San Libero – 83

Mafia 1. Il governo ha vietato ai giudici Caselli e Garzon di celebrare l’anniversario della morte di Borsellino, il 19 luglio, in piazza Borsellino a Genova. Il divieto è stato giustificato con le restrizioni imposte ai movimenti dei cittadini in relazione al G8. Tuttavia, sui quotidiani governativi – Giornale, Libero ecc. – sono apparsi fondi in cui si evidenziava l’altolà inflitto alle “toghe rosse” che sicuramente volevano parlare di Borsellino per mettere in imbarazzo Berlusconi al G8. I tre nomi – Borsellino, Caselli, Garzon – sono legati, anche dal comune impegno antimafia, da una valutazione estremamente dubitativa del pieno rispetto della legalità da parte di Berlusconi e del suo entourage.


Mafia 2. Uno degli amici – e colleghi – di Borsellino era il giudice Rosario Priore, che si è occupato di inchieste importantissime relative agli anni più oscuri dei rapporti fra poteri ufficiali e occulti (strage di Ustica, ecc.). Attualmente il giudice Priore, essendogli stata tolta dal governo la scorta, raggiunge il tribunale in cui lavora in autobus, con un unico giovane poliziotto di compagnia che ogni mattina si sforza di non perdere di vista il “suo” giudice fra la calca del bus. Non dico il nome dell’autobus, perché l’avvocato Taormina potrebbe leggerlo e rivelarlo a qualcuno dei suoi protetti.


Mafia 3. Sono stati assolti in appello gli esecutori materiali del giornalista Giuseppe Fava, direttore dei Siciliani, ucciso a Catania nel gennaio del 1984. La sentenza di primo grado, che li aveva condannati, aveva individuato come mandante il boss mafioso Santapaola, il quale a sua volta aveva “fatto un favore” a esponenti politici e imprenditoriali usciti illesi dal processo (e su cui Fava aveva pubblicato inchieste documentatissime e dirompenti). Con la sentenza attuale, l’omicidio Fava torna praticamente impunito: il solo Santapaola, peraltro già in carcere per numerosi altri delitti, resta praticamente l’unico condannato per esso.
Giuseppe Fava era un giornalista, ed è stato ucciso per il suo lavoro di giornalista. Eppure sui giornali italiani sono stati quasi completamente ignorati tanto il processo di primo grado (pochi anni fa) quanto questo di ora. Ai giornali italiani non interessa sapere perché un giornalista muore.


Genova. Novemila poliziotti, e in più: un reparto di paracadutisti, un altro di marines del San Marco, un commando di incursori subacquei di marina, una batteria di missili antiaerei, un reparto di specialisti in guerra nuclear-batteriologico-chimica, elicotteri, cacciamine, cacciabombardieri, mortai, mortaretti, sparabubbole e tricchetracche. E io pago.


Tutto sommato, però, sono soldi spesi bene. Il congresso loro, se lo potevano fare benissimo alle Seycelles o a Sigonella, più tranquilli loro e meno rotture di scatole noi. Vabbe’. Si vede che dovevano fare scena. Il fatto però è che di scena ne hanno fatta tanta, che alla fine hanno costretto la gente – molta gente, e gente molto diversa dei soliti quattro gatti omogenei – a ragionare.
Questo G8, rispetto a tutti gli altri precedenti, è di gran lunga quello che ha suscitato più dibattito, con più ampiezza d’idee e con la più larga area di persone interessate. Finché la protesta è sfasciare qualche vetrina, tutto ok: non cambia niente. Ma quando la protesta vuol dire ragionare insieme suorine del Terzo Mondo e contestatori barbuti, allora per lor signori si mette male: fidatevi dell’esperto, bellezze mie. (E ancora non si sono sentiti i genovesi: quando verranno a sapere quant’è costata la baracca, e la parte di conto che gli toccherà pagare a loro, vedrete che in confronto a loro Bakunin sembrerà un veltrone).
Insomma, qua mi sa tanto che sta cominciando qualcosa. I soliti maldestri, d’altro canto: volevano fare un G8 e alla fine hanno aperto un 68.


