I “ragazzi di strada”

 

Frammenti di un’adolescenza vissuta a San Cristoforo

Domenico Pisciotta

Il quartiere di San Cristoforo, come Librino e tanti altri quartieri degradati, non offre luoghi sicuri, dove gli adolescenti possano giocare o incontrarsi per passare il loro tempo libero. Le piazze sono perennemente vandalizzate, prive d’illuminazione e utilizzate come zone di spaccio. Le strade sono sporche, i marciapiedi malridotti diventano aree di parcheggio per le auto e i motorini.

Molte famiglie vivono con lavori occasionali che uno solo dei coniugi riesce a trovare. La donna, di frequente, bada alla casa e il marito lavora. Il denaro per mandare avanti la famiglia è poco e, spesso, non basta. Ciò genera infelicità per ciò che si sognava e non si potrà mai avere. L’infelicità si trasforma in rabbia e in frustrazione che ricade sul rapporto con i figli. Incomprensioni, rabbia e infelicità si amplificano in un ambiente difficile come San Cristoforo.

Accanto a famiglie che, con più mezzi economici e culturali riescono a seguire i propri figli, vi sono famiglie che tali mezzi non hanno. Accade, allora, che gli adolescenti non siano seguiti, non vadano più a scuola e vivano la strada con i rischi che comporta.

ragazzi

Molti adolescenti passano, così, molto tempo fuori casa. Su quelle strade le adolescenti scoprono l’amore e le cattive amicizie. L’amore è vissuto per strada, invece che tra diari da colorare e compiti di scuola. L’amore è vissuto da adulti. Il bambino sente sua la ragazza, una “cosa” da proteggere, un amore che diviene ossessione, volontà di possesso e controllo. Alcune ragazze accettano passivamente questa condizione, come la ragazza che si fa tirare per i capelli dal cugino, alto la metà di lei, e si fa trascinare via perché non vuole che si fidanzi con un ragazzo.

Tutto questo non è innato, ma è ereditato dall’esperienza familiare. L’esperienza di un padre-padrone e una madre che accetta la propria condizione consapevole dell’assenza di un’alternativa di vita. Ci sono bambini che non vanno a scuola e passano le loro mattine in giro, a vendere la frutta o con un passeggino a raccogliere ferro.

E poi, ci sono quei bambini che diventano grandi appena salgono sui motorini. Li vedi girare per le strade, si nascondono qualcosa nei pantaloni e, via, un altro giro. E così, quei bambini scoprono manette e polizia, e quando parlano tra loro, descrivono quell’evento come un fatto che, prima o poi, sarebbe accaduto e che non si ha timore di ripetere. Questo è un bambino di tredici anni.

Essere adolescente a San Cristoforo come in tanti quartieri degradati del mondo, è un’esperienza che ti modella come uomo e come donna. Tanto dipende dalla famiglia che si ha la fortuna di avere, non è facile non prendere certe scelte.

Un aiuto fondamentale lo dovrebbero offrire le scuole. Gli istituti scolastici, in questi quartieri, dovrebbero ricevere fondi speciali e rimanere aperti anche il pomeriggio. La scuola dovrebbe, di mattina, insegnare e, di pomeriggio, aiutare a fare i compiti e, dopo, coinvolgere gli adolescenti in attività di gioco e di educazione sessuale.

Per conseguire tali obiettivi, occorrono risorse economiche che è necessario impiegare subito, per non essere costretti a impiegarle, dopo, per contrastare il degrado, la povertà e la criminalità, che la mancata istruzione genera. Finanziare l’istruzione significa scommettere su tanti giovani che, altrimenti, andranno a infittire la manodopera delle cosche o le fila dei disoccupati od occupati in nero.

E intanto un altro giorno nasce e un altro bambino comincia la sua adolescenza.

 

Scheda normativa edilizia scolastica

I più importanti riferimenti normativi in materia di sicurezza sull’edilizia scolastica sono rappresentati dal Decreto Ministeriale 18 dicembre 1975 e ss.mm., i quali dispongono prescrizioni di carattere tecnico per tutti gli edifici scolastici, dalla individuazione delle aree di costruzione, alla grandezza delle aule, fino alla metratura necessaria per ogni singolo studente.

Altra normativa vigente è quello prevista nel Decreto ministeriale del 26 agosto 1992 volto ad indicare le caratteristiche dell’edificio in chiave di sicurezza strutturale e anti-incendio. Viene previsto “un massimo affollamento”, ragguagliato in un numero massimo di 26 persone ad aula (compresi alunni, insegnanti, sostegno). E’ necessario precisare che con i tagli ai fondi per la scuola previsti dalla riforma Gelmini, sono state emanate norme che, riducendo il numero delle classi, hanno provocato l’affollamento di quelle esistenti, con conseguente superamento del limite massimo di sicurezza fissato in 26 persone per locale. Per “rimediare” è stato approvato un nuovo regolamento, il Dpr 812009, il quale prevede un aumento del numero massimo di alunni per classe.

Di fondamentale importanza appaiono poi le norme in tema di sicurezza sul lavoro previste dal Decreto legislativo 626/94, il quale trova applicazione per tutti i lavoratori all’interno di edifici pubblici e privati, ivi compresi quindi anche gli edifici scolastici. In questo decreto viene disposto che in tutte le scuole è obbligatorio predisporre un piano di emergenza ed effettuare almeno due prove di esercitazioni all’anno. Inoltre è necessaria la predisposizione di un Documento Valutazione Rischi, che dovrà evidenziare i principali punti di pericolo presenti all’interno dell’edificio scolastico.

Altro importante riferimento è la legge 231996, dove si prevede la creazione di un fondo di finanziamento per interventi straordinari di messa in sicurezza, la creazione di un’anagrafe degli edifici scolastici, insieme ad altre norme di riordino del settore.

Inoltre è necessario ricordare l’Intesa raggiunta

nella Conferenza Unificata del 28 gennaio 2009, che prevede la creazione a livello regionale di

appositi gruppi di lavoro con il compito di costituire apposite squadre tecniche incaricate dell’effettuazione di sopralluoghi sugli edifici scolastici del rispettivo territorio e della compilazione di apposite schede, il cui contenuto è destinato a confluire successivamente nell’Anagrafe nazionale dell’edilizia scolastica come previsto dalla legge 2396.