San Libero – 60

Proverbi. Chiudere le stalle dopo che sono impazziti i buoi.


Mucca pazza. La parola più frequente, nelle dichiarazioni dei politici, è “esagerato”. Qualche neurologo comincia tuttavia a sospettare che il Bse possa trasmettersi anche da uomo a uomo e non solo attraverso l’ingestione di sostanze animali. Hanno tolto la carne in scatola dal rancio dei soldati (“Ottimo e abbondante, disse il colonnello, e vomitò”). S’è già organizzata la borsa nera: a Rieti hanno beccato il più grosso industriale della macellazione d’Italia che lavorava di nascosto, di notte, carne avariata.
Unica nota ottimistica: non è comportamento a rischio baciare una mucca.


Che roba contessa. Grazie al caso, alle correnti, e alla polizia francese, il caso della contessa non è stato insabbiato nel giro di due giorni. Adesso, al quai des Orfevres, l’ispettore Janvier sta meditando (fumando pensosamente la pipa, regalo d’addio del suo vecchio superiore) sulle tre ipotesi seguenti:
a) l’assassino è il maggiordomo, possibilmente filippino. Costui si suiciderà a pagina 140, sparandosi un colpo alla nuca;
b) l’assassino è un lontano parente sudamericano, escluso all’ultimo momento dall’eredità;
c) la terza ipotesi Janvier, che è un uomo d’ordine e prudente, non vuole neanche prenderla in considerazione. “Allora – riepiloga fra sè – la contessa magari potrebbe avuto a che fare col tesoro del Partito. Il Partito, adesso sta tornando in grande stile. E quelli che tornavano, litigando fra di loro, non hanno fatto altro che parlare di tesoro e rinfacciarselo minacciosamente a vicenda . Ma c’est absurde. Dans un pais civilisee…”. Forse bisognerebbe affidare il caso al commissario Montalbano.


Ponte. Ha suscitato qualche scandalo la battuta del presidente della Società del Ponte Nino Calarco “Se la mafia è in grado di costruire il Ponte, benvenuta la mafia”. È perchè mai? Calarco di mafia a Messina se ne intende. Come direttore della Gazzetta del Sud (il giornale locale, di proprietà del presidente Fieg Mario Ciancio) ha avuto fra i suoi redattori dei veri e propri esperti di mafia, anche se magari non proprio nel senso di Falcone: come Ludovico Ligato, che fece carriera nelle Ferrovie e poi fu ammazzato nel quadro di storie losche, o come Paolo Pollichieni, capo della redazione calabrese, che è finito in galera per affari connessi.
La mafia d’altra parte, come Calarco sa benissimo, è poco più di una compagnia di boy scout rispetto agli altri poteri forti messinesi, che stanno all’università e nelle logge. E infatti le revolverate girano anche là: come quelle che nel 97 uccisero il professor Matteo Bottari, il cui omicidio il giornale di Calarco (“hanno sfigurato il suo bel volto, che piaceva anche alle signore sposate”) cercò di depistare attribuendolo alle solite “faccende di donne”.
Che la mafia s’interessa al ponte, insomma, se lo dice Calarco dev’essere vero. Forse è il momento di quotarla al Nasdaq, o quantomeno in Borsa: se non c’è già.


