San Libero – 377

4 dicembre 2008 n. 377

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L’onorevole Trombetta

L’onorevole Cosimo Trombetta, parlamentare Pd di Voghera, è da oggi segretario del Partito democratico. L’ha deciso il Capo del Governo Silvio Berlusconi per sciogliere la lunga impasse (che data dai corsi delle Frattocchie del 1965) fra Walter Veltroni e Massimo D’Alema. L’obiettivo del Partito Democratico, come tutti sanno, è di tener lontani dal potere Prodi e D’Alema. La “mission” di quest’ultimo, viceversa, è radere al suolo Veltroni e seminarci il sale sopra.

La lotta fra i due leader, con alterne vicende, dura da oltre quarant’anni: più delle due guerre mondiali, delle tre puniche e di tutte le guerre di successione. E’ eguagliata solo dal lungo conflitto che ha opposto, in un recente passato, l’Egitto di Ramsete II alla Babilonia di Hammurabi. Ha portato, per logoramento, a un completo disinteresse dell’intero partito – uso ormai a risvegliarsi solo per questa o quella dichiarazione dei due cavalli di razza  – a qualsiasi altro argomento.

In questo clima, ovviamente, alla fine hanno finito per trovar spazio le iniziative politiche più impensate. In alcuni casi, per la verità, s’è trattato di forzature giornalistiche, come nel caso del sindaco di Torino. “Sarebbe come allearsi con la Lega!” aveva detto Chiamparino per illustrare l’assurdità di talune scelte politiche a suo avviso sbagliate: e il giorno dopo i giornali avevano riportato pari pari “Chiamparino vuole accordarsi con la Lega”, cosa evidentemente assurda a prima vista.
Anche in Sicilia, a causa principalmente della scarsa comprensibilità del dialetto usato da alcuni esponenti democratici, si erano diffuse voci di operazioni decisamente strane, come gli accordi non solo con i leghisti locali (quelli di Lombardo, noto principalmente per la diffusione di pacchi alimentari fra i suoi elettori) ma addirittura con l’Udc di Cuffaro, noto interlocutore di mafiosi.

“Tutto ciò non avverrà più – ha dichiarato Trombetta – Da ora in poi la linea del partito sarà chiara e indiscutibile, senza incertezze nè inciuci: saremo fedeli collaboratori del Governo nazionale e dell’Uomo che la Provvidenza ha posto al vertice del nostro amato Paese”.
– Onorevole, ma… Scusi, ma lei è sicuro di poter esercitare così immediatamente il suo mandato, senza prima consultarsi con…
“E perché? Quardi, questo è il foglio di nomina. Controlli la firma. Dice che il capo dell’opposizione non può essere scelto dal governo? E perché? Anche per la vigilanza Rai un tempo si diceva così. E invece Villari ora non è al suo posto, non esercita tranquillamente? Li lasci dire, li lasci dire. Tanto, una volta che si sfogano…”.

In serata il Collegio dei probiviri del Partito democratico ha comunicato di non avere ancora raggiunto una decisione. “Non ci sembra possibile censurare le scelte politiche dell’onorevole Trombetta, che in quanto uomo libero ha il diritto di avere le sue posizioni”. Contrario l’onorevole Veltroni, secondo cui “l’iniziativa di Berlusconi e Trombetta è del tutto fuori da ogni prassi istituzionale”. Favorevole l’onorevole La Torre, che ritiene la nomina “rispondente alle attese della parte sana del Paese”. “No comment” di D’Alema. “Va bene, ma sarei stata meglio io” ha detto la capogruppo al Senato Finocchiaro. “Deciderà il congresso” ha concluso Fassino. “E quando sarà il congresso?”. “Il 29 febbraio 2011, naturalmente”. Qui Roma, a voi studio è tutto.

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Italo

Si chiamerà Italo (o anzi “punto Italo”, che fa tanto web)  il supertreno di Luca di Montezemolo che dovrebbe far concorrenza alle Ferrovie dello Stato sulle linee dell’Alta Velocità. Montezemolo, con quasi 100mila euri l’anno, fino al 2006 era il manager esterno più pagato dallo Stato. Ora non si sa.

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Burrasca su Sanremo

Paolo Bonolis non presenterà la prossima edizione – dal 17 al 21 febbraio 2009 – del Festival di Sanremo. Lo Stato italiano, a quanto pare, non sarebbe in grado di pagare l’ingente cachet richiesto dall’artista senza vendere l’Eni o la Sardegna, operazioni che difficilmente potrebbero concludersi in tempo. I vertici della Rai, secondo indiscrezioni, sarebbero invece orientati ad affidare la conduzione del Festival a Beppe Grillo e altri comici, come già nel 1978.

