San Libero – 68

Fantozziana.
“Basta con questa cazzata del superenalotto! È tutta una truffa!”. “Ma Ugo, l’altra settimana abbiamo fatto ambo”. “Un ambo! Un ambo! So io che cosa bisogna fare, altro che ambo!”. Che cosa, Ugo?”. Un… un coso… un sequestro, ecco! Peggio dei banditi sardi! Gli faccio vedere io, gli faccio!”. “Ma Ugo… – (dopo avere abbassato le tapparelle) – sono proibite, queste cose!”. “E chi se ne frega! Ah ah! Altro che proibito! Avevano ragione gli studenti! Basta!”. “Ma chi… chi vuoi sequestrare?”. “Un industriale! Un banchiere! Il capo dei banchieri! Il più ricco di tutti!”.
Il capo dei banchieri, da un ritaglio di Panorama del 22 settembre 1995, risultò essere tale Cuccia dott. Enrico. L’Operazione “Tombola” fu avviata rapidamente: acquisto di due machinepistolen quasi vere, da lire 80mila ciascuna (catalogo Postalmarket); confezione di n. due calzamaglie da parte della signora Pina; addestramento paramilitare dalle parti del Ticino; prove di pedinamento ai bastioni di porta Venezia in piena notte (qui il rag. Fracchia ebbe un imbarazzante equivoco con una signorina brasiliana che si chiamava Vinicio); affitto di un “Ducato” carrozzeria quasi nuova dal lattoniere all’angolo (lire seicentomila per tre giorni); stesura della lettera di riscatto (“Alla Pregiata Attenzione eccetera. Punto. A capo. In seguito ns/ operazione del 15 c.m. virgola comunichiamo ns/ migliore offerta per fornitura Spett.le Cuccia dott. Enrico punto…”).
Avevano anche cominciato a stabilire l’importo del riscatto (Fantozzi voleva chiedere un miliardo di dollari in piccolo taglio, Fracchia un miliardo più un elicottero e due ballerine brasiliane) quando casualmente il ragionier Filini in sala-mensa accennò al “povero Cuccia”. “Come povero? Che gli è successo? L’hanno mica… rapito?”. “Rapito? Ma se è morto da un anno!”.
La sera stessa, alla riunione organizzativa del commando, fu deciso di: a) chiedere un miliardo (di dollari o di lire, a secondo dell’andamento delle trattative); b) passar sopra al particolare dello stato di salute del sequestrando (“Ecchissenefrega!”); c) passare immediatamente all’azione per evitare ulteriori sorprese. La mattina dopo…


Voglia di laurar. I parlamentari che hanno lavorato di meno durante la legislatura: Umberto Bossi (ha partecipato a una votazione ogni cento), Fausto Bertinotti (sei votazioni ogni cento), Vittorio Sgarbi (quattro ogni cento), Silvio Berlusconi (due ogni cento).
E io pago.


Per motivi d’ordine pubblico. Censurata dall’Eiar un’intervista di Montanelli.


Foglio di disposizioni. D’ordine di S.E. il Capo del Governo, i summenzionati individui possono ritenersi discriminati dalle sanzioni previste ai sensi del R.D. 1.8.2001-VIII “Disposizioni a difesa della purezza giornalistica Nazionale”.
Segue elenco: Agnese Francesco; Annunziata Lucia; Baudo Giuseppe; Beretta Maurizio; Carlucci Domenica; Conti Carlo; Cereda Giuseppe; De Domenico Francesco; Del Bosco; Marcello; Di Russo Roberto; De Martino Antonio; Giampaoli Enrico; Gruber Liliana; Guzzanti Caterina; Corrado e Sabina; Lasorella Carmela; Longhi Albino; Macchitelli Carlo; Rizzo Nervo Antonio; Ruffini Paolo; Sacerdote Lidia; Teodoli Angelo; Zucchelli Piero.
Detto elenco trovasi ulteriormente esplicato sul numero odierno dell’Organo Ufficiale del Partito (“Panorama”) e sul fascicolo ultimo (marzo 2001-VIII) della Gazzetta Ufficiale. Gli aventi titolo possono, previa presa visione, presentare ricorso avverso propria esclusione presso competenti Uffici e Redazioni Ufficiali.


