San Libero – 360

25 aprile 2007 n. 360
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La mafia padana

Va bene, che siamo soli s’è capito. Qua in Africa i pochi antimafiosi restiamo duri. Ne abbiamo viste di peggio, alla fine mica ci hanno ammazzato cento sindacalisti in tre anni come nel ’48. E che ci possono fare? Ammazzarci un’altra decina di giudici, disoccuparci qualche altro milione di ragazzi, farci fare qualche altra decina d’anni di fame? Tutto qua? Ah ah, ci fate ridere, mafiosazzi. Ah come ridiamo (tu, Fabio, pancia in dentro e petto in fuori! Ridere! Più ridere ancora! E più diritto! Non diamogli soddisfazione, a quegli stronzi).

L’unica cosa che chiediamo è: nei serial, d’ora in poi, mettiamoci anche qualche personaggio più aggiornato. Basta con quel “Beddamatri, e cche ffù?”. Metteteci anche qualche “Ostia, ghe xe?” ogni tanto. “Sparaci, a ‘stu curnutu”? Va bene, ma pure “E daghe co la mitrallia, neh”. Insomma, il mafioso non è più solo siciliano (o nàpoli, o calabrese), oggigiorno: è anche di Vicenza o di Bergamo, cari amici padani, tanto palermitano quanto brianzolo. Metteteci un po’ di faccia, di dialetto locale, di folklore. In fondo l’avete votato anche voi, il Mangano. O no?

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Donne in carriera/ 1

L’albergatore italiano, in letteratura, è un omino ossequioso, che diventa straordinariamente servile dinanzi al milordo inglese: “Per di qua, Eccellenza! Se Vostra Signoria vuol favorire…”. Angela Maraventano, ostessa di Lampedusa, non è da meno: “Oh come avete ragione voi della Lega!”, “Un giorno o l’altro mi faccio bergamasca anch’io!”. Più furba degli altri, la butta in politica: diventa la “pasionaria dell’isola” e finisce al Senato. “Lei sì che s’è sistemata” borbottano i vicini, invidiosi.

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Donne in carriera/ 2

Perla Pavoncello è quella che doveva sposare, insieme ad alcuni milioni di altre italiane, il figlio di Berlusconi. Alla proposta, venuta nel bel mezzo d’una intervista “politica”, non s’è scomposta affatto: “Io sono berlusconiana! Lo voterò lo stesso!”. Ebrea, non s’è scomposta neanche all’idea di dover votare per il camerata Alemanno, con tanto di croce celtica al collo. Ha avuto qualche leggero turbamento solo quando nella faccenda ha rischiato di entrare anche Storace e per alcuni minuti s’è sentita a disagio all’idea di dover votare proprio un fascista in camicia nera.

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Repubblico Italiano

Erano 188 (poche) e sono diventate 168 (pochissime) le donne nel parlamento italiano. Quelle di Berlusconi sono sommariamente elencate alla voce “Figa”. Quelle dell’altro Vip alla voce “Prendiamole in giro”

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Apocalipse now (ma dimissioni no)

A Catania, per esempio, il Pd prende il quindici virgola cosa percento. In Sicilia candidati (e eletti) il figlio del segretario a est, la figlia del ministro a ovest. Non candidati gli antimafiosi, tranne Lumia prima escluso e poi rimesso. Candidature filtrate da Crisafulli, programma elaborato da Andò. Catastrofe – prevedibile – dappertutto. In America, in questi casi la gente si dimette. In Giappone, s’arrampica sul Fujiama e fa harakiri. In Sicilia per fortuna no, altrimenti sull’Etna non ci sarebbe più posto.

(Sonia, con una lotta dura e coraggiosa, è riuscita a far fuori dalla Regione la Borsellino. Brava. Medaglia al valore. Chissà come saranno dispiaciuti i mafiosi).

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Si può fare

Calearo (il capolista di Veltroni in Veneto): “Se Berlusconi mi chiama per il governo ci vado subito. E perché no?”.

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La Cina è vicina

Tibet. Ma quando mai. Gli imprenditori veneti, lombardi, emiliani, romani (dell’ex Italia insomma) continuano regolarmente a fare affari con la Cina, a delocalizzare le proprie aziende a Shangai e a farsi produrre gli articoli da schiavi cantonesi. Nell’ultimo mese, anzi, i contratti sono aumentati.

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E Totti?

Allo sceicco del Dubai, con tutta la Roma.

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Non se ne parla più/ 1

Liechtenstein. I quattrocento superevasori fiscali italiani: politici, industriali, Vip, e qualche riciclatore di Cosa Nostra. Ne avete sentito parlare più? No, e nemmeno ne sentirete parlare in futuro. E dire che, a suo tempo, Sindona fu avvelenato in carcere per una storia quasi esattamente uguale a questa.

