San Libero – 139

Nobili. Chi sarà il prossimo leader della sinistra? Appoggiato da chi? E, soprattutto, inciucierà o farà una politica di sinistra? Essendo estate, non vi tormento con i pettegolezzi e i boatos sulle varie manovre (che fa Rutelli, che fa Bianco, che fa D’Alema) che in queste settimane rimbalzano da una villa in Costa Smeralda all’altra. Facciamo invece un caso concreto e, siccome qui al sud fa veramente troppo caldo, andiamocene a Milano.
A Milano, come sapete, c’è un sindaco di centrodestra, Albertini. Naturalmente, non è affatto essere un peccato essere di destra: ognuno ha le sue idee. Però la destra è una cosa diversa dalla sinistra – almeno, così ci dicono alla televisione – e dunque un sindaco di destra ammministra la città diversamente da uno di sinistra, e viceversa. I cittadini, scegliendo fra l’uno e l’altro, scelgono evidentemente due diversi modi di amministrare. Scelgono loro e per questo diciamo che siamo in una democrazia.
Bene. A Milano, si nomina il nuovo vice city-manager. Sarebbe quel che una volta era il vice-segretario generale; ora lo chiamano all’americana, ma insomma è il numero due, come potere reale, nella macchina del Comune. Inutile dire che un comune come Milano è una macchina di miliardi (di euri) e che dunque non si nomina il primo che arriva. Siccome l’amministrazione è di destra, ci si aspetta che in corsa per l’importante carica ci siano uno di Forza Italia, uno di An e così via. Invece, viene nominato Harald Bonura. Chi è?
È il braccio destro dell’ex ministro degli interni del centrosinistra, Enzo Bianco. Che, quando era sindaco di Catania, lo nominò city manager del suo comune. Va bene: Bonura è un tecnico, e dunque viaggia tranquillamente da uno schieramento all’altro… No, non del tutto: Bonura è tanto schierato politicamente da essere stato candidato (per il centrosinistra) a vicesindaco di Catania, perdendo catastroficamente il comune.
Accidenti. Ma allora è un bieco traditore, che dalla libera sinistra è passato alla bieca destra. No, neanche questo è vero. Bonura è tuttora uno dei principali collaboratori dell’ex-ministro Bianco, che è indubitabilmente uno dei esponenti principali del centrosinistra: visto che in questa veste, nonostante le rivelazioni della magistratura sui fatti di Napoli, viene tuttora consultato e incensato. C’è da dire che non solo Bonura, attuale vice-manager di Milano, è un uomo di Bianco, ma lo era anche il suo immediato predecessore alla carica, Tomarchio, anche lui catanese. Dal che si ricava che le cariche più importanti dell’amministrazione di destra, a Milano, vengono assegnate a uomini: a) di centrosinistra; b) catanesi; c) amici di Bianco.
Beh, torniamo in Sicilia, adesso. Che fa, quand’è a Catania, il nostro (milanesizzato) Bonura? Niente di male. Organizza una società che si chiama Metacatania – ne abbiamo parlato l’anno scorso – il cui oggetto sociale è la riqualificazione del quartiere di San Berillo, la zona a luci rosse della città. Questa riqualificazione, se la dovesse fare suor Teresa di Calcutta, consisterebbe nel recupero umano e civile delle ex prostitute. Se la dovesse fare uno dei vecchi Cavalieri, consisterebbe nel recupero dei terreni edificabili della zona, attualmente bloccata (Catania, fra destra e centrosinistra, non ha mai avuto un vero piano regolatore) ma in pieno centro.
Io, che sono una persona gentile e fiduciosa, non ho il minimo dubbio che i componenti di Metacatania si ispirino a suor Teresa, anzi credo che ne abbiano un ritratto a grandezza naturale nella sede sociale. Ma chi sono questi componenti? Lorena Virlinzi (figlia del principale imprenditore della città), Giuseppe Berretta (padre del segretario Ds), Carla Ciancio (figlia del padre-padrone della stampa locale), Nanni Zeno-Bianco (moglie dell’ex sindaco e ministro dell’interno), e via vippando. Di questi, alcuni sono di destra ed altri “di sinistra”. Non vi dico quali sono gli uni e quali gli altri: non ha molta importanza.
Quel che hanno in comune, infatti, non è l’appartenenza politica ma il sangue blu. Tutte le famiglie più importanti della città, liberali o borboniche, sono rappresentate nel Metacatania. Di cui a questo punto non è importante l’attività imprenditoriale (sicuramente lecita) o lo schieramento politico, ma il fatto stesso di esistere come luogo d’incontro trasversale della classe dirigente ereditaria. Il partito dei signori.
Non è un partito senza potere, a Catania, nè – come abbiamo visto – a Milano. Ci piacerebbe che non prendesse troppo potere in ambito nazionale. Non, soprattutto, con l’etichetta della sinistra.