Genova. Consiglio per i miei amici. Basta slogan contro i poliziotti. Stanno più o meno come noialtri, e se ce li abbiamo davanti non è colpa loro. Invece cominciamo a prendercela con i rompiscatole veri:
“Rsa, assicurazione / arma del padrone”
“Banchieri boia”
“Il mutuo è mio / e me lo gestisco io”
“Commercialista non dimenticare / tutte le tue tasse infin dovrai pagare”
“Da via dell’Umiltà alla Brianza / guardia, guardia, guardia di Finanza”.
Insomma. A me sembra che, da dietro al suo barbone, sarebbe d’accordo anche il Nonno.


Genova. Ore d’allarme in città a pochi giorni dall’inizio del vertice degli otto paesi più industrializzati che si aprirà il 19 con la partecipazione del Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, del Presidente degli Stati Uniti d’America George Bush e di altri capi di Governo e di Stato. Una Fiat Duna grigio topo è stata trovata parcheggiata a poca distanza dalla zona rossa: gli addetti ai servizi di sicurezza, dopo aver monitorato per diverse ore tutti i movimenti sospetti nelle vicinanze dell’automobile – che è rimasta disabitata durante tutta la notte – alla fine hanno allertato gli incursori del ComSubIn, gli artiglieri del Napalm, gli specialisti del Comando Guerra BatterioChimica e altre unità minori. Alle 06.36, sgomberate le abitazioni circostanti e le vie adiacenti, gli artificieri, dopo avere imbracato l’automobile sospetta e averla collegata elettronicamente con una carica di esplosivo, hanno fatto brillare la carica stessa. Le successive analisi dei frammenti residui hanno potuto accertare che si era trattato di un falso allarme; nessun ordigno chimico, fisico o di altra natura sarebbe stato presente nell’automobile enucleata. In serata è stato rintracciato l’intestatario dell’autovettura, tale Fantozzi Ugo. L’uomo, che viene in queste ore attivamente interrogato dalla Squadra Interrogatori della LupMann di Genova, e dal Genoa Task Force della L.A.Police, non avrebbe finora fatto alcuna ammissione. Abbottonatissimi gli inquirenti: sembra tuttavia che la copertura del Fantozzi consistesse in un impiego da ragioniere presso una nota azienda del centro. È tutto Genova, a voi studio.


Italiani brava gente. I russi, nei film americani, erano gente cattiva e intelligentissima che se le inventavano tutte (ci voleva 007, ogni volta, per salvare il mondo libero all’ultimo momento) per imporre ai poveri americani scemi l’impero del male. Poi, quando si sono scoperte le carte, in realtà sono risultati una specie di venditori napoletani, allegri pasticcioni e inoffensivi, che mai e poi mai avrebbero pensato a invadere la California – anche perché, imbranati com’erano, si sarebbero confusi prima.
M’è venuta in mente all’improvviso con le faccende governative di questi giorni. Il viceministro dell’interno che telefona al boss mafioso (di cui, allegramente, è avvocato) davanti a giudici e guardie, il ministro della finanza (grande e accigliato esperto di tasse sul macinato e di severa economia) che spara: “Quarantamila miliardi! Forse sessantamila!”; lo chiamano da Bruxelles (o da Londra o Zurigo: insomma, da dove coi soldi non ci si scherza, dall’Europa) e “Quali debiti! Qui in Italia stiamo tutti benone! La settimana prossima, mi compro pure la Seicento!”.
Viene il vago sospetto che forse, anziché a una fosca destra conquistatrice, ci troviamo di fronte semplicemente a una riedizione del Comandante Lauro e dintorni: non so perché, ma se traducete Tremonti e Taormina in napoletano risultano semplicemente perfetti. Mi piacerebbe per il paese, se così fosse, perché vorrebbe dire che tanto danno alla fine non ne potrebbero fare; il Comandante Lauro non ha mai dichiarato guerra alla Russia e all’Inghilterra ma al massimo alla Guardia di Finanza. Solo che, da un punto di vista shakesperiano e storico, sarebbe – in un certo senso – un peccato.
(Il Compagno Presidente, a tutto questo kitsch, ha contribuito pochissimo – onore al merito – perché assai saggiamente se n’è stato zitto. Le volte che non ce l’ha fatta a tenersi, però, ha prodotto delle chicche: la migliore secondo me è quando, in ispezione a Genova per il G8, s’è volto al ciambellano e: “Che songo chille panne?”. “Lenzuola stese, maestà”. “Ciambellà, manna la guardia subbeto che le leva, sennò va a fernì che tutti l’autri re che vengono cca ce prennono per straccioni”. Berlusconi uomo di Stato è difficilmente traducibile in milanese).


