Experia: 3 anni dopo

Il 30 ottobre 2009 decine di forze dell’ordine in assetto antisommossa sgomberavano con la violenza il CPO Experia, l’unico centro di aggregazione dell’Antico Corso che, per ben diciassette anni, era stato un luogo di incontro, scambio, socialità e attività politiche e culturali per l’intera città. Cos’è diventato oggi l’Experia?

Sonia Giardina, foto Alberta Dionisi

Il 30 ottobre 2009 decine di forze dell’ordine in assetto antisommossa sgomberavano con la violenza il CPO Experia, l’unico centro di aggregazione dell’Antico Corso che, per ben diciassette anni, era stato un luogo di incontro, scambio, socialità e attività politiche e culturali per l’intera città. Cos’è diventato oggi l’Experia? I progetti di ristrutturazione e di nuova destinazione del centro dove sono finiti? Sono peggiorate le condizioni di vita del quartiere?

Ecco che cosa ci ha spiegato Daniele Zito, militante del CP Experia.

Dopo tre anni dallo sgombero dell’Experia, cos’è cambiato in questo quartiere?

L’Antico Corso è diventato ciò che una data area politica voleva che diventasse: un quartiere abbandonato a se stesso, senza alcuno spazio per l’aggregazione sociale, politica, culturale, sportiva, oggetto di speculazioni selvagge e perenne bacino di consensi elettorali comprati per pochi spiccioli.

L’Experia resta ancora oggi chiuso e l’arena antistante è un luogo di degrado. Rifiuti, siringhe, borse rubate, alloggi di fortuna, sterpaglie e persone poco raccomandabili, rendono l’immenso cortile assai pericoloso per i bambini e i ragazzi del quartiere che ogni giorno ci vanno a giocare o lo attraversano per accedere alla scuola Manzoni. Cosa sarebbe dovuto diventare l’Experia secondo le promesse e i progetti sbandierati all’indomani dello sgombero? E perché si trova oggi in questo triste stato?

All’indomani dello sgombero la situazione sotto il cielo era molto confusa. Sovrintendenza, Comune, Regione e Università si rimpallavano la responsabilità dello sgombero. Ogni giorno saltava fuori qualche nuova proposta, spacciata per progetto, che poi veniva ritirata il giorno dopo; farne un elenco è veramente complesso. Di sicuro, l’ultima proposta che abbiamo letto sui giornali, voleva rendere i locali dell’Experia un auditorium per l’Università. L’unico guaio è che l’Università non possedeva e non possiede i fondi per ristrutturare l’Experia e trasformarlo in auditorium. Al di là di queste false promesse, noi siamo convinti che ci siano dei grossi interessi speculativi in gioco, che riguardano non soltanto i locali del CPO, ma anche i locali della scuola Manzoni. Il degrado, l’abbandono, l’incuria sono funzionali a questo progetto speculativo.

Negli ultimi anni, a Catania, si sono succeduti diversi sgomberi: l’Experia, l’ex-palazzo delle poste, il palazzo di cemento e palazzo Bernini. Tutti questi posti restano oggi chiusi e abbandonati. Per quali regioni gli edifici sgomberati a Catania vengono lasciati puntualmente al degrado?

Per due motivi. Il primo è un motivo politico: in un periodo di crisi, la nostra controparte politica evidentemente preferisce tenere dei posti chiusi piuttosto che riempirli di gente che fa politica, cultura, socialità o che semplicemente in quei posti ci abita, non potendosi permettere altre soluzioni abitative. Tanti percorsi che si incontrano potrebbero diventare presto dei percorsi di lotta e questo fa paura a quasi tutte le forze politiche istituzionali presenti in città;

Il secondo è un motivo schiettamente economico. Alcuni di questi palazzi abbandonati hanno un alto valore economico e fanno gola ai privati. Il loro gioco è quello di lasciare che diventino un problema cittadino, comprarli per pochi spiccioli e poi iniziare a specularci sopra.

Teniamo a precisare, comunque, che l’Experia, il palazzo Bernini, il palazzo delle poste e il palazzo di cemento hanno storie completamente differenti; forse sarebbe più corretto fare un discorso a parte per ciascuno di questi luoghi.

In questi tre anni, nonostante l’assenza di uno spazio fisico, l’attività dell’Experia è continuata con tante iniziative e battaglie sociali. Ciò dimostra una grande determinazione e un forte impegno sociale e politico. Quanto incide però il fatto di non avere una sede? E come è cambiato il vostro rapporto con gli abitanti dell’Antico Corso?

Non avere una sede è un grosso problema. Molte delle attività che si potrebbero fare avendo una sede ci sono semplicemente precluse, e parliamo soprattutto delle attività che hanno una più evidente ricaduta sociale come il doposcuola o la palestra popolare. Noi abbiamo continuato a mantenere un ottimo dialogo con gli abitanti del quartiere, ma è evidente che è sempre più difficile proporre una socialità differente.

Recentemente sono state riaperte le indagini della procura di Catania sullo sgombero dell’Experia al fine di identificare gli agenti che con un uso illegittimo della forza avrebbero caricato chi, nel 2009, non voleva la chiusura del centro. Ti sembra un segnale positivo? Forse finalmente verrà ristabilita la verità dei fatti?

Onestamente non riponiamo molta fiducia nella magistratura. Che facciano il loro mestiere. La verità è venuta a galla comunque, dalle immagini, dai video, dai racconti di chi quello sgombero l’ha vissuto sulla propria pelle. Tutti sanno come sono andate le cose, a prescindere dalle sentenze dei tribunali.

 

LE IMMAGINI DELLA VERGOGNA

Le foto presenti in questa pagina mostrano i segni del degrado e della pericolosità in cui versa il cortile dell’Experia. Foto di Alberta Dionisi