San Libero – 34

Exodus. La guerra è appena finita e da un porto italiano un vecchio cargo, l’Exodus, prende faticosamente il mare. Non sono regolari nè i documenti nè il carico della nave. Quest’ultimo è costituito da alcune centinaia di profughi ebrei, la maggior parte donne e bambini: sono sopravvissuti ai lager e alle persecuzioni, ma forse in Palestina – dove la nave in realtà è diretta – potranno ricostruirsi un’esistenza. In Palestina governa ancora l’amministrazione coloniale inglese, che vieta tassativamente – per motivi politici – l’immigrazione: se un guardacoste dovesse incrociare l’Exodus, comandante ed equipaggio dovrebbero rispondere di gravi reati.
La nave procede lentamente col suo carico di sconfitte e speranze e il sole del Mediterraneo, un’alba e un tramonto dopo l’altro, scandisce dei giorni lunghissimi, in cui ogni momento può essere quello finale. Ogni tanto compare una sagoma all’orizzonte: le donne e i bambini sul ponte corrono a nascondersi nella stiva e i marinai controllano che non sia rimasto nulla in coperta che tradisca il carico di esseri umani. Se quella sagoma dovesse appruarsi d’un colpo e serrar le distanze, vorrebbe dire che è una nave di sorveglianza, e che tutto è finito. Ma ogni volta la sagoma lontana fila diritta per la sua rotta, e dopo un po’ sparisce all’orizzonte.
L’Exodus raggiunge – clandestinamente – le coste della Palestina e – clandestinamente – sbarca il suo carico di sopravvissuti. Sono i primi mesi e anni dopo la guerra e anche in questi esseri umani c’è, come in tutti, il senso che ora si ricomincia da capo, che forse nel tempo a venire il mondo – che chissà perchè chi ha risparmiati – sarà più buono. Ma questo è un altro discorso. Nella storia dell’Exodus, in ogni caso, noi italiani figuriamo onorevolmente: ci sono italiani fra gli organizzatori, sono italiani i capitani di porto che chiudono un occhio sui documenti fasulli e i marinai di guardia che “non si accorgono” delle figure che s’arrampicano furtivamente di notte lungo le scalette d’imbarco.
La vecchia carretta, l’Exodus, è stata smantellata all’arrivo. O, forse, ha continuato a navigare: cambiando nome ogni volta, per cercar di sfuggire ai registri dei vari governi. Adesso, io credo che il suo nome sia Kalsit: così almeno c’è scritto a grosse lettere bianche là a poppa, ma saremmo ingenui a credere che il porto di provenienza sia davvero quello scritto sotto, o che i documenti di bordo (in greco, in turco e – ci piacerebbe – anche in italiano) non siano contraffatti; chissà quando denaro ci sarà voluto, o quanta pietà forse, per falsificare quelle carte. Il carico, è quello di sempre: trecentocinquanta profughi, stavolta curdi, che sfuggono da un genocidio in cerca di una terra in cui si viva.
C’è stato un incidente diplomatico, fra il governo italiano (stavolta, nel ruolo delle guardie) e quelli greco e turco (stavolta, nel ruolo degli italiani) che avrebbero chiuso un occhio sui documenti. La gente di Crotone, in Calabria, ha accolto da meridionali i profughi: hanno dato acqua e cibo, hanno scambiato parole.
Dicono che nei suoi giri per l’Italia il presidente della Repubblica, che è vecchio e ne ha viste tante, abbia di questi tempi una mania, quella di far suonare bandiere e sventolare inni. Ha perso una buona occasione. L’inno della povera Italia, quella che “chiudeva un occhio” sugli ebrei, sarebbe risuonato benissimo sul molo di Crotone ad accogliere l’Exodus che tornava in patria: il tempo di sbarcare *questi* profughi, di trovar loro una casa, di festeggiare i marinai per il loro coraggio, e poi l’Exodus sarebbe ripartito – con chissà quale nome stavolta: ma coi suoi bravi documenti falsi debitamente vistati dalle autorità italiane – verso la sua ennesima ignota destinazione.