Albertin*. Evvia, in fondo siamo nel duemila! Basta con tutte queste ripicche. E io me ne vado, e io ce lo dico al Berlusca, e tu sei una checca, e tu sei un cattivone egoista e gridi sempre, e no che non sono una checca, e no che se grido è perchè tu me li fai girare… Insomma: a un certo punto bisognerà pure imparare ad accettarci come siamo! Non c’è niente di male se uno ha voglia di girare per un po’ in mutandine. Come si fa a prenderlo sempre in giro per questo? Anche perchè non tutte le mutande vengono per nuocere. Maroni, che è un ragazzo sveglio, se n’era accorto subito che era scoccato qualcosa. Appena ha visto il capo con quell’aria assorta e poetica che si girava e rigirava quella foto sorridente e mutandara fra le dita.
“Capo! Allora, che cosa dobbiamo fare con quella faccenda dei marrocchini? Capo? È urgente, capo! Capo, dì qualcosa!”. “Suonala ancora, Sam” mormorò allora l’Umberto con aria sognante. E si riscosse solo quando il Maroni ubbidiente cominciò a derapare il vappensiero col sassofono. Come scrisse il poeta, “Galeotta fu la mutanda e anche la griffe”. E quel giorno più non vi leggemmo avanti, e amor che a nullo amato amar perdona, e la sventurata rispose. Solo che l’Umberto, uom di passioni ma rozzo, non ha molte corde al suo arco per esprimere i propri sentimenti: lui sa andare solo sul ruvido, che poi, diciamolo pure, a certun* piace. Fatto sta che, da due mesi a questa parte, quando non parla di gay e di pedofili parla delle mutande. E questo qualche cosa vorrà dire.
Ma benedetti figlioli. Non potete minga mettervi a far politica, che poi da qui a un momento c’è l’elezione, sempre pensando alle mutande e alle ripicche. Uei, quando si lavora si lavora, neh? Non si può mica andare avanti così con ‘sta storia che ogni volta che il cavaliere incontra uno l’altro si mette a strillare e viceversa. Oltretutto, finisce che prima o poi i communisti ne approfittano: ci pensate, se ripresentano l’Umberto Gay per sindaco (meno male che sono stupidi e non lo fanno), chi ci capisce più niente, nei cartelloni? Facciamo così: prendetevi una settimana di ferie, andate a Stoccolma e sposatevi. Al Cavaliere ce lo dico io, che meglio così che a gabbia-alle-follie permanente, e poi Lui è un uomo moderno. Capirà, state tranquilli.


Li fiji. Il padre aveva una botteguccia perbene dalle parti del centro. I vecchi se lo ricordano ancora: “Sempre là a borbottare, pizzicoso, all’antica, però quanto a onestà ci potevi mettere la mano sur foco, ar sor Ugo bonanima”. Il figlio, che ha ereditato tutto, prima ha tirato avanti un po’ alla meno peggio, poi ha venduto tutto a un milanese che ci tirerà su un supermercato. La foto del titolare e la scritta “Prezzi Fissi” dietro il banco sono finite al cesso, e al posto della vecchia insegna a forma di foglia adesso stanno tirando su un gran chiappafessi al neon verde e rosso. “Poraccio. Chi ce l’aveva a dì che sù fijo ci faceva ‘sta bella riuscita…”. “Eh, sora Rosa. Sti fiji d’oggiggiorno vonno fà tutti a testa loro, fanno sfanno e quanno non c’è più tata a pagà li cocci…”.


Zum-pa-pà. Al suono della marsigliese e dello zum-pa-pà nostrano, grande incontro fra ministri italiani e francesi per uno dei più grossi affari del duemila, l’alta velocità Torino-Lione. Immagino si sia brindato, immagino un pranzo scelto con gusto e immagino le cifre – “Ventunmila miliardi”, “C’est beaucoup?” – digestivamente mormorate dopocena. L’alta velocità ha una storia strana, là in Val di Susa. Ci furono proteste di sindaci, manifestazioni popolari e, alla fine, bombe. Non si riuscì mai a sapere chi le abbia messe e perchè. Dei colpevoli, in ogni caso, furono presto trovati, due che si volevano, fra le altre cose, anche bene.
Lui era un ragazzo di quelle parti, “anarchico individualista” e, dunque, bombarolo. Lei una ragazza argentina, che dalla vita aveva avuto un bel nome: Maria Soledad. Lui si è ammazzato in carcere, come tanti anarchici prima di lui. Lei l’ha imitato poco dopo, forse per anarchia e forse per amore. La famiglia di Maria Sole, che era una famiglia assai perbene di Baires, mandò un avvocato a riprendersi il corpo della ragazza. Lui fu sepolto alla meglio dai suoi compagni, diecimila chilometri lontano da lei. “Prove granitiche”, aveva garantito la questura. Ma le prove granitiche non vennero mai fuori. Vennero fuori invece storie di servizi, di “agenti” mezzo-leghisti, di gente strana – inutile andare avanti, è un dejà-vu. E adesso, un bel brindisi ai ventunmila miliardi.


