San Libero – 33

Libertà. Chiusa l’Unità. È stato un giornale scomodo per i fascisti, poi per i democristiani e infine per i fighetti “di sinistra”. Questi ultimi ce l’hanno fatta.


Libertà. Chiuso d’autorità Napster, il sito dove era possibile scambiarsi audio senza pagare il pizzo grazie a un programma gratuito (e perfettamente legale) inventato da un diciannovenne.


Politica. Anche quest’anno, è in Sicilia che danno il trailer del film di Natale. La trama: alcuni ragazzini, giocando, hanno visto una misteriosa crepa allargarsi per terra. Da sotto vengono dei rumori. Come se qualcosa di vivo, e di molto grosso, cercasse di venire alla luce. Lo sceriffo, naturalmente, non ci crede. E nemmeno la maestra, il venditore di cocacola, il parroco, il giudice, il banchiere… Solo l’ubriacone del villaggio, con sicurezza: “Questa è la vecchia diccì – ha blaterato – la vecchia Bestia che si vuol fare altri cinquant’anni di potere”. “Impossibile! – ha fatto lo sceriffo – La diccì è morta. Nessuno può sopravvivere con due libbre di manipulite nella carcassa. Te lo dico io, ragazzo, l’ho vista con questi occhi urlare e contorcersi prima di sparire”. “La diccì? Ma non è mai esistita – ha sorriso la maestra – Ora che siete grandi ve lo posso anche dire. Era solo una favola, come l’uomo nero e il babau”. “Forse magari non è morta – ha detto l’intellettuale del paese – ma è diventata buona. Certo non andrebbe mai a mettersi coi ladri di cavalli e i fascisti. Farebbe una politica moderata, si taglierebbe le unghie e contribuirebbe a tener pulito il paese come noi tutti”. Intanto, in quel terreno di periferia, una grossa zampaccia comincia a venir fuori dal terreno…
Infatti non sarà Berlusconi, a governare, dopo la civile parentesi del “centrosinistra”, questo felice paese. Sarà il solito centro-centro italiano, coi calzini al polpaccio e gli amici in vaticano, coi ricchi sovvenzionati dallo stato e i salotti romani, con la sisal, la confindustria, le domeniche pomeriggio, gli amici di don Totò, i fascisti perbene, le inchieste sul sud che non decolla, il treno del sole che stavolta porta laureati in fisica ma parte sempre da Agrigento… E gli anni in cui c’era stata speranza, fugacissimi e pieni di luce, che a poco a poco ingialliscono nella memoria maledetta di chi ancora s’incaponisce a ricordare.


E dire che la Sicilia, fra tutti i pezzi d’Italia, era l’unica in cui qualcosa era cambiato davvero, negli anni che fra poco sarà proibito mentovare. C’è stata una resistenza e dei partigiani, giù in Sicilia, degli uomini che uno dopo l’altro si facevano il segno della croce e si buttavano avanti fra gli spari e gli scoppi. I morti, gli abbandonati, gli stanchi, quelli che sono sopravvissuti; e quelli che si sono messi la camicia buona e sono andati a Palazzo, nell’illusione finale di trovarci qualche cosa di buono per tutti da tirar via.
In questo momento, tecnicamente parlando, i due politici più isolati e perdenti di Sicilia sono Luca Orlando, il sindaco della liberazione, e Claudio Fava. Nell’ultimo anno – entrambi ormai “politici”, e attentissimi a non fare gli “estremisti” e a rassicurar tutti sulla fine del loro passato giacobino – nell’ultimo anno si sono civilmente fatti la guerra fra di loro, uno a capo di un improbabile partito democratico e l’altro di un vacillante partito democratico “di sinistra”, allo scopo di strapparsi l’un l’altro le presidenze della regione e roba del genere. E noi a marcirci il cuore. Ma poi, quando il nemico – mentre loro “ciollavano” – ha sfondato, nessuno dei due ha avuto la minima esitazione: Luca ha detto subito che lui, con un “centro” che si mette d’accordo con Berlusconi, non ci ha proprio niente da spartire; e Claudio s’è messo a sbraitare, in mezzo ai malfidati baroni del suo partito, che questo è un partito di sinistra, eccheccazzo, e qui pastrocchi con fascisti e mafiosi non se ne fanno.
Ecco come siamo fatti noi siciliani. Diteci di giocarci la pelle o la carriera quando tutto sembra perduto, e noi ce la giochiamo cantando e ballando, senza un attimo d’esitazione. Diteci che siamo persone importanti e che abbiamo proprio la faccia giusta per diventar tutti signori, quando il peggio è passato e c’è solo da temere le moine dei gattopardi, e noi ogni volta ci caschiamo come tanti babbalei.


Sinistra. Perchè vinceva. “È dalla Liberazione che leggo tutti i giorni l’Unità e mi rattrista il fatto che il nostro giornale sia in difficoltà. Pertanto a sostegno del giornale vi invio lire 10 milioni tramite assegno allegato alla presente lettera. Cordiali saluti. Angelo Parodi, Ovada”.