L’ex presidente del Consiglio e ministro degli Esteri della Repubblica senatore Andreotti è stato assolto per insufficienza di prove dall’accusa di aver fatto assassinare un giornalista che gli dava fastidio.


L’Unità. Primo: l’Unità nell’internet ha avuto quasi cinquantamila lettori. I militanti hanno diffuso, in diverse feste dell’Unità, un’edizione cartacea formato A4 scaricabile da rete. Di questi “militanti” ce ne sono molti, diffusi sul territorio, e ogni sezione della sinistra potrebbe benissimo diventare – collegata via internet – un punto di diffusione e una miniredazione locale. Nella disgrazia, all’Unità stanno scoprendo e mettendo in pratica il nuovo giornalismo (*nota).
Secondo: i padroni attuali dell’Unità, i liquidatori scelti dal partito, non hanno alcuna idea di come si potrà fare in avvenire il giornale. Hanno però cercato, fascisticamente, di impedire ai redattori e tipografi di portare avanti l’idea vincente del giornale in rete: redattori e tipografi, da bravi compagni, li hanno mandati a cagare e la cosa è finita lì.
Terzo. Non si sa chi saranno i nuovi padroni dell’Unità e come sarà l’Unità “nuova”. Si sa solo che ci lavoreranno pochi superstiti, che sarà di destra e che giornalisticamente sarà fallimentare. Per il resto, buio pesto. Alla faccia della glasnost.
(*nota). Il nuovo giornalismo prevede: integrazione fra carta e rete, integrazione fra professionalità e “militanza”, moltissime miniredazioni in rete, continuo scambio centro-periferia per l’organizzazione della diffusione, per la definizione del prodotto e per l’organizzazione delle notizie. Queste cose le ho scritte sei o sette anni fa, e ho cercato (a volte anche con qualche successo) di metterle in pratica con I Siciliani, con L’Alba e con i primi anni di Avvenimenti. Questa nota serve eminentemente a soddisfare la mia personale vanità, che oggi è davvero intollerabile.


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Due agosto. Bologna. Il vicesindaco (di destra) Salizzoni ha aperto, prima del concerto, i “festeggiamenti del due agosto”.


Due agosto. Gladio, le bombe, gli anni della sovranità limitata. Bombardare Bologna per intimidire i “comunisti”. Usare timer e valigette perchè non si possono usare i B-52. E questo, ormai, è storia.


Storace: quel fascista di Fini, a momenti è peggio di D’Alema.


Stampa libera. Due giorni di sciopero al Messaggero, per solidarietà con un collega scomodo che era stato sbattuto per punizione a fare il corrispondente a casadiddio. Solidarietà – e un sorriso: diciannove fa la stessa faccenda identica è capitata a me da giovane cronista.


Stampa libera. Xxxxxxxx, xxxxxxx, xyxyxyxyx, xxx; yyyyyyyyy, yxyxxyxyxy; e infine xxxxxxxxxx. Tutto quello che è stato pubblicato sulla faccenda del “rapimento” della moglie del padrone Messaggero.


Stampa libera. Le sanzioni contro Ferrara, Marcenaro e Marcella Andreoli. Della Andreoli so che è una brava giornalista, che stavolta ha preso una buca. È sbagliato costringerla per questo al silenzio per due mesi. Per un buon giornalista (cioè per uno che fa il giornalista e non il politico o peggio) la “punizione” delle cazzate che eventualmente si scrivono consiste essenzialmente nella perdita di credibilità della propria firma: tutto il resto – a parte il risarcimento dei danni eventualmente arrecati – è superfluo e può essere (come mi appare in questo caso) persecutorio.
Ferrara, invece, è un politico, e Marcenaro uno che ai tempi faceva campagna-stampa in difesa dei cavalieri catanesi. Ferrara e Marcenaro hanno “fatto politica” insultando alla Sgarbi i magistrati palermitani, ed è giusto che portino le conseguenze dei loro atti, che non hanno nulla a che vedere con il giornalismo.


