San Libero – 367

16 giugno 2008 n. 367
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Ora

Io non credo che Falcone sia un cretino come dice l’autorevole giudice Carnevale. Mi dispiace sinceramente che l’abbiano ammazzato, e così per Borsellino, Livatino e gli altri. Io penso che i giudici siano meglio dei mafiosi e per me l’eroe non è Mangano ma Borsellino. Mi dispiace che un sacco di esseri umani siano annegati in mare dalle parti nostre (quasi quattrocento, dicono i giornali) mentre io andavo a votare, e questo perché la legge dice che devono venire di nascosto. Mi dispiace che fra loro c’erano così tanti bambini. Mi fa schifo la gente come Bossi che ha detto tante cose schifose contro i meridionali, e preferirei crepare piuttosto che allearmi con lui.

Rido in faccia a quelli del partito di Scapagnini, che prima si sono mangiati mezza Catania (manco pagavano le bollette per i lampioni) e poi sono venuti a cercaci il voto come se niente fosse.  Non ce l’ho con gli zingari, coi negri, con gli ebrei e coi gay, ce l’ho solo coi delinquenti e chi gli tiene mano. Non credo che Roma sia come Kabul da mandarci i soldati. Non credo che bisogni cancellare tutti i reati fino al 2002. Credo che bisogna dare più mezzi a polizia e carabinieri (adesso, manco i soldi della benzina) per prendere i delinquenti davvero e non farci chiacchiere sopra. Credo che chi fa cose sporche debba finire in galera, piccoli e grossi, comprese le più alte autorità se fanno reati. Non ho paura degli scippatori, ce l’ho di quelli che danno fuoco agli operai o ammazzano la gente nelle cliniche private.

Siamo in pochi in Sicilia a pensarla così, a quanto pare. E va bene. Ma io un domani non voglio essere confuso con tutti quegli altri siciliani che si vedono ora. Un popolo ignorante e poverissimo, com’eravamo in Sicilia fino all’altra generazione, giustificazioni ne aveva moltissime, finché la miseria è durata. Ma gente coi telefonini e le automobili, coi satellitari ai balconi e le magliette firmate, di giustificazioni non ne ha più. Perciò ora ciascuno individualmente si prenda le sue responsabilità – io mi prendo le mie – perchè domani chi verrà dopo di noi ci giudicherà freddamente e con attenzione.
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In Sicilia, la sinistra non è mai stata pestata come ora. I giochi e le stupidaggini che erano consentiti prima ora non sono possibili più. Nessuno deve più venire a dire “io corro da solo”. Nessuno deve più dire “io sono democratico, io sono di sinistra” per far politica a vantaggio esclusivo della propria classe sociale, la media e a volte non tanto media borghesia. Sinistra, come in passato, dev’essere il partito dei poveri, prima di ogni altra cosa. Si può ripartire solo da qui. “Io l’avevo detto” non serve a niente, non è il momento. Si può ripartire dai quartieri, dall’impegno di base, dall’informazione. E’ una strada lunga e difficile, e non per tutti. Chi vorrà prenderla, si decida ora.

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Vivo-morto-chissà

È una roulette russa. Nessuno può sapere a chi toccherà, ma è certo che tutte le mattine, in Italia, tre-quattro lavoratori escono di casa per andare in fabbrica, o in cantiere, e rientrano in una bara (incidenti d’auto esclusi). L’11 giugno i morti sul lavoro sono stati undici: i sei asfissiati in una vasca di depurazione del Comune di Mineo (Catania), poi uno a Imperia, Udine, Nuoro, Modena, nel Monferrato. Le chiamano “morti bianche” per evitare che si parli di omicidi. Nessuno ha mai pagato. Il giorno dopo la strage di Mineo, il ministro Sacconi, ha convocato le parti sociali annunciando piani straordinari. Poi si è scoperto che il vero obiettivo è abolire le sanzioni nei confronti degli imprenditori che non rispettano le norme di sicurezza. Fa venire i brividi, ma è così: l’Italia è un grande palcoscenico dove attori di quart’ordine recitano una commedia dell’assurdo.

