanI) mandano aiuti ai Saharawi, ma proprio per questo,se accettano l’aiuto dell’Europa bisogna imporre a questi signori di rispettare le leggi di guerra Europee. In pratica : O LIBERATE I PRIGIONIERI O NON VI MANDIAMO PIU’ NEANCHE UN PACCO DI VESTITI.
Il 25 settembre il Presidente della Repubblica Saharawi sarà Modena. Qualcuno dovrebbe spiegargli queste cose. >

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Persone. Il poliziotto che s’è tuffato per salvare gli emiganti che stavano annegando, in Sicilia. Spero che Bossi non lo faccia licenziare.

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Saffo<saphos@lesb.org>wrote:

< E sul mio letto morbido il tuo corpo,
se sarai stanca, poserò pian piano… >

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< Hai fatto bene a venire – ti volevo
Acqua per il mio corpo che bruciava >

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< Desiderio di te mi sconvolge
mi fa tremare nel corpo – l’amore
è belva troppo dolce troppo amara >

* * *

< L’amore che mi scuote nel profondo
come vento sugli alberi, sul monte >

* * *

< E non mi pensi più, e già immemore voli
presso una donna che non sono io >

* * *

< Rabbrividì l’anima alle colombe,
mute restarono le ali… >