Foglio di disposizioni. D’ordine di S.E. il Capo del Governo, è vietata la lettura, la diffusione e il porto nel territorio del Regno e dei Territori Metropolitani dei segg. volumi, testè esaminati (Sed. 16.8.2001-VIII) dalla Commiss. Bilaterale per la Tutela del Lettore presso Ministero dell’Educazione Nazionale.
Segue elenco: Dekonski A., Storia della Grecia antica; Fromm E.Fuga dalla libertà; Weingerg G., L’omosessuale e la sua liberazione; Vargas Llosa Mario, Pantaleon e le sue visitatrici; Bornemman E., Un elefante occupa molto spazio; Cortazar Julius, Tanto amore per Glenda; Saint-Exuspery Antonie De, Il piccolo principe; Galeano Eduardo, Le vene aperte dell’America Latina; Bradbury Ray, Farhrenheit 451; Gorki Maksim, La Madre; Prevert Jacques, Racconti per Bambini; Vian Boris, Sterpacuore; Cooper David, La morte della famiglia; Graham Green, Sogni erotici.
Detto elenco trovasi ulteriormente esplicato sui numeri odierni degli Organi Ufficiali degli Enti Tutori (Osserv.Romano, Il Giornale) e gli aventi titolo possono, previa presa visione e se cittadini italiani, presentare ricorso avverso propria inclusione presso competenti Uffici e Redazioni Ufficiali.


Biagi, Montanelli, Galante Garrone, Bobbio… Brutto segno, quando i più coraggiosi hanno ottant’anni.


Luttazzi. Aria di Weimar.


Ieri primo aprile era prevista la manifestazione dei cittadini di Cusano (inquinamento elettromagnetico da antenne Radio Vaticana) davanti a via della Conciliazione, ai confini con lo Scv. Sono curioso di sapere se effettivamente la manifestazione c’è stata o se invece è diventata una notizia con lacrimogeni nel tiggì di stasera.


Crisi. Quattromila licenziati alla Disney, fra cui – forse – Topolino.


Tempi. Una Smart targata Cuneo.


Centrosinistra. La signora Donatella Pasquali Dini, imprenditrice romana con interessi in Centroamerica e in Europa, avrebbe falsificato i bilanci – secondo le indagini della Guardia di Fnanza – delle proprie aziende per speculare su operazioni immobiliari. Queste ultime, secondo gli inquirenti, risalgono all’anno (1995) in cui il marito della signora, on. Lamberto Dini, presiedeva il governo.
L’onorevole Dini, attuale ministro degli Esteri nel governo di centrosinistra guidato dall’onorevole Amato, è stato recentemente oggetto di indiscrezioni giornalistiche relative a suoi presunti rapporti con ambienti governativi e finanziari di un Paese vicino.


Privatizzazioni. In Sicilia, in questo periodo, stanno privatizzando l’antimafia. A Catania, l’altro giorno, hanno fatto un convegno “sulla legalità”, con le conclusioni affidate (oltre che, com’era giusto, al ministro dell’Interno) al presidente della Confindustria, D’Amato.
Ora, su D’Amato e sul suo partito si possono avere le opinioni che si vogliono: ma, in ogni caso, che ci azzeccano con l’antimafia? Gli imprenditori siciliani e le loro associazioni, al contrario, hanno una solidissima tradizione di rapporti non conflittuali coi mafiosi. Non sono io a dirlo, è un imprenditore regolarmente iscritto, che si chaimava Libero Grassi e prima di essere ammazzato dai mafiosi ebbe il tempo per invocare soccorso dalla Confcommercio e per ricevere da costoro la coraggiosa risposta “Noi non c’entriamo”.
A Catania, fino a pochi anni fa, erano contigui alla mafia i quattro massimi imprenditori locali: e non è stata certo la Confindustria a toglierceli dai piedi. Questo, gl’imprenditori siciliani: ma con i “ministri delle finanze” di Cosa Nostra hanno avuto a che fare la Fiat, le cooperative della Lega, i più grossi papaveri dell’industria nazionale; reati a parte, non sembra che questo li abbia minimamente imbarazzati.
In Sicilia, in questa stagione, l’impresa sta registrando momenti particolarmente felici. Aumenta l’occupazione (comprendendovi però quella senza diritti) e aumenta l’esportazione, con un tasso d’incremento di quasi il sessanta per cento, record nazionale. Avevamo ragione, tanti anni fa, a dire che una Sicilia senza mafia sarebbe stata una Sicilia laboriosa e ricca: è bastato cacciare via a calci in culo i più loschi imprenditori mafiosi (ma ce n’è che rimangono), è bastato fare *un minmo* di pulizia nelle esattorie e nelle banche, dare *un minimo* di sicurezza ai cittadini, e subito il cavallo ha preso il trotto.
Siamo appena agli inizi, perchè di potere mafioso ce n’è tanto ancora, e perchè le classi dirigenti locali (imprenditori e politici) sono ancora, professionalmente e moralmente, inadeguati. Ma dateci tempo, e vedrete.
Nel frattempo, bisogna ricordarsi che, se la Sicilia comincia a respirare, il merito non è affatto degli imprenditori, che negli anni di guerra o erano dall’altra parte (Costanzo, Salvo, Graci, Cassina, Rendo, ecc.) o stavano vigliaccamente ad aspettare (Averna, Fiat, Lega, ecc.). Il merito è dei magistrati, dei giudici, degli insegnanti, dei ragazzini di liceo, degli uomini e delle donne senza potere che hanno avuto il coraggio di prendersi le proprie responsabilità e di scendere in campo, con umile coraggio, per difendere il loro paese. Non vengono invitati ai convegni ma – a differenza di quelli che ci vengono invitati – sono delle persone serie, e non degli imbroglioni.