Sinistra. Perchè perde. L’ex direttore dell’Unità, del Pds e del governo, Massimo D’Alema, ha chiesto alla lega delle cooperative un sostanzioso finanziamento non per la sinistra nè per l’Unità bensì per una sua personale iniziativa (una “fondazione” o qualcosa del genere) che dovrebbe servirgli a restare politicamente a galla nel prossimo, incerto, periodo.


Fra i democratici di sinistra prende quota adesso la candidatura (a quel che rimane) di Cesare Salvi, dell’ala neosocialista del partito. Oltre che per l’impegno politico, Salvi è noto come collezionista di auto d’epoca. Abbiamo avuto lo skipper e il cuoco di D’Alema. Di Salvi avremo – se gli va bene – lo chaffeur.


Roma ladrona. Due milioni di aumento e un portaborse al seguito a ciascuno degli ottanta consiglieri regionali lombardi.


Panda in carriera. Il presidente del Wwf Sicilia, Girolamo Culmone, dopo aver condotto con la Regione le trattative per l’istituzione di una nuova riserva naturalistica, decide infine di essere lui medesimo la persona più indicata per dirigere la riserva in questione. Alla fine si dimette dall’incarico nel Wwf, ma insieme a lui viene considerato dimissionario, e quindi d’autorità commissariato, anche l’intero consiglio regionale del Wwf. Perplessità fra gli ambientalisti siciliani.


Il Muro (di gomma) di Milano. “Due punti” è un piccolo mensile milanese specializzato in inchieste sulla vita e le istituzioni del Comune: buona parte del suo lavoro consiste nel raccogliere i dati ufficiali, quelli a disposizione di tutti i cittadini, analizzarli e trarne delle conclusioni. Da qualche tempo però i dati ufficiali, presso gli uffici comunali, sono top-secret. E in particolare non si riesce più a sapere – o almeno c’è ordine di non far sapere ai redattori di “Due Punti” – come funziona l’avvocatura comunale, quanto costa ai cittadini, quanto produce, con che personale e con quali eventuali apporti esterni. È una piccolissima storia, d’accordo. Ma non è divertente sapere che il comune di Milano non può rendere conto di come spende i suoi soldi.


Roma. Sessanta cuccioli e dieci cani adulti soppressi al canile municipale per ragioni precauzionali: sospetto cimurro, e simili.


Calciomercato. Con centoquaranta miliardi si potrebbero fare le sei vaccinazioni pediatriche di base a cinque milioni di bambini da qualche parte nel mondo. Niente di male a spenderli per un calciatore. Basta sapere che si è fatta una scelta.


Privatizzazioni. Il carcere di Sandro Pertini, a Ventotene.


Antirazzismo. Col voto determinante della Lega, bocciata la legge che proibiva l’allevamento dei pittbull, una razza di cani da combattimento. “Perchè noi non siamo razzisti” ha motivato Terzi, onorevole leghista.


Occupazione. Aperta una scuola per gladiatori a Roma, via Appia Antica 18. Sessanta iscritti finora. Diciotto lezioni duecentomila lire.


Sicilia. Un esponente del sindacato piloti, Capuano, intervistato dopo il Concorde ha fatto, en passant, l’esempio dell’Air Sicilia a cui la licenza passeggeri “era stata ritirata per inadeguata sicurezza ed è stata restituita pochi giorni dopo”.


Veneto. Proposta della Lega: “Fare entrare gli extracomunitari in autobus solo dalla porta posteriore”.


America. Grande successo del “Piccolo boia”, un kit fai-da-te, completo di sedia elettrica in miniatura e pupazzetto da giustiziare, per bambini e ragazzi in età scolare. “Abbassa la levetta e guarda come frigge”.


Amnistia. A Catania, vent’anni fa di questi tempi, i detenuti salivano sul tetto del carcere per protestare contro le condizioni di vita che, già penosissime d’inverno, d’estate – quaranta all’ombra – diventavano disumane. Allora sia il carcere minorile che quello degli adulti erano nello stesso edificio, al centro della città. Era facile passare dall’uno all’altro, e i casi di violenza erano frequenti. Nel carcere comandavano i boss mafiosi, d’accordo con parte delle guardie. Impedivano ai detenuti, fra le altre cose, di “mangiare il pane dello Stato”: i carcerati cucinavano a turno e i vassoi con le razioni venivano rimandati indietro. Di questo approfittava (d’accordo con l’amministrazione e coi mafiosi) la ditta che aveva in appalto la fornitura dei cibi: si faceva pagare duemila pasti e ne preparava trecento, che tanto nessuno toccava. Dopo parecchi anni, alcuni funzionari furono sospesi grazie a un’ispezione disposta dall’allora ministro Martinazzoli (al quale peraltro, al suo paese, gli elettori hanno preferito un andreottiano coinvolto in affari).
D’estate, dunque, i poveracci si arrampicavano sui tetti e gridavano da lassù la loro disperazione. Il nostro giornale era l’unico che pubblicasse la loro protesta e che in questi casi si schierasse con loro: perciò ci chiamavano “il giornale della malavita”, essendo invece giornale dell’ordine e della legge quello, concorrente, che intratteneva rapporti con boss e imprenditori.
“Tutto ciò considerando”, non ho creduto neanche per un attimo che un’amnistia, un indulto o un qualunque altro beneficio fosse per piovere in questi mesi, dal mondo politico italiano, sulle teste dei detenuti non eccellenti (quelli eccellentissimi non divengono mai detenuti). In Italia, in questo momento e coi quaranta all’ombra di Catania e dintorni, ci sono circa cinquantamila detenuti, dei quali quasi la metà in attesa di giudizio. Oltre diecimila sono malati di Aids, tredicimila sono poveri e stranieri: bruttissime malattie tutt’e due, che fra i politici d’estate non hanno tuttavia risvegliato alcuna pietà.


