San Libero – 85

La nave dei folli. Partita dal porto ligure fra spari e i botti, ha ripreso a incrociare per i mari. Chissà quale sarà il suo prossimo porto, chissà a chi toccherà stavolta. A bordo, bevono e ruttano; qualcuno starà pure al timone, pensano i più ottimisti. Da poppa, chi vomita sulla scia quando rialza il capo vede in basso, a disputarsi anche questi avanzi, i pescicani.
Ogni tanto, su in coffa, dalla vedetta (ubbriaca come tutta la ciurma) arriva una vociata: “Ehi, ce n’è un’altra!”, e allora tutti levano le coppe e sghignazzano, e la festa riprende più animata; mentre l’altra nave – vascello curdo, cargo di disperati – incrocia per un attimo la rotta della European Vision.


Genova. Ci sono dei giudici in Italia. Falcone darà giustizia ai massacrati – Falcone dentro l’anima dei giudici che non hanno paura.


Legittima difesa. Il presidente Berlusconi e il generale Pinochet.


Nania. Il presidente dei senatori di An, personaggio meditabondo e severo – massime coi sovversivi di piazza – trent’anni fa, in un paese vicino al mio, era un picchiatore violento e capeggiava un reparto di Ordine Nuovo, un gruppo neonazista responsabile di violenze attentati, poi disciolto per i reati commessi.


Affari. Quelli esteri si avvarranno, a quanto pare, della consulenza di De Michelis, già ministro di Craxi e ora consigliere del governo per le politiche internazionali.


Moda 1. Due sfilate a Roma. In una, la svastica usata come decoro su un abito da sera lungo. In un’altra, una indossatrice russa di dodici anni.


Moda 2. Le tavolate culturali del neo-sottosegretario Sgarbi alla Galleria Corsini. C’erano Paolo Guzzanti, Mogol, Alain Elkann, Mirella Serri, Giorgio Montefoschi, Luciana Castellina… Scusa Luciana, ma che ci facevi da Sgarbi? Fammi contento, scrivimi che è un caso di omonimia.


Autostrada. Record degli incidenti, quest’estate. Per ovviare, il governo propone di abolire il limite di velocità a centotrenta, e di portarlo invece a centosessanta chilometri all’ora. Sempre mezze misure! A questo punto, facciamola completa e aboliamo quell’obsoleta e ideologica distinzione fra destra e sinistra anche in autostrada: ognuno prenda la destra o la sinistra quando gli pare, senza vincoli statalisti.


Tragedie. Allarme dei gestori del Bingo: “Forse non saremo ancora pronti per Natale”.


Cina 1. Saranno più brevi delle altre, le olimpiadi cinesi: i quattrocento metri piani saranno ridotti a trecento e la maratona sarà risolta in una ventina di chilometri. Il motivo è che bisognerà spicciarsi a lasciare liberi gli stadi, perché servono per le esecuzioni.


Cina 2. Circa quaranta persone – il numero esatto non è stato comunicato dalle autorità – sono morte per il crollo di una gigantesca gru a cavalletto, inaugurata con una solenne cerimonia il giorno prima.


Cina 3. Li Wangling, sorella di un giovane incarcerato per aver partecipato a proteste di piazza, è stata assegnata con provvedimento di polizia, in quanto sorella, a un campo di rieducazione dove trascorrerà i prossimi tre anni.


Cronaca. Como. Vietato rivestire prima della sepoltura il corpo delle persone morte di Aids. Due giovani morti per questa malattia sono stati quindi sepolti senza nulla addosso.


Cronaca. Roma. Continuano le indagini sull’ultimo omicidio gay; la vittima era un ragazzo di ventisei anni, ucciso a sprangate dalle parti di Porta Capena. Nel giro di undici anni, a Roma sono stati uccisi ventidue omosessuali.


Cronaca. Napoli. Rinviato a giudizio per frode fiscale e falso in bilancio il solito cardinale Michele Giordano. Indovinare come finirà.


