San Libero – 352

10 aprile 2007 n. 352
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Storia d’Italia. Nel quartiere più popolare della città, quello di cui si parla (solo) quando c’è qualche rapina, c’è un’unica scuola media, l’Andrea Doria, affittata dal comune (in Sicilia spesso le scuole non si costruiscono ma si affittano da proprietari amici). Le padrone dell’edificio sono le suore orsoline. Purtroppo il comune di Catania non è il meglio amministrato d’Italia, e in cassa non c’è più una lira. Le suore, visto che di pagare non se ne parla, sfrattano la scuola. Il comune ne prende atto, e tutto finisce lì: un altro centinaio di bambini per la strada, e chi s’è visto s’è visto. Alla prossima rapina, o al prossimo casino allo stadio con morto ammazzato, ci faremo su un bel dibattito su quanto sono abbandonati i quartieri.

Ma non finisce lì: nel quartiere c’è un gruppo che fa volontariato lì da quasi vent’anni, si chiama Gapa, il “capo” è il mio ex fotoreporter di quando facevo lì cronaca nera (ne parliamo un’altra volta: la differenza fra me e lui era che in caso di guai io potevo scappare prima mentre lui doveva restare lì a fare le foto)  e abita in un capannone riattato coi soldi dei valdesi (più generosi delle orsoline). Giovanni e gli altri tizi del Gapa, altro che “finisce così”: armano un casino nel quartiere, mobilitano tutte le mamme dei picciriddi, minacciano manifestazioni e sfracelli. Le mamme occupano la scuola. L’assessore, imbarazzatissimo, dice che “forse, non so…”.

Morale della favola: la scuola rimane aperta, il comune (con le orsoline) fa marcia indietro. “GRANDIOSA MOBILITAZIONE POPOLARE/ SALVATA L’UNICA SCUOLA DEL QUARTIERE” titolerebbe oggi Lotta Continua, se quelli di Lotta Continua non si fossero ancora venduti a Berlusconi. “Lavoratori, compagni, ancora una volta l’unità popolare…” comizierebbe l’onorevole del Pci nel quartiere. Ma il Pci non più, ed è molto tempo che gli onorevoli – compresi quelli di sinistra – non vanno più nei quartieri.

Comunque, qui festeggiamo, Giovanni e io, e gli altri matti. Giovanni l’avevo rivisto un po’ più d’un anno fa, quando sono tornato in Sicilia. Dice che voleva fare un giornaletto dei quartieri (si chiama i Cordai, esce da un anno e non è male) e voleva una mano dal suo vecchio collega di nera. E’ venuto a prendermi alla stazione, però non guidava lui ma una ragazza. Lui era davanti, tranquillo, io dietro e chiacchieravamo tranquillamente. Arrivati al capannone la ragazza è scesa, ha aperto la porta a Giovanni e l’ha aiutato a scendere. E solo in quel momento mi sono accorto che Giovanni, in effetti, non ci vedeva più. “E’ stato l’hanno scorso – mi hanno detto – Ma lui non s’è scoraggiato, continua a lavorare al quartiere, ha organizzato un doposcuola”.

E ora, tutti al dibbattito sui Grandi Problemi della sinistra. Sul Chi-siamo-e-cosa-vogliamo, sui Valori-da-trovare-ma-quali, sul Papa-unico-maestro-d’etica e tutta l’altra mercanzia. Non penso che io e Giovanni avemo molto tempo per intervenire.

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E’ in edicola Casablanca (vedi figurina). Grazie a tutti quelli che hanno scritto solidarietà per la storia del computer che ci hanno rubato (brutta storia quando ti rubano un computer solo trascurando tutto il resto. Ma vabbè). Solidarietà che ci serve? Abbonarsi, diffondere nelle varie città il giornale, dare una mano, co-organizzare.

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Guerra al crimine. Tre mesi a Roberto C., 70 anni: aveva appena rubato dieci centesimi (due pezzi da cinque) da un telefono telecom, in una cabina. Se erano dieci miliardi (del genere gangster di Chicago, per usare la fiorita espressione di uno del ramo) a quest’ora lo facevano minimo Supermegamanager, con tanto i interviste in ginocchio.

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Italia. Politica, giornalismo e prostituzione: contiguità. Vallette fanno i giornali, giornalisti si prostituiscono, politici ricattati da tutti quanti.

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Claudio Fava: “Bello il codice di autoregolamentazione dei partiti. A Trapani, difatti, Margherita e Ds stanno già candidando a sindaco un tizio indagato per concorso in corruzione, Buscaino”.
(A proposito di Fava: Ciancio, editore-direttore dell’unico giornale di Catania dichiara candidamente che non pubblicherà mai nessuna notizia sui di lui perché gli sta antipatico, e dunque lo cancella dalla realtà. Ciancio è iscritto al’Ordine dei Giornalisti. Come mai non è stato espulso?).

