San Libero – 137

Estate. “Caos nei trasporti ferroviari. Disagi per milioni di viaggiatori…”. È il solito incipit con cui un giornalista compunto e rassegnato dà notizia, ogni volta, dello sciopero dei ferrovieri. Di solito a questo punto viene intervistata una viaggiatrice in stazione (ragazza acqua e sapone o signora anziana ma combattiva) che racconta le terrificanti conseguenze dello sciopero sulla sua vita. Poi carrellata sui binari deserti, e via con le notizie da Montecitorio o da Cogne.
In Sicilia, lo sciopero dovrebbe cominciare il primo gennaio e finire a mezzanotte del trentun dicembre. In dieci anni, hanno fatto fuori circa metà dei ferrovieri. I binari che prima si controllavano a mano col martello adesso si controllano (mancando i ferrovieri) direttamente da un locomotore. Ma questo naturalmente è il progresso: “Gestiamo una grande azienda”, recitava lo spot – poi sospeso per la vergogna – dei megamanager delle ferrovie, gli uomini di Burlando e di Lunardi trattati a miliardate e interviste leccose: mentre dei macchinisti si parla, con austera disapprovazione, solo quando chiedono quattro lire di aumento o finiscono schiacciati dentro un treno.
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La settimana scorsa, a una certa ora, tutti i treni della Sicilia – le littorine sgangherate della Catania-Palermo, gli “espressi” puzzolenti, gli intercity che arrancano sui binari costruiti per le vaporiere – hanno rallentato un momento e in tutte le cabine i macchinisti hanno tirato a lungo, per un minuto intero, il segnale d’attenzione. “Il treno, il treno!”. Il fischio che sentivamo da bambini mentre il Treno del Sole sfrecciava col suo carico di carne umana, la notte, oltrepassando rapido le luci della piccola stazione.

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Economia 1. Recupero senza precedenti della Borsa americana (Nasdaq più 68 per cento, Dow Jones più 144 per cento) dopo il discorso di Bush, un appello alla nazione che il presidente aveva preparato nel massimo segreto ed è stato trasmesso in contemporanea stanotte da Abc, Cnn e Nbc (il testo completo su www.disney.org/what-if.htm).
“Cari concittadini – ha detto il presidente – è inutile continuare a nasconderci la gravità della situazione: siamo a un passo dal ’29, e come tutti sapete la causa della crisi è l’incontrollato potere dei manager delle corporation, contro cui il mio predecessore Eisenhower ci mise in guardia nel suo discorso d’addio già nei lontani anni Cinquanta. Costoro, per accrescere i loro profitti personali, hanno rubato, truffato e imbrogliato dipendenti e azionisti, lasciando i primi sul lastrico e i secondi sul marciapiede. Come hanno potuto farlo? Grazie alla complicità dei politici, pagati dai manager per far finta di niente. Poichè qui siamo in America e non in Italia, dove il falso in bilancio è considerato una buona azione, questi mascalzoni verranno puniti severamente e finiranno tutti in galera. E poichè sono io stesso medesimo uno di quei mascalzoni, confesso pubblicamente la mia colpa e, in virtù dei miei poteri, mi condanno da solo a dieci anni di carcere per intrallazzo, gabola e aggiottaggio. A partire da oggi, la Presidenza degli Stati Uniti avrà sede non più a Washington ma a San Francisco, nel carcere federale di Alcatraz dove, a partire da oggi, mi trasferisco con tutti i miei collaboratori”.
Il coraggioso appello di Bush ha messo immediatamente a tacere tutte le critiche sulle attività, uhm, imprenditoriali del presidente (sospettato di insider trading alla Harken Petroleum), del vicepresidente Cheney (conti truccati alla Halliburton) e del capocontrollore presidenziale Thompson (appalti militari e frodi). Quest’ultimo, assediato nella cittadina di Nashville (Tennessee) da una migliaio di risparmiatori infuriati che volevano linciarlo, è stato risparmiato dalla folla dopo l’appello presidenziale e condotto con tutti gli onori ad Alcatraz insieme al suo presidente.
Dalla sua nuova residenza, il nuovamente in sella George Dabbliù Bush (il suo indice di popolarità, secondo Gallup, è adesso del 92,6 per cento e tende a salire ancora) ha dichiarato guerra all’Iraq, alla Corea, al Giappone, all’Unione Sovietica e all’Austria-Ungheria. “Dobbiamo rimettere in piedi la nostra economia – ha dichiarato – e non c’è niente come una bella guerra per rilanciarla presto e bene”.