________________________________________

Viddani. Calogero Gasparazzo (lo conoscete?) è nato dalle parti di Bronte, in provincia di Catania. Da molti anni lavora in una grande fabbrica del Nord. Parecchi anni fa sono venuti degli studenti, davanti alla fabbrica, e gli hanno detto che si poteva fare la rivoluzione. Invece non c’è stata rivoluzione, ma solo un gran casino. Molti di quegli studenti Gasparazzo li sta rivedendo ora alla televisione: chi è direttore di giornale, chi è un’autorità governativa, chi fa il ministro di Berlusconi. Hanno un’aria profondamente compresa della loro importanza, e dicono che la storia che Gasparazzo voleva fare la rivoluzione in realtà era una grandissima cazzata e che invece bisogna aspettare che i padroni e i fascisti risolvano i problemi a modo loro. Ascoltandoli alla televisione, Gasparazzo ha capito benissimo perchè in realtà non c’è stata alcuna rivoluzione.
Come ogni anno Gasparazzo è tornato in Sicilia, quest’estate, a fare le vacanze al suo paese. Si è accorto che negli ultimi anni, nonostante tutto, qualche cosa è cambiata. “Bacio le mani a voscenza” non s’usa più come prima. Alcuni addirittura (cosa che nei tempi di prima non s’usava) si permettono di parlare in piazza, a voce alta, degli affari di don Totò. Una volta Gasparazzo è stato anche alla manifestazione antimafia, giù in Sicilia, ma poi è dovuto ripartire. Alla manifestazione c’erano anche molti studenti, quel giorno, gridavano abbasso la mafia con la faccia sorridente. Gasparazzo spera tanto che non facciano la fine di quelli là.
Bene, Gasparazzo adesso è uno che non si fida più dei discorsi delle persone importanti, o che lo potrebbero diventare domani. Ma quella faccenda di cambiare tutto (allora si chiamava la rivoluzione, e adesso chissà), quella lui non se l’è dimenticata. Ogni tanto gli torna in mente all’improvviso, in un paesino in provincia di Catania o al reparto fonderie di Milano. E allora Gasparazzo pensa che ha una gran voglia di fare qualcosa.

________________________________________

Bambini 1. Sono circa duecentocinquanta milioni i bambini-lavoratori fra i cinque e i quattordici anni. Circa un quarto di loro lo fa – secondo l’Onu – “in condizioni insalubri o pericolose che mettono significativamente a rischio le loro vite”.
* * *
Bambini 2. Secondo i rapporti di Telefono Azzurro, Cgil ed Eurispes, l’Italia è il paese industrializzato con la più alta percentuale di lavoro minorile. Il fenomeno è particolarmente notevole nel Nord-est e al Sud, dove quasi un terzo dei bambini fra i dieci e i quattordici anni svolge atttività lavorative rimunerate.
* * *
Bambini 3. La somma dei patrimoni delle duecento persone più ricche del mondo ammontava alla fine del 1999 a mille miliardi di dollari. Alla stessa data, il reddito complessivo della popolazione dei quarantatrè paesi meno sviluppati era di centoquarantasei miliardi di dollari. Due miliardi di persone non hanno accesso a cure sanitarie di alcun genere. . Nel 2010 la mortalità infantile sotto i cinque anni aumenterà dunque, secondo il trend attuale, del settantacinque per cento in quasi tutti i paesi del Terzo mondo.

________________________________________

Donne 1. Il reddito (invisibile) delle casalinghe rappresenterebbe il cinquantasette per cento del bilancio nazionale. L’ottanta per cento dei poveri del mondo sono donne.
* * *
Donne 2. Quasi il venticinque per cento delle donne cilene (paese fortemente urbanizzato, con almeno un quarto degli abitanti concentrati nella capitale) vive facendo la collaboratrice domestica. Questo spiega molte cose del Cile, dell’economia cilena e anche, forse, dell’economia in generale.
* * *
Donne 3. Una donna di silicone, utilizzabile sessualmente, costa da due a venti milioni completa di biancheria intima, di rosa di plastica (per il corteggiamento) e di accessori vari. È l’erede della vecchia bambola sgonfiabile, che però aveva l’inconveniente di non poter essere torturata (a scopo erotico) con la sigaretta.
(Credo che una ragazzina a Tijiuana o Bagkook, però, costi meno di venti milioni. Interessanti interrogativi sulle leggi economiche che regolano il mercato delle donne, vere o di plastica, il cui ruolo nel mondo – al di fuori di pochi luoghi privilegiati – tende sempre di più ad amalgamarsi).