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Come mai. Domanda sbagliata: come mai a Trapani hanno arrestato (per mafia) l’ex vice di Cuffaro, Bartolo Pellegrino? Domanda giusta: come mai a Trapani hanno arrestato (per mafia) solo l’ex vice di Cuffaro, Bartolo Pellegrino? Domanda giusta numero due: come mai la gente di Trapani non si ribella? Non ne sa niente?

Parziale risposta alla domanda numero due: la gente non si ribella perché i mafiosi come Pellegrino vengono coperti dai giornalisti come Peppe Rizzo. Esempio: “E’ sciocco dividerci fra mafiosi e antimafiosi quasi che in mezzo non ci fossero le tante persone oneste e dabbene che vogliono soltanto vivere a lavorare in pace. La buonanima di Leonardo Sciascia descrisse efficacemente la figura torbida del professionista dell’antimafia, un tizio che specula sul fenomeno per trarne vantaggio personale”.

Peppe Rizzo, di Telesud Trapani, ha per direttore tale Rocco Giacomazzi. Colleghi (di redazione, non d’altro): Mario Torrente, Bartolo Giglio, Wolly Cammareri, Ninni Canonizzo. Politici incensati: Antonio D’Alì, presidente della Provincia Regionale di Trapani. Proprietari: “All’Ifit del Sen. D’Alì si è affiancata nel 2003 una cordata di professionisti ed imprenditori cui azionista di riferimento è la famiglia Marino”. Presidente Massimo Marino.

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Tradizioni popolari. A Corleone, dopo diversi anni di divieto, riammesso l’uso del burqa (cappuccio) per i maschi adulti nel periodo pasquale. A Catania, dopo qualche settimana di divieto, riammessi i tifosi locali a devastare liberamente gli stadi italiani.

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Alta politica 1. “Niente preferenze alle elezioni, le preferenze sono un rimedio peggiore del male” (un cervellone del centrosinistra, Giuliano Amato).

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Alta politica 2. “Fermare subito il referendum, perché sfascia il Partito democratico” (altro cervellone del c.s., Francesco Rutelli).

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Alta politica 3. “E Mussi la deve piantare di farmi i sermoni sul partito democratico!” (altro cervellone ancora, Piero Fassino, sfogandosi con Bobo Craxi e i suoi amici)”.

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Alta politica 4. “E il Meridione bla e bla e la cultura bla bla e l’Europa bla e i giovani bl…” (il Presidente della Camera S.E. Bertinotti. Dove? In una università di provincia, invitato dal Rettore Salvo Andò. Andò chi? Beh, chiedetelo a qualcuno che sta in Sicilia).

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Liberazione della teologia. Che cosa puo’ capitare di peggio a chi rischia la vita per annunciare ai poveri il messaggio di liberazione del Vangelo? La risposta e’ semplice: una bella condanna ufficiale del Papa, che ti lascia ancora piu’ solo e piu’ in pericolo. E’ quello che e’ accaduto al teologo gesuita Jon Sobrino, che vive a San Salvador nella stessa casa in cui, nel 1989, quattro sacerdoti gesuiti sono stati assassinati da uno squadrone della morte assieme alla loro cuoca e alla figlia della donna. La Congregazione per la Dottrina della Fede, organo del Vaticano, ha impiegato tre anni per studiare i libri di Sobrino intitolati “Gesù Cristo Liberatore. Lettura storico-teologica di Gesù di Nazareth” e “La fede in Gesù Cristo. Saggio a partire dalle vittime”, scritti rispettivamente nel 1991 e nel 1999. Al termine di un lungo processo la congregazione ha concluso che in questi libri ci sarebbero “certe proposizioni non conformi con la dottrina della Chiesa”. Secondo il teologo domenicano brasiliano Frei Betto, Sobrino “è accusato del fatto che nelle sue opere teologiche non dà un’enfasi sufficiente alla coscienza divina del Gesù storico”. In parole povere Sobrino nei suoi libri non ha negato la divinita’ di Gesu’, ma non l’avrebbe sottolineata abbastanza, meritando un cartellino giallo da parte del Vaticano. Un cartellino che inizialmente sembrava rosso, dal momento che la punizione inizialmente ipotizzata era il divieto assoluto di insegnare teologia con l’obbligo di sottoporre tutti gli scritti futuri ad una preventiva censura vaticana prima della loro approvazione. Fortunatamente queste sanzioni non si sono concretizzate, anche per la reazione dei gesuiti, e la “notifica” da parte del Vaticano ha avuto come unico scopo quello di rimarcare la differenza tra il pensiero di Sobrino e quello della chiesa di Roma.
Come mai tutto questo accanimento contro la Teologia della Liberazione? Per Frei Betto “quel che c’è dietro la censura a Jon Sobrino è la visione latinoamericana di un Gesù che non è bianco e non ha gli occhi azzurri. Un Gesù indigeno, negro, scuro, emigrante”. Don Alberto Vitali di Pax Christi sostiene che in Vaticano “si dovrebbe riflettere su quanto certe condanne della Teologia della Liberazione abbiano fatto il gioco degli squadroni della morte in tutta l’America Latina e farne ammenda”. [carlo gubitosa]