Amato: “L’Italietta non esiste più”. Veramente l’aveva già detto Mussolini. E ora che si fa: l’Impero?


Compagni. I dieci delfini che al largo di Filicudi hanno tenuto a galla il loro compagno ferito e incappato in una rete.


“In dittatura, per comandare, ci vuole la forza e, per averla, ci vogliono i carri armati. In democrazia, per comandare, ci vuole il consenso e, per averlo, ci vuole l’informazione. Entrambe queste cose sono acquistabili sul mercato. Basta avere molto denaro”. (massimo marcelli)


Hindenburg, Concorde, Titanic. Il più grande, il più vip, il più sicuro.


“Ghibli” wrote:

< Roma, piazza Esedra, primo Maggio. I giovani dei centri sociali manifestano contro il razzismo. A pochi passi da loro, mentre i ritardatari si apprestano a raggiungere la coda del corteo, un piccolo gruppo di ragazzi, accento meridionale, si avvicina ad un venditore ambulante di origine indiana rubandogli quel che possono senza dare nell’occhio. L’indiano reagisce civilmente, ma i ragazzi prendono le proteste come un’offesa e cominciano a minacciare il pover’uomo accerchiandolo e tentando di malmenarlo, nella totale noncuranza dei passanti. Per fortuna, dopo qualche minuto, il gruppetto desiste di fronte alla dignità dell’indiano (e forse anche per non far tardi al megaconcerto). >


Marco wrote:

< Una cosa non sopporto: gli ex sessantottini. La polemica sulle case chiuse, poi: a parte il fatto che sia il movimento femminista, sia il partito comunista, invece che trasformare la donna in femmina, la abbiano di fatto tramutata in maschiaccia, prendendo dagli uomini tutti gli aspetti peggiori (vedi sfrontatezza sessuale etc); ma poi, dico io, se il mestiere della prostituzione esiste da quando esiste il mondo, perchè colui che scrive questa “catena” non la smette di fare il reazionario?
Riguardo al fascismo in italia ci sono ancora molte persone che hanno vissuto sotto il duce, in molte ancora gli rimproverano di essersi alleato con hitler, ma è anche vero che basterebbe parlare con loro per sentir pronunciare la famosa frase “si stava meglio quando si stava peggio”
Per quanto mi riguarda, considerato il fatto che leggere ogni volta questo sacco di spazzatura comunista fa aumentare la mia acidità di stomaco, preferisco non leggerla più. >

* * *

Caro Marco,
che debbo dirti? Io penserei che devi abituarti a parlare con chi la pensa diverso da te: magari uno è convinto in buona fede di fare qualcosa di diverso da un sacco di spazzatura…
A parte questo, non sei riuscito a diventarmi antipatico. Vedi, tu dici – per esempio – che la prostituzione c’è sempre stata; ed è vero. Però è anche vero che la maggior parte delle persone che si prostituiscono non lo fa volentieri. Allora non ce ne frega niente che ci sia sempre stata. Bisogna cercare di eliminare anche i mali “che ci sono sempre stati”, a costo di sembrare “reazionari”; non perchè lo comandi il comunismo o chiunque altro, ma semplicemente perchè non è da uomini rassegnarsi, mai. E spesso la politica (di sinistra o di destra, cambia poco) è un alibi per rassegnarci alle cose che non abbiamo il coraggio di cambiare.
Bene, basta prediche. Tu, mi sembra, sei giovane e io ti auguro di riuscire a tua volta a non rassegnarti, neanche da “grande”; come poi vorrai chiamare “politicamente” la tua (eventuale) non-rassegnazione non ha importanza. Ti saluto con affetto — ricc


Alcmane alkmns@eleutheros.el > wrote:

< Non più, fanciulle dal dolcissimo canto,
dalla gentile voce, non più le forze mi reggono.
Oh se fossi un gabbiano, divino uccello del mare!
Scivola sopra l’onda in compagnia delle alcioni,
sopra il mare di viola, libero dentro il cuore>


(Avviso: scusatemi se negli ultimi tempi non ho potuto in genere rispondere a chi mi ha scritto: problemi di computer e di accesso)