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Non se ne parla più/ 2

Thyssen-Krupp. A chi andrà il processo, ai giudici di Torino o a qualcun altro più comprensivo? Resterà l’incriminazione per omicidio? I pensionati Thyssen saranno ancora obbligati a sottoscrivere la dichiarazione di “tutto regolare”? Quanti operai dovranno morire tutti in una volta per finire in prima pagina e non in cronaca (“Ancora un tragico incidente….”). L’altro ieri, di “incidenti”, ce ne sono stati cinque in una giornata ma in cinque posti diversi: un trafiletto e via.

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Kranz

“Alè! Afere vinto! Forza padroni! A morte zindacato!” Il civile Montezemolo (ogni sei mesi Repubblica cerca timidamente di suggerirlo per candidato) s’arruola fra i vincitori, come Kranz tetesco di Cermania in Brancaleone. E i democratici? Zitti.

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I figli degli elettori

Palermo. Ballarò, scuola media Verga. Prof picchiati, vicepreside all’ospedale con la testa rotta.

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“Non mi dimetto”

Agrigento. Il ministero dell’Interno rende noti i risultati delle elezioni per il rinnovo del consiglio comunale di Ravanusa (AG):
– Anna Finocchiaro: 15, 5 per cento
– Altri: 84,5 per cento.
L’on. Finocchiaro, intervistata, ha dichiarato: “Non mi dimetto. E perché dovrei?”.

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Repubblica

Secondo me, sta cominciando a spostarsi. Prima delle elezioni Repubblica andava in Sicilia a descrivere i ragionevoli riformisti di colaggiù, con citazioni letterarie (sbagliando un po’: Lucio Piccolo autore del Gattopardo) e gastronomiche per abbellire il tutto. Adesso, paginoni di D’Avanzo (e Turani) per descrivere il volto umano della Lega. “La nostra gente”, “l’homo padanus” e compagnia bella; il maniscalco, rude ma buono, che inventa i ferri da cavallo d’alluminio, li vende in tutto il mondo, è leghista ma senza strafare ecc. Verranno poi “Vecchia Guardia”, “Luciano Serra pilota” ecc.

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Settant’anni fa

Avevano appena fatto le leggi razziali. Allora toccava a zingari, ebrei e omosessuali. Gli ebrei, in settant’anni, dagli italiani hanno ottenuto un “poveretti”. Gli omosessuali, legnate (l’altro giorno manganelli e “viva il duce” al Mario Mieli); gli zingari, “derattizzare” alla padana. Lasciando perdere i comunisti (estinti da Veltroni), gl’intellettuali, i miscredenti, le femmine che si sentono chissà cosa.

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Il potere che hai anche tu

Ora che la sinistra è diventata extraparlamentare, il nostro paese non vive un problema solo politico, ma anche e soprattutto culturale e mediatico. Come faremo a incontrare tutte le idee escluse dalla logica perversa della “par condicio”, che stabilisce parità di condizioni tra i partiti, e solo tra quelli più grossi, ma non tra le idee? Come faremo a dare respiro alle idee che muovono pacifisti, comunisti votati alla nonviolenza,anarchici libertari, gay e lesbiche che rivendicano i loro diritti civili, chiese diverse da quella cattolica, scienziati, tecnici ed economisti non fagocitati dal pensiero unico e non rappresentati in parlamento e sui media? Chi sarà portatore di messaggi non sponsorizzati, che nascono dall’uso della ragione e non dalle logiche del mercato e della propaganda?

Ad essere tenuto sotto sequestro non è solo il parlamento: nelle mani del Veltrusconismo oggi c’è anche la cultura e la vita intellettuale del Paese. Come faranno gli adolescenti a incontrare il messaggio rivoluzionario e nonviolento di Danilo Dolci o di Gandhi quando sarà molto più semplice guardare sulle reti Mediaset film prodotti dalla Medusa e basati su libri pubblicati da Mondadori, in una perversa sinergia comunicativa che fa capo al Presidente del Consiglio?
I rimasugli degli spazi mediatici verranno riempiti dalla retorica del PD, che difficilmente potrà rappresentare posizioni diverse da quelle della propria dirigenza.

L’unica via d’uscita rimane la resistenza culturale, praticata individualmente e in piccoli gruppi lontano dai media di massa, nel rifiuto ostinato di cedere all’abbrutimento dell’ignoranza che genera leggi mostruose come quella che ha partorito il nuovo Parlamento Italiano. Cambiare la cultura è anche resistere al senso di impotenza, alla retorica del palazzo che vuol farci credere che il governo in carica è l’unico soggetto in grado di incidere sulla realtà, e che nel nostro paese 239 deputati e 130 senatori non contano più nulla solo perché sono “dall’altra parte”, e men che meno contano i cittadini che la pensano in maniera diversa dal governo.

