San Libero – 297

15 agosto 2005 n. 297

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Dopo decenni di sacrifici e di stenti, attraversando una ferocissima dittatura militare e superando difficoltà d’ogni genere, finalmente la sinistra brasiliana – guidata da un ex operaio metalmeccanico: Lula – è riuscita ad andare al governo. Uno schieramento largo e civile, dai sindacati di sinistra ai cattolici di base, carico di speranze infinite e di una storia toccante come poche: al Nordest, che là è la regione più povera del paese, si contano a decine i contadini, i sindacalisti, i preti assassinati non dalla mafia (che in Brasile è ancora rudimentale) ma direttamente dai latifondisti; a Porto Alegre c’è stata la capitale mondiale dei no-global, coi giovani che da tutto il mondo venivano a chiedere esperienza e consigli. San Paolo, che è un Milàn e un Turìn (ma dei bei tempi) messe insieme, ha avuto addirittura un sindaco donna – del Partito dei Lavoratori – il che, in un paese maschilista come il Brasile, già di per sè è una gran cosa.

Bene: è salito Lula, con tutto questo immenso seguito di speranze, di lotte, di schieramenti netti, di dolori, di carne e sangue dei cittadini insomma, e s’è insediato al governo, qualche anno fa. Con lui, purtroppo, si sono insediati anche numerosi altri esponenti del centrosinistra brasiliano: Rutelos, Fasinho, Consuerto, Bosuelos, De Alhema, Velardos, Rondolinho, Mastelè, De Pedro e altri ancora, tutti fermamente decisi a portare avanti le riforme del popolo, ma tuttavia cum juicio e stando molto ma molto attenti a non irritare soverchiamente fazenderos, banqueros, berlusqueros e compagnia bella. Nonché, già che c’erano, a non dimenticare il debito che il popolo del Brasile doveva a ciascuno di loro per la loro valorosa lotta a pro’ del medesimo, e ad assicurare dunque un’adeguata ricompensa a sè medesimi e ai loro amici

Alla fine è scoppiato lo scandalo, con soldi in nero, scalate in borsa, pubblicitari pagati miliardi (in nero) per uno spot e il povero Lula costretto a venire in televisione a chiedere scusa al popolo e a dire che abusi c’erano e c’erano dei mariuoli. “Sì, lui è pulito – dice il popolo ora – ma ha lasciato rubare mezzo Brasile”. Così, alle prossime elezioni, difficilmente il centrosinistra verrà riconfermato. Torneranno i fazenderos, i banqueros, i berlusqueros e tutti quanti – e non per colpa del centrosinistra in sè, nè di Lula, ma di tutti quei bei personaggi che forse sarebbe stato meglio ammonire, prima di dargli una poltrona, sui doveri dei rappresentanti del popolo quando vanno al governo e anche, possibilmente, sul periodo prima.

Tutto questo naturalmente con l’Italia non c’entra niente e se lo mettiamo qui è tanto per riempire la pagina – in mancanza di meglio – con qualche notizia dalle lontane Americhe e qualche garbata critica per i politici del Brasile.

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Carriere 1. Per arruolarsi in Al Qaeda. Formare l’apposito numero verde (Mossul, Nord Iraq) e chiedere informazioni all’operatore. Orari: tutti i giorni dalle 18 alle 19. Requisiti: religione islamica, sesso maschile, tolleranza per i rumori forti. Mission: “Denuncia gli spioni, la polizia segreta, l’esercito, i peshmerga (miliziani curdi, ndr) e i collaborazionisti”. Respons.: shk. Osama B. Laden. Benefits: non specificati, si accenna solo a “grandi ricompense per chi fornirà informazioni importanti”. Slogan: “Telefona ai mujaheddin”. [antonella serafini]

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Carriere 2. Per arruolarsi nella Guardia Padana. Chiamare la sede federale (Legnano, Nord Italia) e chiedere di un ufficiale. Orari: 14-18 (feriali), 9-13 (festivi e semif.). Requisiti: solo “veri padani ambosessi”. Mission: “Arruolarsi fra le gloriose e mitiche camicie verdi”. Benefits: Pantaloni neri con tasconi, cappello, camicia verde con scritta in oro “guardia nazionale padana”. Respons.: gen. Pollini Alfredo. Slogan: “Servire la Terra e il Popolo (Volk und Erde)”.

