San Libero – 131

Per esempio. Due paesini della Sicilia, uno in provincia di Palermo e l’altro nel catanese. Il primo si chiama Corleone, e basta la parola. Il secondo, Scordia, è molto meno noto; fino a una decina di anni fa era uno di quei paesi in cui arrivi con la corriera e subito in piazza trovi coppole nere e silenzio sull’ultimo omicidio. Entrambi questi paesini sono stati amministrati per otto anni dalla sinistra, di provenienza rete o Pds; due bravissimi sindaci, in entrambi i casi. Iniziative antimafia, cooperative di giovani, cultura: in capo a otto anni, Corleone era diventato quasi un paese civile – comunque, un posto in cui i mafiosi stavano stretti -; a Scordia s’erano organizzati per rilanciare il paese vendendo miele in internet (fanno miele, là) e organizzando ogni anno un discreto convegno culturale.
Insomma, due paesi liberati. Li hai lasciati che la mafia nell’aria si tagliava col coltello, ci torni e trovi ragazzi sorridenti, impegnati, che neanche nell’emiliarromagna anni Settanta. Bene. Li abbiamo persi tutt’e due. A Corleone, è stata proprio la gente che non ci ha voluto. La lista diciamo così non nemica della mafia ha preso due voti su tre, il nuovo sindaco per prima cosa ha dichiarato che lui non perseguitava i figli dei mafiosi (a differenza del precedente, che aveva negato un permesso al figlio di Riina). Quarantott’ore dopo, i carabinieri arrestano per delitti mafiosi proprio il povero perseguitato figlio di Riina; il sindaco nuovo se ne sta zitto.
Silenzio sulla vicenda: finchè nel comitato antimafia del comune, creato dalla vecchia amministrazione con degli intellettuali palermitani, scoppia il casino. “Io con questo comune non ci lavoro – fa Umberto Santino, che fa studi antimafia da vent’anni – Non possono fare un comitato antimafia e poi per assessore alla cultura prendersi l’avvocato di Riina”. E si dimette clamorosamente (l’assessore-avvocato, tale Di Lorenzo, fra l’altro ha precedenti penali per conto suo). Dopo la levata di Santino si dimettono anche gli altri intellettuali antimafiosi, compreso – ma alla fine – anche l’intellettuale alla moda Centorrino.
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E Scordia? A Scordia, abbiamo vinto: la sera delle elezioni, la folla dei paesani ha portato in trionfo sulle spalle il nuovo sindaco, che è di centrosinistra. Solo che costui è un certo Turi Leanza, “socialista”, che voi non conoscete ma i siciliani sì. Ai tempi di Craxi, era noto con una decina di soprannomi, nessuno dei quali particolarmente lusinghiero. Insomma, il buon Leanza non era – diciamo così – un fanatico della legge. Incriminato dai giudici communisti e giacobbini, se la cavò patteggiando. Emigrato, al tempo dei giudici, nella lontana Bulgaria, mandò da laggiù un messaggio commosso, in cui si dichiarava vittima di complotti e invocava “l’ombra della fine che aleggiava su di lui”.
Per qualche strano motivo, che non sono riuscito a capire, i compagni hanno deciso che il candidato del popolo doveva essere lui, e non qualcuno dei vecchi (ottimi) amministratori. Il candidato della destra, a sua volta, era un altro veterano “socialista”, il cui curriculum tuttavia non raggiungeva le altezze di quello del nostro candidato.
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Bene. L’elettorato si è spostato a sinistra dappertutto, salvo che in Sicilia. In Sicilia, non solo ha vinto ancora Berlusconi, ma qua e là nelle file antiberlusconiane si berlusconeggia. La ramazza è rimasta in un angolo, ancora una volta, e ancora una volta la Sicilia fa, nei contronti della sinistra, la palla al piede.
Consoliamoci con Cuneo, dove il candidato della sinistra, Valmaggia, ha riportato all’Italia il popolo della Provincia Granda, oppure con Verona, dove Giulietta è riuscita chissà come a convincere Capuleti e Montecchi a sospendere per qualche tempo la caccia ai negri.

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Sciopero, antica parola. I giudici come gli operai. Difatti, fanno un lavoro indispensabile a tutti. E adesso lottano contro il licenziamento dell’intera categoria. Gli operai, come sapete, sono aizzati dai communisti. E i magistrati? Dai “giudici facinorosi”, naturalmente, quelli a suo tempo denunciati – in Sicilia – dal governo e di cui per fortuna il benemerito governo “ha l’elenco”.