A seguire. Berlusconi passa in rassegna i ministri che stanno per partire per la guerra contro il communismo. Non vede Fisichella e alcuni altri personaggi illustri che avrebbero dovuto nobilitargli il governo. Si volge a Fini e, indicandogli la truppa: “Guagliò – gli fa – e chiste sarebbero l’ommene?”. “Maestà – risponde Fini – l’ommene se ne sono gghiuti a casa. Chiste songo li fessi!”.


Berlusconi, non avendo di meglio da fare, continua a passare in rassegna il governo inquadrato in plotoni, stavolta, per andare ad affrontare i briganti sovversivi anti-G8. “Facite a faccia feroce! Cchiù feroce! Cchiù feroce assai! Ecco, accussì va bbuono”. Pausa “E nun scappate”!.


Al G8, per divertire i Vip ospiti, si organizza la gara di nuoto dalle navi al porto. Un rappresentante per nazione. Quello americano è un gigantesco texano che nuota con lo stetson in testa: al suono dell’inno americano, si butta in acqua ed effettua il percorso in otto primi e tre secondi. Il francese, subito dopo (ma è nato ad Algeri), si tuffa mentre suonano la Marsigliese: sette minuti e mezzo. Il tedesco, naturalmente, appena sente il Deutschland uber alles è già in acqua col chiodo in testa: sei minuti. E così via. Infine, il rappresentante dell’Italia, anzi della Forzitalia, perché nel frattempo il paese ha cambiato nome: è un ometto sulla cinquantina, scelto chissà perché, forse raccomandato o parente di qualcuno.
Comunque, alle prime note di Forza Italia (il nuovo inno nazionale) si tuffa e non fai in tempo a vederlo che già è arrivato: due minuti e mezzo. “Bravo giovanotto – fa Berlusconi – hai fatto onore alla nostra economia: ma mi dici come cavolo hai fatto?”. “Duce! – risponde l’ometto – intanto con la fede nella Causa e ispirato dal grande esempio che Voi ci date; eppoi perché ogni volta che sento Forza Italia mi girano talmente le palle che non nuoto più, ma vado a elica”. Ok, anche questa è vecchia. Forse però mica tanto.


Italiani macaroni, tuti ladri. Si sono rimessi a discutere persino se restituire o no ai poveri etiopici un obelisco che gli avevano fregato durante la guerra (a guerra persa avevano dovuto promettere di ridarlo indietro). Il primo a dire “teniamocelo!” naturalmente è Sgarbi: capirai…


Europa. Allarme in Germania per finanziamenti (diciottomila miliardi) concessi dall’Unione europea alla Sicilia. I giornali tedeschi si soffermano sulle vicende giudiziarie di Marcello Dell’Utri e su quelle elettorali di Totò Cuffaro; nessuna delle due sembra loro particolarmente di buon augurio per la sorte dei diciottomila miliardi, che in buona parte vengono (riluttantemente) sganciati proprio dai tedeschi.


Germania. Albergo per vip a Berchtesgaden, l’ex “nido dell’aquila” di Hitler durante la guerra. Pioggia di prenotazioni.


Albania. Fermata e riaccompagnata alla frontiera una cittadina italiana che si era introdotta clandestinamente nel paese per ricongiungersi al fidanzato.


Francia. Decretato il coprifuoco notturno, nella Costa Azzurra, per i ragazzini sotto i tredici anni. Organizzati in bande, cominciavano a fare paura.


