San Libero – 368

24 giugno 2008 n. 368
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Ti delo? (“Che fare?”)

La cosa che dobbiamo fare è ingaggiare Bossi, fargli fare un movimento per l’indipendenza della Sicilia, levare la Sicilia dall’Italia e farla votare per conto suo. Questo sarebbe determinante. In Italia senza i voti dei siciliani non solo non avrebbe vinto Berlusconi le prime volte, ma neanche Andreotti sarebbe mai riuscito a diventare ciò che è diventato (in fondo la prima Repubblica l’ha ammazzata lui). Senza i dc siciliani (400mila negli anni ’60) la Dc sarebbe rimasta un pacifico partito perbene guidato da Fanfani e Moro, Andreotti sarebbe rimasto un notabile laziale e Berlusconi, più avanti, sarebbe finito in galera per reati minori o sarebbe rimasto al massimo una specie di Ricucci con più parlantina. E invece no. Nei momenti decisivi, i siciliani hanno votato in massa per il peggio che si trovava, inguaiando così non soltanto se stessi ma anche tutti gli altri italiani.

Dunque Sicilia indipendente e libera, e magari – per qualche colpo di fortuna – via anche varesotti e veneti, i primi unitisi alla Svizzera e i secondi alla rinata Austria-Ungheria. E quindi elezioni fra gente seria, che non si vende il voto e non dà in escandescenze per gli immigrati. (E Roma? Boh, nel frattempo se la potrebbe essere ripresa il papa, così alle elezioni italiane non votano neanche loro). Milano, fra Albertini e Moratti, se la sarebbero da tempo comprata i giapponesi: voterebbe per la prefettura di Osaka, non certo per le elezioni italiane. Non credo che la camorra permetterebbe elezioni tranquille a Napoli, e questo potrebbe essere il pretesto per non far votare neanche i napoletani (e, a maggior ragione, calabresi e affini).

Ecco, a questo punto potrebbero anche vincere le sinistre, alle elezioni italiane. Si richiamerebbe Prodi, si rimetterebbe a posto l’economia, si tornerebbe a rivincere i mondiali di calcio, si rimanderebbe al porcile Calderoli e si nominerebbe Zanotelli ministro degli esteri e Dario Fo dell’istruzione. E poi, con tutto comodo, si lascerebbero tornare a casa i secessionisti, che avrebbero avuto il tempo di girare un po’ di mondo e dunque di ricordarsi come si stava bene in Italia.

(E se, alle prime elezioni siffatte, dovesse vincere non diciamo Veltroni – che fisiologicamente non può farlo – ma un altro destro di sinistra tipo Cofferati? Beh, in tal caso tutta la brillante analisi precedente non vale un soldo e bisognerà tristemente ritornare a Berlusconi, Andreotti e compagnia).

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A che servono gli scrittori

Napoli. Ergastolo ai boss del clan dei Casalesi, fra cui Francesco Schiavone “Sandokan” e Francesco Bidognetti “Cicciotto”. Un duro colpo per la camorra e una boccata di ossigeno per la popolazione, grazie al coraggio di poliziotti e magistrati e di quegli intellettuali che invece di stare a farsi le seghe sui massimi sistemi hanno denunciato in pubblico i boss del sistema mafioso (con minima solidarietà da parte dei colleghi più prudenti e navigati).

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Cronaca nera

Milano. Decine di tifosi spagnoli a piazza Duomo aggrediti dalla folla dei padani inferociti dopo la partita. Salvati a stento dalla polizia. “In Spagna certe cose non succedono”.

Vigevano. Badante uccisa a coltellate da un indigeno per la strada.

Varese. Operaio egiziano ucciso a revolverate perché chiedeva la paga. Said el Basset, 29 anni, aveva chiesto gli arretrati al padrone dell’impresa edile per cui lavorava. Il figlio dell’imprenditore, Antonino Fioravante di 19 anni, ha estratto una rivoltella e l’ha freddato con due colpi al cuore. Il padano è stato poi arrestato dalla polizia italiana.

Verona. Padano arrestato per aver abusato per diciotto anni della figlia, oggi ventinovenne.

Monza. Sarebbero ben diciotto gli omicidi commessi dai giovani padani che facevano parte delle “Bestie di Satana”, un’organizzazione neo-pagana che per anni ha imperversato ai confini con l’Italia. La diffusione dei gruppi neo-pagani in Padania è sempre più allarmante: dagli adoratori del Dio Po a quelli del diavolo sono ormai numerosi i giovani che cercano nuove emozioni in questi culti blasfemi e sovente violenti.

Milano. Continuano ad aspettare giustizia i ventinove zingari deportati il 5 settembre scorso dal campo nomadi di via San Dionigi. Anziché ricorrere alla violenza per difendere i loro diritti hanno preferito ricorrere alla magistratura ordinaria presentando alla prima sezione civile del Tribunale di Milano un ricorso contro il Comune chiedendo il risarcimento dei danni subiti.