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“E ridateci l’obelisco, ladri!”. È stato l’unico momento interessante del vertice dei Paesi poveri a Roma, quando il delegato dell’Etiopia (un ministro alto e bruno, che non s’è mai sognato di difendere i mafiosi, o di dar ordine di sparare sui dimostranti, o di sbraitare che i giudici sono delinquenti: insomma, un negro) ha chiesto con molto energia agli italiani di restituire all’Etiopia l’obelisco rubato nel ’37 da Mussolini e – malgrado le promesse – mai restituito. L’etiope ha spiegato anche che, con la trascuratezza degli italiani, l’obelisco se ne sta andando in malora: per cui prima ritorna in Etiopia e meglio è.
A parte questo, la solita solfa: i paesi poveri hanno detto che stanno crepando di fame, i paesi ricchi o non c’erano o, quelli che proprio erano obbligati a esserci per questioni di cerimoniale, hanno detto di non ppreoccuparsi che tutto va bene. Il rappresentante dell’Italia, un ex cantante di cabbarè, ha raccontato alcune barzellette che sono state molto gradite.
(L’obelisco è quello colpito da un fulmine due settimane fa, mentre passava il corteo dei potenti con l’imperatore e il proconsole per l’Italia in testa. I Romani avevano una scienza apposita per interpretare i segni dei fulmini, ma questa scienza da molto tempo è abbandonata. Così nessuno sa dire che cosa Giove Ottimo Massimo volesse dire con quel fulmine; e forse è meglio così).

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Palestina-Israele. “Con Arafat, nessuna pace”. Stavolta non sono i terroristi ultraortodossi di Shas, a dirlo, e nemmeno Sharon, ma direttamente i ministri di Bush.
All’inizio dell’Afganistan, l’anno scorso, l’amministrazione americana aveva fatto una promessa molto precisa ai palestinesi: se si fossero schierati contro Bin Laden, avrebbero avuto il riconoscimento di stato. Arafat, naturalmente, si schierò solennemente contro i talebani (per i quali, lui laico, non ha mai avuto nulla a che fare) e garantì con gli altri arabi per lo schieramento occidentale. L’operazione Kabul non sarebbe stata possibile, o lo sarebbe stata con molta maggiore difficoltà, senza di questo.
Ma “passata la festa, gabbato lo santo”; a cose fatte, il governo di Washington ha deciso di mancare di parola.
Non ha molta importanza, naturalmente: i palestinesi sono troppo deboli per poter risentirsi di una promessa mancata. Ma gli altri arabi e islamici, tutti insieme, sono più di un miliardo. E questa non la dimenticheranno facilmente: adesso i più fanatici, ma domani tutti gli altri. Tutto il sangue e l’orrore di questo momento – un momento che durerà molto a lungo – ha tre gruppi di responsabili precisi, di fatto alleati fra loro: gli sceicchi fanatici, compresi gli “insospettabili” e alleati pakistani e sauditi; Sharon e gli altri oltranzisti israeliani, che hanno puntato tanto sul terrore da non poter più tornare indietro; e il gruppo di mediocrissimi politicanti che, con un incredibile intrallazzo “elettorale”, hanno afferrato il potere con Bush.
Dopo essere stati incapaci di prevenire gli attentati, dopo avere utilizzato la “guerra” per seppellire i guai loro, dopo aver buttato al vento un’occasione di unità, dopo non essere riusciti a prendere nemmeno uno dei cervelli del terrore, costoro vanno avanti allegramente a buttare benzina sul fuoco. Tanto, non è nemmeno benzina (petrolio) loro.
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Lontano dalle battaglie, ma non dal fanatismo che alimentano, un piccolo episodio di casa nostra, a Roma: il portavoce no-global Agnoletto, riconosciuto nel quartiere ebraico da un ristorante, che viene preso a legnate da un gruppo di fanatici ebrei (due che l’accompagnavano sono finiti all’ospedale con ferite alla testa).
Ho scritto “fanatici ebrei”, ma avrei dovuto scrivere “fanatici” senz’altro: non c’è nè religione nè cultura che giustifichi uno squadrismo di questo tipo, perchè di squadrismo tecnicamente s’è trattato. Se costoro provassero a uscire dal loro ghetto (non quello fisico: quello mentale) e a fare un centinaio di passi in giro per Roma, e provassero a sollevare il muso per la strada invece di tenerlo cupo e chino, noterebbero delle lapidi – più di cento – a Trastevere, a Ostiense, a San Lorenzo: sono le lapidi dei “communisti” come Agnoletto, morti combattendo contro i fascisti e i tedeschi mentre difendevano gli ebrei – quelli veri. Vergogna.

