San Libero – 58

Una storia italiana. Il comune affitta un palazzo in centro a un industriale. L’affitto è: lire duecentomila al mese. Dopo una ventina d’anni di questa storia, l’industriale (che nel frattempo s’è fatto centinaia di miliardi) si trasferisce altrove, continuando a mantenere l’affitto del palazzo, sempre allo stesso prezzo. Si comincia a parlare di centro commerciale. Ma una notte, sotto Natale, un centinaio di ragazzi occupano il palazzo per farci un centro sociale. Uno viene arrestato e accusato di furto. Il furto era: tre tubi innocenti in prestito per sistemare una porta. L’industriale scatena sul suo giornale la campagna contro gli occupanti teppisti e ladri. Il ragazzo s’impicca in galera. Gli altri continuano ad occupare. Il centro sociale riesce a sopravvivere e diventa il principale ritrovo dei giovani della città. Fanno la festa dell’antimafia, la lotta contro le droghe pesanti e un sacco di altre cose. Passa un’altra decina d’anni. Il centro sociale ha fatto un accordo di gestione col comune e ha aperto un casino di attività nuove. Fra le altre cose hanno trovato una ventina di computer vecchi, li hanno riparati e hanno fatto una scuola di computer. Ci vai adesso, e trovi un sacco di ragazzi (bianchi, neri, di tutti i colori) che imparano a mailare, a usare l’internet e persino a programmare. I più bravi di questi sono diventati dei bravissimi programmatori, conosciuti in tutta Italia e anche fuori (adesso stanno organizzando una specie di ciberferrovia Italia-Senegal). Programmano tutti in Linux, perchè dicono che è il sistema più moderno, più gratuito e più senza padroni. Poi stanno organizzzzzzzzzzzzzzz—— ecco, adesso la storia s’interrompre bruscamente.
Motivo dell’interruzione: alcuni altri ragazzi di quella città, mentre tutte queste cose succedevano, non pensavano affatto a occupare palazzi nè a programmare computer bensì più praticamente a far carriera. Si sono iscritti alla Democrazia cristiana e poi a Forza Italia e compagnia bella e così a poco a poco sono diventati persone importanti. Infine, quando il partito di Forza Italia (poteva essere qualunque altro: là era quello) ha vinto le elezioni comunali, sono diventati chi funzionario, chi assessore e comunque tutti personaggi di potere. Dopo un poco che stavano sulle loro poltrone, si sono accorti di due cose:
1) l’industriale in questione, che è il più grosso industriale della regione, sarebbe molto grato a chi lo aiutasse a tornare in possesso del “suo” palazzo;
2) a Milano si prendono i voti facendo spaventare la gente e facendo propaganda contro gli extracomunitari e i terroni. Ma qui, che siamo già in Terronia e dunque se non marrocchini poco ci manca, contro chi possiamo aizzare gli elettori?
Idea. Contro gli “estremisti autonomi” del centro sociale. Così una trentina di consiglieri polisti, guidati da quegli ex ragazzi che avevano fatto carriera, si sono riuniti in comune e hanno preparato una mozione: “Chiudere il centro sociale”. Al momento in cui scriviamo le cose sono arrivate fin qui. Come andrà a finire?
Beh, il comune è roba loro, per il momento. Ma la città no. E questo è un guaio, perchè è la stessa città in cui, un paio di mesi fa, volevano mandar via un magistrato che dava fastidio all’industriale e allora la gente ha raccolto migliaia di firme e il magistrato è rimasto. Per dire che è una città strana, dove non si è mai certi di come una cosa va a finire. I ragazzi del centro hanno fatto un documento per spiegare le cose che stanno facendo là dentro (più o meno quelle che abbiamo detto noi, ma spiegate molto più scientificamente) e questo documento ora sta girando fra i professori dell’università, nei quartieri, nell scuole piccole e grandi – insomma, la solita storia. A parte questo, stanno continuando a lavorare regolarmente e a programmare e hanno persino un vecchissimo Digital dell’82 (avete presente Hal? beh, un suo parente) restaurato da loro che ora gira regolarmente anche lui, con tre file di led verdi che scintillano e lo fanno sembrare davvero molto vivo. Tutto questo in una città che fino a pochi anni fa era – grazie anche a industriali come quello – la seconda capitale della mafia, Catania.