Prenderebbe però sempre più quota anche l’ipotesi, decisamente più praticabile sul piano economico, di far presentare il Festival al segretario di Rifondazione Comunista Paolo Ferrero, che avrebbe già espresso la sua disponibilità. “Quello ha fatto carriera con Porta a Porta – avrebbe esclamato il leader – Quest’altro s’è fatto i soldi con l’Isola dei Famosi. E io che ci ho scritto, Giocondo?”.

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Mailand

Milano. Sfugge a un agguato lo scrittore anticamorra Roberto Saviano. Alcuni malintenzionati, approfittando dalla sua assenza dall’Italia, volevano a sorpresa appioppargli la cittadinanza onoraria milanese. Lo scrittore, segnato da un tale marchio di razzismo ed egoismo sociale, sarebbe stato così sputtanato per sempre presso la maggioranza dei suoi lettori americani ed europei. Per fortuna la parte sana dell’establishment politico e culturale di Milano ha fatto barriera contro la provocazione: “Saviano – hanno detto – è un terrone e pure amico dei negri: vada a quel paese!”.

Oltre a Saviano i teppisti intendevano sfregiare anche il giornalista Enzo Biagi (omonimo ma ma non parente del Biagi che “rompeva i coglioni” a Scajola) con una onorificenza, il “Goldambroginen mit Eitchenlaub uns Schwertern” (A. d’Oro con Fronde di Quercia e Spade) di cui vengono solitamente insigniti personaggi graditi al regime. Ma anche in questo caso, per fortuna, la provvidenziale levata di scudi dei gerarchi più anziani ha salvato la vittima designata.

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Cos’è politica, allora?

Clochard bruciato. Ma: “L’hanno fatto per divertimento”, “Nessuna matrice politica”. Meno male.

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Brevi dalla Sicilia

Caltanissetta. Proprietario terriero abusa per due anni del figlio adolescente di un suo bracciante. Quest’ultimo – secondo il magistrato – aveva tollerato “per necessità” gli abusi sul figlio in quanto dal possidente gli proveniva “l’unico reddito capace di consentire il sostentamento del nucleo familiare già in condizioni di forte disagio economico e sociale”.

Canicattì. Disoccupato trentottenne si uccide lanciandosi dal tetto dell’ospedale. “L’uomo era disperato per i problemi economici suoi e della famiglia”.

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L’antimafia di ogni giorno e chi la strozza

La Periferica è un piccolo giornale che esce in uno delle borgate più grosse e povere del Sud, Librino. E’ nato fra gli scout ed ha rapidamente aggregato la meglio gioventù del quartiere, quelli che “un giorno anche Librino sarà un posto normale, senza mafia, col lavoro!”.
Bene. Questa storia dura oramai da più di un anno. I ragazzi della Periferica, che secondo le buone regole avrebbero dovuto sbandarsi dopo un paio di mesi, invece hanno tenuto duro. Il loro giornaletto, che secondo le regole sarebbe dovuto restare nel giro dei pochi studenti “colti” della città, invece s’è diffuso a sorpresa fra gli abitanti del quartiere. E questi, che secondo le regole avrebbero dovuto farsi i cazzi loro, invece l’hanno appoggiato: il giornale diffuso nei bar, un po’ di pubblicità – addirittura – dai piccoli commercianti del quartiere.

(In mezzo a questa storia c’è anche qualche intimidazione, per esempio al doposcuola aperto dai ragazzi nel quartiere. Ma non ce la metto perché altrimenti si va nelle emozioni da fiction, che agl’italiani piacciono tanto, e dunque nel folklore. Questa è una storia di mafia, naturalmente. Ma di mafia reale, mafia quotidiana, non da televisione).

Dov’eravamo rimasti? Ah, già. Dunque, i ragazzi hanno “avuto successo”, per quel che si poteva, e a un certo punto hanno anche messo su un’associazione apartitica (“Oltre la Periferica”) per la informe ma ben promettente società civile del quartiere. E regolarmente ci si riunisce fra redatori, si fa il palinsesto, si distribuiscono i pezzi, si fa il giro dei negozi per la pubblicità… Insomma, una piccola ma efficiente routine.

Finché un bel giorno un barista sorride impacciato. “Beh, stavolta il vostro giornale qui non ve lo posso esporre…”. E il negoziante: “Veramente la pubblicità me l’hanno già messa su quell’altro giornale…”. “Ehi – fa una ragazza – hai visto che oggi La Sicilia ha pubblicato una pagina straordinaria tutta su Librino?”.

Cos’è successo? Come mai l’unico (e grosso) quotidiano della città ha improvvisamente scoperto il povero quartiere? Semplice: Librino è 40mila voti. Li puoi comprare, vendere, mettere all’asta, contrattare. Se però questa gente comincia a pensare con la propria testa (a destra, a sinistra, al centro: ma con la testa sua) non lo puoi fare più. Diventano voti liberi, da convincere. E come cavolo li convinci, se da vent’anni li lasci nella miseria più nera, con fogne di fortuna e senza luce? Maledetto giornale libero, maledetti ragazzi. E’ quella fabbrica di uomini, quella Periferica di pensatori, la fonte della disgrazia. Facciamole il vuoto attorno.

