Miseria ladra!

Giovanni Caruso

salgado terra piedi

Quante volte imprechiamo con questa frase? Certo, è un po’ un luogo comune, ma nei quartieri popolari si sente spesso, magari con una espressione diversa: “buttana ‘a miseria!” Dalle statistiche Istat degli ultimi anni emerge che la povertà nel nostro paese è molto aumentata, in particolare nel Meridione. Non possiamo dare la colpa soltanto alla crisi economica, ma anche alla politica dei governi che si sono consegnati ai poteri forti e alla finanza più cinica.

Anche nella nostra città, Catania, si rilevano sacche di grande povertà economica, ed in modo evidente nei quartieri popolari del centro storico e nelle periferie. Ed è da elogiare la campagna nazionale lanciata da “Libera” di don Ciotti, chiamata “Miseria ladra”, che in uno stralcio del documento che la presenta recita: “Nella povertà le mafie hanno trovato inedite sponde nella società, nel suo diffuso analfabetismo etico. Oggi sempre più evidenti i favori indiretti alle mafie che sono forti in una società diseguale e culturalmente depressa e con una politica debole”.

Noi puntiamo il dito proprio sulla politica. Quella condotta dall’amministrazione Bianco, in particolare, che da un lato fa proclami e annunci per “combattere la povertà” attraverso legalità e lotta alle mafie e dall’altro crea povertà e abbandono nei quartieri popolari e periferici. Non diciamo nulla di nuovo, basta andare nei quartieri per constatare tutto ciò: povertà materiale e culturale, e non certo per scelta degli abitanti, ma piuttosto perché negli ultimi sessant’anni la politica li ha sfruttati a proprio vantaggio – chi è più povero è più ricattabile – e lo vediamo sempre più spesso, soprattutto durante le campagne elettorali.

Bella l’iniziativa di giorno 17 ottobre a Palazzo Platamone, dove “Libera” promuove la campagna “Miseria ladra” e invita istituzioni e società civile a contribuire come “atto di beneficenza”, portando indumenti che serviranno per affrontare il nuovo inverno, anche se sarebbero stati più utili diritti e lavoro. Essendo Palazzo Platamone un luogo istituzionale, il saluto d’inizio è stato dato proprio dal sindaco Bianco che non si è lasciato scappare l’occasione per l’ennesima passerella (in fondo fa il suo mestiere).

Ma forse il dito bisognerebbe puntarlo proprio su tutti e tutte noi, sulla cosiddetta società civile che, pur conoscendo la schizofrenia di questa Amministrazione, che con una mano dà e con l’altra toglie e che fa affari con i poteri forti per proprio tornaconto e per acquisire più potere, si “inchina”.

Perché un’iniziativa di questo genere – ci chiediamo – si doveva fare nel “salotto buono” della città, solo con una parte della società civile e non con quella reale che abita i quartieri? Perché non fare questa iniziativa magari in una delle scuole dei quartieri popolari? Aprendo così le porte agli uomini, alle donne, ai bambini e bambine dei quartieri dando la possibilità di far loro raccontare il loro disagio e la loro povertà? Perché il sindaco che dice di voler battere mafia e povertà non ha mai accettato l’invito a farsi una passeggiata con noi nel quartiere di San Cristoforo per toccare con mano cos’è la povertà figlia dell’ingiustizia sociale e dell’oppressione mafiosa?

Care associazioni e organizzazioni sociali, non vi sembra il caso di affrontare a schiena dritta un’Amministrazione che opera in modo discutibile e poco coerente, così come si evince dagli ultimi avvenimenti che hanno portato alle cronache questa giunta Bianco?

Il fatto a cui ci riferiamo è un fatto di cronaca, avvenuto il dieci ottobre, e si può sintetizzare in una foto dove si vedono insieme l’assessore Licandro, il signor Di Bella e il sindaco Bianco. Nulla di male, se non fosse che il signor Di Bella è ritenuto prestanome del clan mafioso Pillera-Puntina.

Qualcuno per questa brutta foto chiede le dimissioni immediate dell’assessore. A noi anziani questa foto ne ricorda un’altra di circa trent’anni fa, l’inagurazione della “PAM CAR” di Nitto Santapaola, con membri delle istituzioni statali e cittadine in casa del boss mafioso.

Trent’anni: ancora povertà nei quartieri, ancora gran sorrisi di politici e boss.