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Gaza. I coloni hanno costruito su indicazioni precise del governo israeliano, il presidente Moshe Katsav ha chiesto loro perdono a nome dello Stato. Ma i recenti sondaggi rilevano che gli israeliani continuano ad essere a favore dell’evacuazione, mentre solo pochi estremisti continuano ad opporsi. La maggior parte della popolazione israeliana ha una posizione molto moderata rispetto alle colonie ed è disposta ad un ritiro entro le frontiere della guerra dei sei giorni. Una dimensione che molta stampa ignora e molto pubblico non considera. [tito gandini]

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Iran. Akbar Gandshi sostiene la separazione tra religione e Stato. Dal maggio 2000 è imprigionato in isolamento a Evin per aver partecipato ad un convegno a Berlino. Da 60 giorni digiuna, ora è in ospedale alle cure intensive. Gandshi, dopo essere stato seguace di Komeini e aver partecipato attivamente alla rivoluzione, ha studiato sociologia, ha fondato un giosrnale e ha ferocemente criticato la dittatura iraniana.: “Un regime totalitario significa paura e spavento. Dove la società civile viene completamente repressa, il capo si attribuisce un’onnipotenza divina. E’ la strada verso il fascismo.” [tito gandini]

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Castellis e i giudici (texani). Acquisire le registrazioni delle connessioni entranti sul server di Indymedia: era l’oggetto della rogatoria internazionale partita da Bologna per le indagini sulla “Federazione Anarchica Informale”. L’Fbi ha pensato che il modo migliore per ottenerle fosse il sequestro degli hard disk (come dire che per cercare una traccia del radar bisogna mettere i sigilli a tutto l’aeroporto).
Dal giorno del sequestro (il 7 ottobre) all’inizio di questo mese tutte le carte sulle indagini del Tribunale distrettuale di San Antonio in Texas erano rimaste sotto segreto d’ufficio. Solo grazie alle pressioni della Electronic Frontier Foundation – che da più di dieci anni si batte per i diritti della cittadinanza digitale – si è arrivati a una parziale declassificazione dei documenti.
Tra essi ce n’è uno (riprodotto solo in copertina) del 3 gennaio 2005 che accompagna una lettera in cui – scrive il procuratore Don J. Calvert – il governo italiano ribadisce le ragioni per “tenere la faccenda sotto segreto”. Quindici giorni dopo il ministro Castelli risponde alla Camera addossando qualsiasi iniziativa alla procura di Bologna. [shining]

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Esagerati. HongKong. Il presidente della Banca di Cina, un certo Liu Jinbao, ha favorito un grosso immobiliarista, un tale Zhou Zhengyi. L’hanno arrestato, processato, sbattuto in galera, condannato, e infine minacciano di fucilarlo – il che, francamente, è un po’ troppo. Fra una cosa e l’altra gli hanno anche chiesto – immagino con le dovute maniere – una lettera di dimissioni.

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Linux. Fra i produttori di free software ora c’è anche la polizia tedesca (per la precisione quella della Bassa Sassonia) che ha sviluppato un sistema informatico autoprodotto (su piattaforma open source) per il Centro informazioni che coordina la polizia della regione. Insieme con l’Ufficio Tecnologia della polizia di Hannover è stato inoltre sviluppato, sempre su base Linux, un avanzato sistema centrale di raccolta dei casi, il “Nivadis”.