Così il barista smette di esporre, il negoziante di dare pubblicità e persino il parroco, nella sua chiesa, s’è messo a parlare male degli “aizzapopolo”. “Eh, bello quando stavano tutti zitti, che c’era la miseria ma si stava in pace!”. Quei tempi, purtroppo per chi ci marciava, non torneranno più. Periferica resta ad uscire regolarmente, il comitato continua, la società pulsa ancora. Ma quei ragazzi – chiedetevi – che vita fanno?

Ecco, questa sarebbe una storia sull’informazione in Sicilia. Su Informazione-e-Mafia, addirittura. Emoziona nessuno? C’è qualche solidarietà? Qualche appello? Qualche intellettuale?

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Il Vangelo nella discarica

Rinchiusi nelle nostre bolle di benessere, i poveri non ci sfiorano nemmeno se li abbiamo dietro casa. Meno male che c’è qualcuno che si prende la briga di andarli a scovare per dargli voce, altrimenti la loro vita rimarrebbe avvolta dal più fitto mistero. Non è tanto il prodotto, ma piuttosto il processo quello che mi interessa nel libro “Il Vangelo nella discarica”, scritto dal comboniano Daniele Moschetti che ha dato il cambio ad Alex Zanotelli nella baraccopoli di Korogocho.
Un processo iniziato con l’esperienza diretta di Daniele, trasformato in lettere circolari affidate periodicamente alla posta elettronica, lette da un ristretto gruppo di amici, poi intercettate da un piccolo editore e infine affidate alla distribuzione militante.

Insomma un “antilibro”, scritto in una stagione in cui si dà credito solo ai vip della penna che sfornano prodotti vendibili a colpo sicuro, parlano dai loro salotti anziché dalla strada, alimentano i grandi colossi editoriali del paese e si affidano ai grandi supermercati del libro per incontrare i loro lettori. E ti verrebbe voglia di leggerne a decine, di questi libri di strada, nati dal basso e costruiti con un processo centrato sul messaggio culturale e non sulla vendita commerciale.
Mi chiedo in quanti angoli del mondo ci sono storie eccezionali che rimangono in un taccuino anziché viaggiare in rete, e quanto farebbe bene anche alla Chiesa Cattolica ingessata e impaurita il coraggio di raccogliere le voci degli ultimi. Quello della piccola editoria è un processo aperto, nel quale ognuno di noi può trasformarsi in un lettore/promotore/diffusore di contenuti che non hanno diritto di cittadinanza nei grandi circuiti.

Il libro è “trainato” da testi di Zanotelli e Luigi Ciotti, e i suoi proventi saranno destinati alla comunità di Korogocho. Ma tutto questo è solo un incentivo superficiale per sguardi distratti, e non c’entra niente con le ragioni per cui vale la pena avvicinarsi alle parole di Daniele: la cosa davvero importante è scoprire che cosa diventa la “vita di parrocchia” in un posto dove c’è un cesso ogni quaranta famiglie. E la lettura diventa un’esperienza di realtà più diretta e incisiva di qualunque reality show.
[carlo gubitosa]

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Fatwa

Leggo distrattamente che non bisogna smettere di frustare gli omosessuali, dove ancora si può farlo, e che bisogna aiutare i disabili solo se prima si è fatto anche qualcosa contro l’aborto. Lo dice gente seria e responsabile, che parla ogni domenica in televisione, porta abiti che addosso a chiunque altro sarebbero giudicati fuori moda e sostiene con gran serietà di essere qotidianamente ispirata direttamente da Dio. Con sollievo constato che i giornali su cui leggo queste cose sono scritti ancora in caratteri latini e non con l’alfabeto coranico, come mi aspettei. Mi verrebbe difficile, alla mia età, imparare a leggere le fatwa direttamente in persiano.

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Ordine

Palermo. L’Ordine dei Giornalisti sospende per un anno Pippo Baudo “per aver violato il divieto di svolgere attività pubblicitaria”. Tace invece su Mario Ciancio, che sul suo giornale fa scrivere editoriali, in forma di lettere, ai boss mafiosi.