All’assemblea di Confindustria il capo dei guitti, Silvio Berlusconi, ha detto che la relazione della Marcegaglia, un morto in fabbrica il giorno precedente, sarà il suo programma di governo: nessun presidente del consiglio era mai arrivato a tanto. Il lavoro non conta più, i lavoratori non esistono.  Carne da macello. Fino a qualche tempo fa potevano pretendere una vita dignitosa, ora devono lottare per una vita e basta, come nell’Ottocento. Era meglio ai tempi della schiavitù, c’era maggiore protezione, ha scritto Dario Fo.

È fin troppo facile prevedere che, con questo governo, la rivoltella a tamburo della roulette russa girerà più veloce. La politica del lavoro del nuovo secolo parla chiaro: incrementare ulteriormente la flessibilità e, dunque, la precarietà, aumentare – attraverso la detassazione – le ore di straordinario e, dunque, la fatica, minare il livello nazionale di contrattazione e, dunque, il potere contrattuale dei lavoratori. La Confindustria propone addirittura la contrattazione individuale. Può farlo senza problemi. È dall’addio di Cofferati che il sindacato non fa muro ed apre continuamente all’avversario intere praterie dove scorrazzare. I leader di Cgil, Cisl e Uil sono sempre più inascoltati e meno credibili (i fischi di Mirafiori non hanno suscitato alcun sospetto in Epifani, Bonanni e Angeletti). Se si toglie la Fiom – che non a caso l’astuto Epifani tenta da tempo di normalizzare – nelle tre confederazioni il “buonismo” ha sostituito il conflitto assai prima che nascesse il Pd.

La Confindustria invita i suoi imprenditori a non pagare il pizzo, ma non chiede loro di rispettare le norme di sicurezza. C’è una logica in questo: là si risparmiano soldi, qui si spendono. D’altronde, secondo molti industriali, nonché per lo spudorato Sacconi, che lo dichiara apertamente, la responsabilità del milione di incidenti sul lavoro all’anno è dei lavoratori, stupidi e imprudenti. Se muoiono se la sono cercata. [riccardo de gennaro]

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Modulo prestampato

Il Presidente della (Repubblica/ Camera/ Regione/ altro/), nell’esprimere la Sua commossa partecipazione alle famiglie dei (tre/ quattro/ cinque/ sei/ altro/) onesti lavoratori testé drammaticamente deceduti, esprime l’auspicio che simili (drammatici/ tragici/ intollerabili/ altro/) episodi non abbiano a ripetersi mai più e che il Governo, le Istituzioni e le Forze Politiche e Sociali senza distinzioni di schieramento e di ruolo si attivino improrogabilmente per porre finalmente termine a questa situazione indegna di un Paese civile.

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Pastrufazio

L’Italia, che confinava un tempo con Francia, Svizzera e Austria-Ungheria, confina adesso con l’Uruguay, l’Argentina, il Rio Grande do Sur e il Pernambuco. Soldados per le strade, periodistas minacciati, processi per tortura cassati d’autorità. In ciò che resta del Parlamento, el Presidiente s’è compiaciuto di avvertire – a parole, per ora – un magistrato insolente del proprio malcontento. Gli onesti occhiali dei giudici scivolano, imperlati di sudore, da visi sempre più combattuti fra dignidad y miedo.

“El cabròn tiene miedo de septiembre” mi ha spiegato in un’osteria di Balvanera un vecchio esperto del posto, don Aureliano, “il cornuto ha paura di settembre”. “Di settembre, don Aureliano? Che vuol dire settembre?”. “Eh… L’inflazione… gli scioperi… gli operai… Chi può dire che cosa succederà a settembre? El cabròn, por el si y por el no, comincia ad abituare i soldati…”.  I regulares in ordine pubblico avranno, a quanto pare, un soldo in più di cinquecento pesos al mese.
In tutti gli altri paesi sudamericani, dopo decenni di governi militari, finalmente è arrivato il parlamento e la democrazia. Qua si va in senso inverso, a quanto pare.

