S. Cristoforo e il lavoro

La nostra esperienza con il servizio “Cerco e offro lavoro”

di Salvo Vazzana

In trent’anni cambiano davvero tante cose: cambiano le persone, il modo di vivere, l’economia e di conseguenza cambiano anche i quartieri e le città. S. Cristoforo oggi non è più il quartiere industriale e artigianale che ha offerto per oltre un secolo migliaia di posti di lavoro nella manifattura dei tabacchi, del sale o della frutta secca; nell’industria della liquirizia, dei mobili, dei complementi d’arredo e dell’abbigliamento; oppure nell’artigianato e nelle attività legate alla pesca e alla nautica. È stato un punto di riferimento per l’intera città: una volta che ho avuto bisogno di comprare della candeggina pura mi hanno detto: “Lei agghiri o’ Passareddu!”.

A S. Cristoforo la gente ci lavorava e ci abitava, perché stare vicino al lavoro rende tutto più semplice. Ancora adesso la maggior parte delle persone cerca lavoro possibilmente all’interno del quartiere.

Ma ora la situazione è diversa: il quartiere sopravvive con il commercio di prossimità (è bastata la chiusura dell’ospedale Vittorio Emanuele per mettere in crisi tante attività nate lì intorno che sono adesso a rischio chiusura) e non è in grado di dare i posti di lavoro di un tempo. E oggi ce ne vorrebbero molti di più, perché per portare avanti una famiglia debbono lavorare entrambi i genitori. Dal punto di vista dell’ “economia legale” S.Cristoforo non è diverso da altri quartieri come Barriera, Nesima, ecc. Ma c’è purtroppo un’economia illegale che ha di fatto sostituito l’industria e l’artigianato nel dare “posti di lavoro” e “stipendi” con lo spaccio degli stupefacenti. (sigh!)

L’idea di sperimentare un servizio di informazione per le offerte di lavoro – unico strumento per contrastare l’economia illegale – ci è venuta due anni fa, per due motivi: il primo è che oggi un serio ostacolo nella ricerca di lavoro è l’accesso all’informazione, che viaggia solo su internet e bisogna essere pronti a rispondere in tempo reale; il secondo è che molti cercano lavoro nel quartiere o nelle vicinanze, a causa di mille problemi familiari, quindi volevamo favorire il passaparola tra gli stessi abitanti.

Abbiamo scelto di usare Whatsapp perché fortunatamente quasi tutti hanno un telefonino e hanno imparato ad usare l’app: così è nata la chat “Gapa Lavoro”. Se volete iscrivervi o far iscrivere qualcuno, basta mandare un messaggio al 375 599 95 59. Le offerte pubblicate comprendono una selezione di quelle disponibili in vari portali e i concorsi regionali e nazionali.


Dialogando con chi è venuto al Gapa ad iscriversi abbiamo capito quanti e quali ostacoli aggiuntivi rendono complicato per loro trovare lavoro: le donne sono impegnatissime nei problemi familiari (hanno i bambini da portare a scuola, da andare a prendere e preparare loro da mangiare; c’è chi ha a casa anche un familiare con handicap o un anziano da accudire e magari anche il marito è in carcere: sante donne!) e per questo hanno bisogno di un lavoro solo di mattina e vicino casa.

La bassa scolarizzazione – il 90% si è fermato alla terza media – impedisce di cercare lavori diversi dalle pulizie, badanti, baby sitter, persone di compagnia, ma nel quartiere non ci sono tante richieste: gli altri non è che se la passano meglio. Essere poveri comporta anche il doversi spostare con gli autobus e quindi è difficile andare a lavorare fuori dal raggio di azione dell’AMT, non si potrebbero mai rispettare gli orari: trovare la soluzione lavorativa con questi ostacoli è un rebus molto difficile da risolvere!Infine, c’è un altro capitolo importante: quello delle persone bisognose, volenterose, che però avrebbero bisogno essi stessi di seguire un percorso di inclusione sociale per poi poter svolgere una qualche attività.

I problemi del lavoro e delle condizioni sociali andrebbero visti – dal mondo dell’economia, dalle istituzioni, da chi interviene nel sociale – con una particolare attenzione e molto da vicino. Occorrerebbe che le risorse disponibili da vari canali arrivassero per le vie più brevi a dare frutti nel territorio, altrimenti nell’attesa che qualcosa succeda hanno gioco facile le sirene di un sistema illegale e mafioso che offre buoni guadagni con lo spaccio della droga quando l’economia “legale” offre ad un giovane di S.Cristoforo € 15,00/20,00 per 10 ore di lavoro al giorno spaccandosi la schiena da manovale. Ovviamente in nero e senza tutele per gl’infortuni.

L’antimafia sociale ha bisogno di lavoro legale.