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Da un sito di studenti siciliani

L’imprenditore antiracket catanese Andrea Vecchio ha subito il quinto furto in pochi mesi: due escavatori nel cantiere della Rosolini-Cassibile. A caldo ha commentato: “Non mi restano che due alternative: o chiudere o armare i miei operai”. Ma a parere di chi scrive una terza via ci sarebbe.
Vengono alla mente i racconti sulle occupazioni dei feudi nel dopoguerra: la Piana di Catania illuminata dai falò, i canti.. Uomini e donne di tutte le età, accampati sotto le stelle, sui campi. Stretti l’uno accanto all’altro, armati solo del loro coraggio. Stavano a guardia di quello che nessuno aveva il diritto di prendersi, qualcosa che apparteneva (era sempre appartenuto) a loro e ai loro figli e ai figli dei loro figli: “La terra è di chi la coltiva. E noi da qua non ce ne andiamo”. Arrivò il giorno in cui i padroni dei feudi dovettero arrendersi. Certo, non ci fu terra per tutti e molti morirono su quei campi prima ancora di passarci l’aratro. Ma il giogo insopportabile di quella schiavitù era cancellato per sempre.
Oggi difendere i cantieri di Andrea Vecchio significa difendere la nostra dignità. Cosa (o chi) stiamo aspettando?
[roberta marilli]

Bookmark: www.step1.it

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Pubblicità

Il blog del magistrato antimafia di Catania, Giambattista Scidà:
http://scida.wordpress.com/

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Pubblicità

Il mensile Napoli Monitor ha prodotto il suo primo libro, una raccolta di otto reportage su Napoli, Barcellona, Buenos Aires e il Senegal: “Medioevo napoletano. Dopo il rinascimento prima della barbarie. Otto reportage dentro e fuori Napoli”, Editore L’Ancora del mediterraneo, 12 euri.
A Roma il libro si trova da: Flexi (via Clementina 9), Giufà (Aurunci 38), Odradek (Banchi vecchi 57), Rinascita (Agosta 36 e Prospero Alpino 48)

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marilu <marilu64@tiscali.it> wrote:

< Le dichiarazioni del capo della polizia non mi convincono affatto. Penso che egli facendo parte del problema non può affatto occuparsi della sua soluzione. Tutto questo suo affaccendarsi mi sembra più il classico gioco delle parti. Tanto ci pensano gli ex P2 alla Cicchitto ad escludere che si possa fare chiarezza sui fatti di Genova. Così le Istituzioni fanno la bella figura e noi italiani, come al solito, siamo “cornuti e mazziati”. Altro che democrazia e rispetto della Costituzione! >

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Concetta C., San Donà di Piave, wrote:

< L’ultimo exploit televisivo di Berlusconi conferma che la persona è megalomane ed insieme puerile e permalosa; accusa la stampa e la televisione di “dileggiarlo” là dove a rendersi ridicolo basta lui in persona. Le suddette condizioni confusionali sono provocate dalla mescolanza di eccitanti di varia natura, visto l’attività sessuale di cui mena vanto a settantadue anni suonati? >

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Franco Mistretta wrote:

< In una sala da pranzo c’è un sacco di sporcaccioni: mangiano con le mani, si sbrodolano, ruttano… a un certo punto un convitato fa una scorreggia. Ecco, Villari è la scorreggia! Il tutto finisce con l’essere piuttosto divertente >

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Beppe, gruppo Uomini in Cammino di Pinerolo, wrote:

< Auguri agli uomini: che il 25 novembre duri 365 giorni per ogni anno della nostra vita! Una nuova civiltà delle relazioni è possibile; la prevenzione della violenza ontro le donne passa anche dal cambiamento delle nostre modalità di stare al mondo >

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dinamitebla wrote:

< Mi deprime pensare che il livello delinquenziale della nostra classe dirigente si sia abbassato così tanto: dalle strategie criminali elaborate da menti raffinatissime si è passati alla sguaiatezza della macelleria messicana, allo scippo e allo sfruttamento della prostituzione, fino ad arrivare al patetico insulto da strada (“coglioni”, “imbecilli”, “miserabili”, ecc.). Peggio delle vaiasse. Aridatece il Divo Giulio, prescritto ma almeno aveva una certa classe, buonanima >

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Claudio Giusti wrote:

< Il prossimo dieci dicembre sarà ricordata la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, proclamata a Parigi sessant’anni fa. Ognuno la ricorderà a modo suo. In molti paesi saranno pubblicati dei libri, ci saranno convegni e dotte conferenze. In Italia saremo soffocati da una retorica fastidiosa e inutile. In America invece faranno una bella impiccagione, quella di Ronald Gray >

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Come

Beppe Sini <nbawac@tin.it> wrote:

Come si può contrastare la guerra
se non si contrasta il riarmo?
Come si può contrastare la guerra
se non si contrasta il militarismo?
Come si può contrastare la guerra
se non si contrasta il nazionalismo?
Come si può contrastare la guerra
se non si contrasta il razzismo?
Come si può costruire la pace
se non si contrasta la guerra?
Se non si contrasta la guerra
come si può difendere la democrazia?

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“A che serve vivere, se non c’è il coraggio di lottare?” (Giuseppe Fava)