Germania. Il conte Otto von Bismark, discendente del Bismark col chiodo, è candidato alle prossime elezioni per il parlamento federale. In Austria, è già stato eletto (al parlamento europeo) Otto d’Asburgo, discendente ecc. Ma come fanno questi ad essere così bestie da non riuscire ad arrivare a contare, in tanti anni, almeno fino a Nove?


Spagna. Successo di pubblico e critica per la ventitreenne torera fiorentina Eva Bianchini (“Eva Florencia”), prima straniera a esibirsi nella prestigiosa Plaza de Toros di Siviglia. Il toro muriò nobilmente alle cinque de la tarde sotto una estocada corta y derecha inferta dalla nostra connazionale.


Pianeta. La prostituzione minorile è passata al terzo posto nella classifica delle attività illegali più danarose, dopo il narcotraffico e il traffico di armi e davanti a ecomafia e estorsione. Secondo la commissione dei diritti umani i bambini sfruttati sono circa due milioni. Gli sfruttatori si stanno attrezzando adesso per superare l’anno venturo i trafficanti d’armi e piazzarsi così al secondo posto, subito dopo i campioni.


Pianeta. Assegnate alla Cina le olimpiadi del 2008. Al ritmo di duemila fucilazioni l’anno – senza contare quelle non pubbliche, e quelle sommarie e in folla di contadini – il giorno in cui accenderanno la fiaccola quattordici mila cadaveri avranno lastricato la strada del tedoforo. Regime feroce e orrendo, ma amico dei finanzieri e sottomesso al Mercato: e dunque accarezzato dai potenti e accolto senza più remore fra le nazioni civili. Adesso: non quand’era povero e rozzo, e chiamava a raccolta i poveri del mondo.


Cronaca. Sui muri di Roma: un manifestino scritto a mano, fotocopiato in A3: “Aiutateci a fare giustizia”, “Pensate alle vostre figlie, se ne avete”. È il povero appello della famiglia di una ragazzina di sedici anni, cameriera di bar, violata dal padrone sul tavolo del retrobottega. L’uomo però dopo due giorni è tornato libero, perché la querela di parte, tecnicamente, è stata presentata dopo l’arresto.


Cronaca. Un ragazzo di quindici anni è morto schiacciato dal carrello elevatore che stava conducendo all’interno dell’azienda in cui lavorava, a Treviso. L’attrezzo s’è rovesciato all’improvviso, vano ogni tentativo di soccorso.


Cronaca. Tre giovani donne sono morte in autostrada all’altezza dello svincolo di Sicignano sulla Salerno-Reggio Calabria. Le tre ragazze – Caterina di 31 anni, Cinzia di 30 ed Erica di 26 – erano partite da Agropoli, nel salernitano, per andare a consegnare a Sala Consilina l’ennesima domanda per essere messe in graduatoria per le supplenze scolastiche. A metà strada, l’utilitaria su cui viaggiavano è finita contro il guardrail e l’ha sfondato precipitando nella scarpata.


Cronaca. Palermo. Rapinata la Banca di Credito Cooperativo di San Nicola L’Arena, bottino dieci milioni. I rapinatori erano in tre, in costume da bagno e mascherati.


Cronaca. Inaugurato vicino a Termini il negozio di Dame Diouf, cinquant’anni, senegalese. Era arrivato in Italia senza una lira, s’è fatto il culo a lavorare per anni come un negro e ora finalmente ne vede i frutti: alla faccia degl’invidiosi. Cinque figli che vanno tutti a scuola, il negozietto avviato, la gente che lo saluta con simpatia, e un casino di amici bianchi e neri. L’altra sera s’è fatta festa tutti insieme: tamburi, chitarre, stornelli de noantri e canzoni africane e persino (Allah, perdona!) un po’ di vino. A Bossiiii! Becchete questa.