Cronaca. Cremona. Un altro caso sospetto di mucca pazza. La malattia, che sui giornali non esiste più, potrebbe avere infettato – stando alle analisi – un bovino in un allevamento della provincia di Cremona.


Cronaca. Roma. Verrà trasferito ad altra caserma il personale della caserma di polizia di Castro Pretorio. A causa di un contenzioso di sfratto, infatti, il proprietario dell’edificio in cui la caserma è ubicata ha fatto sigillare dall’ufficiale giudiziario alcuni dei locali che fanno parte della caserma stessa.


Cronaca. Torino. Brillante operazione dei carabinieri. Arrestata una losca banda di trafficanti, tutti italiani, che avevano messo in piedi un “giro” clandestino di sorpresine delle uova Kinder: dopo averle rubate (in fabbrica? ai bimbi durante le merendine?) le cedevano a collezionisti, disposti a sborsare cifre mirabolanti pur di averle. Manette.


Cronaca. Roma. È ripartito per il Qatar lo sceicco El Althan El Althani, magnate del petrolio, che per due settimane ha onorato della sua presenza la Città Eterna. Al seguito dello sceicco ha viaggiato il suo harem, le cui componenti sono state ripartite in cinque diversi hotel durante il soggiorno nella capitale.


Montanelli. Impersonava un fenomeno incomprensibile per chi non sia vissuto sotto dittatura: la fronda (rifiutare le atrocità e le buffonate, e tuttavia non concepire la possibilità di un’opposizione collettiva al regime, “degno degli italiani”; accettare un duce, ma sapendo d’essere più intelligenti di lui; mantenersi, in ogni circostanza, scettici e civili).
Di frondisti s’incominciano a intravedere – fenomeno significativo – degli esemplari anche adesso; ad esempio, Ferrara. Montanelli, alla fine, tuttavia ebbe il coraggio di portare l’idea pura di fronda fino alle conseguenze estreme, vale a dire di non essere più frondista e di schierarsi distesamente con una parte (quella perdente, si capisce: sennò sarebbe stato volgare). Ma Montanelli era un magro. Ferrara è troppo largo per questo salto.


Sono giunte numerose lettere con testimonianze di prima mano sui fatti di Genova. Non le pubblico qui perché non ho abbastanza spazio, e perch moltissime testimonianze sono già raccolte in rete (e a disposizione della Magistratura) in diversi siti, fra i quali il più completo da questo punto di vista mi sembra quello di PeaceLink.