Studenti. Facoltà occupate a Roma, qualche migliaio di studenti in assemblea contro l’aumento delle tasse ecc., deja-vu tante volte con l’unica differenza che io non ci sono in mezzo. Vabbè. Particolari del deja-vu: gli studenti che contestano il rettore ma in fondo sono chiaramente dei gran bravi figlioli, il rettore che dopo un po’ solidarizza senz’accorgersene, la colpa che in realtà è del governo perchè lui, quanto a sè, volentieri avrebbe accolto quelle giuste richieste… Insomma. Di tutti i deja-vu che ho visti, però, non ce n’è mai stato nessuno che sia andato a finire bene. Alla fine qualcuno perdeva sempre la testa, e questo era abbastanza per passare a una fase due molto meno dialogica e molto più feroce, e lasciar scivolare in un angolo, nel casino generale, i giusti e ragionevoli motivi per cui tutta la faccenda era iniziata. “Qualcuno perdeva la testa” è una maniera delicata per dire che a un certo punto arrivavano i poliziotti coi lacrimogeni o gli imbecilli col passamontagna, o tutt’e due insieme manco si fossero dati la voce, e da lì in poi il copione era scontato.
Stavolta appare difficile farla finire così: diciamo che non s’è più nel sessantotto, e nemmeno nel settantasette, e neppure al novanta… Scusate, butto giù qualcosa perchè ciascuna di queste cifre merita qualcosa da bere e andiamo avanti. Dov’eravamo rimasti? Ah. I maledetti imbecilli che arrivano a un certo punto a fare incasinare i sessantotti. Il maledetto imbecille, in questo caso, è un tizio che fa giornali a Roma, un certo Caltagirone. Per motivi suoi propri che non conosco (ma uno che fa l’editore-palazzinaro di motivi ne ha sempre abbastanza, e anche uno di più) costui s’è messo in testa che deve fare la Campagna d’Ordine contro gli studenti maoisti e sovversivi. E ordina ai suoi giornalisti di questi titoli: “Agli studenti non bastano le concessioni/ Il Rettore/ costretto/ alla resa”.
Queste cose le stampa in una specie di foglio che danno gratis per le strade, nelle stazioni e nei treni dei pendolari. Come sia riuscito a farsi dare il permesso (che gli frutta bei soldi) dal comune, non lo so. Il foglio viene riempito alla meno peggio, con gli avanzi di lavorazione di un altro suo giornale più professionale, e corredato di gran titoli a effetto: fra cui questi che incitano, praticamente, a manganellare gli studenti. Per obbligare i suoi giornalisti a servirlo fedelmente (e a dimenticarsi di inchieste scabrose come quella che ciascuno di loro avrebbe voluto fare, ad esempio, sul “rapimento” della moglie dell’editore) trasferisce d’autorità quelli che aprono il becco, e così ha mano libera per usare i giornali che stampa come gli pare e piace.
Tutto qua. Non è una gran storia, come vedete. Morti non ce ne saranno, grazie a Dio, e se ci saran legnate ce ne saranno poche. Nel suo piccolo, tuttavia, è una storia esemplare: è il concentrato ridicolo di tre o quattro storie tragiche – con dolori, con morti, con la trasformazione in peggio del paese – che sono successe molto più in grande negli anni di cui sopra, quando tutti i Caltagirone d’Italia ebbero mano libera per invocare violenza; e violenza ci fu, e poi contro-violenza, e contro-contro-violenza, a non finire.
Staremmo molto meglio, oggi, se a quei tipi che strombazzavano “addosso agli studenti!” gli si fosse buttata una secchiata d’acqua gelida in testa, allora, prima che avesse tempo di nascere il resto. Per quelli di ora, basta una sghignazzata in faccia. Ma occhi aperti, comunque, occhio ai padroni dei giornali quando parlano di studenti.
Ah: dall’altro della mia – hic! alla vostra salute – esperienza non posso sottrarmi al dovere di qualche buon consiglio per voialtri che contestate qua nel duemila. Mi dicono che fra le forme di lotta, adesso, ci sia quella di spogliarsi per protesta. Occhio ragazzi: non date mai le spalle a un governo, quale che sia. E specialmente nudi.