Catania. A proposito di cavalieri: il nuovo sindaco, di Forza Italia (eletto grazie al suicidio della locale sinistra), ha dichiarato che si stava bene quando c’erano i cavalieri.


Buon segno. Rutelli denuncia (a partire dal caso scandaloso dei fascisti che fanno casino per difendere le loro ville abusive a Roma) il “ritorno di una tangentopoli di massa” ecc. Rutelli, al quale – come si dice a Roma – di tangentopoli “nun gliene può fregà de meno”, ha un fiuto attentissimo per l’aria che tira. E l’aria che tira in Italia è, in questo preciso momento, di nostalgia per la sinistra. Credo che siamo solo Rutelli ed io, in questo momento, a pensarla così: ed è significativo. Rutelli, che è ambiziosissimo, è portato dalle sue ambizioni a dover essere attento; ed io non lo sono di meno (lui sogna la carica di capo del governo: ma io, addirittura, rivendico quella di cittadino).


Milano. Verranno schedati per legge tutti gli individui sieropositivi residenti nel Gau Lombardia. La misura, decretata ieri dal Governo Berlusconi e posta immediatamente in vigore nelle regioni liberate, è semplicemente “un nuovo sistema di sorveglianza” e non ha carattere persecutorio nei confronti dei malati di Aids (dei quali lo stesso Berlusconi si è voluto personalmente occupare pochi mesi fa, suggerendo loro cure a base di sabbiature “per cominciare ad abituarsi a stare sottoterra”).


Roma. Esiste un “potere sovrano” del Governo degli Stati Uniti sui cieli italiani, in conseguenza di trattati internazionali Nato. Lo ha stabilito la Corte di Cassazione rigettando la richiessta di danni degli eredi di un manovratore della funivia eliminata dalle forze aeree americane nel 1988 al Cermis.
Le vecchie insegne “Poste Italiane”, “Carabinieri”, “Sali e Tabacchi” verranno quindi sostituite quanto prima da “US Post Office”, “Carabineers”, “Salt & Tobaccos”.


Tecnologie. Presentato all’Aquila, nel corso di una conferenza internazionale sulle tecnologie, un nuovo concept di personal computer potenziabile mediante speciali software che consentiranno di “riprogrammare” i circuiti della macchina consentendo ogni volta nuove e superiori capacità di memoria. A presentare la rivoluzionaria innovazione è stato Nick Tredennik, già inventore del microprocessore Motorola 68000 che fu alla base dei primi computer “amichevoli”, i Macintosh.
Questa notizia è tratta dal sito internet dell’Unità, unico giornale italiano ad averla data tempestivamente.


Tecnologie. Aol denunciata per aver trattenuto abusivamente delle e-mail. Aol, nata come service pre-internet e poi internet, ha progressivamente assorbito i suoi concorrenti nel settore (CompuServe, ecc. ), poi una serie di grossi soggetti nel settore intrattenimento-informazione (Time, Warner) e nel software per l’internet (Netscape). Attualmente è la più grande concentrazione mondiale di prodotti per la comunicazione densa. È leader – in alcuni casi monopolista – di tutti i segmenti dell’interfacciamento fra esseri umani eccettuati la carta stampata, la televisione e i rapporti sessuali. Di recente, ha cominciato a sviluppare un suo particolare processore – il Crusoe – che, con un proprio sistema operativo, sarà in grado di mantenere tutti gli utenti dei vari settori in un unico ambiente proprietario. Si tratta di circa mezzo miliardo di persone, che fra due o tre anni potrano connettersi col resto del mondo e fra loro solo a condizione di sottomettersi agli standard e alle condizioni imposti da Aol. Standard tecnici? Anche, naturalmente; ma soprattutto standard “politici” e culturali. Ciclo completo insomma, dall’atomo di silicio al contenuto, sempre sotto lo stesso padrone.
Il “Grande Fratello” Microsoft, in confronto, è stato solo un episodio primordiale: adesso c’è la possibilità concreta che l’evoluzione culturale di buona parte del genere umano finisca per dipendere, nel giro di due o tre anni, dalle decisioni e dagli interessi di una decina di persone. In questo quadro, un episodio “minore” come la censura sulle e-mail fa già presagire molte cose.