Movimenti di prefetti. “… e infine il dottor Ciro Lo Mastro è stato nominato prefetto di Perdasdefogu, con decorrenza immediata”. Lo Mastro è il prefetto di Agrigento che, di fronte alle minacce di poiticanti, ha risposto: “Fate quel che volete: noi di qui, prima di avere abbattuto l’ultima villa absiva, non ce ne andiamo”. Perciò il nuovo ministro dell’Interno, appena insediato, la prima cosa che ha fatto è stata di trasferirlo in Sardegna. Diamo questa notizia in esclusiva assoluta, con sei mesi d’anticipo, anzi addirittura prima ancora che avvenga.


Soprusi. La settimana scorsa lo stato ha soprusato altre due categorie di vittime, una al nord e l’altra al sud. Al sud, i costruttori abusivi di Agrigento che dopo essersi fatti le ville in mezzo ai templi greci hanno robustamente protestato contro l’inevitabile demolizione, mandando all’ospedale un carabiniere. Al nord, i politici di Milano che, indagati dalla magistratura per una serie d’intrallazzi, hanno cominciato a sbraitare contro la Finanza e i poliziotti: “Ma andate a cacciare i drogati”, “Ma servi che non siete altro del giudice communista Borrelli”.
Sono due storie identiche, per quanto geograficamente lontane. Alla base c’è la persuasione sincera – coltivata in tanti anni di potere – che la legge è una cosa bellissima, ma per gli altri. Io ho il diritto, visto che i soldi sono miei, di costruirmi la casa dove voglio, alla faccia del panorama. Io ho il diritto, dopo vent’anni che faccio il politico e dopo tutto quel che c’è voluto per farmi arrivare dove sono arrrivato, di amministrare la mia poltrona a modo mio, alla faccia di tutte quelle leggi imbecilli. Lo credono sincerameente, senza un filo di dubbio. In basso come in alto, sono l’Italia di Andreotti – non a caso, Andreotti era così votato ad Agrigento e non a caso Formigoni era andreottiano.
Nel caso di Agrigento, c’è la giustificazione del livello antropologico elementare (quel Padre Pio portato in processione alla testa del corteo di protesta come il feticcio o il totem di qualche tribù africana) e dei sindaci, onorevoli e senatori che per decenni, pur di prendere voti, hanno fatto clientela di questa gente. Nel caso di Formigoni, c’e una formazione culturale che ha preso a modello il peggio del clericalismo e il peggio dei gruppi extraparlamentari (a cui Comunione e liberazione si ispirava organizzativamente): i santi siamo noi, tutti gli altri son merda.
Tutt’e due insieme forniscono il quadro di una zavorra pesantissima per il paese, assolutamente non-occidentale. Il carabiniere ferito ad Agrigento, i finanzieri che indagano a Milano, il giudice Borrelli (per il quale il partito di Formigoni ha chiesto esplicitamente delle sanzioni), sono l’altro pezzo d’Italia, quello occidentale e civile. Periodicamente, l’Italia selvaggia perseguita, emargina e incarcera costoro. L’ultima volta che l’ha fatto, l’ha fatto per vent’anni di seguito, fino al 43.


Nazionalizzazioni. In California, dopo avere privatizzato l’Enel, hanno dovuto togliere la corrente: con le industrie private, non ce n’è abbastanza per tutti. Adesso pare che il governatore della California dovrà communisticamente nazionalizzare l’energia elettrica (che in Italia fu nazionalizzata da Nenni e Scalfari, non da Togliatti).
Senza elettricità non si può vivere, come senza ossigeno o senz’acqua. Stando alla logica, quindi, anch’essa dovrebbe essere gestita al di fuori dalle logiche di mercato, per il bene comune e sotto la garanzia dello stato. Siccome però la logica è andata momentaneamente in vacanza, prima o poi verranno privatizzati anche l’ossigeno e l’acqua (ed anzi, per quest’ultima, il processo è già cominciato).