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Clima

“Dialogo”. “Gioia per il nuovo clima”. “Pacificazione nazionale”. “Italia di Vittorio Veneto”. “Finalmente clima più costruttivo”. “Uomo della Provvidenza”. Di queste frasi alcune sono state pronunciate, da re presidenti e papi, nel 1928. Altre nel 2008.

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La rinnegata

La leghista di Lampedusa, Angela Maraventano, alla notizia dei disgraziati annegati o in qualche modo giunti alla fine all’isola semivivi (e quante donne come lei, fra costoro), non ha avuto neanche un attimo di pietà. Si è invece travestita secondo lei da emigrante, parata all’araba con chador in testa, e se n’è andata oscenamente in giro così per il porticciolo: “Finisce che diventiamo tutti libici”, “Se non stiamo attenti diventiamo tutti così”. Un altro punto per la sua carriera di aspirante padana (ha già una poltrona al Senato grazie a Bossi).

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Bavaglio

E’ stato pubblicato il report annuale (University of Washington) sulla libertà di web nel mondo. Dal 2003 ad oggi sono stati arrestati in totale 64 blogger, di cui la metà nell’ultimo anno. I paesi più colpiti sono Cina, Egitto e Iran (un terzo del totale) e poi Usa, Grecia e Gran Bretagna.

In Italia l’episodio più grave è quello della persecuzione contro Carlo Ruta, uno storico e giornalista di Ragusa un cui sito era stato chiuso già nel 2004 (su sollecitazione della banca su cui aveva fatto inchieste). Proprio in questi giorni Ruta è stato condannato per “stampa clandestina” per un altro sito giornalistico cui aveva dato vita. Del provvedimento è responsabile il giudice del Tribunale di Modica Patricia Di Marco, su denuncia presentata dal magistrato Agostino Fera. Quest’ultimo era stato a sua volta oggetto di inchiesta per connessioni relative al sistema di potere locale.

Di questi gravissimi episodi, e in generale della credibilità e imparzialità dell’amministrazione della Giustizia in quella zona, avrebbe più d’un motivo di occuparsi il Consiglio Superiore della Magistratura.

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Sgarbi quotidiani

Chi se li ricorda gli “Sgarbi quotidiani”, le invettive piene di rabbia e di veleno lanciate contro i magistrati negli anni ’90 dagli schermi Mediaset per dalla voce del più discusso esperto di arte Italiano? Oggi quella violenza verbale è tornata indietro a Vittorio Umberto Antonio Maria Sgarbi grazie a un gruppo di studenti che il 27 maggio lo ha contestato a viso aperto e a telecamere accese a Bologna durante un incontro in cui avrebbe dovuto parlare di arte. Lo scontro esplode per una semplice domanda: dopo la sentenza definitiva che ha condannato Sgarbi a 6 mesi e 10 giorni di reclusione per falso e truffa aggravata e continuata ai danni dello Stato, non sarebbe meglio che si facesse da parte nella vita politica del Paese occupandosi di altro?

La reazione tragicomica a questa domanda, è stata consegnata all’occhio pubblico globale di Youtube: Sgarbi ricorda che anche Socrate e Gesù sono stati condannati (dimenticando che il reato non era la truffa) e insiste con le accuse al giudice Caselli che gli sono già valse una condanna in Cassazione per diffamazione aggravata. Poi riscrive la storia e tira in ballo Andreotti (“assolto perché innocente”), Enzo Biagi (“non è mai stato cacciato dalla RAI”) e Montanelli (“un fascista che adorava Mussolini”).
Nelle ultime sequenze del video le risate cedono il passo all’inquietudine quando compare un gruppo di poliziotti, la tensione si alza e Sgarbi diventa più aggressivo urlando “ladri” ai ragazzi che lo hanno ripreso “rubando la sua immagine”. La contestazione a Sgarbi si è ripetuta anche il 31 maggio, in un successivo dibattito a Cesena. I ragazzi coinvolti sono sempre gli stessi, e fanno capo al sito “Qui Bologna Libera”, gemellato per l’occasione con gli amici di Beppe Grillo di Cesena.

