“Comincio a spacciare”

 

Adolescenti senza scuola e senza lavoro rischiano di diventare manovalanza mafiosa

Domenico Pisciotta

Sguardo basso, gli occhi fissano i piedi che si muovono, avanti e indietro, nervosamente. Lo sguardo si alza solo quando pronunciano il suo nome. Un cerchio di persone si è formato intorno a lui. L’hanno sentito parlare con i suoi coetanei. Gli hanno sentito dire: “Se devi spacciare ha spacciari bonu”.

Il suo nome non ha importanza, l’età, invece, sì. E’ un ragazzo di sedici anni che vive a San Cristoforo.

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Chi ti ha proposto di spacciare? Quanto ti hanno promesso? gli chiedono i ragazzi che si sono fermati intorno. Lui risponde che è un’idea che gli è venuta così, nessuno gli ha detto niente. Dice che ha bisogno di soldi. Racconta che ha cercato di trovarsi un lavoretto, ma, dove lo prendevano, non lo pagavano mai o gli davano molto meno di quanto gli promettevano.

spaccio1Un ragazzo, che lo ascoltava, gli racconta che, una volta, ha ricevuto un’offerta di 400 euro per fare il palo per ragazzi che dovevano spacciare; lui aveva rifiutato e, a coloro che gli avevano offerto quel “lavoro”, aveva detto che preferiva spaccarsi le mani nei campi.

Un altro ragazzo cerca di fargli capire che se lo beccano avrà bisogno di un avvocato e di tanti soldi per pagarlo. Gli racconta che l’esperienza del carcere è massacrante. Qualcuno gli chiede nuovamente chi sia stato a proporgli di spacciare, ma la risposta è sempre la stessa.

Forse è vero, nessuno gli ha proposto di spacciare; forse quel ragazzo ha visto soltanto un’opportunità facile per fare un po’ di soldi. Tanti suoi coetanei, anche più piccoli di lui, spacciano. Su motorini più grandi di loro, sfrecciano, impennano e si divincolano tra le macchine in fila per via delle Calcare o via della Concordia.

spaccio2Lì vedi schizzare fuori, su Via Plebiscito, a suon di clacson, quando arriva la polizia per una retata. Li vedi passare “stecche” di fumo o palline di cocaina a studenti e professionisti o li vedi in una piccola foto sulla pagina della cronaca giudiziaria.

Qualcuno cerca di ripetergli che quella non è vita; quel ragazzo, che, da qualche tempo, non frequenta più la scuola, se ne va promettendo di non spacciare, ma la strada è sua compagna di viaggio per troppe ore al giorno e non c’è un pallone o coetanei, amici veri, che lo possano dissuadere da scelte pericolose per il suo futuro.