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Sarei curiosissimo di sapere quanto ha preso la Fallaci per il suo suo libro (dichiarato razzista perfino, ufficialmente, dall’Europa).

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Mah. Dice che a Taranto stanno intitolando il parco pubblico a Giorgio Almirante. Certo: se c’è una via De Gasperi e una via Togliatti, ci sono pure dei fascisti… Ma siamo sicuro che Almirante, in realtà, sia stato “solo” un comune fascista?
Sotto il fascismo, in effetti, Almirante faceva un giornale – molto diffuso – che si chiamava “La Difesa della Razza”. “Il matrimonio del cittadino italiano di razza ariana con persona appartenente ad altra razza è proibito”: articolo 1 del Regio Decreto con cui nel 1938 Mussolini, per allinearsi a Hitler, cominciava la persecuzione degli ebrei. “Le leggi razziali dell’Impero – proclamava il duce saranno rigorosamente osservate e tutti quelli che peccano contro di esse, saranno espulsi, puniti, imprigionati”. La “Difesa” serviva esattamente a propagandare questa roba.
Almirante fece carriera col suo giornale fascista (rubriche: “come si fa a riconoscere un ebreo”; “i trucchi degli ebrei per corrompere la razza”; e via dicendo) e quando arrivò la repubblica di Salò diventò addirittura capogabinetto della Cultura Popolare. A questo punto il problema non erano più “solo” gli ebrei ma anche i partigiani: e il 17 maggio del ’44 Almirante firmò un proclama che ordinava la fucilazione di “millitari e civili” che si fossero uniti alle bande dei “banditi”.
Dopo la guerra, questi proclami non si potevano più fare, e anche dare la caccia agli ebrei non era più consentito. In attesa di tempi migliori, Almirante fondò un nuovo partito fascista che prese il nome di Movimento Sociale Italiano. Lo stemma, un po’ lugubre, del partito rappresentava una bara (quella di Mussolini) da cui veniva fuori una fiamma. La bara fu poi stillizzata in un trapezio e la fiamma diventò tricolore.
Lasciamo perdere i casini combinati nel dopoguerra. Ma forse uno che di mestiere faceva il cacciatore d’ebrei, e poi anche di partigiani il parco se le potrebbe fare intitolare in qualche altro paese.
Per saperne di più cercate quelli di PeaceLink, che hanno messo tutta ‘sta faccenda in rete.
(Bookmark: http://www.peacelink.it)

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Allergie. Gli agenti allergici urbani hanno superato quelli rurali in quantità e pericolosità per l’uomo. Risulta da uno studio dell’università di Valladolid che analizza diffusione ed effetti del Lolium perenne, uno degli agenti allergici più diffusi in Europa.

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Salari. Secondo i dati della Uil (dell’anno scorso) l’operaio italiano prende un po’ più della metà di quello tedesco e da un quarto a un quinto di meno di quelli francesi, inglesi e olandesi.

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Pride. Una volta uno dei passatempi preferiti degli storici era di prendere qualche grand’uomo e di dimostrarne inequivocabilmente l’omosessualità: non si salvava nessuno, e il caso più clamoroso fu quello del mitico capo dell’Fbi Edgar Hoover (mento quadrato, grigio, duro, persecutore implacabile di communisti e gay) che ne venne fuori come un signore al quale piaceva moltissimo travestirsi da ragazzina.
Adesso, a quanto pare, la tendenza si è invertita e di Lawrence d’Arabia – per esempio – si scopre che in realtà aveva due amanti segrete e che, altro che gay, era un terrificante donnaiolo. Seguiranno – suppongo – Oscar Wilde e Zeffirelli: del primo si scoprirà che finì in galera per una donna (che amava, per capriccio, vestirsi da ragazzo) e del secondo non so come faranno, ma insomma troveranno qualcosa anche per lui. In tutto questo probabilmente dev’esserci una morale, ma non riesco a capire quale.