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Economia 2. Promemoria. “Letra de tesoreria para la cancelacion de obligaciones (patacon). Valor nominal: dos pesos. Firmado: El Contador General Victor Pereira; el Tesorero General Amilcar Zuriategui”.

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Economia 3. Il ponte di Messina si farà, la rete ferroviaria verrà rifatta, e un secondo ponte verrà installato direttamente fra Reggio Calabria e Taormina per favorire il turismo.

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Economia 4. Pignorata al Ministero degli Esteri la celebre scultura di Arnaldo Pomodoro, raffigurante il globo, che ne adorna il piazzale. Il pignoramento è stato chiesto e ottenuto da un esperto scientifico, collaboratore del ministero, che rivendicava le sue spettanze.

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Economia 5. La Fiat agli americani, la Juventus ai libici. Chissà chi dei due ha fatto il migliore affare.

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“Non sono un dittatore”. Ahi, ahi…

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Nel pallone. L’Italia calcistica assomiglia a quella reale, ma con meno infingimenti e più schiettezza. Il calcio è lo sport più popolare, però per vedersi una partita bisogna sborsare un sacco di soldi per il satellitare. Abbiamo i migliori calciatori del mondo, i più vip, i più trendly e i più pagati. Però le buschiamo dalla Corea. Le società di calcio ormai sono delle società per azioni, con manager che parlano di migliaia di miliardi. Però il Coni sta andando in bancarotta. Siccome ormai siamo alla frutta e bisogna prendere una decisione, il governo (del calcio) ha deciso: fuori gli extracomunitari dalle squadre italiane. Maledetti negri, siete voi che rovinate l’Italia (del pallone).

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Cinema. Il signor B. migliora di settimana in settimana, e adesso è semplicemente meraviglioso. I giovani senza articolo 18? Restino a fare i precari per tutta la vita. La Levi Moltalcini? Ma datele una stampella. Ciampi? Si faccia i fatti suoi. La Rai? Serve a insegnare la storia vera agl’italiani. I processi ai politici? Quali processi, immunità totale. Savoia? Quali Savoia, farò io il re o il presidente. Tutte queste belle cose le dice a volte di persona, a volte per interposto cortigiano; il giorno dopo smentisce l’ultima e ne tira fuori una nuova. Grande.
È dagli anni Sessanta che il cinema italiano non trovava un simile caratterista. Non solo italiano, perchè il signor B. ormai è internazionale; memorabili le interpretazioni in America, quando il texano fa la gag del negro nel braccio della morte e lui risponde con la barzelletta del frocio con l’Aids che si fa le sabbiature per imparare a stare sottoterra.

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Musica. “Stai aiutando Berlusconi, e lo fai apposta!”. D’Alema risponde con qualche battuta sprezzante, e poi si chiude nel suo studio ad ascoltare Beethoven. Note titaniche ne emergono, rispettosamente ascoltate da fuori. Solitudine dei grandi uomini, soli con la musica e i propri grandi pensieri.

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Ossigeno. Ritrovata in una chiesetta del Salento una lettera inedita, all’amico Antonio Ranieri, di Giacomo Leopardi.