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Colonia. Bloccato il piano della polizia tedesca che prevedeva la distribuzione di preservativi agli agenti in servizio alla Giornata della Gioventù. La decisione, secondo il portavoce della polizia, è stata presa “per una questione di sensibilità”, data la nota opposizione della Chiesa all’uso di anticoncezionali. I preservativi sarebbero stati distribuiti unicamente ai poliziotti, ma le proteste cattoliche hanno indotto le autorità tedesche a desistere ed a non sollevare il tema della contraccezione in un contesto come quello della “Giornata della Gioventù”. Meno diplomatici i responsabili dell’associazione anti-aids “Condoms4Life”, arrivati con lo striscione “Good catholics use condoms”. [gioele sandrucci]

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Ottanta… “Ho pensato che la borsa si fosse impigliata in un palo. Invece erano due scippatori che mi tiravano la tracolla”. Napoli. La signora Maria, 80 anni, racconta dal letto d’ospedale la sua triste avventura. Alle sei e trenta di mattina, nel piazzale davanti alla Stazione Centrale, due giovani in motorino le agganciano la borsa, trascinandola a terra. Bottino: 50 euro. Stava andando a visitare i parenti fuori città, come ogni ferragosto. Adesso ha l’omero e il polso fratturati, escoriazioni su fronte e naso, un trauma cranico da tenere sotto controllo. “Sono uscita molto presto – spiega -, pensavo che a quell’ora non ci fossero malintenzionati per strada”.

Ottantuno. Pozzuoli. A capo di una banda di guardamacchine abusivi. La donna, 81 anni, gestiva la sosta illegale in uno spiazzo davanti a una chiesa. Tra i clienti fissi, parrocchiani e bagnanti dei lidi vicini. La signora coordinava l’attività di tre giovani, tra cui un minorenne. Nella sua abitazione è stata sequestrata una scatola, all’interno numerose chiavi d’automobili e un libro mastro con la contabilità illecita. Una poliziotta si è finta automobilista per cogliere gli abusivi in flagrante. La capobanda, a causa dell’età avanzata, e il minorenne, per il motivo opposto, sono stati denunciati a piede libero. [luca rossomando]

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Video. Se cercate degli anticorpi di realtà contro i mondi irreali della tv-spazzatura, questa è proprio una buona stagione per avvicinarsi al teatro-denuncia e al film-documentario. Marco Paolini e Michael Moore sono solo gli esponenti più noti di un’ondata artistica che coinvolge decine di attori e registi che affidano al palcoscenico e alla pellicola quello che anni addietro si affidava al ciclostile o ai libri-inchiesta.

In questi giorni il caldo estivo mi ha fatto incontrare per caso una di queste esperienze in un teatro all’aperto della periferia di Taranto, dove una manciata di persone ha deciso di disertare per una sera spiagge e discoteche per ascoltare lo spettacolo di Daniele Serra “Nato a Taranto”, dove il gioco di parole del titolo fa riferimento alle origini dell’attore ma anche alla N.A.T.O. con i puntini che schiaccia con il suo peso la “Città dei due Mari”. A Taranto, infatti, c’è già una base della Marina Militare e un’altra della Nato, a comando italiano, e siccome non c’è due senza tre sta per arrivare anche una terza base navale a comando statunitense, destinata a diventare la testa di ponte sul Medio oriente della macchina da guerra permanente, per trasformare il magnifico e pescoso mare di Taranto in un parco giochi per sottomarini a propulsione nucleare.