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Mostri (convenzionati)

Milano. Non hanno ucciso volontariamente i loro pazienti ma li hanno solo truffati e operati senza necessità i medici della casa di cura Santa Rita, convenzionata con la Regione Lombardia e protetta da diversi politici locali. Ne approfitta il collega Pierluigi Battista, del Ministero della Verità, per prendersela con i “discorsi intercettati o registrati” che “impiccano alle loro voci” gli intercettati e li trasformano in “mostri”.

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E che c’entra lui?

“Bisogna che tutti facciano la loro parte assumendosi responsabilità per il bene del paese, non solo la maggioranza e l’opposizione ma anche la magistratura”. Il ragionevole (ma non condivisibile: la magistratura le sue responsabilità se l’è prese già da un pezzo, e non sta facendo i capricci ma difendendo semplicemente la legge) commento è del politico Rino Fisichella, di mestiere arcivescovo, presidente di una Pontificia Accademia e varie altre spettabili istituzioni di Santa Chiesa. Fisichella si assume la responsabilità di ciò che potrebbe essere fatto ai magistrati per costringerli a essere “responsabili”? E in nome di che cosa? Dello Spirito Santo, di un partito, dei cittadini?

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Giornalismi

Se i media italiani puzzano di vecchio, per respirare una boccata d’aria nuova basta dare un’occhiata alle cronache della “National Conference for Media Reform” la Conferenza Nazionale per la Riforma dei Media che dal 6 all’8 giugno ha raccolto a Minneapolis più di 3000 giornalisti, tecnoattivisti e bloggers con lo slogan “la riforma dei media comincia da me”.
In questa circostanza, le realtà emergenti di informazione alternativa hanno potuto incontrare i promotori di iniziative consolidate come “Democracy Now!” di Amy Goodman (democracynow.org), Fairness and Accuracy in Reporting (fair.org), Media Matters (mediamatters.org) e il “Centro per la democrazia nei media” (prwatch.org). “C’è l’esigenza di criticare i media commerciali – ha affermato Amy Goodman – ma al tempo stesso abbiamo bisogno di costruire media indipendenti che possano informare, illuminare e spostare in basso il potere. Non possiamo semplicemente stare ad aspettare guardandoci attorno in attesa di un giornalismo più indipendente, incisivo e capace di inchieste”.

Da noi è sparito il ministero delle comunicazioni e non si sa più a chi rivolgersi per sollecitare cambiamenti nel settore dei media. Oltreoceano, invece, l’organizzazione nonprofit “Free Press”, promotrice dell’evento e di altre iniziative editoriali indipendenti (www.freepress.net) è riuscita a coinvolgere nella conferenza anche il deputato locale Keith Ellison, eletto proprio nel distretto di Minneapolis come primo membro musulmano del Congresso statunitense. La lista dei 60 gruppi di lavoro che hanno animato la conferenza di Minneapolis comprende dibattiti su “la stampa etnica nelle comunità afroamericane”, “Attivismo hip-hop: strategie urbane e aggregazioni mediatiche”, “il potere in tasca.Telefonini per il cambiamento sociale”, “La leadership giovanile nel settore dei media” e altro ancora.

E da noi che succede? Un piccolo sasso lanciato nello stagno è la campagna “Informazione Pulita” (www.giornalismi.info/ip) che propone alcune soluzioni per aprire le finestre e cambiare l’aria nella stanza dei media: libertà di scelta per l’uso dei soldi pubblici destinati all’editoria, libero accesso all’ordine dei giornalisti, libere elezioni del consiglio di amministrazione della Rai.
[carlo gubitosa]

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Appello per Carlo Ruta

Un fatto gravissimo, che potrà avere effetti devastanti per la libertà di espressione sul web in Italia. Carlo Ruta è stato condannato per “stampa clandestina”, solo per aver gestito un sito di documentazione storica e sociale, in sostanza un normalissimo blog, di cui peraltro era stata comprovata, dalla polizia postale di Catania, la non periodicità regolare.
L’incredibile sentenza è stata emessa dal giudice Patricia Di Marco, presso il tribunale di Modica, dietro denuncia presentata dal magistrato Agostino Fera, noto alle cronache per le censure di cui è stato fatto oggetto da diversi parlamentari, da Giuseppe Di Lello al presidente dell’Antimafia Francesco Forgione, in relazione alla gestione dell’inchiesta giudiziaria sul caso del giornalista Spampinato.
Una sentenza del genere, che reca riscontri soltanto in Cina e in qualche nazione a regime dittatoriale, per le leggi che vigono nel nostro paese è un’assurdità. Costituisce un attacco frontale al mondo del web, alla democrazia, ai diritti fondamentali sanciti dalla Costituzione. E’ quindi importante che le realtà delle reti, le sedi dell’informazione, le espressioni del paese civile rispondano con la massima determinazione. Firma anche tu la petizione per Carlo Ruta: oggi  tocca a lui, domani potrebbe toccare a te!
Petizione: www.censurati.it/voxpeople/carloruta/