Cronaca. Roma. Pensione scippata a pensionato sessantottenne all’uscita dalla posta. L’anziano, rapinato del libretto della pensione e di due milioni in contanti, colto da malore è stato condotto all’ospedale Grassi. Lo scippatore si è dato alla fuga. Il pensionato è tunisino e lo scippatore italiano.


Cronaca. Roma. Fabio Coda, 31 anni, e Nicola Ruberto, 46 anni, sono stati arrestati dai carabinieri al comando del maggiore Rinaldo Ventriglia per aver cosparso di benzina e appiccato il fuoco alla porta dell’appartamento di Francesca Coda, 22 anni, sorella del Coda e nipote del Ruberto. I due intendevano punire la congiunta per aver sposato un cittadino egiziano, Abdel Dalem Khales, 34 anni, di professione cuoco.


Sessantotto. “Se tuo padre ti fa correre dietro a tua sorella “per difenderla dagli uomini che sono tutti bruti” esci con lei, poi però vai a farti i fatti tuoi e dalle un appuntamento per tornare a casa. Se arriva in ritardo trafelata e con gli occhi lucenti non romperle le scatole e inventa insieme a lei la trama del film che avete visto insieme. Se la vedi mentre dà l’ultimo bacio al suo ragazzo non fare la spia con i genitori, non guardarlo male e non coinvolgerlo nemmeno in una partita di calcetto sottraendolo a tua sorella per armare qualche sano passatempo fra voi maschietti. Ricordati che proteggere la verginità di famiglia non è il tuo mestiere e cerca di essere sempre disponibile quando le servi per ottenere il permesso di stare fuori la sera”.
(Ho ritrovato questo articolo su un vecchissimo numero di un giornaletto che facevamo allora in un paesino della Sicilia. Il titolo del pezzo era “Fratello? No, compagno” e per il prossimo numero era annunciato un “Appello ai bambini rivoluzionari”).


Agenzia. “Cessa intanto le pubblicazioni Avvenimenti-Ultime Notizie. Il liquidatore della società ha comunicato ai dipendenti la cessazione delle pubblicazioni a partire da lunedì 7 agosto, disattendendo così gli accordi sindacali che prevedevano l’uscita in edicola almeno fino a settembre… “.
Ecco, un giorno qualunque di dieci anni dopo, mentre stai leggendo distrattamente i giornali, ti capita questo flash d’agenzia, senza nemmeno un titolo, e ti vengono in mente un sacco di cose. Tante che è difficile scriverle, non subito almeno e non “professionalmente”. Ti resta solo qualcosa d’allappato in bocca, pensi ai ragazzi che venivano in tipografia alle sei del mattino, quando tutto era giovane ed eri nel giornale più libero d’Italia ed eri orgoglioso di questo e degli esseri umani che ci stavano dentro, bellissimi e generosissimi nel loro essere uomini liberi e compagni. E poi diventarono un’altra cosa. Adesso è facile, caro Riccardo – qualcosa, dentro di te, dice a te stesso – dire che doveva andare a finire così. Ma perchè ora non riesci più a dirlo?


Chi mi aiuta a controllare questo ricordo? Nel ’72, quando i fascisti assalivano – sulla scia del boia chi molla – le sedi del partito comunista, riuscirono a “espugnare” solo la federazione del Pci dell’Aquila il cui responsabile, il giovane Massimo d’Alema, si dette alla fuga. Quasi contemporaneamente, a Reggio Calabria, la locale sede del Pci veniva difesa con successo contro una serie di durissimi assalti fascisti, per lo più armati.


F. Castracane wrote:

Poesia trovata scritta sulle pareti di un reparto del Paolo Pini, ex ospedale psichiatrico di Milano:

< Lacrime
in un cielo pulito
porge l’autunno
La gelosia non è più di moda
e la follia non si usa più >