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Regali. Per Totò Riina, da parte dei ragazzi che, grazie al movimento antimafia, hanno fatto una cooperativa agricola sul terreno confiscato all’ex boss. Gli hanno mandato in galera una spiga di grano, del *loro* grano nato sul *loro* terreno: “Simbolo del riscatto e della liberazione dalla violenza mafiosa”. L’idea di affidare a cooperative popolari i beni sequestrati ai mafiosi era stata lanciata dai “Siciliani” nel lontano 1984. Che Sicilia sarebbe, se fosse stata seguita allora e dappertutto.

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Adozioni. Sono circa quattrocento i bambini adottati e poi “restituiti” dalle famiglie italiane negli ultimi quattro anni.

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Gli stracci all’aria. È colpa del questore di Bologna, dicono gli “investigatori” di Pisanu (ministro dell’interno) e Bianco (presidente comitato servizi), se Biagi è stato lasciato sotto il tiro delle Br. Della campagna “contro le scorte inutili”, lanciata a gran voce dal governo centrale, nessuno si vuol più ricordare. Adesso, i funzionari di carriera pagano al posto dei ministri.

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Dune. Continua la siccità in Sicilia. a Falconara, in provincia di Agrigento, la polizia ha scoperto un vero e proprio lago artificiale, di proprietari ufficialmente ignoti, con oltre diecimila metri cubi d’acqua che venivano rivenduti “clandestinamente” ai contadini della zona. Il lago veniva riempito mediante un allacciamento “clandestino” all’acquedotto regionale.
Fiera protesta del vicerè di Sicilia, principe Cuffaro, contro la criminalizzazione della regione (“Mafia, acqua… Sempre di questo, parlano!”) operata da Santoro e altri giornalisti continentali. Il governo gli ha subito mandato un giornalista amico, per intervistarlo come piace a lui; ma il vicerè l’ha cacciato, perchè non s’era messo in ginocchio prima di cominciare a fare le domande.

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Svizzera. Maria Pia, Maria Gabriella e Maria Beatrice di Savoia si sono appropriate ai suoi danni di una parte dei beni della madre, Maria Josè di Savoia, scomparsa l’anno scorso. Lo sostiene l’avvocato di Vittorio Emanuele di Savoia, che starebbe intentando causa alle sorelle per farsi assegnare i gioielli e il conto in banca della madre. La prima udienza si terrà a Ginevra fra sei mesi. In Italia, nel frattempo, qualcuno si scandalizza perchè il tizio si rifiuta di giurare fedeltà alla Repubblica. “Fedeltà?”, “giurare?”: e che vuol dire?

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America. Espulso all’unanimità dalla Camera dei Rappresentati un deputato – mr Traficante: nomen omen – incriminato per corruzione. Italia: negata all’unanimità l’autorizzazione a procedere per gli onorevoli Sanza (Forza Italia) e Longo (ds), incriminati per corruzione.

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Resto del mondo. Approvato dalle Nazioni Unite un accordo contro la tortura, con ispezioni e controlli nelle carceri dei paesi aderenti. Non hanno aderito gli Stati Uniti, il Sudan, la Cina e (alla faccia del Che Guevara) Cuba.

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Pacifico. Che fine ha fatto l’isola di Takuu (Papua)? È l’atollo corallino, con circa duemilacinquecento abitanti, di cui un anno fa di questi tempi veniva segnalato il rapido “affondamento” (una decina di centimetri l’anno) a causa dell’innalzamento del livello marino nella zona dovuto, a sua volta, all’effetto serra.
Le isole del Pacifico, secondo i primi navigatori (Bouganville, Cook) erano una specie di paradiso terrestre abitato da felici indigeni che non facevano altro che mangiare, prendere il sole e fare l’amore tutto il giorno (e la notte). I marinai occidentali hanno portato loro la sifilide. I missionari, la posizione del missionario. I governi, i gendarmi, gli hamburger e le guerre. Tutto questo per dire che se una fine del mondo ha da esserci, pare tristemente appropriato che debba cominciare proprio là.

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Austria. Salisburgo. Hanno spottizzato anche Mozart: alla prima del Don Giovanni un’enorme pubblicità della Palmers (biancheria intima per signora) copriva tutto il sipario. E vai!

