Articoli 2018

25 Aprile giorno della Liberazione

La storia si ripete e, come negli anni 30 e 40 in Italia come in tutta l’Europa, il razzismo ed il fascismo prendono piede. Si è anche perso lo spirito che aveva animato i nostri Partigiani durante la Resistenza che non era solo quello di liberare l’Italia dalla Germania nazista e dal regime fascista, ma quello di realizzare una società libera e concretizzare la giustizia sociale.

Libertà è partecipazione

Era il 2008 quando Melina, madre in prima fila nell’occupazione della scuola Andrea Doria, disse “Semu fotti, la facciamo una lista civica per San Cristoforo?”. E così ci ritrovammo noi del GAPA a formare una lista civica per autorappresentarci nella prima municipalità. Non fummo sostenuti dalla distratta sinistra catanese. Insomma quella lista, creata realmente dal basso, non passò.

Occhi aperti, si vota!

Gapa, quartiere S.Cristoforo Catania, al doposcuola si presenta Giovanna, nove anni. Non ha la cartella però vuole stare lì perché sua mamma non è in casa. Fa i lavori domestici presso privati sua mamma, guadagna pochi euro per mantenere la famiglia, visto che il padre è assente. E Giovanna deve gestirsi da sola.

Trent’anni a San Cristoforo

Questo è solo un frammento della nostra presenza a San Cristoforo, della storia del GAPA che fin dall’inizio ha voluto essere un’associazione aperta al quartiere e per il quartiere.
Il nostro sogno era ed è quello di essere una cosa sola con i minori, le donne e gli uomini del quartiere a cui vengono negati quotidianamente diritti. Persone a cui la mafia e la mala politica – locale e nazionale – continuano a rubare la dignità, con cinismo e per i propri interessi.

Agata, pensaci tu!

Arrivano dai quartieri popolari e periferici. Si definiscono “i disagiati della cattedrale” e chiedono una casa e un lavoro, diritti che la nostra Costituzione dovrebbe garantire. Ma il Comune non ne vuol sentire! Preferisce giocare con le parole e le promesse, innalzando la bandiera della “legalità”.

“E ora parliamo noi”

“Siamo una ventina di famiglie quelle che abbiamo deciso di occupare la Cattedrale. Di cui una quindicina di bambini, il più piccolo ha sette mesi. La persona più grande invece ne ha sessanta”. Disperazione, rabbia, titolano i giornali. Ma non è così. Con lucidità, ragionando, i senzacasa descrivono i meccanismi e le radici della loro emarginazione. Chi ne è responsabile. E cosa si può fare subito per rendere meno inumana la vita in questa città.

Jachino Marletta

“Se c’è un uomo che sia un vero uomo, ebbene si faccia avanti e sollevi questa pietra! Io sono il più bello e il più forte… ma gli altri sono invidiosi.” Con queste parole si presentava Gioacchino Marletta, nella piazza di Porta Palazzo a Torino dove si esibiva negli anni sessanta e fino a metà degli anni ottanta.