A questo punto è ufficiale: nel nostro paese è scoppiata una guerra civile mediatica, dove i cittadini muniti di telecamerine e internet hanno imparato a reagire al bombardamento mediatico delle televisioni del premier prendendo di mira politici pregiudicati. Se tutto questo si tradurrà in più scontri (anche fisici) o più democrazia, dipenderà dalle reazione dei potenti di turno a questi piccoli ma importanti “sgarbi quotidiani” dei mediattivisti. [carlo gubitosa]
Info: www.quibolognalibera.net

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(I guardaspalle di Bossi hanno trattato abbastanza male Sonia Alfano e altri grillini che erano andati a contestarlo civilmente a Salemi, dove si presentava al comune al seguito di notabili locali. Salemi, feudo del boss Matteo Messina Denaro, è uno dei luoghi della Sicilia dove il giudice Caselli è più odiato. Sgarbi, pregiudicato per vari reati e fra l’altro proprio per aver diffamato Caselli, non ha perso l’occasione per insultare ancora i giudici antimafiosi)

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“E mo’ che faccio?”

“Comando Generale Arma Carabinieri – Roma
Maresciallo Carotenuto Antonio – Stazione CC – Sagliena
In seguito a indagini riservate, è giunta notizia a questo Comando di una relazione non regolare fra la SS.VV e tale Merlini Marisa, di professione levatrice comunale. Tale relazione, estranea al vincolo matrimoniale e aggravata dallo stato civile della detta Merlini, risultante a detto Comando coniugata ancorché separata dal legittimo consorte, getta grave discredito sull’Arma, crea scandalo fra la laboriosa popolazione ivi residente e fòmita gravi disordini fra gli uomini da Lei dipendenti, uno dei quali, carabiniere Stelluti Pietro, avrebbe già posto in essere una tresca con un’avvenente giovane del luogo, tale De Ritis Maria detta “La Bersagliera”.
Ai sensi del Regolamento dell’Arma, nonché della sentenza della Suprema Corte di Cassazione in data 13-06-08 appresso allegata, la SS.VV. è formalmente invitata a porre immediatamente termine a detta relazione, a pena di provvedimenti disciplinari come ulteriormente specificato.
Firmato, ecc.”

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Mr Burns/ 1

Anche a Fukushima, nella centrale della Tokyo Electric Power Co., la situazione è sotto controllo. In realtà non è successo nulla di grave. “I giornalisti hanno grandemente esagerato”. “La fuga dei 15 litri dal reattore numero due è una cosa da nulla”. “Il livello di radioattività dell’acqua non desta alcuna preoccupazione”. “Non c’è alcun allarme per la popolazione”.

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Mr Burns/ 2

“Anche in Italia, a partire dal referendum sul nucleare per arrivare a quello sulla fecondazione assistita, il risultato delle consultazioni popolari su scelte particolarmente complesse non si è sempre dimostrato di grande lungimiranza. Uno dice: questa è la democrazia, adeguiamoci. Va bene. Ma che democrazia è quella in cui la gente si pronuncia su temi che non conosce facendo scelte di cui non può prevedere gli effetti” (da Repubblica).

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Militari

Pattuglieranno Verona, su richiesta dell’ambasciata rumena. L’ultima (per ora) è quella del povero lavoratore Adrian Joan Kosmin di Bucarest, assunto (in nero) come camionista dai titolari di un autotrasporto locale, tali Tancredi Volpe e Cristina Nervo. “Eh, ma il tuo è un lavoro pericoloso. Non è meglio che ti assicuri?”. Così l’hanno fatto assicurare sulla vita per un milione, scrivendo: “Beneficiario: il titolare della ditta”. Poi i due padani l’hanno fatto fuori.

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Premonizioni

Viviamo nel mondo di Andrea Pazienza.

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Sicilia

Il sonno della regione provoca i mostri.

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Cronaca

Non approfondisco queste notizie per non irritare la mia amica ***, che mi dà dell’antisemita ogni volta che parlo di Israele. Le notizie sono: 1) Bambina uccisa da un carro armato a Gaza (nove anni, fuoco “contro terroristi vicino alla barriera”) e 2) Pastori palestinesi presi a botte da quattro coloni vicino Hebron (nonno, nonna e nipote). Eppure molti israeliani le leggono, queste notizie, con animo eguale al mio.