New university. A Roma, la Sapienza aumenta le tasse dal trenta al settanta per cento. A Pisa, il governo diminuisce di circa due terzi i contributi pubblici alla Normale.


Sbirri ‘nfami 1. Concessa l’autorizzazione a procedere contro Sgarbi, che aveva sbavato un cafarnao d’ingiurie da bassa taverna contro Caselli, nel momento in cui quello rischiava la pelle coi mafiosi. I suoi amici di partito hanno abbbandonato l’aula per protesta. Se si sbriga a farsi condannare, fra tre mesi invece d’essere solo sottosegretario sarà ministro.


Sbirri ‘nfami 2. Cirino Pomicino condannato a un anno e dieci mesi per il (dimenticato) scandalo Eni-Montedison (tangenti e soldi ai politici). Gli avrebbero potuto dare di più, ma lui ha patteggiato: si, sono un ladrone. Questo non gli impedirà di dichiararsi vittima della magistratura e del communismo, esattamente fra tre mesi. Per intanto, torna a fare politica con Andreotti.


Sbirri ‘nfami 3. Scarcerata in libertà provvisoria, dopo mesi di inenarrabili sofferenze nelle grinfie dei giacobini, la patriota Milena Bertani, vigliaccamente accusata dalla solita cavalleria giudiziaria al soldo dei communisti di essersi fregata soldi della regione Lombardia. “Un uso strumentale dei processi”, ha denunciato Formentini. “Pagherete caro, pagherete tutto”.


Curiosità. Quanti zecchini per uno Zecchino?


Slogan. “Salam, salam, servi dell’Islam”. “Immigrato delinquente la rovina della gente”. “Vogliamo suonare le nostre campane per non essere invasi dalle orde musulmane”.


Cassazione. Stavolta niente pacche sul culo. Invece abbiamo eliminato il concetto di concorso esterno in associazione mafiosa, così un povero imprenditore beccato coi soldi del riciclo può sempre dire che passava per caso. Roba noiosa, d’accordo: ma quando c’è da lavorare si lavora.


Ora di religione. La città in cui è meno popolare è Bologna: la rifiutano quarantasette ragazzi su cento. (Escludendo Livorno, naturalmente, dove la percentuale supera i sessanta: ma Livorno, in queste cose, è fuori concorso).


Rigore. Licenziato su due piedi un operaio che aveva sbagliato una manovra con un carrello portabagagli alla Malpensa. Evidentemente faceva parte della congiura internazionale per ridurre al casino l’aeroporto e far far malafigura a quel grande manager che è Fossa.


Sfiga. Se io fossi di Verona m’incazzerei. “Ci dite che picchiamo i professori – ci direi a tutti quei communisti – e poi risulta che si sono picchiati da soli. Ci dite che facciamo uscire pazze le vacche, e poi le vacche nostre risultano più intelligenti della Carrà. Ci dite che non vogliamo negri allo stadio, e poi risulta che… beh, negri allo stadio veramente non ne vogliamo davvero. Ma insomma, basta con questa povera Verona”.
Ahimè. Due ricercatori inglesi, il prof. First April e il dr Buffala, hanno scoperto che in realtà: Romeo era gay; Giulietta era lesbica; la famosa storia d’amore era solo una copertura per i parenti; e tutte le coltellate della tragedia in realtà avevano a che fare con una losca storia di droga. Dice che il procuratore Papalia sta facendo mettere un cartello in tal senso, per avvertire i turisti.


Calendario. Rassicuranti dichiarazioni del governo americano sui rischi di recessione. Millesettecento lavoratori licenziati in una delle più grosse fabbriche di computer, la Hewlett-Packard. Quattromila alla Xerox. Ventiseimila annunciati alla Chrysler. Colpa di Bush? Difficoltà passeggere? O si è sgonfiata la bolla? Quale delle tre, entro l’anno lo sapremo. Il guaio è che non sappiamo che anno è, se quello dopo il 1815 o quello prima del 1929.