________________________________________

Rappresaglie. “Per ogni palestinese ucciso, centro ebrei”, dicono i capi di Hamas. “Per ogni ebreo ucciso, mille palestinesi”, dicono i capi del partito oltranzista israeliano. “Manderemo tanti martiri finchè vinceremo”. “Bombardiamo le loro città finchè non si saranno arresi”. Ci sono – dicono – due o tre Dei onnipotenti, nel cielo di quella terra. Eppure, sotto di loro, gli ulivi continuano a crescere e le vie a brulicare; nessuna inondazione, nessun fulmine, nessun segno di collera o di pietà degli dei.

________________________________________

America. Il presidente Bush ha firmato il “Service members Protection Act”, concernente possibili azioni militari contro i paesi che ratificano il trattato per il Tribunale Penale Internazionale. La nuova legge autorizza infatti l’uso della forza militare per “liberare” qualsiasi cittadino Usa tenuto sotto processo dalla corte internazionale che ha sede all’Aja, in Olanda. Già a maggio, gli Stati Uniti avevano ritirato la propria firma dal trattato che istituisce il Tribunale. Un mese dopo avevano minacciato il ritiro dalla forza internazionale in Bosnia se non fosse stata garantita l’immunità permanente ai millitari americani.
(Info: fabiocchi@inwind.it)

________________________________________

Pia, del Comitato per i Diritti Civili delle Prostitute, wrote:
< Carissimo hai ragione, ho visto anch’io quel pezzo: come mi sarebbe piaciuto essere al posto di quella giornalista, certo lui era drammaticamente comico nella sua ignoranza e in quella posizione!! Come sex worker avrei potuto fare di meglio, sarebbe stato un pezzo mica da poco.Ma lei la capisco deve assolutamente conservare il posto in Rai. Non è messa bene, e inoltre come donna si adatta perfettamente alla “nuova” etica familiare che quel ministro esprime (niente prostituzione nelle città con meno di 50.000 abitanti, le donne di campagna devono fare figli e assicurare la crescita e la tradizione). Donne sottomesse e rispettose nei confronti di questo tipo di uomini che non riescono a vedere la differenza fra prostitute e bestiame da commercio. Abituati a pensare alle mucche e alla BSE è già tanto se non ci abbatteranno quando saremo ammalate. E in quel caso a chi daranno l’indennizzo per il capo abbattuto? Al gestore dell’Eros center? O ai familiari che avranno perso la fonte di sostentamento. Scusa lo sfogo e grazie per la tua posta che leggo sempre con grande piacere >
* * *
Cara Pia, grazie della tua lettera. Il mio punto di vista è che ad essere disprezzabili non sono le persone che si prostituiscono, ma i maschi italiani che, essendo troppo insicuri per instaurare normali rapporti sessuali, preferiscono comprarseli col denaro. Naturalmente essi non hanno la minima idea di com’è bello far sesso con una persona che ti vuol bene e che dunque è felice di darti, e ricevere, piacere: ma vengono da una tradizione cattolica ormai dnalizzata, per cui il sesso coincide con la sottomissione. E sottomettere le donne d’oggi, a differenza di prima, non è più tanto facile. Questo spiega anche, secondo me, l’aumento delle situazioni in cui la sottomissione e l’umiliazione del partner diventano parte integrante del rapporto (la pedofilia, fra l’altro, ha le sue radici qui); spiega anche il successo delle prostitute “extracomunitarie” che, non avendo diritti, sono le più vicine all’ideale schiavistico del maschio-cattolico-imbranato. La questione più urgente è dunque di reprimere le situazioni di schiavitù, applicando le leggi esistenti che prevedono pene piuttosto gravi per il reato di “riduzione in schiavitù” di cui molti clienti si rendono complici ai sensi di legge. Se poi una donna libera si vuole liberamente prostituire, cioè approfittare dell’imbranataggine dei maschi italiani per guadagnare qualcosa e ridere alle loro spalle, niente di male: purchè sia chiaro che, in questo caso, da un lato c’è una donna perbene e dall’altro un coglionazzo imbranato.