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Nuova Zelanda. Un gruppo di scienziati dell’Istituto di ricerche acquatiche riferisce di avere avvistato una piovra gigante a 920 metri di profondità nelle acque a sud delle isole Chatham. I resti di un esemplare analogo – forse lo stesso – sono stati rinvenuti pochi giorni più tardi su una spiaggia della Tasmania. Al cefalopodo, dotato di otto tentacoli lunghi non meno di diciotto metri, è stato assegnato il nome scientifico di Octopus Dellutriensis.

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Argentina. “I ragazzi svengono durante gli allenamenti, perchè non hanno mangiato”. Si sciolgono ad una ad una le squadre giovanili dell’Argentina: molti adolescenti non hanno più la capacità fisica per partecipare agli allenamenti, anche nei vivai delle grandi squadre si stenta ad assicurare un pasto al giorno ai ragazzi. Dopo la catastrofe economica e l’umiliante sconfitta ai Mondiali, gli argentini vengono cacciati a forza dall’unico paradiso che ancora loro restava. Ci sono voluti tre anni di Fondo Monetario e venti di dittatura militare per arrivarci, ma alla fine ci sono arrivati: il cinquantaquattro per cento della popolazione vive sotto la soglia di povertà, il principale articolo d’importazione è la “zuppa per poveri” imbottigliata in quantità industriali nel vicino Brasile, la sinistra non esiste più e la globalizzazione regna sovrana.

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Cronaca. Milano. Al parroco don Antonio Colombo erano sembrati due coniugi molto devoti, quei due sudamericani che ogni pomeriggio restavano per ore inginocchiati davanti alla piccola statua della Madonna. Ma i due utilizzavano semplicemente la presa della corrente dietro la statua per ricaricare il cellulare. È stato il sagrestano a trovare il caricabatteria. I due comunque non sono stati cacciati via: “ricaricate quando volete” gli ha detto il prete. La coppia, infatti, è senza casa e vive con quello che giornalmente riesce a racimolare. “La chiesa è anche la loro casa, è quindi normale che possano ricaricare il loro cellulare quando vogliano, è come dar loro un bicchiere d’acqua”, ha dichiarato don Antonio. (Pietro Romeo)

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Cronaca. Sembravano dei normali operai, ma in realtà erano iscritti al sindacato. È emerso da una indagine dei carabinieri, che la settimana scorsa hanno individuato una vera e propria organizzazione, estesa in numerose fabbriche dell’Italia centrale, che da tempo andava organizzando iniziative contro il libero mercato del lavoro. “Abbiamo avuto il sospetto che qualcosa non quadrava – hanno detto i militari – quando ci siamo accorti che in alcune occasioni numerosi lavoratori tendevano ad assentarsi dal lavoro tutti nella stessa giornata”. Si cercano adesso i cervelli dell’organizzazione.

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Cronaca. “Nzu”. Con questo intraducibile monosillabo siciliano, accompagnato da un movimento all’indietro della testa, l’onorevole Miccichè ha risposto alla domanda dei carabinieri se conoscesse tale Alessandro Martello, pregiudicato, che aveva installato una centrale per lo spaccio della cocaina direttamente nel palazzo del ministero delle Finanze, di cui Miccichè è viceministro. “Ma lui dice di essere un Suo collaboratore…”. “Nenti sacciu”. “Ma guardi, ci sono le registrazioni… La conosceva bene… Ha fatto la campagna elettorale per Lei a Palermo… Sicuro che non lo conosce?”. “Nzu”.