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Cronaca. Roma. Lei l’ha lasciato. Lui la aspetta fuori dalla scuola per parrucchiere. Lei lo vede e non dice niente. Lui comincia a gridare, e poi la coilpisce con una testata. Lei casca per terra. Le altre ragazze l’afferrano e la portano dentro la scuola, poi si barricano dentro. Lui prende a calpi la porta. Arriva la polizia.

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Cronaca. Roma. Fondata un’associazione che si propone di diminuire il numero di neonati abbandonati nei cassonetti della spazzatura subito dopo il parto. L’associazione fornisce un numero di telefono che consente di partorire anonimamente permettendo l’immediata adozione.

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Kambei wrote:
< Civiltà. Quelle superiori stanno in alto, quelle inferiori in basso. Le bombe cadono dall’alto in basso. >

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Antonio wrote:
< Ma lo sapete che un bel po’ di sacerdoti sono stati assunti a tempo indeterminato dalla regione siciliana per dare assistenza spirituale ai malati? Però vengono pagati con le imposte di tutti, dei cittadini cattolici, di quelli musulmani, di quelli atei, di quelli new age, di quelli che nonglienefregauncazzodireligione. Vengono pagate anche da me che credo nella nuova religione del mago Barbera di Nicosia, il quale è diretto discendente del decimo faraone egiziano, è figlioccio di Padre Pio, parla con la pancia e dà pure i numeri del lotto.
Se i cattolici hanno all’ospedale i preti pagati dalla regione, io reclamo il mio diritto di essere confortato all’opedale della presenza del mago Barbera di Nicosia. >

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Francesco wrote:
< Io mi chiedo spesso che senso ha continuare a lottare per migliorare un po’ il vivere quotidiano gli uni accanto agli altri senza farci tanto male ma tollerarci quel tanto che basta per sopportarci. Ad ogni passo ad ogni relazione che intraprendo con vecchie e nuove conoscenze mi rendo conto che devo sempre più corazzarmi per non essere vulnerabile agli inganni, trappole e ipocrisie che ti rifilano ad ogni dove.
Ognuno pensa sempre di più a se stesso infischiandosene delle regole e della morale. Nessuno è disposto a rinunciare a niente dei propri privilegi perchè nessuno si fida di nessuno e poi perchè? Per la morale Cattolica (la multinazionale Opus Dei), oppure per l’ideologia politica (il berlusconismo), d ancora per la famiglia (Cosa nostra)? Con questi stipendi, quale famiglia e sotto quale tetto (quello dei genitori…)?. Le armi per vincere ce le hanno tutte in mano loro dalle Tv ai Giornali e tra poco anche Internet sarà sotto controllo (leggi “antiterrorismo”). Per stasera penso che basti, un saluto affettuoso da un ottimista. >

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Kelebek wrote:
< Il 31 maggio, l’esercito israeliano ha distrutto la chiesa greco-ortodossa e la mitica grotta di Santa Barbara nel villaggio di Abud, vicino a Gerusalemme.
La chiesa, che risale al quarto secolo, era probabilmente la più antica di tutta la Terra Santa, e a dispetto di chi vorrebbe lanciarci in “scontri di civiltà” era frequentata in alcune feste anche dai musulmani.
Avevo appreso dell’esistenza del villaggio e della sua chiesa quasi un anno fa, leggendo un bellissimo saggio di Israel Shamir (“Carri armati e ulivi”, Crt Pistoia, “libroshamir@libero.it”). >

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Moira Macpherson <moiramac@tin.it> wrote:
< Dear Riccardo, I came across one of my favourite poems about Sicily the other day. I am sure that you know it, but perhaps your readers don’t >
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La poesia inviata dalla nostra lettrice è “Sicilitudine”, di Carlo Muscetta. La diamo qui di seguito, ringraziandone Ms Macpherson e pregandola di accettare l’unico fiore che possiamo porgerle in rete
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Sicilitudine

rossi gialli viola verde miele
qui marciscono i sogni,
bucce d’agrumi e di spinosi fichidindia.

su questo letamaio
d’ intelligenza e carnalità,
è appena un gemito l’odore del gelsomino.

qui brulicano vermi di grassura
qui si vive stregati dalla zagara
qui d’ingiustizia si crepa.