Incipit. “Approvata da Piscitello la candidatura di Mastella”.


I prossimi manifesti. In tuta da operaio col casco giallo. Vestito da aviatore, con gli occhialoni alla Snoopy e il caschetto. Mentre suona il violino (aria sognante). Mentre falcia il grano, a torso nudo. A cavallo, con la spada dell’Islam (se Bossi permette).


I manifesti di Rutelli. Gli stessi, ma con meno Photoshop e più capelli.


Italia. Verranno risarciti i pubblici dipendenti licenziati negli anni cinquanta e sessanta “per motivi politici o religiosi” (cioè perchè iscritti al Pci o alla Cgil). Fiera opposizione dei radicali. Non si parla invece di risarcire i lavoratori licenziati per gli stessi motivi da aziende private (diverse migliaia solo alla Fiat, di solito destinati a non trovare altri lavori perchè erano in “lista nera”. Molti di loro si suicidarono).


Bookmark. Uranio, soldati, famiglie dei soldati:


Bookmark. Inchieste dal Sud, antimafia, vento caldo:


Cina. Non erano dei migliori, i manager della fabbrica in cui lavorava Cao Maodin: fra i soldi che rubavano e le cazzate che facevano, alla fine è stato necessario “ristrutturare” e annunciare licenziamenti. Perciò, con altri duecento operai, Cao ha messo su una specie di consiglio di fabbrica e ha cominciato a fare tazebao: “No ai licenziamenti”. È arrivata la polizia e se l’è portato. Le ultime notizie lo danno rinchiuso in un ospedale psichiatrico, dove viene sottoposto a forza a “terapie”: quando uscirà – se uscirà – sarà sicuramente convertito alla mobilità dei lavoratori e alle leggi (in questo caso “socialiste”) di mercato. Morale della favola: come capitalista ti licenzio. Come “socialista reale” ti sbatto in galera.


America. Uscito ufficialmente di carica, domenica 21, l’ultimo presidente regolarmente eletto. Da oggi là non c’è più una repubblica, ma un altro tipo di stato a cui a suo tempo gli storici daranno un nome. Cronologicamente dovremmo essere più o meno a Silla, nell’intermezzo di confusione fra la tarda repubblica e il primo impero. Sociologicamente, la svolta avviene nelle tradizionali famiglie dei produttori che, dopo la guerra vinta e la conseguente globalizzazione, cessano di essere liberi agricoltori o middleclass o workers per trasformarsi quasi esclusivamente in consumatori. Dove il mondo virtuale è il nostro Colosseo.


Romania. Fra le prime emergenze che il nuovo governo sta cercando di affrontare c’è quella dell’ordine pubblico nella capitale, Bucarest. Il problema non sono tanto le organizzazioni criminali, quanto i cani randagi, sempre più aggressivi per la fame, che infestano la città e ne rendono le vie malsicure appena cala la sera. Secondo una stima attendibile sono circa duecentomila e si moltiplicano velocemente. Un problema minore, al quale pure il governo dedicherà prima o poi qualche attenzione, è quello dei bambini di strada: vivono in grossi branchi pure loro e, non avendo casa, la notte si riparano nelle fogne. Sono tuttavia molto meno numerosi dei cani, e non tentano di mordere i passanti.


Specchio dei tempi. “Penso che nessuno abbia il diritto di impedire ai bambini di sostare nei cortili, alla mia nipotina invece è stato negato questo diritto. Trasferitasi da una zona verde della città a una tutta cemento (quartiere San Donato), la bimba è di fatto costretta a stare in casa. Una riunione del condominio infatti ha deciso di vietare ai bambini dello stabile di sostare nel cortile (70 metri quadrati di cemento). Come posso evitare questo divieto?” (segue la firma).