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Sacrifici umani. Ricercatori messicani e inglesi hanno recentemente confermato l’ipotesi – avanzata da tempo – che i sacrifici umani degli aztecchi fossero in realtà delle occasioni di cannibalismo. Il sangue delle vittime veniva simbolicamente offerto agli dei, che se ne nutrivano; i corpi venivano cucinati e consumati dalla popolazione, non – come si pensava fino a poco tempo fa – a scopi rituali ma proprio come aggiunta ordinaria alla dieta quotidiana.
Questo significa, se l’ipotesi è davvero esatta, che la pulsione antropofagica ha avuto modo di realizzarsi non solo in piccole tribù isolate ma anche in una delle grandi civiltà organizzate della storia umana. Il che fa pensare.
I sacrifici umani, tuttavia, non sono una costante della storia umana. In alcune civiltà sono una caratteristica diffusa, in altre sono completamente assenti. Nell’area del Mediterraneo, in particolare, la cultura del sacrificio umano è abbastanza rara: non la possedevano gli egiziani, non la possedevano i mesopotamici, non la possedevano, per quanto ne sappiamo, gli ittiti e non la possedevano (non la possedevano più) i greci.
Il rifiuto dei sacrifici umani non comportava necessariamente uno spirito umanitario particolarmente evoluto: gli Assiri praticavano esecuzioni di massa, ma le giustificavano “modernamente” in termini non religiosi ma politici: semplicemente, ritenevano opportuno praticare il terrorismo nei confronti di altre popolazioni.
Nei greci, episodi di sacrificio umano (Ifigenia) e anche di antropofagia (Pelope) venivano ricordati come casi estremi, deplorevoli e non comuni: probabilmente per esorcizzare una fase pre-storica in cui erano erano comuni. Ma anche in questi casi, non sono mai sacrifici di massa (al contrario, l’individualità della vittima viene sottolineata) e non partecipa ed essi, neanche indirettamente, la massa della popolazione. Analogamente, per gli ebrei, il sacrificio umano (Isacco, ecc.) era un residuo di una fase primordiale da esorcizzare.
Nell’area mediterranea, le popolazioni che praticavano il sacrificio umano erano Celti, Punici e Romani. Questi ultimi erano gli unici a praticarlo a livello di massa e con la partecipazione attiva, come spettatori osannanti, dell’intera popolazione. I giochi gladiatori, infatti, nascono da un preciso intento religioso, di origine etrusca: offrire all’anima di un morto illustre la morte di numerosi altri esseri umani.
Il substrato di questa concezione era, per così dire, contrattuale: gli dei non sono affatto (come pensano i greci) esseri come noi; sono entità aliene, indescrivibili, con cui tuttavia possiamo avere un rapporto “commerciale”, di scambio. All’interno di questo rapporto, la morte di esseri animati ha un suo valore preciso.
Così, alle origini della nostra civiltà abbiamo una componente colta e solare ma in qualche modo, nei suoi recessi profondi, azteca.


Incubi. La destra ha gli incubi, e la sinistra dorme bene. Lo afferma il dottor Burkeley della California University, che ha analizzato per alcuni anni i sogni di una cinquantina di “cavie” che si sono prestate a raccontare i propri sogni al team di ricerca.
La destra in America sono i repubblicani: secondo Burkeley, quasi in 50 per cento di essi è affetta da incubi notturni, mentre i democratici (che sarebbero la sinistra) se la cavano con un 18 per cento.
Gli incubi della destra consistono spesso – in America – nell’inseguimento da parte di lupi, orsi ed altri animali. I sogni della sinistra invece sono, classicamente, popolati da immagini di belle ragazze. Un altro incubo della destra, sempre secondo i ricercatori della California University, consiste nell’improvvisa perdita dei capelli.


Zerozerosette. 449 fra pistole, fucili a pompa e mitra e 184 computer portatili sonio stati smarriti da agenti dell’Fbi – o sono stati sottratti loro da abili ladri – nel corso delle varie missioni. I dirigenti dell’Fbi adesso sono preoccupati per le possibili fughe di notizie su inchieste riservate, i cui dati erano custoditi negli hard- disk di alcuni del computer rubati o smarriti.


Monopoli. Accordo fra Microsoft e America on Line per unificare i sistemi di instant messaging – chat/e-mailing in tempo reale – dei due colossi. America on Line è il maggiore internet provider del mondo, mentre Microsoft è il maggior produttore di browsers e sistemi operativi.


Magari…
Una mirabolante offerta che circola in questi giorni in rete:
<Data: 26/07/2001 23:39
Da: “Rosy”
Cc: Anna.Swelud@ericsson.com
Oggetto: I: ericsson

OFFERTA – Caro cliente, il nostro maggior concorrente, Nokia sta distribuendo telefoni cellulari gratuitamente attraverso Internet. Qui alla Ericsson vogliamo contrastare la loro offerta. Così stiamo dando via al meglio i nostri più recenti Wap-phones. Questi sono stati studiati appositamente per i clienti assidui di Internet in grado di valutare il particolare taglio tecnologico. Distribuendo gratuitamente i telefonini, otteniamo un prezioso ritorno di clientela ed un grande effetto “passa parola”. Tutto ciò che devi fare è inviare questo messaggio ad 8 amici. Trascorse due settimane riceverai un Ericsson T18. Se invierai il messaggio a 20 amici riceverai un Ericsson R320 Wap ultimo grido. Ricordati di spedire una copia a Anna.Swelud@ericsson.com.
Questo è il solo modo perché noi possiamo vedere che tu hai spedito i messaggi. Auguroni Anna Swelud Capo Ufficio Promozioni, Ericsson Marketing>