Nel nostro paese sempre assetato di salire sul carro dei vincitori, in guerra come nelle elezioni, l’unica forza capace di fermare questo carro è il potere della comunicazione nonviolenta. Quando si è manifestato sui balconi con le bandiere arcobaleno, o per le strade di Scanzano Jonico, la politica non è più stata la stessa. L’unico problema è che questo potere non permette delega, ma va esercitato da tutti e quotidianamente. Ma questa può rivelarsi anche una grande opportunità.
[carlo gubitosa]

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Nadia Furnari <info@ritaatria.it>wrote:
< Sconforto, delusione, depressione… niente di tutto questo. Siamo un popolo che lotta da sempre e anche questa volta noi, minoranza storica, dobbiamo avere il coraggio di dire che non si poteva vincere con i vari Crisafulli o con la figlia di Cardinale. Dobbiamo avere il coraggio di dire che Veltroni quando ha parlato di lotta alla mafia non era credibile. Noi siciliani sappiamo il perché. “We Can”… americanate di bassa lega che non toccano i bisogni della gente. In Sicilia c’è chi sa intercettare il bisogno della gente e lo trasforma in consensi liberi; come Fabrizio Ferrandelli che a Palermo, a soli 27 anni, prende più di 4000 voti di preferenza. Ma lui lavora tra gente, ha fondato un asilo, ha saputo lottare con i senza casa…. mentre i dirigenti di partito raschiano il fondo del consenso limitandosi alle cordate e alla disciplina.
Domani è sicuramente un altro giorno. Come antidepressivo consigliamo vivamente di tornare tra la gente perché in questa terra dobbiamo liberare tanti cittadini schiavi del bisogno. Siamo sicuri che la gente alla schiavitù preferisce la libertà… è nostro preciso dovere non arrenderci perché forti della nostra storia e delle nostre idee… perché come diceva Pippo Fava: “Se non si ha il coraggio di lottare che senso ha vivere?”.

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eliocamilleri@libero.it wrote:
<Ogni volta che si cade, bisogna poi rialzarsi in piedi ed è quello che stiamo facendo, stiamo cercando di rialzarci. Adesso è il momento della riflessione, della ricerca degli errori e delle cause che hanno portato alla disfatta. E’ il momento in cui devono trionfare la capacità e la volontà dell’ascolto reciproco, ma poi, subito dopo, è necessario passare alla prassi, all’azione concreta sul territorio.
Io vivo a Catania e per le vie e le piazze di questà città si gioca il destino della sinistra catanese: se riuscirà a interpretare i bisogni della gente, ad intercettarli e a individuare le vie della loro sodisfazione, allora ritroverà la sua legittimità sociale e politica. A me, qui a Catania, interessa una cosa: abbattere l’accumulazione mafiosa derivante dal pizzo e l’usura e confiscare i tesori mafiosi; allora se la sinistra, qui a Catania. saprà fare proprio questo progetto essa avrà modo di rinascere, crescere e svolgere un ruolo sociale e politico, altrimenti il destino della sua fine è ineluttabile.
CONTRO IL PIZZO, CONTRO L’USURA
LOTTA DURA SENZA PAURA >
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Un’occhiata a: www.ucuntu.info

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I dimenticati

Armando wrote:
< Io sono sempre vicino a voi. Dopo tante vitacce, in montagna, dover morir così… Ma in Paradiso sarò vicino a mio fratello, con la nonna, e pregherò per tutti voi. Viva l’Italia! Viva gli Alpini! >

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Aldo wrote:
< Grazie a quanti hanno gentilmente alleviato, con preghiere e con altro la mia prigionia e la mia morte. Il povero Don Aldo Mei, indegno Parroco di Fiano >

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Bruno wrote:
< Quando finirà questa maledetta guerra che tanti lutti ha portato in tutto il mondo… >

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Roberto wrote:
< Parenti cari consolatevi, muoio per una grande idea di giustizia… Il Comunismo!! >

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Vito wrote:
< E per lutto porta un garofano rosso >

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Renzo wrote:
< Perdonate se ho anteposto la Patria a voi. Ricordatevi sempre di un figlio che vi chiede perdono per tutte le stupidaggini che può aver compiuto, ma che vi ha sempre voluto bene >

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Mirko wrote:
< Questi giorni sono come gli ultimi giorni di vita di un grosso mostro che vuol fare più vittime possibile. Se vivrete, tocca a voi rifare questa povera Italia che è così bella, che ha un sole così caldo, le mamme così buone e le ragazze così care. Sui nostri corpi si farà il grande faro della Libertà >

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“A che serve vivere, se non c’è il coraggio di lottare?” (Giuseppe Fava)