Librino, la periferia

Giovanni Caruso

Abbiamo intervistato  Sara Fagone, segretaria della camera del lavoro di Librino
sara-fagoneDurante il tuo intervento di apertura al convegno di lunedì 4 luglio, presso la Camera del lavoro, hai fatto un distinguo tra i quartieri periferici e quelli del centro storico. Questi ultimi, pur essendo geograficamente in centro, hanno una vita sociale da periferia, negazione dei diritti, mancanza di lavoro, assenza di strutture, grande povertà e una forte oppressione mafiosa che si sostituisce allo Stato provocando infelicità collettiva e un controllo totale del territorio e dei suoi abitanti. Credi che ciò accade, in questa come durante le altre amministrazioni, a causa delle politiche portate avanti?
Ritengo che ciò accada a causa delle politiche nazionali e locali. C’è una grande distanza tra politici e popolo, lo dimostra il fatto che sempre meno gente va a votare, inoltre gli eletti non conoscono il territorio e i reali bisogni delle persone. Ma credo anche che una parte di responsabilità sia da attribuire alla rassegnazione dei cittadini.
Hai fatto una moderata critica all’amministrazione Bianco, per come ha condotto alcune pratiche di partecipazione democratica nel quartiere di Librino. In quale occasione è accaduto e per quale motivo non è stata portata avanti una vera pratica di partecipazione democratica con gli abitanti nel quartiere?
Perché temo che la pratica della co-progettazione non l’abbiano ben capita, l’amministrazione comunica ma non rende partecipi i cittadini. Un esempio il trasporto urbano. Hanno modificato percorsi e linee, sopprimendo tra l’altro la linea storica che aveva il quartiere, senza tenere conto della vastità del territorio, e pertanto solo chi abita il perimetro del librino express ha avuto un reale vantaggio mentre buona parte del quartiere deve prendere più autobus allungando così i tempi di percorrenza. Oppure come ho detto nella mia relazione gli orti urbani che sono una cosa positiva, ma così come sono stati concepiti è opinione diffusa che saranno oggetto di atti vandalici. Quindi se per i trasporti così come per gli orti fossero stati costruiti insieme agli abitanti, che conoscono il territorio sicuramente le imperfezioni sarebbero state contenute.
librino, foto Stefania Di FilippoLibrino conta circa settantamila abitanti, ma anche la prima municipalità è composta da circa sessantunomila abitanti. Problemi diversi ma pur sempre problemi. Senza creare una lotta tra poveri, non pensi che l’attenzione di un’amministrazione dovrebbe essere equa?
Certamente. Ogni quartiere ha le proprie peculiarità e ogni quartiere ha il diritto di essere valorizzato per le positività presenti e attenzionato per quel che non funziona come dovrebbe. Aggiungo che molte battaglie dovremmo farle insieme.
Anche tu sostieni che i quartieri del centro storico soffrono degli stessi problemi sociali di quelli periferici, non sarebbe quindi più opportuno avere un assessore ai quartieri piuttosto che un assessore solo per Librino? Non vogliamo pensare sia una “coincidenza” dovuta ai notevoli finanziamenti stanziati dal governo centrale per le periferie…
Non credo proprio ci sia un nesso tra l’assessorato a Librino e i finanziamenti stanziati dal governo centrale, anche perché noi, per la vastità e la complessità del quartiere, avevamo chiesto un assessorato specifico all’indomani delle elezioni comunali, e in quel periodo a livello nazionale c’era tutt’altra situazione e altri personaggi.  Poi c’è da dire che chiedevamo un assessore che si occupasse solo della complessità di librino invece è stata solo data una delega in più all’assessore D’Agata che di funzioni e deleghe ne ha già abbastanza, e per giunta di un certo peso. Assessorato ai quartieri? Potrebbe essere un’ottima idea se non ci fossero le municipalità. Potremmo invece parlare delle municipalità e sul ruolo che hanno e che dovrebbero avere.
D’Agata è salito sul palco per la sua solita “passerella”, non credi che la sua presenza sia stata inopportuna?
Avevamo invitato gli assessori, D’Agata non si sottrae mai al confronto ed è venuto anche questa volta. Ha chiesto la parola e gliela abbiamo data. Certo non ha detto nulla di nuovo, questo è vero.
Con la presenza di un assessore, diramazione della Cgil, o di Giacomo Rota sempre accanto al sindaco Bianco nelle decisioni politiche che ci riguardano… Hai mai pensato che a Catania il sindacato, anziché avere una funzione di controllo verso chi ci governa, sia invece forza interna al governo della città?
Un assessore è chiaro che deve stare accanto al suo sindaco ed insieme a lui elaborare politiche e decisioni che riguardano la città, per quel che riguarda Giacomo Rota lui è il segretario della CGIL di Catania e da protocollo istituzionale spesso i segretari di tutte le sigle sindacali vengono invitati alle iniziative che promuove l’amministrazione.  Non mi pare che il sindacato non svolga un’azione di controllo, lo dimostrano le vertenze aperte dal teatro stabile all’ospedale San Marco, dai trasporti all’igiene ambientale.
Noi pensiamo che le associazioni e i movimenti sociali debbano avere un dialogo aperto e democratico con le amministrazioni locali ma tenendo la schiena diritta e chiedendo senza cappello in mano ma con la forza del diritto. Ma ci poniamo una domanda: questa amministrazione ha un comportamento corretto dal punto di vista etico e morale? Oppure mostra dei lati oscuri? Come presunte contiguità con i clan mafiosi o le “bugie” di Bianco davanti alla Commissione parlamentare antimafia… È giusto far finta che nulla di tutto ciò sia accaduto?
Io da sempre sostengo che bisogna lottare per ottenere qualunque cosa per diritto e non per favore, ed in ragione di questo il lavoro fatto a librino ne è la prova.  Per la verità da giovane avevo sempre un atteggiamento pregiudiziale, crescendo, con le esperienze fatte, ho deciso di avere un approccio sulle cose reali e non sui sospetti, e la schiena l’ho sempre mantenuta dritta, poi i sospetti chiaramente ognuno di noi li ha. Se ci sia o no contiguità con i clan mafiosi sarà la magistratura ad accertarsene, non certo io che non ho gli strumenti necessari per farlo. Troppo spesso sono stati smontati scoop basati solo su sospetti, quindi preferisco non sentenziare prima di prove concrete, come ad esempio sul caso di Pino Maniaci o di amministratori vari.  Ho diffidenza di molte persone di questa giunta, ma so che comunque c’è anche chi cerca di fare il possibile, poi magari non ci riesce  ma non tutti sono in malafede.
Hanno fatto bene “i briganti di Librino” a occupare il San Teodoro e poi trovare un accordo con l’amministrazione comunale, collaborando così con una giunta non proprio trasparente?
Hanno fatto benissimo i Briganti ad occupare il San Teodoro.  Non credo proprio che i briganti “collaborino con la giunta”, anzi hanno messo con le spalle al muro l’amministrazione. C’era una struttura abbandonata e sempre più vandalizzata, il lavoro che hanno fatto questi ragazzi è ammirevole per la determinazione dimostrata, e il quartiere li ha sostenuti. A quel punto anche per l’impatto mediatico non solo locale l’amministrazione ha dovuto prenderne atto, e non possono più favorire nessun altro che magari a librino non sa neanche come arrivarci. Il san Teodoro è di tutti. Speriamo che alla luce di questo si decidano anche su Villa Fazio ad affidare la struttura alle associazioni che non hanno sede, che da oltre 10 anni l’hanno chiesta, e che non hanno mai fatto speculazione sulle attività sociali.