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Memoria. Il 31 marzo 1995 Francesco Marcone, direttore dell’Ufficio del Registro di Foggia, viene ucciso in un agguato. Qualche giorno prima aveva denunciato numeroso illegalità avvenute nel suo ufficio. Le indagini vanno avanti con molte difficoltà per nove anni, quando il caso viene archiviato per il decesso, avvenuto in uno strano incidente, dell’ unico sospettato. Tra quelli che si ostitnano a non dimenticare ci sono i ragazzi del sito satirico Bengodi/Benfoggianius. [sandro simone]
Bookmark: www.bengodi.org/marcone

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Giangiacomo è morto e Carlo è ubriaco. E alla Feltrinelli i nuovi supermegamanager bocconiani decretano: “Mai più in Feltrinelli Mucchio Selvaggio. Hanno fanno fatto un’inchiesta in cui dicono che siamo dei supermegamanager bocconiani”.

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Lorenzo Tarantino wrote:
< L’Albero della Vita”, un movimento ecologista che non solo spiega il problema dei mutamenti climatici, ma offre anche soluzioni concrete e fattibili. Penso che i lettori di San Libero potrebbero essere interessati >
www.alberodellavita.altervista.org

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Lillo Venezia wrote:
< Con la presente per farvi sapere che non parteciperò più ad alcuna riunione dei DS a qualsiasi livello e grado. Infatti, per quanto mi riguarda, ritengo conclusa la mia militanza nel partito.
Ringrazio le compagne ed i compagni che in questi anni mi hanno sopportato e spero cmq di lasciare un buon ricordo che con molto affetto in ogni caso ho verso di voi.
La mia storia politica è iniziata tantissimi anni fa, a Siracusa, nell’67. Prima nella Federazione Giovanile Comunista, che fino ad allora mi sembrava la Federazione Gioco Calcio. Subito occupazione del ponte di Ortigia contro i licenziamenti in una fabbrica nella valle della baia di Augusta, scontri con la polizia, poi l’occupazione delle case in un quartiere di Siracusa, Santa Panagia. Quindi i cortei per i compagni arrestati ed in seguito l’adesione al nascente movimento Lotta Continua (a Siracusa ed in Sicilia). Poi anni ed anni di lotte, cortei, ciclostilare, volantinaggi a tutte le ore (soprattutto alle cinque di mattina) davanti alle fabbriche del siracusano e poi davanti alle scuole subito dopo. Quindi gli scontri anche con i fascisti che venivano in una sorta di spedizione anche da Catania, pensando di avere vita facile.
Nel frattempo coltivavo il mio sport preferito, il calcio, che ho fatto per tanti anni giocando piuttosto bene (probabilmente avevo un avvenire non dico d’oro, ma sicuramente d’argento), marinavo la scuola, andavo già fin d’aprile a mare per lunghe nuotate, circuivo insieme a tanti play boy siracusani le ragazze straniere che in primavera arrivavano in gita-studio.
Finalmente l’Università, le lotte per il diritto allo studio, per avere più case per gli studenti e le studentesse (in quest’ultimo caso la Sicilia ha cercato di mettersi di traverso, senza però riuscirci), per più mense, per i trasporti, per le borse di studio, il contrapporsi duramente e pericolosamente ai fascisti, soprattutto nelle scuole e all’ Università, che credevano a torto “cosa loro”. La apertura della sede di Lotta Continua a Catania (ricordo ancora la prima riunione in sede con la luce delle candele ed alla presenza di una decina di compagne e compagni).
Quanta storia, ma questo è solo una sintesi dell’inizio. Credo che da ora in poi userò il tempo della politica per raccontarmi. Chissà potrà servira a qualcuno. Alla prossima, Lillo Venezia >

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La Catena. Sempre più rara, quasi da collezione. :-(

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Antonella Consoli wrote:

< Speriamo
che
questo adesso
passi
e in fretta
come un
treno
nella notte >
(1987)

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“A che serve vivere, se non c’è il coraggio di lottare?” (Giuseppe Fava)