Giochiamo a Echelon. Majestic è un gioco a episodi in rete, piuttosto costoso (10 dollari a episodio: e non lo puoi comprare, ma solo partecipare una volta) ma di grandissimo successo negli Stati Uniti. La novità e che, a differenza di tutti gli altri games-on-line, non sfrutta solo il web ma anche mail, fax, sms e chi più ne ha più ne metta. Per giocare bisogna iscriversi, fornire i dati di tutti i mezzi di comunicazione in proprio possesso e, sotto la propria responsabilità, dichiarare l’età: Majiestic infatti è vietato ai minori.
Per il resto, è il solito gioco di ruolo ad avatar (ambientato in una “vita reale” tipo chat, non in un mondo fantasy): ma puoi ricevere messaggi da chiunque in qualsiasi momento del giorno e della notte, con qualsiasi mezzo disponibile, sempre nell’ambito del “mondo virtuale” (uhm: ma fin quando puoi continuare a ricordarti che un mondo virtuale è virtuale?): divertente, probabilmente, anche se un po’ pervasivo. Tutto questo però è supportato da un terrificante database con tutti i dati, le dichiarazioni, le azioni, le preferenze, le le simpatie via via dichiarate dai partecipanti, o anche solo estrapolate da indizi precedenti: il programma, che è uno dei migliori nella sua categoria, non tralascia assolutamente niente e si riproduce all’infinito automaticamente.
I dati dell’archivio Majestic vengono utilizzati – si suppone – soltanto ai fini del gioco e non vengono – si suppone – ceduti a terzi a fini di utilizzo commerciale. L’archivio in sé, somiglia sempre più all’ideale archivistico di un ipotetico Grande Fratello. Qualcuno comincia a dire che è quasi peggio di Echelon…


Pillola. La pillola light, Minesse, comincia ad essere diffusa a livello di massa anche in Europa. Si prende tutti i giorni, non ha effetti collaterali, non fa ingrassare. Bassissimo dosaggio ormonale, confezioni da 24 compresse, più quattro placebo per i giorni vuoti. Le ragazze, se ci fate caso, tendono a non portarla in borsa, ma in tasca. Mi sembra un buon segnale.
La mia generazione, trent’anni fa, era caratterizzata dalla scatoletta chiara degli anticoncezionali: portava un sacco di guai, dai problemi ormonali alle apocalissi dei preti – ho conosciuto una ragazza, allora, che venne cacciata di casa semplicemente perché sorpresa con la scatoletta chiara nella borsetta – ma era semplicemente la libertà. Per un paio d’anni, come simbolo, è stato per le ragazze quel che per noi ragazzi erano l’eskimo e i capelli lunghi (le donne sono sempre più avanti e più concrete).
I secoli sono passati, e a un certo punto il simbolo generazionale si è trasferito nel preservativo. Preservativo nella borsetta significa che sei libera, ma che sai dove andare ecc.; per i maschi, il discorso era molto più ambiguo perché poteva significare indifferentemente maschietto paesano o ragazzo responsabile e civile. In ogni caso, tuttavia, sia per le ragazze che per i ragazzi il simbolo non era più di qualcosa new economy e da conquistare, ma di qualcosa da cui difendersi per paura. (All’epoca del preservativo, noi ragazzi non avevamo più capelli lunghi e colori, ma nuche premilitari e nero addosso; e parecchio metallo).
E ora? Un po’ di colori in giro, si ricominciano a vedere; purtroppo non si capisce bene se è perché lo dice Armani o perché proprio siamo stanchi di nero. L’altra volta ho visto una ragazza col cappello e una bellissima gonna lunga a fiori, e pareva proprio la rondinella di qualche cosa. Ma ci s’illude con poco, alla mia età. Il problema vero è che pillole sessantottine, e preservativi anni Ottanta, e pillole a interfaccia amichevole di ora, sono sempre appannaggio di una minoranza più consapevole, non di tutti. La massa dei ragazzini e delle ragazzine, quelli che vedi sciamare allegri a Trinità dei Monti il sabato pomeriggio (due autobus e un trenino, hanno preso, per arrivare fin lì) non sanno niente di pillole, di sessantotti e di preservativi, consegnati inermi alla gravidanza o all’aids da duemila anni di preti.