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Cult

Roma. Sabato 21 giugno alle 10.30 alla Sala della Sala della Protomoteca in Campidoglio, convegno organizzato da Consequenze su “Nuove prospettive dell’offerta culturale contemporanea”. Partecipano registi, autori, artisti ecc. Particolare attenzione al settore video. Presenti anch enumerosi soggetti sicilian i, fra cui il Festival Cinema di Frontiera, l’associazione Rita Atria., il Coordinamento Sicilia di Consequenze, ecc.
Non partecipano i compagni del Casablanca Video Group, i quali da oltre un mese non danno notizie di sè e sono probabilmente già in vacanza. Se qualcuno li vede gli faccia un fischio.
Info:www.consequenze.org

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Persone

Giuseppe D’Urso, ingegnere, militante storico dei Siciliani, morto il 16 giugno 1996, è stato il primo in Italia a studiare approfonditamente i rapporti fra mafie e massonerie (“Mafia e P2”, ecc.). La cronaca di questi giorni riporta – con poca evidenza – la storia dell’ennesimo arrangiamento fra mafiosi e massoni (e della provincia di Trapani, la più densa di logge già indagate), per “aggiustare” i processi presso la solita Suprema Corte di Cassazione. Poco risalto, poiché viviamo sotto il regno della P2 e, di tutti gli argomenti possibili, questo dei rapporti fra cappucci e coppole è senza dubbio quello che fa più paura. Immagino come l’avrebbe trattato l’ingegnere, col solito sorriso ironico e la solita terrificante e invincibile massa di documentazione.

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Aldo Vincent wrote:

< Da quando è iniziata la guerra in Iraq, sono più gli operai morti nei nostri cantieri (6.000) che soldati americani morti in guerra (4.000) >

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Toti Domina <totidomina@yahoo.it> wrote:

a dominasindaco@gmail.com
In un momento in cui i carnefici di Catania si trasformano in salvatori vuol dire che non possiamo più permetterci di esitare, di rinchiuderci, di pensare che sia tutto finito. Ricominciamo con pazienza e passione a ricostruire nuove relazione, nuove dignità, e soprattutto nuove risposte concrete per tutti e tutte. Come Liberare Catania vogliamo proseguire questo nuovo percorso per fare a Catania un’opposizione sociale, un percorso che porti ad una sorta di “governo sociale” che puntualmente si occupi, denunci, proponga soluzioni a tutta una serie di questioni concrete e meno concrete, piccole e grandi. Opposizione che possa, con nuovi metodi e nuovi linguaggi, infiltrarsi nei quartieri, nel sindacato, tra i lavoratori, tra i movimenti e le associazioni, dentro l’università, …
Lavoreremo per riconoscere i nostri carnefici e non permettere MAI PIU’ che si trasformino in nostri salvatori.
Intanto a morire veramente sono centinaia di migranti nel canale di Sicilia, loro non hanno neanche i loro carnefici a salvarli e purtroppo, forse, non hanno neanche noi!
Qui ancora si resiste, sempre di più.

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1938

Reinhard Heydrich wrote (1 giugno 1938):

<Zu verhaftender Personenkreis:
a) Landstreicher, die von Ort zu Ort ziehen;
b) Bettler, auch wenn diese einen festen Wohnsitz haben;
c) Zigeuner und nach Zigeunerart umherziehende Personen;
d) Solche Personen, die zahlreiche Vorstrafen wegen Widerstandes u. dgl. erhalten und dadurch gezeigt haben, dass sie sich in die Ordnung der Volksgemeinschaft nicht einfügen wollen >
[ Persone da arrestare: a) vagabondi che girano da località a località; b) mendicanti, anche se hanno fissa dimora; c) zingari o persone che girano alla zingaresca d) certe persone che hanno precedenti per resistenza ecc. e hanno dimostrato con questo che non vogliono inserirsi nell’ordine della comunità popolare]

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“A che serve vivere, se non c’è il coraggio di lottare?” (Giuseppe Fava)