C’è una speranza per tutte le città italiane che convivono con basi militari, testate nucleari, sottomarini atomici, aerei trancia funivie e territori a sovranità limitata? Sembra che la risposta a questa domanda sia in mano agli attori, ai registi e ai videoproduttori indipendenti che decideranno di affrontare le emergenze militari e ambientali con una lotta a tutto tondo, che sappia innestarsi nelle più varie forme di comunicazione: dalla marcia al volantino, dal cinema al teatro, dal palcoscenico alle tv di quartiere. Conoscere è cambiare, e forse oggi per cambiare qualcosa c’è bisogno di dire le cose di sempre con nuovi linguaggi. Il prossimo passo potrebbe essere un “reality show” dai gironi infernali delle acciaierie Ilva. Scommettiamo che fa audience? [carlo gubitosa]

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Made in Italy. Venezia. Multa di tremila euri a due turisti stranieri per aver comprato da un ambulante una borsetta “falsificata”, cioè praticamente identica all’originale ma senza la griffe che, per virtù del “made in Italy”, dovrebbe bastare a farne oggetto d’adorazione. Gli acquirenti, purtroppo per noi italiani, al culto di Santa Griffa non ci credono più: anche perché spesso e volentieri le borse da duecento euri “italiane” sono prodotte (per delocalizzazione) in Cina, esattamente come quelle che arrivano a venti euri al pezzo sulle ali dei “vu cumprà”. Imparare a fare gli imprenditori? Mai più. Meglio continuare con la serenata del “made in Italy” (inventata, non casualmente, ai tempi di Craxi), incazzandosi con gli stranieri che non ci cascano più.

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Acqua. Manca l’acqua a Catania, privatizzata da poco. Il presidente del consorzio, Giuseppe Giuffrida, è indagato dalla procura per interruzione di pubblico servizio. Il Codacons, quello dei consumatori, dice che i pozzi sono pieni ma ai cittadini non arriva niente. La città, ai piedi di una montagna innevata, soffre tuttavia la siccità ogni estate per colpa del vecchio canale di gronda (a suo tempo appaltato ai cavalieri), e del concetto moderno secondo cui l’acqua è oggetto d’affari e non appartiene a tutti.

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Pietre. Palermo. Ennesima aggressione razzista contro il Laboratorio Z di Palermo, dove da anni risiede una comunità di richiedenti asilo: due grosse pietre (una da 7 chili) scagliate nella nottenelle stanze degli immigrati. Per fortuna, nessun ferito.

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Oro. Assieme e quasi parallelamente al prezzo del petrolio, va salendo quello dell’oro. Non essendo un economista, non ne conosco il motivo e mi limito a segnalare che ai tempi dei nonni il rincaro dell’oro (bene-rifugio per antonomasia) nella percezione comune era associato all’imminenza di guerre. Ma oggi in guerra ci siamo già.

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Dei. La povera storia civile del senegalese autista di camion e dei tre ragazzi valdostani tutti travolti insieme – il tir era vecchio e sovraccarico come chi, per due soldi, lo guidava – giù per il viadotto dell’autostrada. E ora eccoli qua, i parenti italiani e quelli neri, nella camera mortuaria dell’ospedale, ognuno a vegliare i suoi. Si guardano tutti in silenzio, con imbarazzo, uno balbetta una scusa, l’altro sforza un sorriso. Poi uno degli italiani – il dolore rende più intuitive le persone buone – si accorge che c’è un problema; non ci sono i soldi per riportare a casa il camionista morto. E fulmineamente, come se gliel’avesse detto qualche angelo del catechismo, capisce la soluzione: colletta fra noi italiani, fra noi poveri parenti di Luca, Davide e Michele, e via ecco qua i soldi per la bara e il trasporto e tutto, non è stata colpa di suo fratello Mamadou se i freni erano logori, lo sappiamo che anche lui era un povero cristo inchiodato a quel camion per campare.

Così, nel nome di Cristo e di Allah, i rispettivi preti hanno biascicato le loro preghiere e le bare sono partite per i rispettivi cimiteri, sotto i cipressi d’Italia o sotto il sole africano. Ditelo, ai due vecchissimi dei, rimbambiti dalle urla che sentono salire verso di loro, che non sono impazziti tutti i loro figli, che c’è ancora qualcuno che li onora abbracciandosi e non perseguitandosi a vicenda.