Cavalli. “Il più grande trottatore di tutti i tempi!”. “E sfido io – ci ha confidato Varenne – Qua, per sostituire le mucche, hanno cominciato a portare al macello struzzi, bisonti e canguri. La vedo brutta, per noi cavalli. Meglio imparare un mestiere, finchè si è in tempo”.


Secondo dati forniti dal ministero francese della pubblica istruzione, oltre trecento studenti di scuola media (parecchi sotto i quattordici anni) sono stati condannati per stupro su altri minorenni.


Notizie in ritardo. Ci scrivono dalla Francia: “Due liceali (una liceale ed un liceale), nel dipartimento dell’Haute-Rhone, sono stati sospesi d’autorità dal loro preside perchè sorpresi a baciarsi a scuola. “Sempre appiccicati”, ha brontolato il preside firmando la nota.


“La tua formula di poesia…”. Al convegno dei ricchi in Isvizzera, i gendarmi hanno minacciato di far fuoco sui dimostranti con cannoni caricati a merda di vacca. La globalizzazione ogni tanto ha i suoi guizzi di poesia.


Eredità per Veltroni (o per l’altro). Monsignor Di Tora, della Caritas: “Il comune dice che a Roma ci sono milleseicento senzacasa. In realtà ce ne sono seimila. Se facessimo come per i ragazzi del Giubileo, ogni parrocchia una stanza… Le brandine, ce le mettiamo noi”.


Muri. L’altra volta c’era Berlusconi che prometteva città sicure e, sul muro di faccia, Rutelli che prometteva la sicurezza al cittadino (sorridevano tutt’e due). Adesso Berlusconi, dal muro, invita a “rispettare e amare la natura” e Rutelli a “difendere l’ambiente” (sempre tutt’e due sorridendo). Per i prossimi manifesti (pensionati, tasse, marrocchini, lavoro ai giovani, ecc.) si potrebbe risparmiare qualcosa facendone uno solo: poi gli attacchini dei singoli schieramenti provvederebbero a incollarci sopra il faccione di Berlusconi oppure quello di Rutelli (tutt’e due, beninteso, sorridenti).


Omina. L’editore di Feltri? Patacconi.


Esteri. Vaticano. Abolita la pena di morte. Da febbraio entra infatti in vigore la nuova costituzione (la vecchia era del giugno del ventinove) che esclude anche formalmente il ricorso ai talenti di Mastro Titta.


Esteri. Cile. Il valoroso generale Pinochet, davanti al giudice che lo tortura (a parole), continua a scaricare ogni responsabilità sui dipendenti. “Io non c’entro, io non sapevo”. I valorosi militari golpisti argentini, la prima volta che si trovarono a dover affrontare dei soldati che sparavano, alle Falkland, si arresero in maniera molto sensata, e parecchi di loro – secondo i boatos adell’epoca – finirono senz’altro sodomizzati dai gurkha.


Esteri. Londra. La prima donna soldata dell’Esercito di Sua Maestà (foto sui giornali, interviste, e alla fine un bel manifesto con lei armatissima e sexy: “Arruolati nella Royal Army!”) alla fine ha avuto il buon senso di disertare col sergente (maschio) con cui l’avevano messa di guardia. Oh Calcutta!


Cronaca. Firenze. Condannata alla reclusione e a cinquanta milioni di multa – furto aggravato – un’emigrante bulgara che in un supermercato aveva afferrato un pezzo di formaggio e se l’era divorato sul posto. L’avvocato aveva chiesto l’attenuante della “impellente necessità alimentare”. “È vero che l’imputata aveva fame – ha sentenziato la corte – Ma poteva rivolgersi alla gente sua”.


Cronaca. Roma. Quarantenne ucciso a pugni in testa in una discoteca ad Ostia, la Pigs By. “Mi sento male – ha detto al telefonino – Sono stati i buttafuori. Chiamate qualcuno”. L’hanno portato all’ospedale ed è morto là.


