Unità e verità contro la mafia

Giovanni Caruso

[…] Io ho un concetto etico del giornalismo. Ritengo infatti che in una società democratica e libera quale dovrebbe essere quella italiana, il giornalismo rappresenti la forza essenziale della società. Un giornalismo fatto di verità impedisce molte corruzioni, frena la violenza la criminalità, accelera le opere pubbliche indispensabili. Pretende il funzionamento dei servizi sociali. Tiene continuamente allerta le forze dell’ordine, sollecita la costante attenzione della giustizia, impone ai politici il buon governo. Se un giornale non è capace di questo, si fa carico anche di vite umane. Persone uccise in sparatorie che si sarebbero potute evitare se la pubblica verità avesse ricacciato indietro i criminali: ragazzi stroncati da overdose di droga che non sarebbe mai arrivata nelle loro mani se la pubblica verità avesse denunciato l’infame mercato, ammalati che non sarebbero periti se la pubblica verità avesse reso più tempestivo il loro ricovero. Un giornalista incapace – per vigliaccheria o calcolo – della verità si porta sulla coscienza tutti i dolori umani che avrebbe potuto evitare, e le sofferenze, le sopraffazioni, le corruzioni, le violenze che non è stato capace di combattere. Il suo stesso fallimento!

Da “Lo spirito di un giornale” 11 ottobre 1981, “Giornale del Sud”, scritto da Giuseppe Fava.

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palazzo-di-cemento-2-Le parole che avete appena letto, semplici e dirette, sono vecchie di trentatrè anni, eppure sono di grande attualità. Nonostante gli organi d’informazione libera e indipendente, che vanno dalla carta stampata, al web alla televisione, denuncino e raccontino le cose che potrebbero essere benissimo evitate, le Istituzioni dello Stato e le formazioni partitiche sono del tutto sorde. Infatti accade che in una città come Catania, ma possiamo dire in tutto il Paese, ancora oggi l’ingiustizia sociale, la corruzione e soprattutto il controllo mafioso dei territori, riesce ancora ad opprimere la nostra vita.

Da tempo questo nostro foglio denuncia con parole ed immagini l’occupazione “violenta” di alcuni luoghi del nostro quartiere, controllate ed occupate dalle “sentinelle mafiose” che impediscono di fatto la libertà di movimento di cittadini e cittadine così come sancito dalla nostra Costituzione.

palazzo-di-cemento1È di qualche giorno fa ciò che è accaduto a Librino, sotto il “palazzo di cemento” zona franca della mafia, dove un ragazzo che in passato ha collaborato con questo giornale è stato minacciato, aggredito, picchiato e derubato, solo perché riprendeva con la sua fotocamera il famigerato “palazzo di cemento”. Tutto ciò è insopportabile e non è accettabile! A maggior ragione dopo che da anni fogli come questo che fanno un libero giornalismo di verità, denuciano lo stato di quella zona e di tutti i quartieri del centro storico, oppressi da una mafia che si è sostituita allo Stato. Anche le associazioni della società civile hanno avuto un compito importante e più volte nelle loro assemblee pubbliche hanno denunciato che queste cose accadono. Ma le amministrazioni tacciono. Allora cosa fare? Forse una soluzione è l’unità, la società civile che si unisce con la società reale, che è quella che subisce direttamente una violenza che porta alla morte cerebrale e all’indifferenza del “tiriamo a campare”.

Forse non basta riunirsi numerosi quando accadono avvenimenti come quello dei giorni scorsi a Librino e mostrare solo solidarietà, per carità giusta, ad un ragazzo, ma occorre ricordarsi che ciò accade quotidianamente agli uomini e alle donne, ai ragazzini e alle ragazzine con molte meno difese di quel ragazzo e dare continuità e concretezza alle nostre azioni. Forse una soluzione è continuare, continuare e continuare, in tanti e nel rispetto delle proprie diversità, lottando per i tanti obiettivi comuni che se raggiunti possono obbligare e far cambiare le politiche delle amministrazioni, molte volte ottuse e condizionate, da fazioni partitiche, comitati d’affari e dall’unico quotidiano cittadino che che ci racconta da anni la città secondo un unico punto di vista: quello dei gruppi di potere che fanno affari sulla città. Non abbiamo altre alternative che applicare come regola le parole scritte da Giuseppe Fava.

Il sindaco Bianco in questi giorni ha dichiarato che la città è oppressa da una nube grigia, ora sta a lui farla svanire. Noi da parte nostra non delegheremo a nessuno la speranza del cambiamento, ma vigileremo e lo costruiremo concretamente.