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Paolo G. wrote:
< Da qualche tempo, a seguito del divenire di alcune architetture finanziare (convertendo del debito) mi sembra di vedere che i fondi di gestione (proprietà delle solite banche italiane che ormai sono le azioniste principali della Fiat) sono rientrati massiciamente sul titolo Fiat in borsa dopo averlo venduto per anni. Ecco il perché ora i media hanno il compito di rilanciare l’immagine (e le vendite) di Fiat >

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Stefano Longagnani wrote:
< Chi è Ivan Scalfarotto? Perché vuole presentarsi alle primarie del centrosinistra? Mi devo fidare? Io mi sono letto il suo blog, il sito di Libertà e Giustizia (Scalfarotto ne fa parte), e non conosco molti dei nomi che ho trovato. Ho guardato le sezioni “link amici” e tra molti siti che non conoscevo, ne ho trovato alcuni che apprezzo da tempo. Però sono stato tanto ma tanto fregato dalle parole dei politici di ogni parte, che prima di perdere tempo per l’ennesima volta, preferisco informarmi da qualcuno di cui ho imparato con il tempo a fidarmi. Grazie fin d’ora >
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Veramente non so saprei. A occhio mi sembrerebbe del tipo “società civile moderata”. Sostenuto da Repubblica, quindi non esattamente un ragazzo di base. Deplorevoli – a proposito di primarie – i soldi spesi da Prodi e Bertinotti per campagne pubblicitarie costose e professionali che forse, in quest’occasione, sarebbe stato meglio sostituire col vecchio e democratico impegno dei militanti.

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Alessandro Paganini wrote:
< Ricapitoliamo. Carnevale sì, Caselli e Bocassini no. Metta, Squillante e Verde sì, Forleo no. Intercettare? Caruso sì, Fiorani no. Non vi dicono niente? Ottimo, continuate tranquilli a dormire >

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G.M. wrote:
< Cartolina dalle Lofoten. Qui è tutto come te lo immagini: bellezze naturali, gente civile e gentile, immigrati inseriti, socialdemocrazia scandinava (il governo, per ora è di centrodestra ma non credo che faccia differenza). Perfino i gabbiani sono più in carne e non hanno la diarrea o se ce l’hanno vanno a farla in mezzo al fiordo. Purtroppo la stampa comunista è arrivata sino a qui. Sanno tutto su Berlusconi, dalle corna nelle foto di gruppo alle sei televisioni alle leggi ad personam. Uno, al Capo Nord, mi chiede: “Is he really involved with Mafia ?” Che gli rispondi ? Per fortuna a togliermi dall’imbarazzo ci pensa un 50enne di Modena appena arrivato dall’Italia in bici in mezzo ad una tempesta di pioggia e vento. Grande festa e, naturalmente… forza Italia >

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Massimiliano Coccia wrote:
<A un anno dalla morte di Enzo Baldoni in Iraq le sue spoglie torneranno in Italia. Ma come è morto Enzo? Perché le sue spoglie sono state (forse) riportate quasi un anno dopo? Al di là delle colpe che il Governo, Scelli (il Commissario, poi passato in politica, della Croce Rossa) ed altri hanno in tutta questa vicenda, rimane anche un’altra macchia per cui nessuno ha chiesto scusa: quella dei giornalisti. Baldoni è stato purtroppo considerato un giornalista di serie B proprio per il suo carattere atipico e libero. Non era un soldatino da redazione e leccapiedi dei potenti direttori. Esempio di libero giornalismo, in uno stato ingabbiato >

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Prossimo numero: dove passano le vacanze i giornalisti.

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AntonellaConsoli <libera@libera.it> wrote:

< Bambini che ridono
stelle che cadono
stelle che ridono
e benedicono… >

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“A che serve vivere, se non c’è il coraggio di lottare?” (Giuseppe Fava)