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Dormitat

Messina. E’ stato nominato capo della Procura Generale il dottor Antonio Franco Cassata, la cui storia nel messinese non è – per chi l’ha seguita – molto esaltante. Pochi mesi fa, a Catania, una nomina altrettanto discussa – quella del dottor D’Agata, uno dei superstiti del Palazzo anni ’80 di Scalia e Di Natale – aveva destato perplessità non minori. Non è uno dei momenti migliori nella storia del Csm; appaiono ben lontani gli anni di Zagrebelski e Galasso.
Bookmark: www.ritaatria.it

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Sinistra

Bollettino del dibattito (in attesa dei congressi di Rifondazione, di Sd, del Pdci ecc.) “Nuestra gloriosa tropa siga avanzando sin perder ni una sola palma de terreno”.

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Hitler in periferia

Parigi. In fin di vita un adolescente ebreo sprangato da sei o sette giovani antisemiti nel 19mo arrondissement, un quartiere popolare dove fin qua arabi cristiani e ebrei avevano convissuto in santa pace. Hitler, a quanto pare, non vuol crepare mai del tutto.

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Samizdat

Milano. Un migliaio di cittadini guidati da Nando dalla Chiesa davanti al Palazzo di Giustizia per dare solidarietà ai giudici e difenderli contro il governo. Come quindici anni fa. Ma allora si chiamavano contestatori. Adesso si chiamano dissidenti.

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Politica/ 1

Io ho cominciato la mia carriera politica :-) facendo la campagna del Pci per la trasformazione della colonia in affitto (1966?). Da allora ho preso molte legnate dalla sinistra, ma non l’ho mai rinnegata. Non ho mai scritto una riga per un giornale di destra, ho preferito fare la fame piuttosto che andare, da qualche altra parte. Questo per dire che non ho nessunissima preclusione verso la sinistra: anzi. Ma quando sbaglia bisogna dirlo, e dirlo forte e chiaro perché a quanto pare non c’è nessuno disposto a prendersi questa responsabilità. Quanto prende il Pd, come partito, alle elezioni – per esempio – a Catania? Quanto prendeva la sinistra prima? Le cifre le conoscdi quanto me. Io ne soffro, come potrei soffrire di un amico tossico o alcolista, che non vuole riconoscere la sua malattia. Gli estranei lo rassicurano, gli “danno ragione”. Ma chi gli vuol bene lo rimprovera a costo di farlo incazzare. “Quel tizio con cui ti fai vedere per la strada – gli dice – non è uno che si fa una canna ogni tanto: è uno spacciatore di roba pesante, amico dei mafiosi. Non ti vergogni?”. E così via. A volte gli si rende antipatici, a volte del tutto odiosi. Ma almeno non si contribuisce alla sua lenta fine.

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Politica/ 2

Dibattito vecchio. Appoggiare Stalin per non fare il gioco di Hitler, o lottare pure contro di lui? Intanto, come oppositore di Hitler, Stalin funziona male. S’illude d’inciuciarselo, perde anni a cercare improbabili accordi, elimina per gelosia tutti i propri generali e quando quello attacca si trova in braghe di tela e perde mezza Russia prima di poter reagire. Poi, il popolo salva tutto: ma al prezzo di milioni di morti, e con sacrifici di cui ancora paga il prezzo. Su un piano più ampio, Stalin – col verticismo, coi privilegi, con l’incredibile satrapismo dell’apparato – distrugge l’idea stessa su cui si basa il sistema, la fede del russo comune nell’idea di uguaglianza che era l’unica forza vera a disposizione. Il “sano realismo” staliniano ha pagato prezzo alla storia per due volte: la prima nel ’39, quando solo il patriottismo communista del soldato Ivan salvò la Russia e noi tutti; la seconda nell’89, quando il popolo del primo paese “socialista” del mondo lasciò inebetito ammainare una bandiera che ormai, grazie a Stalin e ai suoi epigoni, non gli diceva più nulla. Veltroni non è Stalin, Berlusconi non è Hitler, ma il meccanismo non è molto diverso.

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XVIII

Will<sksp@uk.gay.com> wrote:

< A un mattino d’estate tu assomigli.
Ma tu hai più luce in te, più tenerezza:
ché la tempesta abbatte il fiore di stagione
e la veloce estate ha vita troppo breve.

Troppo fulgido sta l’occhio del sole in cielo,
spesso l’ombra sbiadisce il suo bel viso d’oro:
poiché bello e bellezza sono spesso divisi
– li stacca a suo capriccio il caso o la natura.

Ma tu, splendore, sarai sempre estate,
non perderai beltà, non sfiorirai,
non vanterà la morte averti preso,
nè tempo vincerà mai il tuo fulgore.

Finchè respiri un uomo, finchè uno legga
questi versi vivranno, e tu con loro >

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“A che serve vivere, se non c’è il coraggio di lottare?” (Giuseppe Fava)