Europa. Dicono che sia scappato Metternicche, ieri a Vienna, col popolo festante che inseguiva, per impiccarlo, la sua carrozza. Dicono pure che in Parigi tutti gli operai e tutte le ragazze e gli artisti abbiano fatto una gran sommossa, e che adesso la Comune sia finita nuovamente in mano loro, con gran viva al lavoro, alla fratellanza e al libero amore.
In Carinzia e in Vandea, viceversa, e nelle valli bergamasche, i paesani coi forconi, con preti e signorotti alla lor testa, mugugnano che si stava meglio prima, senza tutti questi forestieri e senzaddio.
Così, tanto per cambiare, rigira la vecchia ruota dell’Europa. Allora, nel Quarantotto, c’era una classe nuova – non gli operai di Courbet ma, più prosaicamente, la borghesia – che alla fine, di nuovo in nuovo, ha riempito di sè anche la politica, spintonando da una parte preti e paesani. Adesso, padroncini rampanti e provinciali impauriti da un lato, il nuovo ceto medio dell’internet (un “new” ceto medio, liberale e scafato) dall’altro: a Parigi e a Vienna esso assume i tratti storici, senza più tante chiacchiere, di una classica borghesia.
Che adesso ci appare la prima, delle classi passate, ad essersi rimodernata in qualcosa di nuovo, nel secolo che nasce. Poi, toccherà alle altre. (Ma, e i Berlusconi e i D’Amati e i Benettoni e i Dini? Parrucconi, miei cari. Mica borghesia).


Parigi, Vienna. “L’aria della città rende liberi”. L’alternativa è Metropolis.


A la guerre comme a la guerre. I responsabili ecclesiastici di una “casa della gioventù cattolica”, in Baviera, per contrastare la (vincente) concorrenza delle discoteche, hanno lanciato una campagna di manifesti raffiguranti una croce tatuata sulla natica di una ragazza.


Inghilterra. A sorpresa, la Camera dei Lord ha bocciato la legge per l’abolizione della caccia alla volpe approvata dai Comuni tre mesi fa.


America (per ora). Bambina di tre anni in fin di vita a New Orleans per un colpo di pistola sparato dal fratellino di quattro anni.


Scritta a pennarello (davanti a una stazione del metrò, a Roma). “Ho bisogno di/ una casa Mi/ chiamo Piangi/ sto sotto il Ponte/ di ottavia”.


Cronaca. Roma. La società civile arriva prima della politica. C’è già il Bingo illegale. Due romani denunciati.


Cronaca. Padova. Tredicimila tacchini, sospettati di epidemia, sono stati uccisi a randellate in un allevamento di Ospitaletti. Hanno sporto denuncia gli animalisti.


Cronaca. Milano. Quaranta rapine (giubbotti, telefonini ecc.) messe a segno i tre mesi, ai danni di coetanei, da un gruppo di tre ragazzini (15, 15, 16) a Milano.


Cronaca. Palermo. Una giornata di studio sulle colpe degli ebrei e sulle ragionevoli iniziative del signor Hitler è stata organizzata al liceo Garibaldi di Palermo dal responsabile provinciale dei giovani di Alleanza Nazionale. Il preside ha dato il suo assenso. Negli anni Ottanta il Garibaldi era una delle scuole palermitane più impegnate sul fronte dell’impegno civile e della lotta antimafiosa.


Cronaca. Milano. Albertini, adottato da nobili, ora è marchese.


Cronaca. Milano. Formigoni, indagato per corruzione, corre dietro a Ciancimino.


Saffo saphos@lsb.org > wrote:

< Dolce madre, non più
lavorerò con te su questa tela
l’amore di un ragazzo mi ha presa
e la lieve Afrodite >