Treno del Sole. Nel corso del 2000, secondo il Censis, circa settantaduemila persone si sono trasferite dal Sud al Nord alla ricerca di lavoro, in grande maggioranza giovani.


Roma. Il grande Veltroni, che il buon Dio mi perdoni gl’improperi che gli ho mandato, decreta: basta fast food nel centro storico di Roma. A Bologna, una volta, c’era il ristorantino della stazione: scendendo da Milano, valeva la pena (io lo facevo spesso) di sbarcare là al primo binario e prendere il treno dopo, solo per quei raviolini alla salvia e quel vino sfuso (Sangiovese dell’anno) che in mezz’ora ti conquistavano a Bologna, al socialismo emiliano e perfino alle Ferrovie dello Stato. Adesso, naturalmente, c’è un McDonald, e la volta che la mattina all’alba, rincretinito dal sonno, arrivi alla stazione e vedi il McDonald dall’altro lato – non è che hai bevuto troppo la sera prima, è che i McDonald son diventati due.
A Roma, hanno attaccato a piazza di Spagna, vent’anni fa; adesso hanno in mano il Pantheon, i vecchi caffè vellutati di Scipione e Mafai su al Corso, le bettole di periferia in cui una volta i soliti ignoti preparavano i colpi davanti a una fojetta. Conosco dei ragazzini sinceramente convinti che l’unico posto in cui si possa andare a mangiare fuori sia un McDonald, che non hanno mai bevuto un bicchiere di vino e che non hanno mai cantato a tavola la Società dei Magnaccioni. Se adesso il magnanimo Veltroni, dopo avermi salvato quel paio di trattorie in cui ancora riesco ad andare a cenare, mi sbarazzasse di quei megacartelloni che m’inseguono dai palazzi, ogni volta che vado a fare i miei due passi fra pranzo e pennichella, da ponte Garibaldi a Campo de’ Fiori, giuro che lo proclamo Benemerito della mia digestione.


America. Continua in California l’emergenza energetica. Non è riuscito il pool fra i grossi consumatori locali per rompere il monopolio delle aziende fornitrici di elettricità da petrolio (quasi tutte texane) e l’insufficienza d’energia comincia a incidere in qualche misura sui progetti delle aziende che producono tecnologia. La California, il cui prodotto interno lordo ne farebbe, se fosse indipendente, uno dei primi Stati del mondo, è in ginocchio dalla fine dell’anno scorso a causa della crisi delle aziende produttrici di elettricità, frettolosamente privatizzate e rivelatesi ben presto incapaci di tener fronte alle esigenze di uno Stato moderno ad alta tecnologia. La crisi ha attraversato due e forse tre punti di collasso, e si è infine cronicizzata a livelli non altissimi ma certo, essendo ormai strutturali, pesantemente significativi. Più della crisi della new economy, potrebbe essere questo l’episodio che solleva i maggiori dubbi sulla tenuta strategica, nel lungo periodo, del nuovo modello industriale americano.


Bambagia. Le Monde l’aveva messa in prima pagina (titolo d’apertura) più di un mese fa eppure la crisi dei processori (per il 2001 si prevede un calo mondiale delle vendite del 21 per cento) è stata pesantemente sottovalutata dai media italiani. È vero che la new economy è basata in buona parte su prodotti complessi (in gran parte software e comunicazione), ma è anche vero che il chip corrisponde oggi, come indicatore strutturale ed anche, in un certo senso strutturale, a quello che era l’acciaio nel secolo scorso. Forse nei fine-secolo (perché siamo in un fine-secolo: il duemila deve ancora cominciare) le notizie di allarmi nel cuore della struttura vengono istintivamente e innocentemente rimosse dal centro del dibattito, o almeno avvolte in molta bambagia protettiva.


Bertolt wrote:

Il primo sguardo dalla finestra il mattino
il vecchio libro ritrovato
volti entusiasti
neve, il mutare delle stagioni
il giornale
il cane
la dialettica
fare la doccia, nuotare
musica antica
scarpe comode
capire
musica moderna
scrivere, piantare
viaggiare
cantare
essere gentili

(trad. Franco Fortini)