Lettere alla Padania 1. “Sappiamo che la maggior parte degli immigrati ha un carattere più violento del nostro, e non dimentichiamoci che fra noi sono venuti anche molti seguaci dell’Islam che fanno della guerra di religione un motivo d’orgoglio. Per sedare questa emergenza si potrebbe applicare nuovamente la Legge Pica, con la quale nella seconda metà dell’Ottocento lo Stato sconfisse il brigantaggio al Sud. Questa Legge consisteva in sostanza nel delegare i reati di brigantaggio ai tribunali militari, che sono più numerosi di quelli civili; nel lasciare ampia autonomia d’azione all’esercito, che poteva assegnare un domicilio coatto a persone ritenute sospette; nel punire con la fucilazione coloro i quali opponevano resistenza alla forza pubblica”.


Lettere alla Padania 2. “Il mio amico Enzo, d’intelletto schietto e razional-padano, mi ha detto fra lo sconforto e il malumore che non vuol più tifare Toro perchè Amato e Mancino si sono dichiarati granata sfegatati. Io tifoso insieme a loro? Non ci sto! dice Enzo”.
Risposta della redazione: “Caro Enzo, la squadra del cuore è come la Lega: non si tradisce, anche se la compagnia è quella che è…”.
(Quale compagnia? Berluskaz, per caso? – ndr)


Milano. Crisi fra il sindaco e il Polo, seconda puntata (puntata precedente: Albertini pretende scuse da Bossi per “immotivate allusioni alla sua omosessualità”). La Padania: “Ricordiamo Albertini quando per compiacere i sarti alla moda si mise pubblicamente in mutande. Ora si è inventato le false scuse, copiandole dalla sceneggiatura di un film americano. Forse poteva attingere a uno di casa nostra, come “Il vizietto”…”. E via con la terza puntata.


Dieci signora-mia (raccolti da Carlo Gubitosa):

“Ai TG parlavano degli ambientalisti islamici”.
“Anche l’occhio va dalla sua parte”.
“Arrivano certe zampate di caldo”.
“C’è peluria di operai”.
“Da vicino vedo bene, da lontano sono lesbica”.
“Di fronte a queste cose rimango putrefatto”.
“I raggi ultra violenti”.
“Purtroppo è nel mio carattere: sodomizzo tutto”.
“Quando muoio mi faccio cromare”.
“Scambiamoci i connotati”.


Cronaca. Nomentano. Professoressa cinquantenne aggredita da rapinatore (italiano) con coltello: “Dammi i soldi o t’ammazzo”. Lei si volta, lo prende a sganassoni, lo atterra e lo blocca sul posto fino all’arrivo della polizia.


Cronaca. Gianicolense. Tre contusi a bordo di un tram (l’otto, quello der Casaletto) a causa di un’improvvisa frenata. Mentre viaggiava regolarmente nella corsia riservata, il tramviere s’è visto sorpassare all’improvviso da due auto blu e ha dovuto frenare in emergenza. Le due auto blu si sono allontanate senza fermarsi.


Cronaca. Rapinata con un taglierino l’agenzia di Torreglia della Banca Centroveneto. I rapinatori, tre individui dall’apparente età di circa sessantacinque anni (uno disabile per problemi motori a un braccio), sono poi fuggiti a bordo di una Giulietta anni sessanta. Il bottino è di circa trenta milioni. La polizia indaga.


Archilokos apx@eleutheros.gr > wrote:

< Ora comanda Leofilo, ora Leofilo parla,
ora Leofilo è tutto, ora ubbidiscono a lui… >

< Febo, tu che comandi, fà crepare
‘sta razza di bastardi, tu che lo puoi fare… >

< Ho una voglia di spaccargli la faccia
come di bere vino quand’ho sete… >

(Ed ecco perchè Leofilo vuole abolire il greco)