Cronaca. Mantova. Lite fra un camionista e il meccanico di Mormirolo. Il camionista s’incazza, il meccanico pure. Il camionista alza la voce. Il meccanico scappa. Il camionista gli urla dietro. Il meccanico torna con una balestra. Il camionista lo guarda. Il meccanico punta la balestra. Il camionista si chiude nel camion. Il meccanico comincia a lasciar partir balestrate. Il camionista chiama il centotredici.


Cronaca. Bologna. Protesta il direttore della nettezza urbana: “I bolognesi stanno dimenticati maleducati. Siamo tornati al punto che bisogna dirgli: mettete il rusco dentro il cassonetto e non in mezzo alla strada. Un cittadino su quattro, oramai, lascia i sacchetti con l’immondizia dove gli capita: roba che neanche in Iran”. Il povero dottor Barilli, adesso, sta pensando a lanciare una campagna di manifesti del tipo “tieni pulita la tua città” (“Si, lo faremo: ma è roba da terzo mondo!”), ad arruolare i pensionati per fargli sorvegliare i cassonetti (“Peccato che non potranno fare le multe!”), ma si vede che è veramente fuori di sè: queste cose, a Bologna! (“Prima” non succedevano, pensa in realtà Barilli: e non è il solo).


Carlo wrote:
< Caro Riccardo, ho appena assistito ad un odioso porta a porta in cui Vespa ha praticamente beatificato la famiglia Savoia. A questo punto mi interessa molto la tua opinione sulla dinastia Savoia e sull’ipotesi di un loro rientro in Italia. Ciao e grazie. Carlo >
* * *
Caro Carlo, la scocciatura è doversene occupare ancora. Per quel che mi riguarda, possono tornare quando vogliono e restarci, a condizione di firmare ogni sera il registro dai carabinieri. (Prima però, naturalmente, debbono pagare i danni a mio padre). A Ortona, vicino Pescara, un libero cittadino molti anni fa fece scolpire una lapide, che dovrebbe essere ancora là, per indicare il punto preciso da cui nel quarantatrè re Vittorio scappo’ in nave, lasciando nella merda cittadini e soldati che in quel preciso momento si battevano alla periferia di Roma contro i tedeschi. Dice, e che c’entrano quelli di ora? Niente. Il vecchio è un intrallazzista qualunque, iscritto (e di basso rango) nei pidduisti, ex mercante d’armi per la famiglia Agusta e, a tempo perso, assassino. Il nuovo è uno svizzerotto come tanti, fighetto quanto basta per Novella Tremila, dove finì per essersi preso gli scarti di Berlusconi. E io, cretino che sono, che ho sprecato per loro dieci righe.
(Compagno monarchico, onestamente: ti sembra più re il filiberto, o più regina la Bianca Berlinguè?)


Spot. “Terrelibere, progetto on line per altre forme di comunicazione, compie un anno. Promosso da un gruppo di giovani ricercatori siciliani, oggi terrelibere è un sito di informazione alternativa diviso in sezioni (antimafia, sud, album, economia, lab…) e segue alcuni filoni di ricerca poco frequentati. In questo anno sono state completate ricerche di ampio respiro (Benetton; Storia del movimento antimafia; cooperazione internazionale; Colombia; mafia a Sigonella; mafia e dintorni a Messina, Reggio Calabria e Catania; dossier Microsoft e Nestlè…)”.

Bookmark: www.terrelibere.it


All’amico quindicenne
(a F.D., tutt’e due non cambiati, due vite dopo)

L’amore delle donne, la solitudine, il bere,
Gli amici rinsaviti e le sconfitte e gli anni
Mi hanno portato qui, vecchio filibustiere
Suonato e zoppicante, carico di malanni,
Che sogna nella bettola il mare e l’abbordaggio
E naviga i ricordi nel fondo d’un bicchiere
Ma ancora sa sorridere per passarti il coraggio
E l’ironia di vivere da ardito cavaliere.