Non so. C’è un espresso di notte, un Torino-Agrigento, un treno di Natale. Soldati dappertutto, tutti meridionali: parlano ad alta voce, si chiamano fra loro, danno fastidio. Qui sul predellino della seconda classe ce ne sono almeno una decina, non c’è un millimetro per muoversi. “Talè, Saru, u vidisti che minnazzi c’avia chidda?”. Sono le due di notte e fa freddo. A ogni stazione qualcuno apre lo sportello, guarda il mucchio di valigie, scatole con lo spago, borse militari e soldati: scuote la testa e si tira indietro, fra un coro di sghignazzate. Ma adesso lo sportello si apre per la quarantesima volta: una gran borsa viene spinta dentro, dietro la borsa spunta la faccia di una ragazza, e infine la figura della ragazza intera. Si arrampica per i gradini ed è bella. Ha in braccio un bambino. Immediatamente si forma uno spazio libero in mezzo alla massa dei militari. Il treno riparte, la ragazza è seduta sul suo borsone, circondata da almeno cinquanta centimetri di spazio intangibile tutt’attorno. Il tema della conversazione adesso è “che facevo prima di partire militare”. Nessun più alza la voce, nessuno fuma. E il treno va.
Oppure quei due contadini, marito e moglie, la sera dell’eruzione, a Nicolosi. Avevano staccato il cancello dai cardini e se lo caricavano sulla motoape – la lava era a centocinquanta metri. La casa, non c’era niente da fare; ma il cancello si poteva ancora recuperare. Lavoravano con calma e senza fretta. Il cancello sarebbe tornato utile, nella casa nuova. Oppure la casa di Stefano, a Santo Pietro di Milazzo: pareti pulitissime imbiancate a calce, la vanga da bracciante appoggiata al muro e i quindici libri nello scaffale, ognuno accuratamente rilegato con la carta velina: l’Origine della Specie, il Diciotto Brumaio, I Promessi Sposi. Oppure la piazza del paese, col circolo dei civili da una parte, la lega bracciantile dall’altra e in messo quei venti metri di selciato bianco e ostile.
La mafia, nella Sicilia che ho conosciuto da ragazzo, non era affatto un’organizzazione criminale. Era il governo riconosciuto della regione. Ottimo per i grandi proprietari, che da noi hanno sempre avuto un peso molto maggiore che altrove; tollerabile per il medio ceto; ferocissimo e oppressivo per la grande massa dei contadini. I soldati del treno, i contadini di Nicolosi, i braccianti di Santo Pietro – tutti erano sotto questo governo. Non era un governo clandestino. Mio padre, come tutti gli altri siciliani, andava regolarmente a pagare le tasse ai mafiosi; e non in qualche retrobottega di bar, ma a un regolare e pubblico sportello: le tasse della Regione Siciliana erano infatti – legalissimamente – dati in appalto a una società di mafiosi, i cugini Salvo di Salemi. Non era un governo scomodo, non per i ricchi: delle sei-sette rapine quotidiane di Catania, nessuna toccava mai ai grandi negozi del centro; le rapine “sbagliate” venivano punite con la pena di morte. E non era un governo clandestino.
Si sapeva benissimo, per esempio, da dove venisse la forza elettorale siciliana di Andreotti. Ma, a Roma, non puzzava (non puzzava peraltro nemmeno ai tempi di Giolitti). Si ebbero, non una volta soltanto ma più d’una, incontri semiufficiali fra autorità di governo e boss mafiosi. Le logge massoniche, in città come Trapani o Palermo, fungevano da camere di compensazione. “La mafia contro lo Stato”: una battuta sarcastica, agli occhi di un siciliano.