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“Come va?” “Cuntrastamu!”. Era una risposta in uso una volta in Sicilia per dire “resistiamo”, “andiamo avanti”. E dunque non chiudere gli occhi, continuare a ragionare… Un gruppo di ragazzi ha messo su un sito proprio per “cuntrastare”. “Abbiamo messo in rete questo sito perchè ci sembra indispensabile cercare di dialogare con persone che non la pensano come noi, perchè i riferimenti politici attuali ci sembrano non rispecchiare una gran parte dei cittadini, perchè vogliamo ricordarci, e ricordare, che le mafie in Italia sono il problema più grande e sottovalutato”.
Bookmark: http://www.cuntrastamu.org

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La prima volta che me ne sono andato via da un giornale – ventun anni fa di questi giorni – c’era un lungo corridoio al primo piano su cui si affacciavano le stanze della redazione. Le porte erano tutte aperte ma tutti erano indaffaratissimi nel lavoro, nessun paio d’occhi osava alzarsi dalla macchina da scrivere e così uno percorreva questo corridoio con aria nonchalante, notando con soddisfazione che ancora sul muro del corridoio c’erano gli epigrammi contro il nuovo direttore, alcuni molto pregevoli, e tutti molto crudeli.
“Li leveranno domani, quando saranno ben sicuri che non torno” era un pensiero molto consolante in quel momento. Poi, al pianterreno, i tipografi che abbandonano i banconi e vengono a salutarti tutti quanti; le tastieriste (alcune delle quali corteggiate invano), i fattorini, persino la ligia-al-dovere ragazza del centralino. Solidarietà e allegria, alla faccia di tutti quanti.
E poi ti ritrovi sulla strada, col luglio siciliano davanti e la valigia in mano. E in quella senti uno scalpiccio di passi veloci, qualcuno che (primopiano-scala di ferro-salone dei tipografi) ti rincorre. Ed è il ragazzino dell’Ansa, i ragazzi dell’Ansa (strappare i flash dalle telescriventi e distribuirli ai redattori) allora erano più o meno come i mozzi delle navi veliere, solo che a differenza dei mozzi non venivano inculati.
Questo, oltre che mozzo, era anche nipote del padrone; immaginarsi come lo trattavano i redattori. Pare che in qualche occasione, con la solita distrazione, io l’abbia trattato in maniera quasi umana: e ora eccolo là, tutto affannato e timido ma fiero del suo coraggio, ad augurarmi buon viaggio. L’ho salutato gravemente e me ne sono andato per lo stradone.

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La giustizia di una guerra è inversamente proporzionale all’altezza dalla quale viene combattuta (m.l.)

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Andrea wrote:
< La mia ragazza e molti miei amici, che vivono ad Acireale, hanno votato alle ultime elezioni politiche un imprenditore che possiede delle televisioni, una squadra di calcio di serie A, una società di distribuzione cinematografica e varie altre cosette del genere. Quest’uomo era candidato per la sinistra, e si chiama Cecchi Gori. Ciò mi induce a una riflessione. I tizi che si candidano come sinistra non hanno nulla di sinistra: cercano solo di sconfiggere Berlusconi essendo più berlusconi di lui. Naturalmente non ce la fanno. E vince lui. Poi ogni tanto, per motivi suoi, lui perde e va al governo la cosiddetta sinistra. >

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Elizabeth wrote:
< Essendo perfettamente bilingue (italiano/tedesco) e una buona traduttrice, offro la mia disponibilità, qualora si presenti l’occasione, di eseguire l’una o l’altra traduzione! Un affettuoso saluto, Elisabeth, Berlino, Germania. >
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Cara amica, La ringrazio moltissimo per la sua offerta. La Catena viene occasionalmente tradotta in inglese e francese: le di aiutarci appena ci saranno abbastanza lettori da richiederne una traduzione nella Sua lingua chiederemo. Affettuosamente – r.

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Anacreonte<poietes@eros.el> wrote:

< Così ancora una volta mi tuffai
giù dallo scoglio nel mare grande d’amore… >

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< Rondine amica dal canto gentile… >

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< Ed è arrivato il mese
del dio del mare e gonfiano le nubi
d’acqua e già cupamente la bufera
s’annuncia di lontano… >

* * *

< Facciamo l’amore? – mi piace
come ti muovi tu, mi piace come sei >