________________________________________

Stefano wrote:
< Scrivi che “A Gerusalemme dovrebbero tornare gli inglesi o i turchi, o chiunque non sia nè arabo nè israeliano. Tribunale internazionale, con giudici di paesi civili. Processo per genocidio. Alla fine due forche, una per lo sceicco di Hamas e l’altra per Sharon…”. È con grande amarezza che ti scrivo per segnalarti che, per la prima volta, ho provato un notevole fastidio non per ciò di cui scrivi, ma per ciò che scrivi. Non spreco parole per motivare questa affermazione: sai benissimo di cosa parlo, da tutto il tuo lavoro si evince che sei profondamente convinto che l’inciviltà si combatta con la civiltà, che mezzi e fine non siano disgiunti. Se è una provocazione, un’iperbole surreale, beh, non è venuta benissimo. Escludendo queste poche righe, complimenti sinceri per il tuo lavoro. Cordialmente, Stefano >
* * *
Caro Stefano: sì, una provocazione. Ma sempre meglio che ascoltare la notizia degli ultimi dieci morti, mormorare un “poveretti” e poi cambiare canale. Smettiamola di rimuovere e – quindi – di accettare. Smettiamo, in particolare, di “comprendere” le ragioni degli israeliani e dei palestinesi. Lo so anch’io che i palestinesi “hanno ragione”. Lo so che gli israeliani – ma usiamo la parola giusta: gli ebrei – uccidono anche per il ricordo dell’Olocausto, quando, non uccidendo, li uccisero sotto gli occhi del mondo. Lo so: ma voglio dimenticarlo, perchè altrimenti li aiuterei – gli uni e gli altri – a morire. Voglio ricordare solo, in questo momento, che questa “guerra” si estrinseca ammazzando i bambini degli altri; e dunque, i propri. Sono stufo di politica, di arabi, di ebrei. Vedo soltanto una caccia degli adulti contro gli adolescenti e i bambini, uccisi in mille modi diversi, e per mille diversi giustissimi ideali. E non voglio sentirmi spiegare più perchè. L’unico che avrebbe il diritto di spiegarmelo, qui ed ora, sarebbe l’assassino che ha appena ammazzato il suo bambino con un coltello, guardandolo morire e ridendo felice mentre muore. A lui consentirei di spiegarmi quali siano le sue “necessità storiche”, i suoi “ideali”. A tutti gli altri, rispondo con le parole che ti fanno paura. Nè tu nè io siamo innocenti. Parliamo almeno, dunque, degli assassini col linguaggio degli assassini.

________________________________________

Lettera a un giornale:
< Avendo il titolo accusatorio attirato la mia attenzione ho letto la notizia secondo cui il giovane ucciso l’anno scorso durante il G8 di Genova sarebbe un appartenete al Black Bloc.
Desidero informarvi della mia totale scetticità al riguardo e chiedervi conto, in qualità di lettore, della fondatezza di tale notizia. Ritenendo fino a ieri di essere lettore serio e rispettoso della correttezza dell’informazione riportata, nonostante tale convinzione fosse stata messa a dura prova già l’anno passato proprio in occasione dei cosiddetti “fatti del G8” a causa della discrepanza stridente tra quanto letto sulle pagine del Vs giornale e le immagini mostrate dai media televisivi.
Non vedo credibilità alcuna nella notizia in questione. A meno che non si voglia adottare un criterio di giudizio sull’attendibilità palesemente incongruo, non ritengo plausibile una notizia riguardante un procedimento penale che provenga da una delle parti in causa.
Questo modo di procedere è a mio avviso totalmente sbilanciato in favore di una delle due parti, e non si può dire quindi rispettoso della ricerca della verità dei fatti che dovrebbe essere il criterio guida di ogni inchiesta eo articolo giornalistica.
Sospendendo il giudizio sulla Vs credibilità congiuntamente all’acquisto del Vs giornale, porgo i più distinti saluti. >

________________________________________

Anacreonte<poietes@eros. el> wrote:

< Ehi, gambelunghe che mi guardi male
e te ne scappi, cavallina! Credi
che non ci sappia fare? Se potessi
ti metterei le redini, ma strette,
e sai che cavalcate… E tu tranquilla ridi:
è che non hai trovato chi ti doma >

* * *

< Ragazzo dallo sguardo di fanciulla
io ti guardo e non sai
che tu stringi nel pugno
i fili dell’anima mia… >

* * *

< Un desiderio feroce tanto il cuore mi prende
che non ci vedo più, che il coraggio mi scappa
dal petto e non so dove sia finito >

* * *

< Amo e non amo, di nuovo
– e sono pazzo e sono sano insieme >

* * *

< Ed ancora una volta all’improvviso
il desiderio colpisce. Duri i pugni
d’amore, troppo rapido il fiume
da cui non esci più >