Era un’occupazione militare, non una cultura. Oltre cento sindacalisti e militanti contadini sono stati uccisi, combattendo per il loro popolo, negli anni Quaranta e Cinquanta. Nessun’altra regione ha pagato, dopo la Resistenza, un prezzo tanto alto per la difesa della democrazia. Morivano nel silenzio, senza che nessuno si curasse di loro: la mafia era un “complotto dei comunisti per screditare la Sicilia” – calunniatori i La Torre e i Li Causi, calunniati i cugini Salvo e i Ciancimino. I giornali, i politici, il governo, la Chiesa – Cardinale Arcivescovo in testa – difendevano i mafiosi accusati e ingiuriavano a gran voce i sovversivi.
Negli anni Sessanta la mafia, da polizia degli agrari contro i contadini, divenne il braccio armato della speculazione edilizia, prima a Palermo e poi nelle altre città; rendendosi ancor più indispensabile per l’ordinato svolgimento del progresso sociale. Negli anni Settanta scoprì l’eroina; e accumulò una ricchezza finanziaria tale da rendersi non più interlocutore subalterno ma partner alla pari, almeno in diversi settori, della classe dirigente nazionale. Ma qui, s’intoppò qualcosa.
C’è un buco di trent’anni, fra le lotte antimafiose del dopoguerra e quelle dei primi anni Ottanta. Ma un filo sotterraneo rimase sempre, una memoria. Quando La Torre e dalla Chiesa e Chinnici, dapprima come “tecnici” poi facendo appello sempre più apertamente alle energie popolari, riaprirono la lotta al potere mafioso, non rimasero soli. Una fortissima minoranza della società siciliana colse rapidamente l’occasione, appena in presenza di un interlocutore credibile (ancorché non egemone) nello Stato, e si gettò senza riserve nella lotta.
Fu una lotta politica, contro una classe dirigente al potere e per una nuova e più libera visione della società; ebbe una sua memoria, e delle sue radici. Seppe costruirsi le sue alleanze, i suoi progetti politici, le sue culture; non fu un “in galera!” e un “abbasso!” (come in parte fu, invece, la percezione “popolare” di Mani Pulite).
Nell’Italia dei tardi anni Ottanta fu forse l’unico fenomeno compiutamente e profondamente democratico registrato nel Paese. È per questo che, nel momento della crisi del Craxi-Andreotti, i valori e le culture della lotta antimafiosa apparvero per alcuni mesi un’alternativa non solo auspicabile ma possibile alle culture e ai valori del regime fallito. Ed è ancora per questo che a tutt’oggi qualunque elemento che richiami anche lontanamente quei valori viene immediatamente preso a bersaglio prioritario dai media dell’establishment. Il panico di quei mesi, il terrore che culture e valori realmente alternativi possano sedimentarsi attorno a qualcosa, è infatti ancora vivo.
Come molti prima di noi – i mazziniani al tempo dell’Unità, i partigiani – noi antimafiosi non siamo riusciti a dare una veste politica adeguata al consenso popolare di cui abbiamo potuto disporre nel periodo della transizione. E siamo rimasti sconfitti.. Ma è dolce esser perdenti, se proprio perdere si deve, insieme col proprio popolo, senza tradire; e c’è abbastanza memoria, delle vicende recenti e delle più remote, per sostener la fiducia che il filo, prima o poi, sarà ripreso da un’altra generazione.


Primo momento

Se il mondo fosse composto
solo da pagine bianche
una sarebbe per scriverci
aneddoti senza pretese
storielle distratte, da bar

Se il mondo fosse giovane
- pagine bianche a non finire -
potreste lasciarcene qualcuna
senza impegno s'intende
avremmo forse ancora qualche cosa da dire

Se un brivido ti avverte che già dici
domani pensando forse e forse pensando mai
se acqua fuggente, non altro,
è oramai il foglio su cui scrivi
(e nulla è più solitario che scrivere da soli)

Tu scrivilo lo stesso